• Non ci sono risultati.

ni impren muovono tr

3.3  Analisi per temi

Esaminando i punti nodali emersi dal confronto con i principali attori del settore agroalimentare è possibile costruire un discorso coerente che muove dall’analisi del contesto e del settore specifico per individuare le strategie che gli attori stessi tracciano quali efficaci risposte al problema dello sfruttamento lavorativo.

Verrà innanzitutto restituito un quadro della percezione che imprese, ONG, sindacati, ispettori del lavoro e organizzazioni imprenditoriali hanno del contesto sovrannazionale e locale all’interno del quale operano. Da questa descrizione sarà poi possibile concentrarsi in modo più specifico sul settore agroalimentare, facendo emergere dalle interviste eventuali rischi rilevati in merito tanto al comparto specifico, quanto allo sfruttamento lavorativo e prendendo in esame la valutazione formulata dagli intervistati rispetto alle misure di prevenzione proposte dalla ricerca “Facilitating corporate social responsibility in the field of human trafficking”. Infine sarà presa in esame la strategia d’azione che emerge quale soluzione unanimemente individuata: una rete di collaborazione che mantenga la suddivisione delle competenze dei diversi enti in gioco, facendo però in modo che le competenze specifiche di ciascuno stakeholder vengano completate dalla costruzione e dal consolidamento di raccordi a maglia stretta con gli ambiti d’intervento e competenza dei partner.

L’analisi qui proposta muove dunque tanto dalle proposte intenzionali e consapevoli degli attori in merito alle modalità di prevenzione e soluzione del problema dello sfruttamento lavorativo, quanto dall’esplicitazione di alcuni normative leaps contenuti nelle problem setting stories260 fornite dagli intervistati, esplicitazione rivelatasi in ultima analisi fondamentale per l’individuazione di una strategia d’azione comune. Con l’intento di evitare il più possibile semplificazioni e riassunti fuorvianti rispetto a quanto espresso da ciascun intervistato, per ogni punto in esame non verrà tralasciato il confronto fra posizioni simili e discordanti espresse tanto da parte dei diversi gruppi di attori quanto da parte del singolo. Tuttavia, s’invita alla lettura integrale delle schede

260 Per uno studio in merito si veda Schön D., Generative Metaphor: A Perspective on Problem‐Setting in Social Policy in Ortony A., Metaphor and Thought, Cambridge University Press, Cambridge, 1993, p. 137‐163.

delle interviste261 (vedi allegati) per una comprensione più olistica dell’approccio

mantenuto da ciascun ente, nonché per la possibilità di ottenere maggiori dettagli rispetto a quanto descritto e considerata la necessità di mantenere una coerenza espositiva nell’analisi qui proposta.

3.3.1 Il Contesto

Concorrenzialità

Dalle interviste emerge una percezione comune generalizzata del quadro di concorrenzialità globale all’interno del quale debbono calarsi le aziende del settore agroalimentare, concorrenzialità che sembra qualificare lo sfruttamento lavorativo quale «situazione quasi endemica del nostro sistema produttivo», dichiara C. della Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione.

Il riconoscimento implicito dell’esistenza di meccanismi economico‐concorrenziali che possono attirare un’azienda verso l’adozione di comportamenti poco corretti nelle relazioni di lavoro è spesso sottinteso nelle risposte fornite da molti intervistati262. È

l’Associazione Italiana Agricoltura Biologica a rendere più esplicito il riferimento al meccanismo di concorrenzialità dei prezzi dei prodotti provenienti dall’estero che spinge le imprese italiane a cercare l’assunzione di manodopera a basso costo al fine di tagliare i costi di produzione: «[la] concorrenza che abbiamo nel campo agricolo», afferma infatti un membro del direttivo regionale di AIAB Lombardia, «fa sì che le aziende siano costrette ad utilizzare manodopera sottocosto perché i prodotti [provenienti] dall’estero hanno dei prezzi a cui è difficile fare concorrenza».

261 Alcune dichiarazioni riportate all’interno di questo capitolo non sono state riportate nelle schede delle interviste: il criterio di scelta nella collocazione nel testo presente o nella scheda della trascrizione di parti integrali del discorso degli intervistati o di considerazioni rispetto ad un argomento dipende essenzialmente dalla rilevanza che essa assume nella trattazione. In linea generale nelle schede delle interviste si è tenuta più fede alla rilevanza rispetto alle domande proposte nel questionario parte del progetto di ricerca europeo “Facilitating corporate social responsibility in the field of human trafficking”, mentre nel corso di questo capitolo sono state selezionate affermazioni e ragionamenti utili al completamento dei concetti guida scelti per illustrare il percorso dal contesto, al settore, alla costruzione di una rete di collaborazione, cfr. 3.1.

Il tema della concorrenza è certamente sentito, anche e soprattutto, in primo luogo dalle aziende, sempre in merito alla difficoltà di competere coi prezzi che aziende delocalizzate o plurilocalizzate possono permettersi di imporre sul mercato.

L’intervista con un rappresentante della Centrale del Latte di Brescia fornisce alcuni esempi concreti in merito al settore lattiero‐caseario: Granarolo263, illustra

l’intervistato, «ha già risolto il suo bel problema: fa venire direttamente le confezioni dalla Francia [dove] fino a qualche anno fa si riscontrava un differenziale [di prezzo] al litro che era anche cospicuo, quindi conveniva far venire non solo il latte ma addirittura la confezione». «Noi siamo piccoli, dipendiamo da grandi dinamiche» dichiara l’intervistato, e così illustra brevemente un quadro dominato da Italatte («che però ha la testa fuori Italia oramai») ed Ambrosi264, nel quale il mercato del prezzo del latte «qui

da noi» dipende dal Grana Padano. Rispetto a quanto sottoscrive Borretti265 riportando

la lettera di Samuele Bertuzzi266 sembra dunque opportuno precisare come non sia solo

l’agricoltore a subire un prezzo che egli non può stabilire, ma, in un contesto in cui il settore agroalimentare è pienamente integrato a livello globale, si conferma invece come le grandi (anche non gigantesche) imprese impongano i propri prezzi sul mercato in ogni settore dell’agribusiness, e non dunque solo in quello agricolo in senso stretto. Le «grandi dinamiche» cui si faceva riferimento poc’anzi determinano un livello di concorrenzialità tutt’altro che astratto: per Centrale del Latte, così come per tante altre aziende e produttori, la concorrenza è visibile e sentita nell’arco del quotidiano svolgersi dell’attività lavorativa: «se alle 4 del mattino il camioncino [che deve consegnare il latte ai punti vendita] non esce: il giorno dopo c’è Granarolo». Dalla messa in concorrenza diretta di piccole e medie aziende con grandi colossi della produzione agroalimentare nasce l’assioma secondo il quale «sembra che se non c’è sfruttamento [lavorativo] irregolare le aziende non possano vivere», polemizza l’intervistato di Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione. Effettivamente il problema

263 Granarolo è una delle maggiori aziende italiane specializzate nella commercializzazione di latte fresco e prodotti lattiero‐caseari.

264 Ambrosi è un’importante azienda del mercato dei formaggi tradizionali italiani.

265 Borretti B., Da Castel Volturno a Rosarno. Il lavoro vivo degli immigrati tra stragi, pogrom, rivolte e razzismo di stato, in Basso P. (a cura di), Razzismo di stato op.cit., p. 506.

dell’abbattimento dei costi di produzione scaricato sul capitale variabile, così come rilevato dalla bibliografia in materia267, rimane assolutamente attuale.

Il ricorso al lavoro nero, gli appalti giocati al ribasso e non ultima la difficoltà d’incontro fra domanda e offerta di lavoro sono temi largamente presenti nelle analisi offerte dai soggetti intervistati.