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Ancora occhi e cuore sono i protagonisti di questa canzone, considerati nemici, insieme a due cattivi signori, Amore, che tiene in sua balia il cuore del poeta, e

la donna, che ama ma alla quale non osa rivelare i suoi sentimenti. Le tre strofe

centrali sono costiuite da un susseguirsi di domande retoriche che mettono in

evidenza la dipendenza dell’amante dalla sua donna; ogni strofe è caratterizzata

da una ripetizione in anafora diversa. La canzone è dedicata alla contessa di

Provenza per volere della stessa protagonista del testo; la contessa potrebbe

essere Garsende, vedova di Alfonso II, contessa dal 1193 al 1209, quando alla

morte del marito divenne governante per conto del figlio, oppure con Beatrice di

Savoia, moglie di Raimondo Berengario IV, contessa dal 1219. Sappiamo che

Uc risiedette in Provenza dopo il 1218 e non oltre il 1220.

TRADIZIONE MANOSCRITTA: il testo è tradito da sedici manoscritti: A, C,

D, E, F, G, H, I, K, L, N, O, P, U, N², a’, L.

I. Tres enemics e dos mals seignors ai, d’usquecs poigna nuoig e iorn cum m'aucia:

l'enemic son miei oill e-l cors, qe-m fai voler celliei c'a mi non taingneria, e l'us seigner es Amors, q'en baillia 5

ten mon fin cor e mon fin pessamen, l'autre es vos, domna en cui m'enten, a cui non aus mon cor mostrar ni dir cum m'aucietz d'envei'e de desir.

II. Que farai eu, dompna, que sai ni lai 10 non puosc trobar ren ses vos que bo-m sia?

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Que farai eu, cui serion esmai tuit autre ioi si de vos no-ls avia?

Que farai eu, cui capdella e guia

la vostr'amors e-m fug e-m sec e-m pren? 15 Que farai eu, c'autre ioi non aten?

Que farai eu ni cum poirai gandir si vos, domna, no-m voletz retenir?

III. Com durarai eu que non puosc morir, ni ma vida no m'es mas malanansa? 20

Com durarai eu, cui vos faitz languir desesperat ab un pauc d'esperansa?

Com durarai eu que ia alegransa non aurai mais si no m’en ven de vos?

Com durarai eu domna qu’eu sui gelos 25 de tot home qui vai vas vos ni ve

e de totz cels a cui n'aug dire be?

IV. Com viurai eu, que tant coral sospir fatz noit e iorn que movon de pesansa?

Com viurai eu, cui non pot far ni dir 30 autra ses vos ren qe-m teigna onransa?

Com viurai eu, c'als non port e membransa mas vostre cors e sas plasens faissos

e-ls cortes ditz humils et amoros?

Com viurai eu, que d'als non prec de me 35 dieu mas qe-m lais ab vos trobar merce?

V. Que dirai eu, domna, si no-m mante fina merces, sivals d'aitan q'eu vensa

ab mon fin cor et ab ma leial fe

vostra rictat e vostra gran valensa? 40 Que dirai eu si vos no-m faitz sufrensa?

Que dirai eu, c'autra non puosc vezer q'en dreich d'amor m’en puosc al cor plazer?

Que dirai eu, c'autra el mon non es

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VI. A la valen comtessa de Proenssa, car son sei faich d'onor e de saber e-ill dich cortes e-ill semblan de plazer,

an ma chansos, car cella de cui es, me comandet c'a leis la trameses. 50

TRADUZIONE:

I. Ho tre nemici e due cattivi signori, infatti ciascuno si sforza di uccidermi notte e giorno: gli occhi sono i nemici ed il cuore, che mi danno voglia di colei che mai mi amerà; e un signore è Amore, poiché in sua balia tiene il mio cuore e i miei pensieri migliori, l’altro siete voi donna che amo, a cui non oso mostrare il mio cuore nè dire come mi uccide di voglia e di desiderio.

II. Cosa farò io donna, che in nessuna parte posso trovare niente se non ci siete voi che mi porti un qualche bene? Che farò io che ogni altra gioia sarebbe pena se non l’avessi da voi? Che farò io che guida e conduce il vostro amore e mi sfugge e mi perseguita e si impossessa di me? Che farò io, che non attendo altra gioia? Che farei io nè come potrò godere della libertà, se voi, donna, non mi volete trattenere?

III. Come reisterò io, che non posso morire e la vita non è per me che un tormento? Come resisterò io, dal momento che mi fate consumere dannato con una minima illusione di speranza? Come resisterò io, giacchè non avrò mai allegria se non viene da voi? Come resisterò io, dal momento che sono geloso di chiunque vi giri attorno e di tutti quelli che sento cantare le vostre lodi?

IV. Come sopravviverò io che tanti sospiri profondi faccio notte e giorno che vengono dal mio cuore appesantito? Come sopravviverò io, a cui un’altra se non voi può dire nulla che mi faccia onore? Come sopravviverò, che altro non porto nella memoria se non voi, i vostri atti belli, le cortesi parole semplici e affettuose? Come sopravviverò io, che Dio d’altro non prego per quel che mi riguarda che mi faccia incontrare la vostra pietà?

V. Che dirò, donna, se non rimango sotto la protezione della pietà compiuta, almeno finchè io grazie al mio cuore perfetto e alla fedele lealtà, non abbia ragione della vostra eccellenza e del gran valore? Che dirò io se non mi date la forza di sopportare ancora? Che dirò io, che non posso vederene un’altra che mi piaccia secondo le regole dell’Amore? Che dirò io, che non c’è altra al mondo in grado di darmi il joi per nessun bene che mi faccia?

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VI. Alla nobile contessa di Provenza, perché i suoi atti sono onorati e colti e le parole cortesi e bello il viso, vada la mia canzone, perché quella a cui appartiene mi comanda di mandarla a lei.

NOTE:

La metrica: il testo è formato da cinque coblas doblas da nove decasillabi