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Introduzione: il corpo come elemento costituivo dell’evento educativo nella relazione di cura

DELL’EDUCAZIONE NELLA RELAZIONE DI CURA

7. Peculiarità dell’evento educativo nella relazione di cura

7.1. Introduzione: il corpo come elemento costituivo dell’evento educativo nella relazione di cura

Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, l’educare è un processo di sviluppo delle potenzialità della persona per trasformarle in condotte atte a fronteggiare le situazioni della vita. L’educarsi costituisce invece una domanda esistenziale che ciascun individuo umano dal momento della nascita rivolge alla società in cui è nato. A questa domanda la società risponde appunto con l’educare, cioè con l’aiutare l’individuo a realizzarsi autonomamente e socialmente, stabilendo relazioni con gli altri e con il mondo degli oggetti. L’educare e l’educarsi costituiscono un processo di “comunicazione”, i cui interlocutori principali sono l’educando e l’educatore.

All’origine dello sviluppo della personalità e della comunicazione ci sono il corpo e il suo specifico linguaggio: il movimento. Il bambino entra in rapporto con le persone e gli oggetti mediante il corpo, che dà unità al muovere ed al muoversi: spesso, la malattia come disfunzione corporea si riflette sulla limitazione del “movimento”, sia in senso fisico, sia in senso metaforico dell’essere libero.Una riflessione pedagogica sull’educazione del corpo e del movimento comincia perciò con la considerazione di questi due elementi115.

7.1.1. Il significato del corpo e della corporeità

La cultura contemporanea ha riabilitato il corpo e i valori corporei, superando il dualismo tradizionale fra anima e corpo. Le ragioni sono molteplici: alcune sono di natura pratica, quali ad esempio il prolungamento della vita umana. Altre sono invece da attribuirsi ai movimenti di pensiero del nostro tempo: la psicoanalisi, ad esempio, sostiene l’identità tra l’io e l’io corporale; la psicologia della conoscenza pone in evidenza il ruolo dell’attività corporea nello sviluppo delle funzioni conoscitive.

Tutti gli autori, esponenti dei più differenziati movimenti di pensiero, concordano oggi nel sostenere la stretta relazione tra il corpo e lo sviluppo intellettuale. La “costituzione dell’uomo” è un “tutto unitario” che tiene insieme ogni particolare e gli dà il suo colorito specifico e il suo significato.

Il corpo viene considerato un principio ineliminabile e necessario: non un oggetto o uno strumento o una condizione della vita, come magari in passato è stato concepito, ma esso stesso è vita: in quanto “corpo vissuto”, in quanto “insieme” solidale di tutte le esperienze attuate, al di là di ogni discriminazione del fisico e dello psichico, è il punto di partenza di ogni considerazione pedagogica sui processi educativi.

7.1.2. Concezioni della corporeità e pratiche educative

Il corpo oggetto

Il discorso sul “corpo” è stato tradizionalmente impostato, nella cultura occidentale, sulla contrapposizione di due elementi fondanti: l’oggettivazione del reale (natura, materia, dato, ecc..) o la sua idealizzazione ontologica (idea, spirito, soggetto, ecc..). La teoria e la pratica educativa sono state conseguentemente influenzate dal significato e dal valore attribuito al corpo, nonché dalla sua posizione rispetto all’anima o alla mente.

115 Le riflessioni che seguono prendono spunto da G. GIUGNI, Il corpo e il movimento nel processo educativo della persona, SEI,

Un corpo, qualora venga considerato meramente un oggetto o uno strumento dell’anima, può essere non educato, ma solo addestrato a questo scopo, mediante una disciplina specifica, la “ginnastica”. Nell’antichità classica e per tutto il periodo medievale, non era pensabile una cultura del corpo come “educazione”, ma solo come “addestramento”: l’umanità nella sua piena essenza si realizzava nella cultura greco-latina nelle arti liberali, e nella civiltà medievale cristiana nella purificazione dell’anima. Il corpo, pur valorizzato, manteneva sempre un ruolo subalterno.

Una cultura del corpo come educazione è resa possibile quando si dà al corpo un significato, trasformando l’antinomia anima – corpo in una forma concettuale che rimandi all’unione e all’integrazione funzionale delle due componenti. Questo rinnovamento nella visione culturale permette la possibilità educativa della corporeità, che viene dapprima intuita nell’Umanesimo e nel Rinascimento ed infine concettualizzata alla fine del XVII secolo.

Il corpo natura

Solo la cura di un corpo cui è stato attribuito un qualche significato non strumentale, perché regolato e difeso dalla natura o parte addirittura della natura, può assumere i caratteri di un processo educativo. Gli educatori dell’Umanesimo e del Rinascimento introducono pertanto nei loro programmi educativi le attività fisiche come momenti di distensione, come rinvigorimento della salute e delle diverse funzioni del corpo, collegandole all’istruzione e all’insegnamento scolastico. Il termine “educazione fisica” appare soltanto nel XVIII secolo, usato dal medico J. Ballexserd in sostituzione del termine “ginnastica”, contemporaneamente all’emergere di nuovi interessi quali la cultura umanistica, la dietetica, l’abbigliamento, l’igiene.

I trattati di pediatria, numerosi dal periodo illuministico in poi, avanzano prospettive innovative: prima l’attenzione si sposta sul corpo da un punto di vista medico, poi viene investito anche il campo educativo e vengono create le premesse dell’educazione fisica. Ballexserd considera infatti lo sviluppo fisico inseparabile dallo sviluppo complessivo dell’essere umano, che comprende anche quello intellettuale e quello volitivo (etico).

Gli obiettivi dell’educazione fisica di stampo illuministico, che trovano una loro precisa codificazione nella teoria e nella pratica delle istituzioni educative del Filantropinismo tedesco, sono la buona salute e l’irrobustimento del corpo; e i suoi mezzi sono la ginnastica, articolata secondo i vari periodi dell’evoluzione dell’infanzia, la dietetica e il modo di vestire.

Il concetto di educazione fisica tardo-settecentesco è stato costruito sulle motivazioni della pediatria e dell’ortopedia. Il suo significato educativo è ancora incerto tra “perfezionamento” e “gestione” corporea. Nel XIX secolo si apre una nuova dicotomia nell’ambito del corpo stesso, riguardo alle finalità che il corpo deve perseguire: il perfezionamento biologico e la salute o l’irrobustimento per i compiti che la società gli assegna.

La motricità nella prospettiva dell’avere e dell’essere

Nel Novecento si sono quindi delineati diversi significati dell’educazione che interessa il corpo e il suo linguaggio: utilizzando una terminologia presa a prestito da Erich Fromm, i significati cambiano a seconda che si collochino nella prospettiva dell’avere (“io ho un corpo”) o dell’essere (“io sono un corpo”).

Nella prima prospettiva l’educazione del “corpo – oggetto” ha per obiettivo l’acquisizione di qualità fisiche, che rendano l’uomo capace di affrontare, fisicamente e moralmente, le situazioni della vita;

l’educazione del “corpo – strumento” ha per obiettivo l’acquisizione di abilità funzionali e l’apprendimento

delle tecniche, che comportano le varie attività sportive; l’educazione del “corpo – condizione” ha per obiettivo di far acquisire al corpo modi di funzionamento analoghi ai diversi aspetti dello sviluppo e capacità utilizzabili nel loro ambito.

Nella seconda prospettiva le tendenze si incontrano sul concetto di “corpo – soggettivo” in opposizione al concetto di “corpo – oggetto”. L’educazione assume il compito di far sperimentare al corpo le sue possibilità espressive, allo scopo di ottenere la realizzazione spontanea della personalità di ciascuno.

L’educazione come comunicazione

L’educazione, nella sua duplice accezione di “educarsi”, ossia di sviluppo delle potenzialità individuali in ordine alla loro utilizzazione sociale, e di “educare”, nel senso di aiutare, di dirigere tale sviluppo, ha per oggetto la persona. Essa non è che il singolo esistente umano, dotato di unità fisica, di connessione delle sue parti essenziali; queste parti sono le “categorie” del “corporeo” e dello “psichico”: unità o unificazioni di molteplici esperienze. Il corpo e la psiche, il corporeo e lo psichico, sono, dunque, “poli” che si influenzano circolarmente in un unico sistema: la persona.

L’elemento corporeo, infatti, pone la persona in contatto con l’esterno (presenza nel mondo); può subire un’azione esterna; è esteso, cioè ha una forma spaziale; è diretto da dinamismi interni (la vita affettiva). Il corpo, conseguentemente, può sperimentare il concreto, vivere il presente, attuare il “fare”, adattarsi all’ambiente, esprimere e comunicare. Il campo preferenziale del dominio corporeo è costituito dal gioco, dallo sport, dal lavoro professionale, dal tempo libero.

L’elemento psichico, a sua volta, esprime l’interiorità della persona contro l’esteriorità; l’attività contro la passività; la qualificazione contro la quantità, l’elemento direttivo interiore, quasi un programmatore della vita personale. Lo psichico utilizza il simbolo e l’astratto, rappresentandoli; rappresenta la continuità dal passato al futuro; dirige il “fare”, agendo dall’interno in modo emotivo e mentale; è in grado di conferire significato a tutto ciò che si sperimenta.

Ecco quindi che la locuzione “educazione motoria”, completata dalla sua declinazione specialistica come “educazione sportiva”, è in grado di includere tutte quelle pratiche educative che considerano il corporeo e lo psichico come elementi interrelati, cooperanti al fine della crescita della persona.