COMMITENTE
COMUNE DI TERLIZZI
STUDIO DI FATTIBILITA’
PER LA TUTELA, PROMOZIONE E VALORIZZAZIONE DEL FIORONE NERO DOMENICO TAURO DI TERLIZZI
a cura del CIBI srl rev. 1 del 30 agosto 2018
con la collaborazione di
Gaetano Paparella, Alessandra Rusciano e Fabio Triggiani
STUDIO DI FATTIBILITA’
INTRODUZIONE
30/08/2018 Rev.1
INTRODUZIONE
Qualità e sicurezza sono le nuove esigenze dei consumatori che stanno portando alla ridefinizione della produzione e delle logiche di offerta per tutti i prodotti agroalimentari anche per un prodotto quale il fico in tutte le sue varietà. La qualità, in particolare, diventa indispensabile per la riorganizzazione della filiera agroalimentare, ed il suo raggiungimento dipende dalla implementazione di nuovi sistemi per la valorizzazione di prodotti tipici del territorio e di conseguenza azioni di tutela e nuovi sistemi di controllo.
Obiettivo dichiarato e ricorrente per le produzioni agricole territoriali pugliesi è quello di permettere una adeguata azione di tutela, promozione e valorizzazione di quei prodotti che si distinguono nel panorama delle produzioni made in Italy ed enogastronomiche. Nel corso degli anni ogni Regione ha selezionato le eccellenze agroalimentari affermandone la indiscussa qualità nel mercato nazionale e internazionale attraverso misure specifiche di tutela delle produzioni. Dunque si è ricorsi a proteggere i prodotti attraverso i marchi di tutela certificandoli come DOP,IGP,STG attribuendo così valore aggiunto in grado di valorizzare caratteristiche specifiche e tipiche di una determinata produzione.
In questo quadro, lo studio di fattibilità proposto, attraverso l’analisi della certificazione D.O.P. vuole cogliere un’esigenza del Regione Puglia di tutelare una produzione tipica di un suo Comune, noto per la produzione del fiorone: il Comune di Terlizzi. Il prodotto però non gode di riconoscimento per alcun marchio di tutela pertanto attraverso l’elaborato si vuole far emergere l’indiscussa peculiarità delle zone di produzione ( Terlizzi – Giovinazzo – Molfetta - Ruvo di Puglia ), far evincere la necessità di proteggere una produzione così apprezzata dal consumatore nazione e internazionale e incentivare i suoi produttori a coltivare attraverso un disciplinare tecnico specifico per dar luogo ad una produzione unica nel suo genere.
Lo studio si articola in cinque parti riguardanti aspetti diversi della materia volti tutti ad evidenziare l’importanza di tutelare la produzione del Fiorone.
Nella prima parte si ripercorre la storia del prodotto Fiorone Nero di Terlizzi definito anche Fiorone Domenico Tauro, se ne descrive il suo legame con il territorio, vengono evidenziati i caratteri genetici e agronomici della produzione, le qualità commerciali ed organolettiche del prodotto ed infine viene riproposta la cronologia delle attività, progettuali e fieristiche del Comune di Terlizzi volte alla valorizzazione e promozione del prodotto Fiorone.
Nella seconda parte lo studio analizza il sistema produttivo e commerciale del prodotto con la creazione dell’analisi swot. Prosegue poi con la descrizione delle attività che verranno svolte per mobilitare le risorse locali con appunto l’impiego di risorse culturali,sociali ed organizzative. A corredo di questa fase viene predisposto un piano di valorizzazione del prodotto con lo studio del marketing mix.
La quarta parte verte sulla qualificazione del prodotto e strumenti di tutela del marchio con digressione sui diversi marchi che regolamentano i regimi di qualità ai sensi del Reg. CE Ce n. 1151/2012 con particolare attenzione a quello prescelto per certificare il fiorone: il marchio D.O.P.(Denominazione di Origine Protetta)
Lo studio termina con la presentazione dei documenti tecnici necessari a determinare l’ iter di certificazione quali: bozza di un disciplinare tecnico di produzione del Fiorone Nero di Terlizzi e un’anteprima della stesura dello statuto relativo alla costituzione di un comitato promotore.
STUDIO DI FATTIBILITA’
CAPITOLO I:
“DEFINIZIONE DELLE CARATTERISTICHE DI TIPICITA' DEL PRODOTTO”
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CAPITOLO I
“DEFINIZIONE DELLE CARATTERISTICHE DI TIPICITA' DEL PRODOTTO”
1.1 STORIA DEL PRODOTTO E SUO LEGAME CON IL TERRITORIO
La Puglia è stata una delle prime culle dell’agricoltura italiana e molto probabilmente di quella europea; stando ai reperti archeologici, infatti, l’agricoltura iniziò ad essere praticata durante il Neolitico, fase che gli storici hanno identificato come la “Rivoluzione neolitica”, in cui, nel corso di alcune migliaia di anni, gli uomini presero la decisione di diventare agricoltori. Giustamente la fase storica fu etichettata come “Rivoluzione”, in quanto tale decisione sovvertì completamente il modo di vivere mantenuto fino a quei tempi, provocando appunto una vera e propria rivoluzione. Fino a quel momento, infatti, la scelta del cibo e gli adattamenti alimentari dipendevano essenzialmente dalle risorse vegetali ed animali godibili nel territorio. circa 10.000 anni fa, quindi, l’uomo decise pian piano di affrancarsi dal nomadismo, cominciando ad addomesticare le piante che servivano come sostentamento e quindi a diventare agricoltore, coltivare buona parte di quelle piante che fino ad allora aveva raccolto occasionalmente durante le sue peregrinazioni.
Intorno all’XI secolo a.C. i “Pugliesi” denominati Japigi in quanto costituiti soprattutto dagli emigrati provenienti dall’Illiria, la moderna Albania, iniziarono a praticare l’agricoltura . 1 Soggetto del presente studio di fattibilità è il Fiorone prodotto nella zona di Terlizzi.
Il fiorone è un’infiorescenza che deriva dal fico (Ficus carica L.) che è un albero da frutto originario dell’Asia Occidentale, introdotto da tempo immemorabile nell’area mediterranea.
In Italia è presente sia in forma specializzata che consociata, soprattutto in Puglia, Campania e Calabria.
1 “la Puglia Agricola”, Progetto Superlattive a cura di Pasquale Montemurro con il patrocinio di Italia Expo 2015., pag.9;
2015.
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Il fico fa parte del patrimonio arboreo mediterraneo da epoche remote; originario dell'Asia Minore, è stato coltivato fin dal Neolitico.
Per secoli è stato alla base dell'alimentazione e della medicina: Plinio il Vecchio, Seneca e altri autori antichi esaltano nelle loro opere le qualità nutrizionali e i benefici del fico per la salute. Anche la medicina moderna riconosce le proprietà di questo frutto, che è stato inserito nella lista degli alimenti utili alla prevenzione del cancro.
Il ruolo fondamentale rivestito da questa pianta e dai suoi frutti nella civiltà è testimoniato non solo dalle scoperte archeologiche, ma anche dal valore simbolico che essi assumono nelle religioni e dalle rappresentazioni artistiche e letterarie . 2
Soggetto del presente studio di fattibilità è il Fiorone prodotto nella zona di Terlizzi, comune che ad ottobre 2016 ha guadagnato il titolo di “ comune più virtuoso della Città Metropolitana”, seguito da Altamura . 3
Il Fiorone nasce da una pianta bifera che permette prima la raccolta del fiorone e dopo4 quella dei fichi.
Il Fiorone prodotto nella zona geografica del Comune di Terlizzi, nel corso degli anni è stato accompagnato da denominazioni diverse ma tutte ricollegabili alla leggenda che ha reso questo frutto un prodotto ormai parte integrante della storia del territorio.
Gli appellativi sono “ Fiorone Domenico Tauro” e “ Fiorone nero di Terlizzi”, “Fiorone rosso” nel dialetto tipico locale il fiorone viene chiamato direttamente con il nominativo
“Menghtaur” ,ovvero Mingo Tauro, versione gergale del nome Domenico Tauro.
2 “Il fico :l’albero e i frutti nella storia della civiltà fra alimentazione e medicina. “Autori Laura dell’Erba , Giuseppe Ferrara , Pasquale Montemurro; Stilo Editrice; febbraio 2014.
3Dossier sullo stato di salute finanziaria dei comuni, pubblicato il 30 ottobre 2016 dal Corriere del Mezzogiorno.
4 Varietà bifera: la specie che nel corso di un anno produce due volte
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Narra la leggenda che il fiorone Menghtaur fu creato nel '700 attraverso un innesto ad un fico che porta la firma del sindaco di Terlizzi appunto Domenico Tauro che lo selezionò.
La leggenda racconta che Domenico Tauro ebbe l'intuizione di far "sposare" il fiorone 5 spagnolo della varietà Suar con una pregiata e delicata specie locale.
Da questo "incrocio" ne derivò una varietà nuova appunto il fiorone "menghtàur”.
Il fico-fiorone frutto della combinazione unica di fattori umani ed ambientali caratteristici del territorio pugliese, ha caratteristiche peculiari qualitative che sono strettamente interdipendenti dalla zona geografica in cui tutto il processo produttivo avviene .
Il prodotto gode di caratteri che sono unici nel suo genere che necessitano di altrettanti strumenti di esaltazione e tutela.
1.1.1 ELEMENTI DI UNICITA’ DEL PRODOTTO
“Unicità” , come recita il dizionario, è “la condizione e la caratteristica di essere unico; il6 fatto che non esistono, per un elemento, altri uguali o simili”.
Nel contesto agroalimentare un prodotto tipico presenta attributi di qualità unici quando sono espressione delle specificità di un particolare contesto del territorio.
Diviene importante al fine del presente lavoro comprendere i fattori che concorrono a determinare la tipicità del prodotto agroalimentare fiorone e dunque il suo legame con il territorio, l’agro di Terlizzi.
L’unicità che caratterizza il prodotto definito tipico deriva dal legame con il territorio inteso in duplice senso: fisico e antropico, i caratteri materiali/immateriali,che identificano la qualità sono ritenuti unici in quanto irriproducibili al di fuori del contesto considerato quindi quello economico, ambientale, culturale e sociale in cui il prodotto viene originato.
Il territorio assume un significato più ampio in quanto è sinonimo di patrimonio della tradizione produttiva locale,risorse umane, cultura sociale ed anche della reputazione esterna di cui gode il medesimo al di fuori dei confini territoriali.
5La leggenda è del tutto insostenibile scientificamente per via dell'impossibilità di controllare a tutt'oggi il processo di caprificazione,
6unicità s. f. [der. di unico].:definizione del dizionario italiano
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Alla luce di questa definizione a rendere “tipico” il prodotto Fiorone Nero di Terlizzi sono fattori quali:
specificità delle risorse locali
identità e storia locale
dimensione collettiva 7
L’interazione di questi fattori, rendono il fiorone prodotto tipico poiché contribuiscono a costruire nel tempo un “sapere” condiviso all’interno di una collettività territorializzata.
Il Fiorone di Terlizzi è dunque l’espressione della società locale poiché nel territorio da tempo è ormai in atto un processo di sedimentazione della consapevolezza dell’unicità del prodotto stesso.
Questa dimensione fa emergere che fanno parte del patrimonio collettivo locale, il prodotto, i metodi di produzione, conservazione e consumo.
La tipicità non si crea solo esclusivamente sulla base delle peculiarità del prodotto e del processo produttivo ma è frutto di una costruzione sociale, del processo di valorizzazione ed interazione tra i vari soggetti del sistema: produttori, distributori, consumatori.
La tipicità del prodotto non basta a riuscire ad definirlo anche di qualità.
Il concetto di qualità ha subito diverse evoluzioni nel tempo in base al contesto storico, economico,alle esigenze del mercato e della società, alle aspettative delle persone ed in relazione al modo di vivere, alle diverse relazioni tra clienti e fornitori,tra consumatori e aziende produttrici di beni e servizi.
7 “Tipicamente buono: concezioni di qualità lungo la filiera dei prodotti agroalimentari”, Benedetto Rocchi,Donato Romano, pag.176,casa editrice Franco Angeli, 2013.
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1.2 CARATTERI GENETICI E AGRONOMICI DELLA PRODUZIONE
Il fiorone8 è l'infiorescenza (siconio) del Ficus carica L. cultivar "Petrelli " (varietà bifera caprificabile), all'interno del quale sono racchiusi i veri frutti, una sorta di piccoli semini conosciuti col nome di acheni.
Il fiorone presenta una forma piriforme, è contraddistinto da una pezzatura medio - grande con buccia abbastanza spessa di un colore che va dal verde brillante al violaceo; la polpa, consistente e carnosa, ha un colore variabile rossastro tendente al rosa delicato a seconda dell'epoca di maturazione, è particolarmente ricca in zuccheri e presenta un notevole numero di acheni di piccole dimensioni.
A maturazione inoltrata è possibile notare delle screpolature longitudinali che lasciano intravedere il bianco della membrana interiore.
Frutto dal caratteristico sapore dolce e gradevole e dalla polpa morbida e granulosa, il fico viene prodotto dal ficus carica un albero maestoso spesso coltivato anche a scopo
ornamentale.
A questa specie non appartiene il fico d’india che possiede caratteristiche diverse.
In Italia vengono coltivate moltissime varietà di fico che possono essere raggruppate in due grandi categorie.
8 È bene fare chiarezza tra fichi e fioroni perché spesso vengono confusi: entrambi sono prodotti dalla stesso albero ma i fioroni o ‘fichi fioroni’ si formano da gemme dell'autunno precedente e maturano alla fine della primavera o all'inizio dell'estate , mentre i fichi veri o ‘fòrniti’ si formano da gemme in primavera e maturano alla fine dell'estate dello stesso anno, questi ultimi sono ottimi sia freschi che conservati o trasformati in varie forme (fichi secchi, marmellate, sciroppi, distillati, etc.)
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1.1.2 LE AREE DI PRODUZIONE DEL FIORONE
La Puglia è nota per essere a vocazione agricola come dimostrano i dati dell’ultimo censimento in agricoltura ; la SAU l Regione con 1.280.876 ettari è solo seconda alla 9 regione Sicilia ( 1.384.043) (Fig.1)10
Fig. 1 : “Superficie agricola utilizzata per regione (espressa in ettari)
9 SAU: superficie agricola utilizzata
10 “il sistema agricolo pugliese: punti di forza ,criticità,” a cura di Confagricoltura,2012”
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La superficie agricola utilizzata regionale, pari al 72% della superficie territoriale, è interessata per iil 51% dai seminativi, il 41% dalle colture arboree e la restante parte (8%
circa), da prati e pascoli.
Quasi la metà della SAU regionale è occupata dalle colture arboree da frutto; la Puglia, infatti, pur essendo povera di boschi, si caratterizza per l’elevata presenza delle colture arboree, tra le quali predominano gli oliveti. Vigneti, mandorleti, ciliegeti ed agrumeti risultano comunque diffusi in maniera pervasiva (Fig.2)
Fig. 2: Ripartizione della SAU in Puglia
LA PRODUZIONE DEL FIORONE
La produzione del fiorone nero di Terlizzi in Puglia si concentra nelle aree di Terlizzi come suggerisce il nome; la produzione per la DOP comprenderebbe le produzioni anche nei comuni di Bitonto, Giovinazzo , Ruvo di Puglia, Molfetta, zone caratterizzate da terreni
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adatti a questa coltura che necessita di terreno sciolto e ben drenato,terreni dalle temperature non inferiori ai -10, -12 °C.
PRODUZIONE: a differenza dei fichi, inizia già nel periodo autunnale, quando è possibile individuare sulla pianta la presenza di piccole gemme che perdurano per tutto il mese invernale e dalle quali, sul finire della primavera o al massimo all’inizio dell’estate, nel periodo compreso tra Maggio e Giugno inoltrato, si costituiranno i fioroni.
RACCOLTA: l a raccolta viene effettuata staccando il frutto con il peduncolo evitando di lacerare la buccia: è fondamentale che questa operazione venga svolta nelle prime ore del mattino, prima che spunti il sole, in quanto il caldo renderebbe fragile la buccia durante la manipolazione: una lacerazione della buccia comprometterebbe la conservabilità e la qualità del prodotto 11
IMBALLAGGIO: Le operazioni di selezione e imballaggio vengono eseguite in campo al momento della raccolta, dopo di che i contenitori vengono posti in celle frigo o direttamente in tir refrigerati per il successivo trasporto verso i mercati.
11 Grande attenzione va posta nell’individuazione del periodo più idoneo alla raccolta, data la serbevolezza dei frutti e l’arresto dei processi di maturazione dopo il distacco dalla pianta.
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AREE DI PRODUZIONE DEL FIORONE NERO.
La superficie agricola utilizzata pugliese è di 1.287 107.32 ettari di cui la provincia di Bari prevede la SAU pari a 264 497.95 ettari di cui 108 605.05 dedicati alle coltivazioni legnose agrarie escluso vite 12
COMUNE SUPERFICIE
TERRITORIALE IN KMQ 13
SAU IN ETTARI (CENSIMENTO 2010) 14
TOTALE UTILIZZATA
TERLIZZI 69,23 4973,16 4.782,8
BITONTO 174.34 12.703,40 12.173,6
RUVO 223,83 16.980,08 16.183,4
MOLFETTA 58,97 6250,22 5.043,5
GIOVINAZZO 44,30 3.107,44 3.056,3
12 Fonte Istat: Censimento agricoltura 2010
13 Dati aggiornati a Febbraio 2013
14 Il 6° Censimento dell’agricoltura, partito il 24 ottobre 2010, ha visto in attività una rete censuaria costituita, oltre che dall’Istat, da più di 20 mila operatori presso gli Enti territoriali. L’impegno di tutti ha permesso di mettere in luce la struttura dell’agricoltura italiana, fondamentale per indirizzare le politiche di sviluppo.In questa edizione del Censimento, per la prima volta, le aziende agricole hanno avuto la possibilità di compilare on line il questionario e sono state oltre 61 mila quelle che hanno partecipato via web. Inoltre, il 6° Censimento dell’agricoltura è stato il primo a sperimentare la presenza sui social network: il profilo Facebook dedicato ha contato oltre 7.200 contatti.
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1.3 QUALITA’ COMMERCIALI ED ORGANOLETTICHE DEL PRODOTTO.
Alla base del concetto di qualità sia per il consumatore sia per il produttore e distributore c’è sia la sicurezza alimentare (resa obbligatoria dalla normativa vigente) ma anche la 15 componente soggettiva derivante dalla percezione della qualità del consumatore: la qualità organolettica (Fig. 3)
La qualità organolettica di una alimento è data dalla valutazione, da parte del consumatore stesso di alcune caratteristiche dell’alimento stesso quali:
aspetto
aroma
consistenza
La combinazione della personale valutazione di queste caratteristiche costituisce la qualità
“percepita” e si tratta di considerazione notevolmente influenzate da fattori psicologici,sociali e culturali.
Puntare sulla qualità è sempre più una scelta obbligata per le imprese dell’agroalimentare italiano, una scelta che è il più delle volte, il perseguimento di strategie di valorizzazione commerciale alle quali più imprese devono collaborare in modo cooperativo
.
15Le norme fondamentali europee, per quanto concerne la regolamentazione dei mangimi e degli alimenti, sono contenute nel regolamento CE n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare ed è il fulcro da cui discende un intero “pacchetto” di regolamenti comunitari (reg. CE n. 852/2004, reg. CE n. 853/2004, reg.
CE n. 854/2004).
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Fig 3: “La qualità degli alimenti”
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1.3.1 CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI ORGANOLETTICHE DEL FIORONE COMPOSIZIONE CHIMICA
I fioroni contengono: 79 % di acqua, il 16 % di zuccheri, lo 0,8 % proteine, il 2,9 % di fibre alimentari, lo 0,7 % di ceneri e lo 0,3 % di grassi. Di seguito il dettaglio della composizione
minerali
calcio, potassio, ferro, sodio, fosforo, manganese, magnesio, rame, zinco, e selenio.
vitamine
vitamina A, vitamine B1, B2, B3, B5, B6, vitamina C, vitamina E, J e K
aminoacidi
aspartico e glutammico, alanina, arginina, cistina, glicina, fenilalanina, istidina, isoleucina, leucina, prolina, metionina, serina, tirosina, triptofano, valina e treonina.
È grazie alla presenza di queste sostanze che ai fichi e di conseguenza i fioroni vengono riconosciute buone proprietà terapeutiche e nutritive riconosciute ed apprezzate fin dall’antichità. Contengono beta-carotene, luteina, zeaxantina, acidi grassi Omega 3 ed Omega 6. (Fig. 4)
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Valori nutrizionali per 100g di prodotto 16
Fichi
Parte edibile (%) 75
Valore energetico (kj) 198
Valore energetico (kcal) 47
Proteine (%) 0.9
Carboidrati (%) 11.2
Grassi totali (%) 0.2
16 Fonte dati : Istituto Nazionale di Ricerca per la Ricerca e la Nutrizione.
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Fig. 4 “Valori nutrizionali per 100 gr di prodotto.
Dal punto di vista microbiologico, come accade per altre colture ortofrutticole, anche nel caso del fiorone la presenza di contaminazioni, specie fungine, sono inaccettabili.
Proprio per ridurre al minimo lo sviluppo di una microflora che possa danneggiare il prodotto sia dal punto di vista nutrizionale che organolettico, per i fioroni sono stati messi a punto opportuni sistemi che possano ridurre problematiche di questo tipo: il sistema più impiegato prevede il confezionamento in atmosfera controllata, in cui gli alti livelli di CO 2 e i bassi livelli di O2 sono efficienti per ridurre il deterioramento del prodotto
BENEFICI/ PROPIETA’
Benefici ad Ossa e Denti
La discreta presenza di vitamina A, in abbinamento al potassio, al ferro ed al calcio risulta avere proprietà benefiche e rinforzanti nei confronti di ossa e denti.
Benefici ad Occhi e Pelle
Anche la vista e la pelle sono in grado di trarre benefici dalle sopracitate sostanze.
Proprietà Lassative Un’ altra proprietà nota dei fichi è quella lassativa dovuta principalmente alla presenza nei fichi di fibre e mucillagini.
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Energizzanti Hanno un alto contenuto di zuccheri facilmente assimilabili e per questo motivo rappresentano una fonte di energia prontamente utilizzabile dal nostro organismo. Naturalmente va consumato con moderazione da quelle persone che hanno problemi di linea.
Antinfiammatori Il decotto di fichi secchi ha un’azione lenitiva nei confronti degli attacchi di tosse. Il fico ha anche proprietà antinfiammatorie, viene infatti utilizzato come impacco sugli ascessi e sui foruncoli ed ha effetti benefici su infiammazioni dell’apparato urinario e circolatorio.
Regola la Pressione
Il buon contenuto di potassio rende lo rende un alimento con proprietà utili a controllare la pressione sanguigna. Contrasta quindi gli effetti della grande quantità di sodio che introduciamo nel nostro organismo quotidianamente quando mangiamo alimenti trasformati a livello industriale. Ricordiamo che un consumo elevato di sodio, abbinato ad uno scarso apporto di potassio, può portare all’ipertensione.
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SCHEMA RIASSUNTIVO DELLE PROPRIETA’ DEI FICHI.
Fig.5: “Le proprietà dei fichi”
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CAPITOLO II
“ANALISI DEL SISTEMA PRODUTTIVO E COMMERCIALE”
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CAPITOLO II
ANALISI DEL SISTEMA PRODUTTIVO E COMMERCIALE
2.1 ANALISI DELLA STRUTTURA PRODUTTIVA E COMMERCIALE
LA STRUTTURA PRODUTTIVA
Quella del fico è una pianta resistente e generosa che generalmente non richiede grande cura dal punto di vista agronomico, molto spesso nel territorio d’interesse non esistono ficheti specializzati, la pianta è presente in promiscuità nei terreni in cui insistono oliveti e mandorleti. Per questo motivo, la quasi totalità delle piante di fico non è censita e l’analisi della struttura produttiva è irrealizzabile ricercando tra le fonti ufficiali. Non sono disponibili a oggi dati essenziali quali: il numero di ettari coltivati nel territorio d’interesse, il numero di operatori, la produttività complessiva e per ettaro.
Per quanto possibile questi dati sono stati raccolti attraverso interviste ad operatori esperti e qualificati che hanno fornito informazioni preziose esprimendosi sulla base dell’esperienza e competenza ma, comunque formulando ipotesi. Non si tratta, quindi, di dati certificati o certificabili che ancor di più fanno intendere quanto sia essenziale un lavoro sul campo di raccolta delle informazioni. Il censimento è, dunque, attività preliminare ed essenziale per l’attivazione di un serio percorso di sviluppo di un marchio collettivo e dovrà essere il primo passo da compiere da parte del gruppo di promotori. Tale attività non è chiaramente attuabile con questo studio e con le risorse a disposizione di chi scrive.
Dati più puntuali sono stati raccolti invece sul sistema commerciale, attingendo a informazioni sui prezzi di vendita, anche come trend degli ultimi 5 anni, sui costi di produzione e sulla conseguente redditività della coltivazione del fiorone nero di Terlizzi.
Come spiegheremo più avanti tutte le informazioni raccolte confermano le grandi
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“ANALISI DEL SISTEMA PRODUTTIVO E COMMERCIALE”
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potenzialità del Domenico Tauro e aprono nuovi scenari per la commercializzazione e per lo sviluppo di una intera comunità.
I dati si seguito riportati, sono stati raccolti attraverso l’intervista al Presidente della Cooperativa Agricoltura Progresso di Terlizzi, l’unica realtà cooperativa impegnata da qualche anno e con discreti risultati nella commercializzazione del fiorone nero.
La produzione di fiorone Domenico Tauro nel comune di Terlizzi e nei territori limitrofi è ipotizzabile in 20 - 25.000 quintali di prodotto. Si stima che non oltre il 5% di questi terreni sia irriguo anche perché, come anticipato, non siamo in presenza di ficheti specializzati ma di poche piante coltivate in promiscuo. Nei nuovi impianti, spesso di superficie non superiore a 1 - 2 ha , al sesto di impianto 6 x 6 tradizionale si preferisce oggi un 4 x 3 metri. Le produzioni per ha del primo sono superiori, ma non abbastanza da compensare i più elevati costi di raccolta. Al contrario piante più piccole e numerose, 230 x ettaro, unitamente ad un adeguato sistema di potatura consentono, negli impianti 4 x 3, di raccogliere senza l’ausilio della scala e realizzare forti economie nella raccolta. La differenza è rilevante, senza scala un operaio raccoglie fino 3 q. di fioroni, con la scala non oltre 1 q.
La raccolta e la vendita sono concentrate in un periodo ristretto, solitamente da metà giugno a metà luglio (nel 2018 dal 13 giugno al 10 luglio). Nelle zone collinari più fredde e lontane dal mare si riesce a posticipare in quelle più calde e vicine al mare ad anticipare, in entrambi i casi si spuntano prezzi migliori e si riesce ad allungare il periodo di raccolta elementi essenziali proprio in virtù della brevità della campagna.
La coltivazione della stessa pianta del fiorone Domenico Tauro si presta bene anche per la produzione del fico. La pianta è, infatti, bifera e i fichi ottenuti ad agosto hanno un buon sapore e tenuta. Non si è sviluppata intorno al fico la stessa attenzione da parte degli operatori commerciali. Probabilmente alla base di ciò vi è la scarsa attenzione e consapevolezza della base produttiva. Il fico non è “amato” allo stesso modo, non esiste innanzi tutto quella determinazione e orgoglio che si riscontra per il fiorone da parte dei Terlizzesi. Si vedrà più avanti nell’analisi SWOT, in che modo si possa sfruttare
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quest’opportunità e verificare anche la possibilità di attivare una filiera sul prodotto fico secco. Oggi sono famose e affermate le DOP del fico bianco del Cilento e del Fico di Cosenza (come prodotti trasformati cioè di fico disidratato e non come prodotti freschi) , la presenza di semi piccoli e polpa doppia rende questi fichi adatti al consumo secco e in generale per l’utilizzo dell’industria di trasformazione. Sarebbe interessante verificare se anche per il fico Nero di Terlizzi, in virtù delle nuove tecnologie e processi produttivi oggi disponibili, esistono le condizioni necessarie per realizzare un prodotto per l’industria. A tal proposito occorre considerare l’evoluzione dei consumi e il possibile impiego del fico nelle barrette energetiche e in generale negli snack, prodotti che nella categoria super food sono in forte e costante crescita negli ultimi anni.
Oggi sappiamo che l’industria di trasformazione è disposta a pagare prezzi interessanti, fino a 50 centesimi al kg per un prodotto adatto alle sue necessità, fornito quindi con costanza e qualità standard da partner affidabili. Si tratta di una bella prospettiva che richiede le giuste verifiche e un coordinamento tra ricerca, produzione e industria.
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LA STRUTTURA COMMERCIALE
La produzione di fiorone Domenico Tauro nel comune di Terlizzi come accennato e stimata in 20 - 25.000 q., di questi circa 1.000 sono commercializzati dalla Cooperativa Agricoltura Progresso di Terlizzi. La parte restante finisce al mercato ortofrutticolo all’ingrosso o è commercializzata da parte di grossisti quali solo per fare alcuni esempi:
SOA (Andria), Giuliano (Turi), Extrafrutta (Bisceglie), Mastropasqua International (Zapponeta), Serbato (Bisceglie) e molti altri.
Il fiorone, come accennato, richiede pochi sforzi e investimenti dal punto di vista agronomico, per questo motivo il prezzo di vendita apparentemente contenuto per un prodotto raccolto rigorosamente a mano e con una campagna così breve è, in realtà, un prezzo interessante per il produttore. Molto favorevole al fiorone il confronto con le ciliegie che nel medesimo territorio richiedono numerosi e onerosi trattamenti e costi di raccolta elevati a fronte di prezzi pagati al produttore che oscillano normalmente da 1,1 a 1,5 euro al kg.
La Cooperativa di Terlizzi ha pagato negli ultimi anni il socio da 0,80 - 1,00 euro in relazione al calibro e altri elementi riconducibili alla qualità, prezzo interessante che lascia margini ben più ampi al produttore rispetto alle altre produzioni del territorio. Il trend di vendita della cooperativa fa registrare una crescita del 5% anno nel triennio 2016 -2018. I prezzi pagati al socio produttore negli ultimi tre anni 2016 – 2017- 2018 sono rimasti invariati, appunto 0,80 – 1,00 euro, lasciando sempre un buon margine al produttore.
La rusticità del fiorone, l’evidenza che non richieda trattamenti, produce un beneficio immediato sul territorio non solo in termini ambientali e paesaggistici ma, in prospettiva, anche economici. Tale potenziale è espresso dall’agricoltura biologica e dall’agricoltura integrata che spuntano prezzi di molto superiori a quelli del convenzionale. La possibilità di convertire le produzioni di fio fiorone al biologico è concreta e reale soprattutto per nuovi impianti più estesi nei quali è più facile limitare l’inquinamento da deriva e ridurre,
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spalmandoli su produzioni più elevate, l’incidenza dei costi della certificazione. Il Biologico, appare, dunque, una scelta consigliabile per rispondere al meglio alle richieste della Grande distribuzioni che è oggi protagonista della crescita del settore BIO. (crescita costante e in doppia cifra negli ultimi 5 anni a fronte di una crescita dello 0,1 per i prodotti convenzionali).
I clienti della cooperativa sono praticamente sempre operatori della Grande Distribuzione e della Distribuzione organizzata serviti direttamente oppure per tramite di altri operatori , spesso OP che utilizzano il fiorone per completare la gamma (composta da uva da tavola, kiwi, ecc.). Quello delle partnership commerciali è un elemento fondamentale che aiuta a superare molti problemi legati all’inadeguatezza degli impianti di stoccaggio, alla logistica e anche di natura commerciale. Il mondo della produzione, infatti, anche nelle formule cooperative, difficilmente dispone o può dotarsi di celle frigorifere e garantire una logistica efficiente. La campagna è troppo breve, meno di un mese dal tredici giugno al dieci luglio nel 2018 e non consente investimenti elevati. Raramente il cliente finale ordina carichi completi (un bilico di fioroni), la possibilità di completare il bilico con prodotti complementari consente sia al produttore sia al partner commerciale di ottimizzare costi ed efficientare i trasporti. La reputazione e l’affidabilità di un partner che negli anni ha guadagnato fiducia ed è abituato a dialogare quotidianamente con la GDO hanno poi un grande valore. Il partner commerciale della cooperativa come il gruppo APOFRUIT, con il fiorone nero completa la gamma, risolvendo innanzitutto un problema di approvvigionamento alla distribuzione, consolidando il rapporto e infine realizzando un utile.
Uno dei motivi di successo del Fiorone Domenico Tauro nel canale della GDO, forse il più decisivo, è la tenuta della buccia; altri fioroni altrettanto buoni al palato hanno buccia più delicata, meno resistente alle sollecitazioni in campo e nei trasporti. Questa caratteristica consente al fiorone di Terlizzi una riduzione dei problemi legati alle muffe e comunque un aspetto migliore è una attrattiva superiore nel punto vendita. Ad ogni modo è emerso che per garantire la qualità desiderata dalla GDO occorre:
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1.1 Una raccolta e consegna al punto di stoccaggio nelle prime ore del mattino, ciò vale soprattutto nelle giornate più calde.
1.2 Una logistica efficiente, il prodotto deve sostare il minor tempo possibile in campo e in piattaforma.
1.3 L’impiego di celle adeguate. Le celle non risolvono tutti i problemi, il loro utilizzo deve essere ridotto al minimo in virtù di una logistica sempre più efficiente.
Altro elemento essenziale per il successo commerciale è la flessibilità. L’esempio della cooperativa che ha saputo rispondere al meglio alle esigenze della GDO è indicativo.
Organizzarsi per il confezionamento di imballi forniti dallo stesso cliente, richiede un discreto impegno di manodopera e genera un interessante ricaduta occupazionale sul territorio. Si tratta, tuttavia, di un lavoro molto diverso da quello attuato nei mercati generali che prevedono le semplici operazioni di calibratura del prodotto e della apposizione nelle cassette. Flessibilità significa adattarsi rapidamente alle esigenze del cliente, sempre più la GDO impone il peso legalizzato, ossia un peso imposto minimo da rispettare che consente di vendere la confezione nel punto vendita al pezzo o a confezione, come un qualsiasi altro prodotto confezionato facilitando l’acquisto al consumatore e in definitiva generando un aumento delle vendite.
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2.2 Analisi SWOT
L’analisi SWOT consiste nell’individuare i punti di forza (Strengths), le debolezze (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) del business, in questo caso della produzione e commercializzazione del fiorone Domenico Tauro e dell’avvio di un marchio riconosciuto.
S – Strenghts
I punti di forza messi in evidenza dallo studio sono sostanzialmente i seguenti:
1. L’ottima qualità del prodotto (resistenza della buccia e tenuta, sapore), che risponde al meglio alle esigenze della GDO. Qualunque attività di marketing nasce sempre da un buon prodotto.
2. Il prezzo: esiste una buona marginalità per la produzione del fiorone nero Domenico Tauro. I margini potrebbero consentire di accantonare una quota per destinarla proprio alla promozione del marchio collettivo e in generale a tutte le attività che possono agevolarne un più rapido sviluppo.
3. La consapevolezza dei produttori e la fierezza per il prodotto simbolo di Terlizzi costituiscono senza dubbio un grande valore aggiunto è il punto di partenza per l’ottenimento di un marchio di successo. Ciò non significa che i produttori abbiano competenze e strumenti tali da farsi immediatamente testimonial e “influenzer” del prodotto, ma che piuttosto esiste una coscienza collettiva sulla quale lavorare ulteriormente. Il tutto si coniuga con un buon momento e un’eccellente immagine della Puglia e la sua affinità storica, culturale, paesaggistica con tutto ciò che è autentico, genuino, credibile, buono e “trendy”. Su questa immagine si può fondare un rapporto privilegiato con consumatori informati e culturalmente evoluti anche per il tramite della GDO.
W - Weaknesses
Le debolezze del sistema evidenziate nello studio della base produttiva riguardano essenzialmente:
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1. Una produzione complessivamente poco significativa e molto frammentata.
2. Una produzione concentrata in un brevissimo periodo, un mese.
3. La mancanza di ficheti specializzati.
4. La mancanza di impianti irrigui che possano standardizzare il prodotto e limitare l’alternanza produttiva.
5. L’inadeguatezza dei sistemi di stoccaggio e trasporto.
6. La scarsa capacità di coordinarsi nella fase di commercializzazione, una quota troppo importante finisce sui mercati generali perdendo spesso valore e identità rispetto al canale moderno.
7. l’assenza di qualsiasi forma associativa finalizzata allo ricerca e sviluppo del prodotto e alla sua tutela e valorizzazione.
O – Opportunities
È evidente che esistono opportunità rilevanti per il fico fiorone Domenico Tauro, opportunità che hanno spinto l’amministrazione comunale ad affidarci l’incarico e che potranno essere colte se si avrà l’umiltà di riconoscere i limiti e le debolezze del sistema produttivo e, insieme, attivarsi per cambiare rotta.
Nella pianificazione ordinata, come illustrato di seguito, e bene che le opportunità seguano un ordine preciso di priorità,:
1. La massima priorità deve essere quella della realizzazione di un censimento che possa da un lato stabilire l’effettiva capacità produttiva e dall’altro fungere da elemento chiave per esaminare le debolezze e agevolare la crescita culturale del settore.
2. Favorire l’aggregazione della produzione, nella formula delle cooperative e delle OP affiancando agli operatori attuali una nuova generazione di agricoltori che sappiano dotarsi e mettere a sistema conoscenze scientifiche e tecniche aggiornate e che siano in grado di rispondere al meglio alle regole del mercato per coglierne al meglio le opportunità. Il tutto si traduce in impianti più estesi, totalmente irrigui, alla diffusione di una cultura ambientalista responsabile che renda credibile e qualifichi
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l’offerta agli occhi della GDO e apra la strada per produzioni a maggiore valore aggiunto come il biologico e l’integrato.
3. La coltivazione del fiorone Domenico Tauro si presta bene anche per la produzione del fico. La pianta e bifera e i fichi ottenuti ad agosto hanno un buon sapore e buona tenuta. Non si è sviluppata intorno al fico ottenuto dalla stessa pianta la stessa attenzione da parte degli operatori commerciali. Probabilmente alla base di ciò è la scarsa attenzione e consapevolezza della base produttiva. Per il fico non esiste quella determinazione e orgoglio che si riscontra per il fiorone. La commercializzazione del fico è, di fatto, una grande opportunità che necessita di un più rigoroso approfondimento. Occorrerebbe attivare una serie di processi, partendo dalla produzione in campo che a detta degli esperti richiede tanto per cominciare una irrigazione subito dopo la raccolta del fiorone, operazione essenziale ma non così scontata se si considera che solo il 5% dei terreni e irriguo e che si tratta spesso di alberi sparsi. La commercializzazione del fico fresco consentirebbe di allungare per almeno un altro mese la campagna sfruttando quei canali commerciali aperti dal fiorone nero e utilizzando le stesse infrastrutture (celle, mezzi, ecc.).
4. Un’ulteriore opportunità, anche questa da valutare e approfondire è data dalla possibilità di attivare una filiera sul prodotto secco. Oggi sono famose e affermate le DOP del fico bianco del Cilento e del Fico di Cosenza, la presenza di semi piccoli e polpa doppia rende questi fichi adatti al consumo secco e in generale per l’utilizzo dell’industria di trasformazione. Sarebbe interessante verificare se anche per il fico Nero di Terlizzi, in virtù delle tecnologie e processi produttivi oggi disponibili, si possa dare vita ad un prodotto apprezzato per la lavorazione come prodotto secco anche nelle preparazioni artigianali ad alto valore aggiunto o per l’industria nella preparazione di marmellate e snack. Oggi sappiamo che l’industria di trasformazione è disposta a pagare prezzi molto interessanti (fino a cinquanta centesimi al kg) per un prodotto adatto alle sue necessità, fornito quindi con costanza e qualità standard da partner affidabili. Si tratta di una bella prospettiva
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che richiede le giuste verifiche e un coordinamento essenziale tra ricerca, produzione e industria.
T – Threats
Prima minaccia è la mancanza di un gruppo attivo di produttori che abbia voglia di stare insieme e confrontarsi. Più in generale nel caso del fiorone di Terlizzi mancano tutte quelle componenti, ossia gli stakeholders, che possano fornire competenze e allargare gli orizzonti. Lo stimolo di un’amministrazione comunale, che con questo studio fornisce un primo significativo contributo alla valorizzazione del prodotto, da sola non può bastare se non è accompagnato da una forte spinta all’aggregazione non solo dei produttori e degli altro stakeholder, ma in generale dell’intera comunità cittadina che trova intorno a questo prodotto la motivazione per costruire l’identità di un territorio e della comunità che vi opera.
Si aggiunga che il fiorone è un prodotto fresco e come tale non può contare sull’apporto dei trasformatori, pensiamo per esempio al rilevante apporto dei trasformatori per prodotti come il Grana Padano, Parmigiano Reggiano e il Prosciutto di Parma. Questi punti di debolezza potrebbero rapidamente smontare qualsiasi iniziativa seppure ben congeniata.
Il fiorone è un prodotto con shelf life di pochi giorni, al momento questa condizione costituisce un vantaggio rispetto a produttori come la Turchia, l’Egitto e altri ancora.
L’evoluzione della tecnologie e delle tecniche di conservazione degli alimenti e l’efficientamento della logistica potrebbero consentire a competitor esteri di offrire alla distribuzione un prodotto buono a prezzi competitivi. La minaccia è seria se si considera che questi competitor già forniscono gli stessi mercati con il fico, per lo più secco e hanno già competenze commerciali e di marketing consolidate. La risposta a questa minaccia sta nella rapidità con cui saprà crescere l’offerta del fiorone nero di Terlizzi, sia in termini quantitativi per colmare gli spazi vuoti, sia in termini qualitativi. In questo percorso il marchio d’origine consentirebbe di blindare il posizionamento del prodotto impedendo o comunque limitando fortemente l’ingresso di eventuali competitors.
La Xilella fastidiosa. Anche la pianta di fico è attaccata dal virus e sebbene non si siano ad oggi registrati casi di disseccamento anche questa pianta trasmette il virus e va quindi
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abbattuta se infetta. La Puglia intera dovrà confrontarsi con questa piaga, la speranza e che nei prossimi anni, prima che il virus arrivi nel territorio di Terlizzi si trovi una cura efficace.
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CAPITOLO III
LA MOBILIZZAZIONE DELLE RISORSE LOCALI
3.1 LE RISORSE CULTURALI, SOCIALI E ORGANIZZATIVE
Le caratteristiche morfo – fisiologiche nonché le proprietà organolettiche e nutrizionali del frutto lo consacrano, come “frutto perfetto”, tanto da dare luogo a significativi momenti di commercializzazione del prodotto, presso il mercato ortofrutticolo di Terlizzi, all’ingrosso e da parte delle organizzazioni di produttori, sia per il consumo immediato sul territorio nazionale che per l’esportazione in paesi esteri.
La tradizione prevede che presso il mercato ortofrutticolo all'ingrosso sito in via Carelli a Terlizzi si tenga l'apertura straordinaria domenicale per annunciare l’arrivo del fiorone.
La liturgia legata a questo prelibato frutto della Puglia comincia già nei giorni che precedono il 13 giugno a Terlizzi dove, oltre alle tante varietà di indiscutibile valore, protagonista è una specialità tipica, quella del "Menghtaur".
Il 13 giugno è il giorno in cui si festeggia Sant'Antonio da Padova ed è la data in cui gli agricoltori nostrani come da tradizione iniziano la raccolta del fiorone bianco
"Sant'Antonio" per poi proseguire, nelle zone più vicine al mare e quindi con temperature più temperate, con la raccolta del fiorone rosso/nero Menghtaur, tipico fiorone terlizzese.
Dunque nella prima decade di giugno nel mercato di Terlizzi arrivano i primi fioroni Sant'Antonio, dai produttori provenienti da Terlizzi, Molfetta, Giovinazzo, Bisceglie.
Ad attenderli ci sono gli acquirenti di tutto il circondario pronti per la tradizionale asta mattutina per aggiudicarsi le prime cassette del prelibato frutto, il Sant'Antonio ed il fiorone
"menghtaur " per avviarli alla commercializzazione verso i mercati svizzeri, francesi e tedeschi.
La comunità di Terlizzi volendo profondamente divulgare la tipicità del prodotto e diffonderne le peculiarità, ha avviato dalla seconda decade degli anni 2000 una serie di eventi.
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La comunità si è adoperata per creare una serie di iniziative volte a diffondere la cultura del fiorone sia all’interno dei confini comunali che al di fuori dei limiti geografici del territorio pugliese.
Queste manifestazioni rappresentano l’occasione ideale per far conoscere, promuovere e valorizzare il prodotto tipicamente autoctono, il fiorone ‘Domenico Tauro’, e le sue molteplici sfaccettature: dall’aspetto gastronomico a quello culturale, da quello medico-nutrizionale a quello anche turistico.
Tutte le attività intraprese fino ad ora e quelle che seguiranno hanno l’obiettivo di favorire l’ingresso e la partecipazione degli agricoltori ai sistemi di qualità alimentare.
Gli attori che primariamente hanno intrapreso tutte le attività per la promozione del Fiorone sono :
Comune di Terlizzi Gal fiori d’olivi
Agricoltura Agricola Progresso
Anche le associazioni locali come l’Associazione Guardie Campestri hanno preso parte attiva ai progetti territoriali per la diffusione della tipicità del fiorone la cui il valore viene evidenziato grazie anche alla collaborazione di Enti che hanno effettuato studi e relazioni di carattere tecnico circa le potenzialità delle produzioni delle piante di fichi, attività che contribuisce a dare evidenza scientifico/tecnica dei vantaggi che potrebbero derivare dalle produzioni in quanto a potenzialità di sviluppo di colture sostenibili . 1
1 Convegno del 10 luglio 2013 a Fasano: a Torre Canne si è tenuto un convegno sul fiorone per valorizzare le potenzialità di questa coltura ai fini del perseguimento di un’agricoltura sostenibile. Il convegno è stato organizzato dall’Ufficio Provinciale Agricoltura della Regione Puglia di Brindisi con la collaborazione del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, dei Servizi di Sviluppo agricolo e dell’Università degli Studi di Basilicata.
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La tipologia delle attività intraprese è variegata: si spazia da Open Day dedicati, sagre, eventi turistici che hanno incluso il coinvolgimento dei turisti allo scalo crocieristico del porto di Bari, alle relazioni e conferenze di carattere agronomico.
Di seguito vengono descritte le attività sino ad ora intraprese dagli attori sopra citati che si sono adoperati affinché il prodotto fiorone venisse conosciuto dalla comunità e non solo.
Nell’anno 2012, la Comunità fa ottenere il riconoscimento di Biodiversità al fiorone attraverso la relazione tecnica a cura della Coldiretti di Bari depositata presso la Camera di Commercio di Bari.
Durante l’estate 2014 nel mese di luglio dalla collaborazione del Gal Fiori d’olivi e della Cooperativa Agricola Progresso nasce l’idea di creare un Open Day dedicato alla tipicità del fiorone Domenico Tauro (Fig.1)
Una festa per riscoprire ed apprezzare un prodotto sano, naturale, ricco di proprietà benefiche nutrienti, che rappresenta una vera eccellenza dell’enogastronomia locale.
Il Gal Fior d’Olivi e la Cooperativa Agricoltura Progresso organizzano, il sabato 5 luglio, l’Open day “Menghtàur” (Fig.2), la
sagra del fiorone “Domenico Tauro” di Terlizzi.
Oltre a numerosi stand enogastronomici legati alla preparazione di prodotti a base di Fiorone “Domenico Tauro”, è stato presentato il libro “Il fico”(Fig.3) in presenza degli autori Pasquale Montemurro, docente di Agraria presso l’Università degli Studi di Bari, Giuseppe Ferrara e Laura Dell’Erba.
Fig.3 “Il fico; l’albero e i
frutti nella storia della civiltà fra alimentazione e medicina”
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Nell’estate 2014 in data 15 luglio il Gal Fior d’Olivi in collaborazione con il Gal Le Città di 2 Castel del Monte e la Provincia di Bari (protagonisti a loro volta del progetto “I Filari”) e la Cooperativa Agricoltura Progresso di Terlizzi, ha organizzato una serie di eventi dedicati alla promozione del fiorone presso il Porto di Bari all’interno dell’ aerea terminal crociere (Fig.4). I risultati sono stati soddisfacenti, infatti il progetto di riscoperta e valorizzazione del fiorone “Domenico Tauro” ha riscosso notevole successo ed entusiasmo tra i turisti e i cittadini.
Fig.4: Terminal Crociere Porto di Bari,evento di promozione del fiorone di Terlizzi
2 GAL: Gruppo di azione locale, “Fiori d’Olivi” ha l’obbiettivo di sensibilizzare la popolazione locale e gli operatori in ordine alle problematiche del territorio, promuovere e divulgare le attività sul territorio; predispone e definisce i bandi di gara e gli atti consequenziali; seleziona i progetti ammissibili al finanziamento, nel rispetto delle norme sulla trasparenza e sul principio delle pari opportunità.
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Nell’anno 2016 la Cooperativa Agricola Progresso di Terlizzi ha organizzato la seconda edizione dell’ Open Day dedicato alla sagra del fiorone di Terlizzi.
Questa cooperativa oltre alla produzione dell’Olio Extravergine d’Oliva, conforme anche al disciplinare DOP, produce anche fichi, fioroni, ciliegie e albicocche di ottima qualità.
Ha la caratteristica di essere costituita da soci e produttori che si attengono a quelle tecniche di un’agricoltura conservativa, un'agricoltura innovativa e rispettosa dell’ambiente, in una parola è l’agricoltura dolce.
Il 2016 si è concluso con un’iniziativa ad opera del Comune di Terlizzi che ha ideato una serata dedicata al Fiorone fortemente voluta dall’ assessore all’Agricoltura Raffaele Cataldi, dall’assessore al turismo Marina Cagnetta e dal Sindaco di Terlizzi Ninni Gemmato.
L’evento è stato un focus interamente incentrato sul futuro del frutto protagonista in tutti i campi quali gastronomia, medicina,arte e turismo ed è stato seguito da un gradito percorso enogastronomico.
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Fig.1: ”Open Day Menghtaur” prima edizione.
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Fig.2: ”Open Day Domenico Tauro”seconda edizione.
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Fig. 4 :”Focus sul fiorone Domenico Tauro” a cura del Comune del Terlizzi
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CAPITOLO IV:
“QUALIFICAZIONE DEL PRODOTTO E STRUMENTI DI TUTELA DEL MARCHIO”
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CAPITOLO IV
“QUALIFICAZIONE DEL PRODOTTO E STRUMENTI DI TUTELA DEL MARCHIO”
4.1 I PRODOTTI A QUALITA’ REGOLAMENTATA: ASPETTI GENERALI
L'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e ad indicazione geografica riconosciuti dall'Unione europea (280 prodotti DOP, IGP, STG e 523 vini DOCG, DOC, IGT).
I prodotti enogastronomici del Made in Italy rappresentano un patrimonio inestimabile del nostro Paese, dimostrazione della grande qualità delle nostre produzioni, ma soprattutto del forte legame che lega le eccellenze agroalimentari italiane al proprio territorio di origine.
Il sistema di certificazione delle Indicazioni Geografiche e delle Denominazioni di Origine dell'Ue, infatti, favorisce il sistema produttivo e l'economia del territorio , tutela l'ambiente, perché il legame indissolubile con il territorio di origine esige la salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità e sostiene la coesione sociale dell'intera comunità.
Allo stesso tempo, con la certificazione comunitaria, si danno maggiori garanzie ai consumatori grazie ad un livello di tracciabilità e sicurezza alimentare più elevato rispetto ai prodotti non a marchio comunitario. Il tema della qualità degli alimenti nel diritto agroalimentare va inquadrato in diverse tematiche per le quali la competenza è conferita al legislatore europeo. Fa da “sfondo” la tematica della tutela delle designazioni e denominazioni sia con il fine di garantire i diritti del consumatore sia di proteggere una designazione anche semplice come ad esempio la “birra” in quanto espressioni delle tradizioni e degli usi di una comunità di persone.
Tale approccio configura la tutela delle denominazioni come protezione di opere dell’ingegno prefigurando i “marchi collettivi”. Rileva senz’altro il tema della tutela dell’ambiente e, conseguentemente, della salute che costituisce una delle problematiche del sistema Bio
(Reg. CE 834/2007) ma si ritrova anche nel sistema delle DO/IG, in quanto espressione di un metodo di produzione tradizionale con una volontaria limitazione delle rese (con conseguente minor impatto ambientale) e dell’uso di altre sostanze normalmente ammesse nella trasformazione dei prodotto che comporta una minore
manipolazione della matrice. Peraltro tanto in materia di Bio quanto di DO/IG, trattandosi di prodotti certificati, è senz’altro rafforzato il sistema dei controlli e della tracciabilità/rintracciabilità sui prodotti immessi in commercio. In tali sistemi si realizza, quindi, una piena applicazione di uno degli strumenti più rilevanti del Reg 178/2002 a tutela della sicurezza alimentare.
I prodotti a marchio D.O.P. (Denominazione di Origine Controllata) e marchio I.G.P.
(Indicazione Geografica Tipica) sono quei prodotti agricoli alimentari la cui caratteristica principale deriva dalla zona geografica di produzione e dai processi unici di trasformazione e lavorazione che in quel determinato territorio vengono portati avanti secondo la tradizione.
Ciò determina un prodotto unico e inimitabile nel sapore, gusto e colore per ogni zona produttiva.
Il regime dei prodotti agroalimentari regolamentati dipende dal Regolamento UE 1151/2012 consente di proteggere le indicazioni geografiche protette e le denominazioni d’origine dei prodotti agricoli ed alimentari, in ordine ai quali esiste un nesso tra le caratteristiche del prodotto e la sua origine geografica. I prodotti registrati ai sensi del Regolamento afferiscono a due categorie identificate dall’art. 5.
MARCHI DI TUTELA OBBLIGATORI PER I PRODOTTI CERTIFICATI
DOP-Denominazione di origine protetta”, le cui qualità o cui caratteristiche sono dovute essenzialmente esclusivamente all’ ambiente geografico comprensivo de fattori naturali ed umani e la cui produzione, trasformazion ed elaborazioni avvengono nellʼarea geografica delimitata
IGP-“Indicazione geografica protetta” del quale un determinata qualità, la reputazione o altre caratteristich possano essere attribuite allʼorigine geografica e la cu produzione e/o trasformazione e/o elaborazione avvengan nellʼarea geografica determinata
STG-“specialità tradizionali garantite” marchio che tutel produzioni che siano caratterizzate da composizioni o metod di produzione tradizionali; si rivolge a prodotti agricoli alimentari che abbiano una “specificità” dei quali si vuol salvaguardare metodo di produzione e ricetta tradizionale.
In definitiva, la DOP si applica a produzioni il cui intero ciclo produttivo dalla materia prima al prodotto nito viene svolto allʼinterno di unʼaerea geogra ca ben delimitata, e quindi, non è riproducibile al di fuori di quest ʼarea, nella IGP, una sola fase del processo di liera deve avvenire allʼinterno del luogo indicato dal disciplinare.
Un prodotto di qualità per fregiarsi di un marchio dop/Igp necessità di un procedimento di riconoscimento, di un disciplinare di produzione e di un sistema di controllo del rispetto di quel disciplinare.
In questa sede, tralasciando il sistema di controllo di cui si approfondiranno taluni aspetti nel paragrafo successivo, occorre definire come avviene un riconoscimento e cos’è un disciplinare di produzione.
Il Regolamento Ce n. 1151/2012 agli artt. 8-16 disciplina la procedura di riconoscimento e registrazione della DO/IG che, a differenza di quanto previsto nella precedente disciplina (Reg. Ce. n. 509 e n. 510 del 2006) prevede che l’istruttoria avvenga dinanzi alla Commissione europea e non più a livello nazionale (Mi.P.A.A.F.).
Senza addentrarsi troppo nei tecnicismi della procedura, il sistema di riconoscimento tende a valutare se la denominazione di origine o l’Indicazione Geografica presentino caratteristiche peculiari tali da distinguersi per qualità, tipicità, territorialità da altri prodotti similari.
Ai sensi dell’art. 7 del Reg. Ce n. 1151/2012 , aspetto fondamentale nella procedura di riconoscimento è la predisposizione di un disciplinare di produzione che ha la sostanziale funzione di regolare i seguenti aspetti:
- Il nome del prodotto e la sua descrizione;
- Delimitazione della zona geografica di provenienza del prodotto;
- Elementi che comprovino che il prodotto è originario della zona geografica delimitata:
tradizioni e tracciabilità;
- Descrizione del metodo di ottenimento del prodotto;
- Legame con l’ambiente geografico o con l’origine geografica;
4.2 IL SISTEMA DI CONTROLLO DEI PRODOTTI A QUALITA’ REGOLAMENTATA:
QUADRO NORMATIVO
Secondo l’assetto normativo europeo, i prodotti di qualità per potersi fregiare del marchio europeo (Dop/Igp/Stg) devono essere garantiti da un sistema di controllo e certificazione che trova il suo fondamento nell’art. 27 del Reg. Ce n. 1151/2012 (sostitutivo Reg. Ce n.
509 e 510 del 2006) cosiddetto “pacchetto qualità” e nel Reg. Ce n. 882/2004 (Controlli ufficiali).
In particolare l’art. 27 del Reg. Ce n. 1151/2012 stabilisce che “Gli Stati membri istituiscono un sistema di controlli e designano una o più autorità competenti responsabili dei controlli relativi agli obblighi sanciti dal presente regolamento, in conformità a quanto disposto dal Reg. Ce. N. 882/2004”.
In particolare l’art. 27 al comma 5 stabilisce che l’autorità competente può:
- Delegare compiti di controllo ad uno o più organismi di controllo. In tal caso gli Stati membri designano le autorità responsabili dell’autorizzazione e della vigilanza di detti organismi.
In Italia, tale incarico è stato attribuito al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mi.P.A.A.F.) titolare della funzione di vigilanza sugli organismi di controlli che attua attraverso l’I.C.Q.R.F. articolato nei i suoi uffici CENTRALI (vedi DG VINOO come sotto) e territoriali periferici (UFFICI ISPETTIVI E LABORATORI D’ANALISI).
Il Dipartimento dell’ICQRF nella sua struttura amministrativa è diviso in Direzioni Generali, quella che si occupa della vigilanza è denominata VICO 1 (D.G. per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari).
Il Mi.P.A.A.F. individua, attraverso apposito decreto, gli organismi di controllo pubblici e privati che ne facciano apposita richiesta, cui demandare alcuni compiti di controllo.
La scelta degli organismi di controllo ricade su quelle strutture che offrono adeguate garanzie di oggettività ed imparzialità e dispongono di personale qualificato e delle risorse necessarie allo svolgimento dell’incarico.
Il Mi.P.A.A.F. con apposito decreto formalizza la richiesta di candidature da parte delle strutture di controllo pubbliche o private che intendano svolgere, per conto del ministero e per un periodo non superiore a tre anni, le funzioni di controllo.