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8. APPLICAZIONE AL GOLFO DEL TIGULLIO

8.3 Analisi e interpretazione dei risultati

Nell’analizzare i risultati ottenuti, occorre attentamente considerare le ipotesi formulate, i limiti del modello e della schematizzazione, la fenomenologia locale, etc.; insomma tutti quei fattori che abbiamo abbondantemente descritto nei capp. 6-7 e che ci aiutano ad interpretare correttamente la tendenza evolutiva del fondale nel corso delle

I principali aspetti da considerare sono i seguenti:

• il calcolo dell’evoluzione dei fondali nel medio termine è stato effettuato nell’approssimazione della sovrapposizione lineare degli effetti, sommando cioè per ciascuna maglia del modello i contributi di erosione e ripascimento dovuti alle varie mareggiate. Come già precedentemente evidenziato, qualunque modello non può simulare i periodi di mare calmo o quasi calmo che intercorrono, anche per molto tempo (si pensi alla stagione estiva) tra una mareggiata e l’altra: in tal modo viene trascurato quell’effetto di ripristino delle caratteristiche del fondale che ha luogo durante i periodi di calma e che, per l’azione delle correnti di marea e del leggero moto ondoso comunque presente, tende ad attenuare in misura notevolissima le erosioni ed i ripascimenti determinati dalle mareggiate;

• i materiali sabbiosi sono in generale composti da granuli arrotondati e le formule disponibili in letteratura per il calcolo della velocità di caduta del sedimento assumono granuli sferici. Quanto più ci si allontana dalla sfericità tanto più gli effetti sull’inizializzazione del moto e sulla deposizione delle particelle diventano apprezzabili. E’ ovvio che nessun modello, allo stato attuale, può contemplare quest’assenza di “perfezione” nei granuli: si cerca allora, quando possibile, di calibrare il modello in modo da sopperire anche a questa mancanza. Nel caso attuale il modello utilizzato non è stato calibrato su dati misurati in loco, come del resto è ormai consuetudine generale, a causa della carenza di dati tipica dei mari italiani e dell’arco ligure in particolare. Quindi i valori e le quantità stimate debbono essere considerati in termini relativi e non assoluti, ma comunque utilizzabili per un confronto oggettivo tra le variazioni dei fondali nelle varie situazioni;

• nei calcoli è stato trascurato l’apporto sedimentario del torrente Entella: tale scelta deriva dal fatto che, non essendo disponibili dati certi sui volumi medi annui di materiale trasportato da tale corso d’acqua, si è ritenuto preferibile non influenzare i risultati del morfodinamico con l’introduzione di una “sorgente” di materiali di quantità ignota, anche perché la fenomenologia locale ha dimostrato che il carico sedimentario dell’Entella è diretto verso la spiaggia di Lavagna;

• in tutte le assunzioni effettuate (ad esempio per i coefficienti di scabrezza del fondale), si è sempre cercato di effettuare scelte ragionevolmente cautelative. Di grande aiuto è stata la verifica dei coefficienti su quanto effettuato nel passato a Lavagna;

• il reticolo di calcolo è caratterizzato da quasi 100.000 maglie quadrate di lato 10 m: la risoluzione spaziale è dunque di 10 m e valori inferiori sono ricavati da interpolazioni nello spazio. Reticoli di maggiore risoluzione avrebbero comportato il prolungamento dei tempi necessari per le simulazioni, già pesantissimi;

Tenuto conto di tutte le simulazioni effettuate e di quanto affermato in precedenza sul fatto che i risultati sono da considerare molto cautelativi, possiamo concludere che il sedimento, caratterizzato da diametri medi dell’ordine di 1 mm, può essere considerato sufficientemente adeguato a garantire una stabilità complessiva del litorale protetto dalle strutture a T.

Infatti, il progetto sembra ridurre in maniera notevole le perdite di materiale dalla spiaggia: i fondali risultano meno erosi nelle aree già soggette ad erosione, e

interessati da minor deposizione sia al largo, sia nelle zone, come l’imboccatura portuale, dove l’accumulo di sedimenti rappresenta attualmente un problema.

Questo trascurando il “piccolo particolare” che il progetto prevede anche un ripascimento di circa 150.000 metri cubi di materiale, con pendenze studiate appositamente per allontanare il frangimento delle onde dalla linea di riva. Tutti questi metri cubi versati, permetteranno, infatti, una rimodellazione delle pendenze del profilo nelle aree più prossime alla battigia, modificando la ripidità dei fondali attualmente presenti (soprattutto nelle Aree 3 e 5) e influenzando quindi la tipologia di frangimento delle onde. Queste nuove dinamiche permetteranno così una consistente riduzione delle “fughe” di materiale dovute al trasporto trasversale, e saranno comunque protette costruendo le strutture a T fin qui considerate.

Tali strutture potenzieranno inoltre l’opera del ripascimento poiché, causando diffrazione, modificheranno le caratteristiche delle onde incidenti sulla spiaggia, rendendole meno offensive.

In questo momento il progetto di difesa-ripascimento non è terminato perché i progettisti dovranno ottimizzarlo sulla base dei risultati che qui ho mostrato, anche se forse in modo troppo sintetico.

La progettazione del tipo e dell’entità del ripascimento è, infatti, tutt’altro che semplice. A complicare le cose ci si mette anche il trasporto longitudinale che, come ha evidenziato lo studio meteo-marino, è diretto verso il porto. Ed il porto, si sa, è l’interesse economico prioritario.

Ma se lo studio meteo-marino ha evidenziato questo flusso di sedimenti verso l’imboccatura del porto, che già deve essere dragata abbastanza spesso, andando a mettere altri 150.000 metri cubi di materiale tra spiaggia emersa e sommersa, non rischiamo di far crescere il trasporto e di peggiorare la situazione? Infatti in tal caso il “trasporto potenziale” disponibile a causa del moto ondoso, si trasformerebbe in “trasporto effettivo”, perché ci sarebbe abbondanza di sedimenti sul fondale!

Le prime simulazioni, relative al progetto dei soli pennelli, sembravano evidenziare questo aspetto: ma una semplice T messa in testa al pennello ha cambiato la situazione, grazie al prezioso ”intervento” della diffrazione delle onde. Ho così imparato che questo processo svolge un compito importante nella difesa di una costa perché, se ben studiata, riduce in maniera drastica il moto ondoso incidente.

La diffrazione, in pratica, disegna la spiaggia…

Confrontando gli obiettivi con i risultati ottenuti dalle simulazioni (granulometria, batimetria, pendenze, onde, correnti, trasporto, evoluzione dei fondali nel corso delle mareggiate, evoluzione annuale…) la strada imboccata sembrerebbe essere quella buona.

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