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4.3 I FILM DI S HURAYUKI HIME

4.3.4 Analogie e differenze col manga

I film si ispirano liberamente alla storia del manga e pertanto, non essendone una fedele riproduzione, presentano analogie e differenze.

Nel primo titolo, vengono cambiati completamente l'ordine e le modalità in cui Yuki ottiene la vendetta nei confronti dei suoi nemici. Nel manga, la prima ad essere rintracciata è Okono la quale, tuttavia, non viene uccisa ma solo incarcerata. In

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seguito Yuki ucciderà Gishirō, il quale aveva mandato i suoi a catturarla dopo essere venuto a conoscenza della pubblicazione del romanzo; infine, prenderà la vita di Banzō "al villaggio delle donne di bambù". Nel film, al contrario, il primo ad essere trovato è Banzō, che viene ucciso con le medesime modalità del manga; a cambiare è il rapporto tra Yuki e Kobue, la figlia dell'uomo. Nel manga Yuki decide di mentirle, dicendole che il padre ha scelto il suicidio per non gravare ulteriormente sulle spalle della figlia; nel film, Kobue viene a conoscenza dell'identità di Yuki attraverso il romanzo e decide di vendicarsi di lei nel finale, trafiggendola con il tantō. Con questa scelta si è voluto probabilmente sottolineare il senso ciclico della vendetta, che non si esaurisce, ma aggiunge rancore ad altro rancore. Yuki infatti, non reagisce, ma sorride a Kobue accettando il karma. La seconda vittima di Yuki è Okono ed è lei che decide di esporsi andando a cercare Yuki dopo la pubblicazione del romanzo; il destino riservatole, come abbiamo visto, non sarà affatto piacevole. L'ultimo nemico è Gishirō e il Rokumeikan diventa il luogo testimone dello scontro finale, non lo scenario di una delle missioni portate a termine da Yuki in quanto sicario come avviene nel manga.

Ad ogni modo, il regista si ispira continuamente al manga ricontestualizzando le immagini delle tavole, sulle quali costruisce altri avvenimenti. Ad esempio, nella prima missione che Yuki compie per conto

di Matsuemon, l'unica analogia con il manga è data dal fatto che essa viene portata a termine lungo una strada innevata a ridosso di un muro, simile a quella disegnata da Kamimura, mentre non solo il committente cambia, ma anche la vittima designata è una persona diversa. Altro esempio si può riscontrare nel primo capitolo del manga: le immagini nella casa da gioco della quale

Yuki ucciderà l'oyabun, fanno da ambientazione per le scene del primo capitolo del film in cui, invece, ucciderà Banzō.

Un fatto piuttosto interessante riguarda il romanzo sulle vicende di Yuki che, per inciso, nel manga non viene scritto dal giornalista Ryūrei, ma dal famoso scrittore Miyahara Gaikotsu. Nel manga, le prime parole del romanzo diventano le parole che compongono il testo di Shura no hana (lett. "il fiore dell'inferno", meglio tradotto come "il fiore della carneficina"), canzone della colonna sonora, cantata dalla stessa Kaji, che sottolinea l'inizio e la fine del film.

Per quanto riguarda il secondo titolo, nonostante i personaggi siano completamente diversi, si può notare un parallelismo con il sequel del manga, Fukkatsū no shō. In entrambi si parla della corsa al militarismo del Giappone, dell'oppressione delle classi più povere e dell'opposizione del movimento anarchico, che cercava di salvare il paese dal declino verso il quale si stava avviando. In entrambi i casi Yuki si nasconde dai nemici e dalle autorità, ma la maledizione che la perseguita fin dalla nascita la raggiunge e il cerchio della vendetta si allarga, includendo nuovi nemici e nuovi alleati, vale a dire Inokuchi Aguri e Itō Noe - nel caso del manga - e Ransui e Shusuke in quello del film. I compagni di Yuki vengono torturati fino alla morte e migliaia di persone innocenti verranno uccise (per fucilazione nel manga e tra le fiamme di un incendio nel film). Sia Noe che Ransui chiedono l'aiuto di Yuki per portare a termine quello che loro hanno iniziato e per fare giustizia, la prima con un esplicita richiesta, l'altro, semplicemente pronunciandone il nome, in una disperata richiesta di aiuto prima di esalare l'ultimo respiro.

Ritornando alle differenze, se l'elemento della violenza e della brutalità delle scene viene ottimamente reso in entrambe le pellicole, lo stesso non può dirsi per quanto riguarda la componente erotica, elemento fondamentale nel manga. Una prima ipotesi per riuscire a spiegare questa divergenza, potrebbe riferirsi ad una semplice scelta stilistica mediante la quale, probabilmente, si è voluto porre l'accento esclusivamente sull'impatto grafico delle scene di violenza piuttosto esplicite per far

risaltare il tema della vendetta. Una seconda ipotesi, che personalmente azzardo, conduce a sostenere che questa scelta potrebbe essere stata influenzata da una richiesta avanzata dalla stessa Kaji, interprete di Yuki. L'attrice, prima di girare Shurayuki hime per la Tōhō, lavorava agli studi Nikkatsu la quale, nel 1971, decide di passare alla produzione quasi esclusiva del suo peculiare genere roman porno, per riuscire a restare competitiva sul mercato. Non essendo d'accordo con la nuova politica, la Kaji decide di cambiare casa cinematografica e di andare alla Tōei. Nell'intervista che Chris Desjardins riporta nel suo Outlaw Masters of Japanese Film, l'attrice, infatti, afferma:

«Ho lasciato la Nikkatsu dopo aver lavorato per loro per sei anni. Erano nel bel mezzo di un declino finanziario e per questo cambiarono totalmente rotta, indirizzandosi quasi esclusivamente sul genere roman porno per riuscire a sopravvivere nel mercato. Io non ero d'accordo con quella politica e non volevo parteciparvi. La Tōei espresse interesse per me e poco dopo arrivò la serie Female Convict Scorpion. [...] Il primo film della serie, Female Convict Number 701 - Scorpion, fu il primo del signor Itō come regista. Quando mi chiese di partecipare alle riprese, non conoscevo per niente l'origine della storia, anche se il manga era molto famoso in Giappone a quel tempo. Quindi il signor Itō mi prestò la serie completa e la lessi. Quando ci incontrammo per la seconda volta, la sceneggiatura era pronta e vidi che avevano tenuto molte delle oscenità che il personaggio pronunciava nei fumetti. Io gli dissi che era inaccettabile, che avrebbe fatto risultare il film squallido e scadente e che il tagliare quelle parti sarebbe stata una delle mie condizioni per accettare il ruolo. Lui fu d'accordo con me e si convinse che sarebbe stato molto più interessante se il personaggio avesse parlato raramente, tranne che per poche ma importanti frasi. Decidemmo che potevamo comunicare quello che Sasori avrebbe pensato, il passo successivo che avrebbe fatto, con la performance, attraverso l'aspetto visivo piuttosto che attraverso quello verbale, quindi dovevamo lavorare maggiormente sull'aspetto visivo. Quello che facemmo fu piuttosto radicale e un concetto

nuovo.».236

A mio avviso, potrebbe essersi verificata una situazione analoga anche nel caso di Shurayuki hime.

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