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La questione amorosa viene proposta ad Uc da Certan, identificabile con il conte di Rodes, secondo una rubrica che riporta “coms de Rodes” riportata ne

manoscritti A e D, oppure con Savaric de Mauleon, e tratta l’argomento

amoroso. Come giudice di questa discussione è chiamata Maria de Ventadorn,

ed in base a questo è possibile individuare un termine ante quem per la

composizione della poesia, ovvero la data di morte della donna, il 1222. Il testo,

composto da sei coblas unissonans più due tornadas, viene tramandato dai

canzonieri A, D e T.

111 BERTONI 1915. 112 BEdT 457,24

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I. “[N’Ugo, vostre semblan digatz D’una dompna en cui m’enten,

On ai tot mon cor e mon sen Pausat, e nuill’ autra no·m platz, Tant ieu l’am per drudaria. 5

Mas per lieis celar volria Aillor preiar, si l’abellis ; Mas lieis no·m par que m’o sofris. Fe qe·m devetz, que·us n’es avis ? Pois de nuil benfaich no·m socor, 10

Veda·m lo preiar per amor O per mal o per benvolenssa ? Digatz m’en vostra conoissensa.]

II. Certan, d’aisso qe·m demandatz Vos respondrai certanamen 15

So qu’ieu en cre ni·m n’es parven. Segon la razon qe·m contatz,

ditz que no·us amaria, Ni vol c’aiatz autra amia,

Ni·ls faitz ni·ls ditz non vos grazis. 20 Aqest affars es totz devis :

Pois qu’il no·us reten ni·us giquis Enquerir vostre joi aillor, Non vol c’aiatz ben ni honor,

Ni no·m par ges q’amors la venssa, 25 Pois aitals es sa captenenssa.

III. [N’Ugo, trop mal me conseillatz D’aisso, segon mon escien, Car dizetz qe·ls precs mi deffen

Per mon mal ; que de ver sapchatz 30 Que tant li platz ma paria

Que per ren non soffriria Que nulla autra dompna enqezis

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Mas per conoisser s’ieu·l sui fis 35 O si l’ai cor galiador ;

E vos rasonatz gran folor Que ben par que mos bens l’agenssa, Pos non vol qu’ieu vir m’entendenssa.]

IV. Certan, fort gen vos razonatz, 40 A lei d’omen que tort conten,

Mas drutz que ama finamen, Non sap si sec sens o foudatz,

Ni non conois si·s galia,

Que ja puois fins non seria ; 45 E vos a tant amors conquis

Que non conoissetz si·us trahis O’s ama cilh cui es aclis. Don pois no·us laissa valedor

Cossi·us pot voler mal major ? 50 Si Dieus mi sal, a ma parvensa, Tot quant vos ditz es viltenenssa.

V. [N’Ugo, si fos sa voluntatz Aitals cum vos anatz dizen,

Eu cre qu’il volgra veramen 55 Qu’ieu fos vas autra part viratz,

Car s’ill en cor non avia Qu’ilh m’ames, per qe·m tolria Que sivals d’autra no·m gauzis ?

Eu nonca·il fis anc mal ni dis : 60 Non creiria qu·il tant faillis ;

Car cel q’a son bon servidor Tol que non qeira autre seignor, Si ben no·il fai, per ma cresenssa,

Meins en deu valer sa valenssa.] 65

VI. Certan, vos etz ben sembellatz Cum l’auzels q’al sembel se pren,

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Amatz e vos non etz amatz. Pero non dic que ben sia 70

Si·us enpreisona ni·us lia, E nuill joi de si no·us aizis Ni vostres precs non obezis. So non crei com anc mais auzis Avenir a nuill amador. 75

Eu non sai causir lo meillor, Car greus es trop longa entendenssa,

E mal c’om lais so que comenssa.

VII. [N’Ugo, eu voill que lo Dalfis

D’Alvernge, que sap ben d’amor 80 Cum ella vai e ven e cor,

Jutge si·m veda l’entendenssa Per mo mal o per ben volenssa].

VIII. Seigner, cill per cui Lemozis

Recep per tot lo mon honor, 85 Na Maria de Ventedor,

Dira que ben faitz gran faillensa Car vos avetz aital crezensa.”113

I. [Signor Uc ditemi la vostra opinione sulla donna, di cui io sono innamorato alla quale io ho votato il mio cuore e il mio spirito, e nessuna altra mi piace, tanto io l’amo di vero amore, e dunque per nascondere quest’amore, vorrei, se lei acconsentisse, indirizzare altrove i miei omaggi, ma non credo che lei me lo permetta. Per la stima che voi avete di me, che ve ne sembra? poichè lei non mi incoraggia per nessun beneficio è perché mi ama e mi vuole bene o al contrario mi blocca per malevolenza? Ditemi ciò che ne pensate.

II. Certan, per la domanda che mi ponete vi risponderò con molta fermezza e vi dirò ciò che penso e quel che me ne sembra. Secondo il racconto che voi mi fate (capisco) che lei non saprebbe amarvi né consentire che voi aveste un’altra amica, qualunque cosa che lei non vi faccia di gradito su ciò che voi potete fare

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o dire. La questione sarà presto troncata: poiché lei non vi tiene in considerazione e non vi vieta di cercare la vostra felicità altrove e che non vuole abbiate bene e onore. Non mi sembra dunque, poiché tale è la sua condotta, che amore si sia impossessato di lei.

III. Signor Uc voi mi date, secondo la mia opinione, una cattiva risposta, dicendo che lei per riuscirmi sgradevole, che mi impedisce di rivolgere le mie attenzioni ad un’altra. Sappiate al contrario, in verità, che la mia compagnia le piace tanto, che non saprebbe sopportare di vedermi corteggiare un’altra, e se mi nega il mio amore è unicamente per vedere se io le sono fedele o se ho il cuore duro. Voi difendete una grande follia e a me sembra che ella voglia il mio bene poiché mi impedisce di rivolgere altrove le mie preghiere.

IV. Certan voi vi difendete molto bene come un uomo che sostiene una cattiva causa, ma un innamorato fedele non a se è saggio o folle: non sa se si illude, perché altrimenti non sarebbe un vero innamorato. Quanto a voi l’amore vi ha conquistato così bene che non sapere se quella a cui siete sottomesso vi tradisce o vi ama. Poiché non vi lascia alcuna difesa, non è evidente che vi vuole il male più grande. Perbacco! A mio avviso tutto ciò che dite non è che frottole. V. Signor Uc, se i suoi sentimenti fossero ciò che voi dite lei mi consentirebbe di

certo di rivolgermi da un’altra parte, perché se non avesse intenzione di amarmi mi impedirebbe di interessarmi ad un’altra? Io mai ho detto o ho fatto nulla contro di lei e non saprei pensare che lei si comportasse male nei miei riguardi, perché se qualcuno rifiutandosi di fare del bene a un servitore fedele, mi impedisce di cercare un altro signore e, a mio parere, perché il suo valore non vale di meno.

VI. Certan siete veramente preso al laccio come l’uccello perché amate senza voglia e senza gioia e non siete riamato. Perciò io non dico affatto che la vostra donna abbia ragione di imprigionarvi nei suoi lacci senza darvi alcuna gioia ne ascoltare le vostre preghiere. Io non credo che si sia mai sentito dire che la medesima cosa sia capitato ad alcun innamorato ed io non so scegliere quale sia la cosa migliore, perché se è faticosa corteggiare in vano troppo a lungo è desiderabile rinunciare all’impresa.

VII. Signor Uc, io voglio che il delfino d’Arvenhe che sa bene come l’amore va, viene e corre, giudichi se è per il mio bene o per il mio male che lei mi impedisce di corteggiare un’altra.

VIII. Signore quella per cui il Limosino è onorato nel mondo intero madonna Maria de Ventadorn dirà che voi avete il grande torto di credergli.]

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