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Analisi pedagogica delle tendenze dell’educazione nella relazione di cura

Sta quindi all’operatore sanitario, entro i limiti spazio-temporali che gli sono assegnati socialmente, promuovere una riscoperta della lingua corporea nei soggetti che gli sono affidati, e

10. Analisi pedagogica delle tendenze dell’educazione nella relazione di cura

10.1. Introduzione: l’educazione nella relazione di cura come pratica interdisciplinare

La relazione di cura si caratterizza come una serie pratiche che necessitano della cooperazione di diversi contenuti disciplinare, funzionalmente interrelati al fine di raggiungere obiettivi medico-sanitari, e complementariamente anche educativi, rilevanti169. Per questo motivo, in questo capitolo si va ad

approfondire la natura interdisciplinare dell’educazione motoria e sportiva.

10.2. Definizioni: pluridisciplinarità, multidisciplinarità, transdisciplinarità,

interdisciplinarità

La storia della cultura occidentale ha consolidato campi di sapere omogenei, costituiti attorno a precisi oggetti di indagine e caratterizzati da determinate metodologie di ricerca, che chiamiamo “discipline”. Accade però, specialmente in situazioni di fluidità culturale e di complessità sociale, che i campi disciplinari finiscano per risultare “compartimenti stagni” rispetto ai problemi che vogliono affrontare: sorge allora la necessità che questi campi inizino a dialogare tra loro, ad entrare in una relazione che vada oltre i limiti imposti dal campo stesso.

La relazione tra le diverse discipline assume varie modalità, come riassunto nella tabella sottostante: Tabella 10.I. Le declinazioni della disciplinarità

Denominazione Descrizione della modalità di relazione tra le discipline

Multidisciplinarità consiste nel fare dialogare almeno due discipline attorno ad un problema, non necessariamente comune ad entrambe, a volte senza che vi sia un’apparente relazione: per esempio quando, in una trasmissione di intrattenimento televisivo, si chiamano un archeologo, un cantante rock e un chimico a parlare di una guerra, quello che salta fuori è comunque interessante, ma affidato al caso o, al massimo, all’intelligenza del conduttore

Pluridisciplinarità consiste nel fare dialogare in modo mirato almeno due discipline più o meno affini attorno ad un problema comune: per esempio la fisica e la matematica, gli insegnamenti letterari in un liceo classico, le discipline topografiche in un istituto per geometri

Transdisciplinarità consiste nel ricercare un sistema di assiomi, di assunti di base, che possa essere messo a fondamento di diverse discipline, magari gerarchicamente o sistematicamente ordinate: questo è stato ad esempio il progetto grandioso – e, ovviamente, fallito – dell’Enciclopedia delle scienze unificate del tardo neopositivismo del secondo dopoguerra;

Interdisciplinarità consiste nel fare dialogare almeno due discipline in modo tale che, attorno ad un problema specifico, nasca una prospettiva nuova, che supera i confini delle discipline originarie, dando a volte origine a nuove discipline trasversali: per esempio, il dialogo tra le scienze biologiche e l’etica filosofica sui problemi posti dalle nuove tecnologie in grado di controllare i fenomeni della vita ha dato origine alla “bioetica”

È inutile dire che la prospettiva interdisciplinare è quella che risulta essere più feconda rispetto alle altre, per almeno quattro motivi. Prima di tutto, mantiene intatta l’esigenza dell’unità del sapere, costruendolo però attorno a problemi reali e non a gerarchie preordinate. In secondo luogo, permette un maggiore controllo critico del sapere stesso, evitando circoli viziosi ed avvitamenti su se stesse delle singole discipline. Terzo, migliora il campo dal punto di vista cognitivo dato che, per esempio, i contenuti disciplinari vengono utilizzati per risolvere i problemi, quindi possono essere appresi in situazione. Infine, migliora le prospettive

169 Questo paragrafo si ispira liberamente a G. GIUGNI, Il corpo e il movimento nel processo educativo della persona, SEI, Torino,

operative, per esempio aiutando a sviluppare metodi di lavoro di gruppo e costringendo gli individui a dialogare su temi specifici, trovando linguaggi comuni al di là delle specializzazioni.

L’educatore motorio e sportivo è un professionista dell’educazione formato in modo interdisciplinare, perché il suo lavoro sarà un lavoro eminentemente interdisciplinare, sia dal punto di vista pratico sia da quello teorico.

10.3. Relazione di cura, educazione e interdisciplinarità

Il curricolo dell’operatore sanitario proposto nell’ambito delle “scienze infermieristiche” è articolato in campi di problemi affrontati di volta in volta da discipline dell’area delle scienze naturali (fisica, chimica, biologia), dell’area medica (anatomia, fisiologia, igiene), dell’area sociopsicopedagogica (psicologia generale, pedagogia generale, sociologia, antropologia culturale) economico-giuridica (diritto, etica professionale), dell’area infermieristica (teorie e tecniche della professione). I contenuti delle discipline vengono mediati, per quanto possibile, all’interno di una visione sistemica delle scienze infermieristiche.

10.4 Gli esiti di un approccio interdisciplinare

Una relazione di cura guidata da professionisti interdisciplinarmente formati può contribuire al miglioramento dei processi educativi in almeno tre aree, che andiamo a tratteggiare per sommi capi: l’educazione alla prevenzione, la promozione della salute, l’educazione alimentare.

10.4.1. Educazione alla prevenzione

Procedendo oltre la tradizionale concezione della salute come “assenza di malattia” e della terapia come prassi da attuare una volta che il problema di salute è già in atto, la relazione di cura parte dall’apprendimento della gestione quotidiana del proprio corpo, e conseguentemente anche dello stato di benessere psicofisico collegato alla corporeità.

La coscienza della propria salute parte dall’acquisizione di abitudini che impediscano la manifestazione di problemi successivi: in questo caso, la relazione di cura sostiene la famiglia (che magari non ha più le competenze per gestire una prevenzione scientificamente fondata), interagendo con la medicina di base e preparando il soggetto ad una sua presa di coscienza più responsabile dei problemi.

10.4.2. Educazione alla promozione della salute

La salute è uno stato positivo di benessere, che viene promosso dal soggetto mediante una gestione sempre più autonoma, che parte dalla conoscenza della corporeità e si snoda attraverso la consapevolezza delle interazioni uomo – ambiente (tra l’individuo e l’altro individuo, tra l’individuo e il gruppo sociale, tra l’individuo – gruppo sociale e l’ambiente naturale).

La promozione della salute è un vero e proprio progetto educativo che accompagna tutte le fasi dell’età della vita (e non solo quelle evolutive) e che prevede didattiche adeguate ai contesti ed ai soggetti, mediante l’apporto interfunzionale di diverse istituzioni (scuola, luoghi di lavoro, sistema sanitario nazionale, sistema sportivo federale, enti di promozione sportiva).

Per esempio, è possibile fare percepire al paziente ospedalizzato di essere parte di questo sistema, e non di vivere una fase “casuale” della sua vita biologica.

10.4.3. Educazione ad una corretta alimentazione

L’alimentazione è uno dei bisogni primari dell’umanità, sia come risposta biologica alla necessità di sopravvivenza, sia come atto culturale: non si mangia solo per vivere, ma si vive anche per mangiare, nel senso che si vive anche per esprimere “qualcosa” nell’atto di nutrirsi (non è solo una questione di edonismo o di ghiottoneria, o di peccato di gola), e si vive anche per mangiare in un certo modo, determinato in parte dai condizionamenti sociali, in parte dai modelli culturali, in parte dalle scelte individuali. Nell’alimentazione, dunque, motivazioni biologiche trapassano in motivazioni psicologiche, ed aspetti funzionali e strumentali si trasformano in gesti carichi di significato e pertanto antropologicamente rilevanti.

La relazione di cura contribuisce al consolidamento di una concezione dell’alimentazione come situazione esistenziale ed esperienziale di tipo culturale, della quale il soggetto deve diventare sempre più consapevole. L’operatore sanitario incontra situazioni esistenziali (positive o negative) già consolidate, e contribuisce con altre agenzie (ultimamente anche la scuola e il mondo dei mass media si sono fatti carico di

questo problema) sia a trasmettere informazione corrette dal punto di vista scientifico, sia a spingere verso il consolidamento (se già presenti) o l’acquisizione (se assenti) di comportamenti alimentari idonei allo stadio di sviluppo psicofisico del soggetto in questione.

Non si deve attendere dunque la manifestazione “evidente” di un’educazione alimentare che non c’è stata, che c’è stata ma che è fallita o che non riesce a fare presa (i casi adolescenziali di anoressia – bulimia, o l’innalzamento della percentuale di bambini obesi): l’educazione alimentare deve “accadere comunque”, e all’operatore sanitario si chiede, nei limiti del suo intervento, farla accadere in modo intenzionale.

10.5. Conclusioni

L’operatore sanitario formato a livello universitario ha quindi davanti a sé un compito assai impegnativo: portare i soggetti con i quali entrerà in relazione ad acquisire una piena consapevolezza della propria dimensione biologica e corporea, comprensiva della propria dimensione cognitiva e socio-affettiva.

Soggetti così formati saranno prima di tutto operatori sanitari a tutto tondo, e poi saranno anche testimoni e promotori di una cultura della salute che sia in grado di recuperare i valori educativi insiti nella pratica medico - sanitaria.

Siamo però entrati, a questo punto, in una dimensione “utopica”, perché stiamo delineando un futuro che non c’è ancora, e che tutti coloro che amano la culturadella salute in chiave olistica sono impegnati a realizzare: anche chi è solo al primo anno di un’avventura formativa che lo prepara a diventare un operatore sanitario nel campo delle scienze infermieristiche avrà il suo compito da svolgere, il suo ruolo da espletare, la sua occasione da cogliere.

11. Aspetti etici della relazione di cura come evento educativo