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STUDIO DELLA COMUNICAZIONE MULTIMODALE DELLE GUIDE TURISTICHE: RACCOLTA E ANALISI DEI DAT

3.4 Analisi del video di introduzione al “Barri Gòtic Tour”

La scelta di adottare come caso di studio il tour guidato di Barcellona è da ritenersi conseguenza naturale della peculiare dote della guida la quale è stata, indubbiamente, la più capace nel coinvolgere il pubblico tramite le giuste strategie comunicative sia puramente linguistiche, che prosodico- intonative e non verbali, con particolare attenzione verso quelle gestuali.

La guida, che si scoprirà solo alla fine del video chiamarsi Joseph, si accerta, prima di iniziare il tour, che il gruppo abbia una competenza sufficiente della lingua inglese e, successivamente, chiede ai presenti il loro paese di provenienza e se quella è la loro prima visita a Barcellona probabilmente per definire il contenuto del discorso che sta per fare e il modo in cui organizzarlo. Con questa strategia rompe il ghiaccio per far sentire il gruppo a proprio agio.

Da subito si può notare il suo comportamento spaziale. Joseph non si presenta assumendo la solita postura dell’oratore davanti al suo uditorio, quella eretta, bensì in ginocchio in modo tale da creare fin da subito

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un’atmosfera informale evitando che si crei una sorta di subordinazione al “livello superiore”, la guida. Pertanto non si limita a porre domande personali ai turisti, ma riferisce anche la propria storia in maniera simpatica raccontando, con qualche aneddoto, di come si è ritrovato a Barcellona.

I came here on a four-day visit… Day one: I played music, classical music; day two: I looked at documents, I am a Social Historian, an historian of people. I am not interested in Queens, I’m not interested in Kings, I’m not interested in dates. I’m interested in how people survive, yeah?… Day three: I deejayed at an afterhours’ party, and I don’t remember day four, (I) don’t remember day five, (I) don’t remember day six… I did not go back to London.

Introduce il suo tour e, spiegando come verrà suddiviso, sottolinea che è diverso da quello degli altri in quanto, essendo lui uno storico sociale, non è interessato alle date ma alle persone.

Ciò renderà sicuramente più interessante il racconto.

Il discorso viene esposto in maniera semplice e comprensibile.

La guida sembra tener conto del pubblico multiculturale che ha di fronte e usa frequentemente un parlato iperarticolato soprattutto nello spiegare i concetti più complessi o, comunque, quando introduce nozioni che non fanno parte del terreno comune.

Riporto qui un esempio di iperarticolazione, che è possibile trovare già all’inizio del tour, in cui una ragazza del gruppo fa una domanda circa un concetto appena spiegato dalla guida e quest’ultima, per evitare un ulteriore gap nella comunicazione, ripete le stesse parole ma rallentando la dizione e inserendo delle brevi pause tra una parola e l’altra:

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Il ricorso alle figure retoriche, tra le tecniche più efficaci usate in oratoria per catturare l’attenzione di un pubblico, è frequente e si nota fin dall’inizio.

Nel primo esempio preso in considerazione vi è un parallelismo per cui le parole I’m not interested in costituiscono l’inizio anche delle frasi a seguire. Si tratta di una ripetizione che ha lo scopo di ottenere maggiore chiarezza ed efficacia oltre a rendere organico ed elegante il discorso.

Un’altra figura retorica presente nel discorso è la cosiddetta interrogativa retorica:

What happened seven hundred years ago?

Chi enuncia un’interrogativa retorica, non si attende una risposta, al contrario continua il discorso senza lasciare spazio all’interlocutore.

In questo caso, Joseph, con l’ausilio dello sguardo fisso rivolto verso la chiesa, oggetto del discorso, evita l’interruzione da parte di un eventuale intervento del pubblico e fornisce egli stesso la risposta:

Seven hundred years ago Europeans had bubonic plague.

La domanda è rivolta a sé per vivacizzare il discorso.

Una particolare tecnica espressiva è rappresentata dalla prosopopea basata sulla personificazione di oggetti inanimati:

The tallest structure in the city is telling the world Barcelona is Christian and only Christian.

Grazie alla suddetta strategia, la guida conferisce estrema importanza al campanile della chiesa di Santa Maria del Pi.

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Come ho precedentemente accennato, significative sono le strategie prosodico-intonative utilizzate.

Per tutta la durata del tour il tono viene mantenuto in linea di massima basso e solo qualche volta modulato, a seconda dell’interpretazione data a ciascun enunciato, e l’intensità aumentata per enfatizzare un concetto.

…but as you walk around you see churches EVERYWHERE

In questo caso l’intensità della voce nel proferire everywhere è maggiore e le conferisce enfasi.

L’enfatizzazione è possibile anche tramite il cosiddetto allungamento prepausale, un fenomeno prosodico che si manifesta come un allungamento temporale delle ultime sillabe di un enunciato.

…so many people are sent out that way to see xxx forms this area of la:nd

Tra i segnali vocali anche il silenzio ha un forte potere comunicativo.

Non mancano, infatti, le pause funzionali che possono coincidere con la pianificazione linguistica del discorso oppure per invitare alla riflessione:

But as you walk around you see churches EVERYWHERE ## The population did not go up ##

But the xxx churches increased ##

So they don’t need churches for people ## Just more and more people go to church ##

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Qui Joseph invita gli ascoltatori a seguire un determinato ragionamento logico al quale segue una conclusione personale. Se quest’ultima viene confermata dalla guida, a quel punto si crea un effetto dall’impatto straordinario.

L’uso della gestualità in supporto al parlato si nota fin dall’inizio, quando specifica che il gruppo è composto da un numero ridotto di persone e precisamente quattro:

Fig. 8

Il numero quattro è esplicitamente indicato con le dita della mano sinistra (Fig. 8). Si tratta di un gesto iconico dalla funzione ripetitiva in quanto ripete, appunto, quello che viene espresso verbalmente.

Un altro gesto iconico è rappresentato dall’apertura delle mani “a coppetta” dal centro verso i lati per indicare una quantità imprecisata ma comunque elevata di persone (Fig. 9).

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Fig. 9

Il gesto in questione ha, questa volta, funzione aggiuntiva. Alla parola “eighty” dona una sfumatura di significato addizionale, quella di grossa

quantità.

Tra i gesti iconici degni di attenzione abbiamo i seguenti:

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…and so therefore we know that the city grew and grew and grew.

What was OUTside then becomes INside…

In figura nr. 10 si nota che il concetto di crescita (grew and grew and grew) è rappresentato dal movimento delle mani che, poste l’una di fronte all’altra con i palmi uniti, si distanziano progressivamente, favorite dall’allargamento delle braccia verso l’esterno.

Segue la frase:

…the population did not go up but the amount of churches increased.

to GO UP

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Fig. 12

Questo è un tipico caso di sinonimia gestuale.

Pur esprimendo lo stesso concetto di aumento numerico (to go up/to

increase), Joseph usa due gesti diversi: prima, vincolato dal termine up, sfrutta

il piano verticale muovendo l’indice di entrambe le mani in direzioni opposte (Fig. 11); dopo, lo stesso movimento, ma con l’intera mano, è effettuato utilizzando il piano orizzontale (Fig. 12).

Questa differenziazione rende palese la volontà della guida di sottolinearne il contrasto (Nonostante non si sia registrato aumento della popolazione, il numero di chiese cresceva in maniera spropositata).

Frequente risulta l’uso dei gesti batonici i quali seguono il ritmo del parlato. Analizzando il video in questione ho avuto la possibilità di riscontrare una sorta di uso anaforico del beat che accompagna un’anafora verbalmente espressa.

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Fig. 13

…to build a so high, so big, so long ago.

Si tratta di tre gesti (Fig. 13) che vengono eseguiti con i due palmi paralleli i quali si muovono su e giù contemporaneamente in corrispondenza di ogni ripetizione.

Parlando di figure retoriche, non possono, certamente, mancare all’appello esempi di gesti metaforici.

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Fig. 14

Fig. 15

Dopo aver fornito alcune informazioni storiche riguardanti date ed eventi la guida, dicendo a lot of information that goes in one ear and goes out the

other, indica con l’indice l’orecchio prima sinistro e poi destro mimando il

gesto dell’entrata e dell’uscita (Figg. 14-15)16.

16 L’uso di espressioni idiomatiche potrebbe essere errato, in quanto marcate

culturalmente. Tuttavia in questo caso si tratta di un’espressione utilizzata quasi in tutte le lingue.

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Questo è un caso di espressione idiomatica resa verbalmente e ripetuta tramite il gesto coverbale che ne crea l’immagine visiva.

Tuttavia, la metafora gestuale può non essere immediatamente riconosciuta perché latente.

Fig. 16

…So they don’t need churches for people just more and more people go to church…uh?

Dopo aver proferito il precedente enunciato il quale assume un senso interrogativo per l’intonazione ascendente invitando, così, i turisti alla riflessione, una pausa silente è accompagnata dal palmo della mano che si apre verso l’alto a sostegno dell’interiezione finale (Fig. 16).

Il gesto è metaforico perché dà il significato di chiaro, evidente, attraverso l’idea di qualcosa che si apre divenendo visibile a tutti (Se la popolazione non aumenta, ma il numero delle chiese sì, inevitabilmente saranno sempre di più le persone che si convertono al Cristianesimo).

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Volendo fornire un ulteriore esempio di gesto metaforico, non posso non menzionarne uno il quale è basato su una tra le più comuni metafore concettuali: tempo è spazio.

Fig. 17

…so as we walk around we’re gonna look at the s t o: r y of that period.

Al proferimento della parola story, corrisponde il gesto dei palmi paralleli che si allontanano progressivamente sul piano orizzontale verso i lati (Fig. 17). Tramite questo movimento la guida sottolinea l’aspetto temporale del termine. Il tempo si sviluppa nello spazio.

Nello spiegare l’origine e le relative conseguenze della peste nera che determinò anche un mutamento sociale in quanto le minoranze religiose, considerate il capro espiatorio, vennero costrette, obbligate a cambiare religione convertendosi al cristianesimo, Joseph indica la chiesa dietro di sé (Fig. 18) mentre proferisce la parola Christian, permettendo, così, la realizzazione di una metonimia (la sede per l’istituzione).

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Fig. 18

The minorities obligated x, >>forced<<, >>obliged<< to >>change religion<<…be a CHRISTIAN!

Degno di nota è l’uso ironico del gesto:

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… and then they tell you that in the year eight hundred a church existed outside of Barcelona

L’ironia con cui pronuncia questa frase si evince dal simultaneo volteggiare delle mani (Fig. 19) come a voler significare “bla bla bla” e viene rafforzata dallo sguardo (la guida si guarda attorno).

I gesti simbolici, infine, dotati di alta specificità e di notevole forza comunicativa, vengono prodotti intenzionalmente e sono codificati secondo regole socialmente condivise.

Proprio perché marcati culturalmente, questi non sono molto frequenti. Tra quelli presenti in questo tour, ve ne sono due interessanti: Il primo è universale e molto comune, il secondo insolito, ma ugualmente comprensibile.

Fig. 20

Per accertarsi che il pubblico gradisca il modo in cui ha strutturato il tour, la guida si rivolge ai turisti chiedendo:

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Which do you think is more interesting? My way of telling the story or the dates?

L’approvazione da parte dell’uditorio è apprezzata dalla guida che, sorridendo, risponde cool! associandovi il gesto del pollice in su, thumbs up (Fig. 20), segno culturale, ma largamente condiviso.

Fig. 21

In merito alla costruzione della torre afferma:

There was a pact with the devil to build so high, so big, so long ago.

L’espressione verbale è accompagnata da un breve sfregamento delle mani subito dopo fermate mantenendole unite (Fig. 21).

Sfregarsi le mani indica di solito la soddisfazione per la conclusione di un affare al proprio vantaggio, il gesto evoca quindi la figura del demonio, del patto con esso.

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In quest’elaborato ho scelto di concentrarmi sul video di introduzione al “Barri Gòtic Tour” perché è il più ricco di spunti interessanti.

Nella parte centrale del tour fa uso prevalentemente di beats e verso la sua conclusione interpreta, tramite la tecnica della drammatizzazione e sfruttando al massimo il potere dello sguardo, il racconto sui “mostri della storia” da cui emerge una forte carica emotiva.

Dopo aver riportato il gruppo al punto di incontro, la guida ringrazia e raccoglie le offerte donate.

Per concludere, il discorso di Joseph presenta un eloquio fluente e preciso, un vocabolario variegato ma semplice e una grande capacità comunicativa arricchita da molteplici strategie retoriche.

Andando oltre il piano strettamente linguistico, è la performance gestuale a meritare particolare attenzione.

Gli esempi riportati nel mio lavoro costituiscono solo una minima parte di quelli osservati in quanto più del 90% del discorso è accompagnato da un livello non verbale.

Solo un esiguo numero di gesti si presenta autonomamente.

L’analisi del rapporto temporale fra il gesto e l’espressione linguistica associata ha evidenziato una netta tendenza verso la sincronia.

Per ciò che riguarda, invece, la loro funzione, come abbiamo avuto modo di notare il gesto svolge, nella maggioranza dei casi, una funzione ripetitiva, in altri rafforzativa, enfatica o, ancora, aggiuntiva. La funzione sostitutiva è, invece, propria del gesto autonomo che prende il posto dell’espressione linguistica.

È interessante notare l’emergere di una certa coerenza tra lo stile verbale e quello gestuale:

i gesti della guida sono, infatti, ben definiti e creativi in linea con la ricchezza e la dinamicità dell’eloquio.

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CONCLUSIONI

Al termine dello studio è possibile affermare con certezza che la gestualità a cui la guida ricorre durante il tour è di fondamentale importanza, a conferma del successo delle strategie comunicative messe in atto.

Essa ha infatti un ruolo decisivo nella gestione dell’andamento della comunicazione e consente alla guida di fornire dei feedback al turista.

I gesti più utilizzati sono i deittici e gli illustratori: i primi soprattutto per indicare luoghi e dirigere sguardo e attenzione, i secondi per “illustrare” il contenuto del discorso che si sta già esprimendo verbalmente, facilitando quindi la comprensione da parte del pubblico, ma anche per trasmettere informazioni nuove, inerenti concetti astratti o entità non presenti fisicamente.

Molto frequenti sono anche i beats, usati per ritmare il parlato.

L’analisi del rapporto temporale tra il gesto e l’espressione linguistica associata ha evidenziato una netta tendenza verso la sincronia.

I risultati della ricerca hanno, inoltre, mostrato la presenza di una discreta quantità di gesti il cui onset precede l’espressione vocale, mentre la fine avviene sempre in concomitanza con quest’ultima.

I dati, tuttavia, non invalidano la tesi di McNeill, seguita per lo svolgimento dell’intera ricerca, secondo il quale gesto e linguaggio costituiscono due canali differenti del medesimo processo cognitivo, per cui lo stroke occorre preferibilmente durante l’espressione verbale. Il gesto, infatti, copre in ogni caso tutta la durata di quest’ultima, quindi lo stroke viene sicuramente prodotto contemporaneamente ad essa.

Essendo il gesto composto di varie parti è molto probabile che siano l’onset e il mantenimento a occorrere precedentemente all’inizio dell’espressione verbale. Gli unici esempi di “gesti in anticipo” potrebbero rappresentare casi di recupero lessicale, ovvero il soggetto produce il gesto (associato alla parola

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mancante) autonomamente e subito dopo pronuncia la parola corrispondente.

Tuttavia tale situazione si verifica raramente.

Il mio lavoro ha come obiettivo iniziale quello di sottolineare la complessità che caratterizza la comunicazione.

Tale studio potrà risultare, inoltre, utile sia per lo sviluppo di applicazioni per il training delle guide fornendo una formazione mirata al fine di evitare la presenza nel mondo del lavoro di improvvisati specialisti del settore, sia per la ricerca, migliorando, così, la conoscenza del discorso turistico a cui non è stata fino ad ora dedicata molta attenzione in quanto non ritenuto un campo d’indagine e di studio teorico e, quindi, non degno di definizione.

Potrebbe, dunque, costituire il punto di partenza per la costruzione di una letteratura sull’argomento fornendo lo spunto per ulteriori studi.

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APPENDICE A

Di seguito sono riportate le abbreviazioni delle descrizioni dei gesti usate in ELAN, con le relative scritture per esteso, che prendono spunto da quelle ideate dalla ricercatrice Mercedes Querol-Julián (Querol-Julián, 2011).

Gesture_description:

n4HS = number 4 Hand Shape

SHscSs = Separating Hands from the centre to the Sides PsIMSs = Palms Inside Moving to the Sides

FsDVL = Forefingers Describing a Vertical Line

PsIssPfRep = Palms Inside standing at the sides Pointing forward Repeatedly IFMSear_IFMearS = Index Finger Moving from the Side to the ear_Index Finger Moving from the ear to the Side

OPU + SSs = Opening Palm Up + Shrugging shoulders SHscSs = Separating Hands from the centre to the Sides

FmFEMbEm = Forefinger and middle Finger Extended Moving back with Emphasis HsRcSs = Hands Rotating from the centre to the Sides

TsPb = Thumbs Pointing backward TsU = Thumbs Up

RuHs = Rubbing Hands

Gesture_function:

add = additional sub = substitutive rep = repetitive emph = emphatic

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APPENDICE B

Nel lavoro di trascrizione in linguistica si cerca di riportare tutto quanto si sente nella maniera più fedele possibile evitando di intervenire in alcun modo. Per le annotazioni mi sono servita di simboli e convenzioni riportati qui di seguito:

# brevi pause all’interno delle annotazioni ## pause più lunghe

xxx parola non chiara, difficile o impossibile da capire TUTTO MAIUSCOLO aumento di volume

»testo« pronuncia enfatizzata t e s t o parlato iperarticolato te:sto allungamento vocalico

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