ANALISI DEL SISTEMA PRODUTTIVO E COMMERCIALE
2.1 ANALISI DELLA STRUTTURA PRODUTTIVA E COMMERCIALE
LA STRUTTURA PRODUTTIVA
Quella del fico è una pianta resistente e generosa che generalmente non richiede grande cura dal punto di vista agronomico, molto spesso nel territorio d’interesse non esistono ficheti specializzati, la pianta è presente in promiscuità nei terreni in cui insistono oliveti e mandorleti. Per questo motivo, la quasi totalità delle piante di fico non è censita e l’analisi della struttura produttiva è irrealizzabile ricercando tra le fonti ufficiali. Non sono disponibili a oggi dati essenziali quali: il numero di ettari coltivati nel territorio d’interesse, il numero di operatori, la produttività complessiva e per ettaro.
Per quanto possibile questi dati sono stati raccolti attraverso interviste ad operatori esperti e qualificati che hanno fornito informazioni preziose esprimendosi sulla base dell’esperienza e competenza ma, comunque formulando ipotesi. Non si tratta, quindi, di dati certificati o certificabili che ancor di più fanno intendere quanto sia essenziale un lavoro sul campo di raccolta delle informazioni. Il censimento è, dunque, attività preliminare ed essenziale per l’attivazione di un serio percorso di sviluppo di un marchio collettivo e dovrà essere il primo passo da compiere da parte del gruppo di promotori. Tale attività non è chiaramente attuabile con questo studio e con le risorse a disposizione di chi scrive.
Dati più puntuali sono stati raccolti invece sul sistema commerciale, attingendo a informazioni sui prezzi di vendita, anche come trend degli ultimi 5 anni, sui costi di produzione e sulla conseguente redditività della coltivazione del fiorone nero di Terlizzi.
Come spiegheremo più avanti tutte le informazioni raccolte confermano le grandi
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I dati si seguito riportati, sono stati raccolti attraverso l’intervista al Presidente della Cooperativa Agricoltura Progresso di Terlizzi, l’unica realtà cooperativa impegnata da qualche anno e con discreti risultati nella commercializzazione del fiorone nero.
La produzione di fiorone Domenico Tauro nel comune di Terlizzi e nei territori limitrofi è ipotizzabile in 20 - 25.000 quintali di prodotto. Si stima che non oltre il 5% di questi terreni sia irriguo anche perché, come anticipato, non siamo in presenza di ficheti specializzati ma di poche piante coltivate in promiscuo. Nei nuovi impianti, spesso di superficie non superiore a 1 - 2 ha , al sesto di impianto 6 x 6 tradizionale si preferisce oggi un 4 x 3 metri. Le produzioni per ha del primo sono superiori, ma non abbastanza da compensare i più elevati costi di raccolta. Al contrario piante più piccole e numerose, 230 x ettaro, unitamente ad un adeguato sistema di potatura consentono, negli impianti 4 x 3, di raccogliere senza l’ausilio della scala e realizzare forti economie nella raccolta. La differenza è rilevante, senza scala un operaio raccoglie fino 3 q. di fioroni, con la scala non elementi essenziali proprio in virtù della brevità della campagna.
La coltivazione della stessa pianta del fiorone Domenico Tauro si presta bene anche per la produzione del fico. La pianta è, infatti, bifera e i fichi ottenuti ad agosto hanno un buon sapore e tenuta. Non si è sviluppata intorno al fico la stessa attenzione da parte degli operatori commerciali. Probabilmente alla base di ciò vi è la scarsa attenzione e consapevolezza della base produttiva. Il fico non è “amato” allo stesso modo, non esiste innanzi tutto quella determinazione e orgoglio che si riscontra per il fiorone da parte dei Terlizzesi. Si vedrà più avanti nell’analisi SWOT, in che modo si possa sfruttare
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quest’opportunità e verificare anche la possibilità di attivare una filiera sul prodotto fico secco. Oggi sono famose e affermate le DOP del fico bianco del Cilento e del Fico di Cosenza (come prodotti trasformati cioè di fico disidratato e non come prodotti freschi) , la presenza di semi piccoli e polpa doppia rende questi fichi adatti al consumo secco e in generale per l’utilizzo dell’industria di trasformazione. Sarebbe interessante verificare se anche per il fico Nero di Terlizzi, in virtù delle nuove tecnologie e processi produttivi oggi disponibili, esistono le condizioni necessarie per realizzare un prodotto per l’industria. A tal proposito occorre considerare l’evoluzione dei consumi e il possibile impiego del fico nelle barrette energetiche e in generale negli snack, prodotti che nella categoria super food sono in forte e costante crescita negli ultimi anni.
Oggi sappiamo che l’industria di trasformazione è disposta a pagare prezzi interessanti, fino a 50 centesimi al kg per un prodotto adatto alle sue necessità, fornito quindi con costanza e qualità standard da partner affidabili. Si tratta di una bella prospettiva che richiede le giuste verifiche e un coordinamento tra ricerca, produzione e industria.
STUDIO DI FATTIBILITA’ Agricoltura Progresso di Terlizzi. La parte restante finisce al mercato ortofrutticolo all’ingrosso o è commercializzata da parte di grossisti quali solo per fare alcuni esempi:
SOA (Andria), Giuliano (Turi), Extrafrutta (Bisceglie), Mastropasqua International (Zapponeta), Serbato (Bisceglie) e molti altri.
Il fiorone, come accennato, richiede pochi sforzi e investimenti dal punto di vista agronomico, per questo motivo il prezzo di vendita apparentemente contenuto per un prodotto raccolto rigorosamente a mano e con una campagna così breve è, in realtà, un prezzo interessante per il produttore. Molto favorevole al fiorone il confronto con le ciliegie che nel medesimo territorio richiedono numerosi e onerosi trattamenti e costi di raccolta elevati a fronte di prezzi pagati al produttore che oscillano normalmente da 1,1 a 1,5 euro al kg.
La Cooperativa di Terlizzi ha pagato negli ultimi anni il socio da 0,80 - 1,00 euro in relazione al calibro e altri elementi riconducibili alla qualità, prezzo interessante che lascia margini ben più ampi al produttore rispetto alle altre produzioni del territorio. Il trend di vendita della cooperativa fa registrare una crescita del 5% anno nel triennio 2016 -2018. I prezzi pagati al socio produttore negli ultimi tre anni 2016 – 2017- 2018 sono rimasti invariati, appunto 0,80 – 1,00 euro, lasciando sempre un buon margine al produttore.
La rusticità del fiorone, l’evidenza che non richieda trattamenti, produce un beneficio immediato sul territorio non solo in termini ambientali e paesaggistici ma, in prospettiva, anche economici. Tale potenziale è espresso dall’agricoltura biologica e dall’agricoltura integrata che spuntano prezzi di molto superiori a quelli del convenzionale. La possibilità di convertire le produzioni di fio fiorone al biologico è concreta e reale soprattutto per nuovi impianti più estesi nei quali è più facile limitare l’inquinamento da deriva e ridurre,
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spalmandoli su produzioni più elevate, l’incidenza dei costi della certificazione. Il Biologico, appare, dunque, una scelta consigliabile per rispondere al meglio alle richieste della Grande distribuzioni che è oggi protagonista della crescita del settore BIO. (crescita costante e in doppia cifra negli ultimi 5 anni a fronte di una crescita dello 0,1 per i prodotti convenzionali).
I clienti della cooperativa sono praticamente sempre operatori della Grande Distribuzione e della Distribuzione organizzata serviti direttamente oppure per tramite di altri operatori , spesso OP che utilizzano il fiorone per completare la gamma (composta da uva da tavola, kiwi, ecc.). Quello delle partnership commerciali è un elemento fondamentale che aiuta a superare molti problemi legati all’inadeguatezza degli impianti di stoccaggio, alla logistica e anche di natura commerciale. Il mondo della produzione, infatti, anche nelle formule cooperative, difficilmente dispone o può dotarsi di celle frigorifere e garantire una logistica efficiente. La campagna è troppo breve, meno di un mese dal tredici giugno al dieci luglio nel 2018 e non consente investimenti elevati. Raramente il cliente finale ordina carichi completi (un bilico di fioroni), la possibilità di completare il bilico con prodotti complementari consente sia al produttore sia al partner commerciale di ottimizzare costi ed efficientare i trasporti. La reputazione e l’affidabilità di un partner che negli anni ha guadagnato fiducia ed è abituato a dialogare quotidianamente con la GDO hanno poi un grande valore. Il partner commerciale della cooperativa come il gruppo APOFRUIT, con il fiorone nero completa la gamma, risolvendo innanzitutto un problema di approvvigionamento alla distribuzione, consolidando il rapporto e infine realizzando un utile.
Uno dei motivi di successo del Fiorone Domenico Tauro nel canale della GDO, forse il più decisivo, è la tenuta della buccia; altri fioroni altrettanto buoni al palato hanno buccia più delicata, meno resistente alle sollecitazioni in campo e nei trasporti. Questa caratteristica consente al fiorone di Terlizzi una riduzione dei problemi legati alle muffe e comunque un aspetto migliore è una attrattiva superiore nel punto vendita. Ad ogni modo è emerso che per garantire la qualità desiderata dalla GDO occorre:
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1.1 Una raccolta e consegna al punto di stoccaggio nelle prime ore del mattino, ciò vale soprattutto nelle giornate più calde.
1.2 Una logistica efficiente, il prodotto deve sostare il minor tempo possibile in campo e in piattaforma.
1.3 L’impiego di celle adeguate. Le celle non risolvono tutti i problemi, il loro utilizzo deve essere ridotto al minimo in virtù di una logistica sempre più efficiente.
Altro elemento essenziale per il successo commerciale è la flessibilità. L’esempio della cooperativa che ha saputo rispondere al meglio alle esigenze della GDO è indicativo.
Organizzarsi per il confezionamento di imballi forniti dallo stesso cliente, richiede un discreto impegno di manodopera e genera un interessante ricaduta occupazionale sul territorio. Si tratta, tuttavia, di un lavoro molto diverso da quello attuato nei mercati generali che prevedono le semplici operazioni di calibratura del prodotto e della apposizione nelle cassette. Flessibilità significa adattarsi rapidamente alle esigenze del cliente, sempre più la GDO impone il peso legalizzato, ossia un peso imposto minimo da rispettare che consente di vendere la confezione nel punto vendita al pezzo o a confezione, come un qualsiasi altro prodotto confezionato facilitando l’acquisto al consumatore e in definitiva generando un aumento delle vendite.
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L’analisi SWOT consiste nell’individuare i punti di forza (Strengths), le debolezze (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) del business, in questo caso della produzione e commercializzazione del fiorone Domenico Tauro e dell’avvio di un marchio riconosciuto.
S – Strenghts
I punti di forza messi in evidenza dallo studio sono sostanzialmente i seguenti:
1. L’ottima qualità del prodotto (resistenza della buccia e tenuta, sapore), che risponde al meglio alle esigenze della GDO. Qualunque attività di marketing nasce sempre da un buon prodotto.
2. Il prezzo: esiste una buona marginalità per la produzione del fiorone nero Domenico Tauro. I margini potrebbero consentire di accantonare una quota per destinarla proprio alla promozione del marchio collettivo e in generale a tutte le attività che possono agevolarne un più rapido sviluppo.
3. La consapevolezza dei produttori e la fierezza per il prodotto simbolo di Terlizzi costituiscono senza dubbio un grande valore aggiunto è il punto di partenza per l’ottenimento di un marchio di successo. Ciò non significa che i produttori abbiano competenze e strumenti tali da farsi immediatamente testimonial e “influenzer” del prodotto, ma che piuttosto esiste una coscienza collettiva sulla quale lavorare ulteriormente. Il tutto si coniuga con un buon momento e un’eccellente immagine della Puglia e la sua affinità storica, culturale, paesaggistica con tutto ciò che è autentico, genuino, credibile, buono e “trendy”. Su questa immagine si può fondare un rapporto privilegiato con consumatori informati e culturalmente evoluti anche per il tramite della GDO.
W - Weaknesses
Le debolezze del sistema evidenziate nello studio della base produttiva riguardano essenzialmente: