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Strategie comunicative e gestualità presenti nell’intero corpus di studio L’analisi e il confronto di tutti i video dei tour guidati presi in esame ha

STUDIO DELLA COMUNICAZIONE MULTIMODALE DELLE GUIDE TURISTICHE: RACCOLTA E ANALISI DEI DAT

3.3 Strategie comunicative e gestualità presenti nell’intero corpus di studio L’analisi e il confronto di tutti i video dei tour guidati presi in esame ha

consentito di rilevare la presenza di molti elementi comuni, sia per ciò che riguarda i contenuti trasmessi mediante il linguaggio verbale e la loro organizzazione all’interno del discorso, sia per la scelta dei gesti da utilizzare e la modalità di esecuzione.

Si è subito notato, ad esempio, che la netta maggioranza dei gesti a cui la guida ricorre accompagna l’espressione vocale e si sviluppa sincronicamente ad essa, meno frequentemente il gesto inizia prima dell’espressione vocale ma finisce sempre in concomitanza con quest’ultima. Solo raramente il gesto inizia prima dell’espressione vocale e finisce prima del suo completamento,

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come nel caso dell’introduzione al “Colosseum Tour”, in cui la guida utilizza il gesto simbolico universale del “thumb up”, ovvero il pollice in su, prima di pronunciare la frase So if you guys are happy… (Fig. 3). Ciò si verifica soprattutto quando la guida parla una lingua diversa rispetto alla sua lingua madre, perciò il gesto funge da supporto per la formulazione del concetto che verrà espresso verbalmente nella L2 immediatamente dopo.

Fig. 3

I due tipi di gesti maggiormente utilizzati sono i gesti deittici e quelli

illustratori. I gesti deittici vengono solitamente utilizzati per indicare direzioni,

luoghi, persone ed oggetti realmente presenti ma a volte possono anche riferirsi a concetti presenti solo idealmente nell’ambiente fisico, veicolando piuttosto un significato astratto presente nella produzione verbale. Nella maggior parte dei casi essi sono ricorrenti all’interno del discorso ma possono essere utilizzati anche in assenza di linguaggio verbale. Tale situazione è visibile nel tour “A spasso per Pisa” (Fig. 4) in cui la guida ritira le braccia verso di sé all’altezza del petto con i palmi rivolti verso l’esterno esprimendo

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gestualmente l’espressione idiomatica “mettere le mani avanti” significando l’esimersi da ogni responsabilità rispetto a ciò che verrà successivamente detto da altri.

Fig. 4

I gesti illustratori sono generalmente introdotti per completare il significato di un termine quando questo non è del tutto sufficiente a trasmettere il significato che si vuole esprimere o quando la comunicazione non è ottimale, come nel caso di un ambiente molto rumoroso. In questo caso la guida può, ad esempio, mimare con le mani la forma degli oggetti a cui fa riferimento durante la conversazione. Tale situazione è presente nel “Colosseum tour” in cui la guida disegna con le mani la una farfalla riferendosi alla peculiare forma di Piazza di Spagna (Fig. 5).

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Fig. 5

Molto frequente è l’uso dei beats per ritmare il parlato, mentre è raro il ricorso all’uso di gesti simbolici. I pochi riscontrati nei tour analizzati sono tutti universali, in quanto utilizzare gesti culturalmente specifici compromette la comprensione del discorso da parte di un pubblico composto da persone di nazionalità diversa.

Seppur difficilmente individuabili, più frequenti sono quelli metaforici: l’esempio più diffuso e riscontrabile nell’intero corpus riguarda la metafora “tempo è spazio” (Fig. 6).

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Fig. 6

In questo caso la guida pronuncia le parole In the past muovendo all’indietro la mano col palmo rivolto verso l’interno: il riferimento al passato è espresso fisicamente indicando lo spazio retrostante il proprio corpo.

In molti casi la scelta e l’uso dei gesti rispecchiano la classifica estremamente dettagliata ed esaustiva fornita da Barsanti e Taddei15: spesso i movimenti

vengono ripetuti una o più volte ed eseguiti in maniera lenta o veloce a seconda della funzione che viene loro affidata; le mani possono presentarsi o aperte con le dita distanziate le une dalle altre o aperte con le dita piegate e contratte o aperte con le dita unite e tese o ancora, nel caso in cui si voglia

15 La voce del corpo. Analisi descrittivo-funzionale della produzione gestuale spontanea di

due soggetti italiani. Tale classifica è stata realizzata a seguito di uno studio sperimentale condotto su due adulti italiani dei quali viene analizzata la produzione dei gesti illustratori. Questi ultimi vengono analizzati in base a dei criteri, detti parametri formazionali, ovvero: Configurazione (forma assunta dalla mano), Posizione (delle mani nello spazio), Luogo di articolazione (in cui vengono eseguiti i gesti: vicino al corpo o su una parte di esso), Orientamento (dove sono rivolti il palmo e le dita della mano), Movimento (direzione e tipo), Qualità.

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indicare qualcosa indirizzando lo sguardo dell’uditorio, viene teso solo l’indice mentre le altre dita sono chiuse e vicine tra loro. Il solo contatto tra pollice e indice, che si toccano all’altezza delle punte creando un cerchio mentre il resto delle dita rimangono tese e distanziate tra loro sta, invece, ad indicare l’intenzione della guida di esprimersi con estrema precisione per sottolineare la specificità dell’argomentazione.

Anche la posizione delle mani nello spazio ricopre un ruolo importante ai fini della chiarezza del discorso, motivo per cui non è quasi mai casuale: le mani si muovono soprattutto nello spazio antistante il corpo della guida, la cui gestualità è finalizzata a supportare il parlato (ad esempio con il rapido movimento di pollice e indice viene simulata la salita di una scalinata; il volteggiare della mano con il palmo aperto indica la ripetizione; l’allargamento della braccia è sinonimo di grandezza, quindi può indicare uno spazio molto ampio o una grande quantità di persone), ma di frequente il movimento viene eseguito anche vicino il corpo o creando volontariamente un contatto con esso: la guida può toccarsi (o indicare) l’orecchio per suggerire ai turisti di ascoltare con attenzione un particolare suono o richiamare l’attenzione, il naso in presenza di un profumo, la testa per invitare alla riflessione.

Anche le strategie comunicative e la modalità di strutturazione del discorso da parte della guida si sono rivelate comuni ai vari tour. Ogni guida ha proceduto con un’iniziale conoscenza del gruppo prima presentandosi e poi facendo domande sulla loro provenienza e competenza della lingua, per poi passare alla divisione.

Il contenuto del discorso non è stato mai esposto come un monologo imparato a memoria ma piuttosto come una storia da interpretare, spesso mediante la tecnica della drammatizzazione. Molte delle guide prese in esame hanno in un certo senso vestito i panni dell’attore, “recitando” il contenuto del proprio racconto in maniera mai banale, suscitando l’interesse dell’uditorio anche con aneddoti. L’attenzione dev’essere mantenuta sempre

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viva mediante il coinvolgimento attivo del pubblico ma anche grazie alla chiarezza nell’esposizione, soprattutto nel caso dell’inserimento di nozioni nuove e di particolare importanza: in virtù di ciò si è osservato un frequente ricorso al parlato iperarticolato, specialmente nel caso in cui la lingua del tour era di competenza L2 per il pubblico.

È importante notare come di frequente l’iperarticolazione verbale venga espressa anche a livello coverbale mediante un rallentamento o una frammentazione del gesto. Nel caso analizzato la guida utilizza il gesto batonico dell’indice puntato scandendo ogni sillaba (Fig. 7).

Fig. 7

Posto che di un’esposizione si tende a ricordare meglio l’inizio (effetto primacy) e la fine (effetto recency), l’introduzione e la conclusione vengono maggiormente curate dalla guida, che regola di conseguenza anche la distribuzione dei contenuti.

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Per l’intero discorso la guida utilizza un linguaggio semplificato: il lessico è ridotto, la sintassi privilegia la coordinazione alla subordinazione e l’uso di frasi brevi e semplici, sono frequenti riprese e ripetizioni, soprattutto se il gruppo è composto da turisti parlanti lingue diverse.

Il volume della voce è alto e la velocità di dizione è rallentata, le pause sono più lunghe e frequenti per facilitare la comprensione e stimolare la riflessione. Spesso l’enunciato viene interrotto per approfondire la spiegazione di una parola o di un concetto e vi è la tendenza comune a dislocare in posizione iniziale l’elemento saliente, ritenuto in quel contesto più rilevante.

Naturalmente, come già notato, il messaggio verbale è integrato da una gestualità molto più ricca e accentuata rispetto all’uso normale.