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Gli andamenti attesi della spesa pensionistica e le proiezioni nel medio lungo periodo

di 3.613 milioni di euro in netto peggioramento rispetto al disavanzo degli anni precedenti (734

10. Gli andamenti attesi della spesa pensionistica e le proiezioni nel medio lungo periodo

Il rapporto tra spesa pensionistica e PIL nel medio termine: In base alle proiezioni aggiornate,

l‟andamento del rapporto dovrebbe presentare per il prossimo quinquennio un profilo decrescente che dipende in gran parte dal miglioramento della situazione economica desumibile dai dati contenuti nel DEF 2015 (aprile 2015) e nella relativa Nota di aggiornamento (settembre 2015). Tale dinamica sconta anche una riduzione di circa 15 miliardi dei risparmi previsti nel decennio dalla legge Monti-Fornero, in quanto quasi 200 mila cosiddetti “esodati” sono stati già “salvaguardati” e ad essi ne potrebbero seguire altri 15/20 mila qualora si procedesse ad un‟eventuale ottava salvaguardia. Comunque, salvo non si ripeta a breve scadenza una nuova fase di forte rallentamento dell‟economia e di aumento della disoccupazione, l‟ormai avviato funzionamento dei due “stabilizzatori automatici della spesa previdenziale” (età di pensionamento correlata alla speranza di vita con equiparazione dei generi e adeguamento triennale e poi biennale dei “coefficienti di trasformazione” alla speranza di vita) è tale da garantire maggiore equilibrio dei conti e la sostenibilità finanziaria a lungo termine del sistema. Sulla base dei dati di bilancio disponibili e delle proiezioni più aggiornate è possibile formulare

alcune ipotesi sulla dinamica della spesa pensionistica nel biennio 2015-201617

.

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Relativamente alla spesa per pensioni, per quanto riguarda l‟anno 2015 si è preso a base il bilancio preventivo approvato dal C.I.V. dell‟INPS il 3 febbraio 2015 con gli aggiornamenti dei dati resi via via disponibili, mentre per

2013 2014 var.% 2013 2014 var.%

Fondi pensione negoziali 1.950.552 1.944.276 -0,3% 34.504 39.644 14,9% Fondi pensione aperti 984.584 1.055.716 7,2% 11.990 13.980 16,6% Fondi pensione preesistenti 654.537 650.133 -0,7% 50.398 54.033 7,2%

PIP nuovi 2.134.038 2.445.984 14,6% 13.014 16.369 25,8%

PIP vecchi 505.110 467.255 -7,5% 6.499 6.850 5,4%

Totale* 6.203.673 6.539.936 5,4% 116.465 130.941 12,4%

Adesioni Risorse (in mln di €)

*Nel totale si include FONDINPS. Sono inoltre escluse dal totale aderenti le duplicazioni dovute agli iscritti che aderiscono contemporaneamente a PIP vecchi e nuovi.

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La spesa per prestazioni pensionistiche al netto GIAS, che era pari a 216,1 miliardi nel 2014, dovrebbe registrare nel successivo biennio incrementi abbastanza contenuti, arrivando nel 2015 a circa 217 miliardi e nel 2016 a 218,5 miliardi; tali dati confermano un trend di incremento della spesa per prestazioni previdenziali in linea con gli andamenti più recenti e con le proiezioni di medio-lungo termine. A determinare questa dinamica concorrono diversi fattori. Da un lato, contribuiscono a contenere la spesa il basso impatto della perequazione, dovuto al sostanziale

arresto dei prezzi del periodo corrente, e un numero di pensioni erogate in calo18

. Dall‟altro lato esercitano invece una spinta all‟aumento della spesa “l‟effetto di sostituzione”, ossia il fatto che ogni anno aumenta il valore della pensione media poiché le pensioni di nuova liquidazione sono di importo più alto rispetto a quelle cessate, e il rilievo che dal 2015 ha assunto la cosiddetta “Opzione donna”, ovvero la possibilità di pensione anticipata per le lavoratrici con applicazione del solo calcolo contributivo, che è stata prorogata al 2016 dalla legge di stabilità. Un ulteriore incremento della spesa per pensioni per il 2015 e 2016 è poi dovuto all‟esaurirsi degli effetti del parziale blocco delle pensioni determinato dalla legge n. 97/2012 che ha innalzato i requisiti per la pensione anticipata a 42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne. Le prime avvisaglie si sono già avute nei nove mesi iniziali del 2015 in cui il numero delle domande di pensione anticipata presentate è stato pari a 73.408, con un incremento dell‟87% rispetto alle 39.204 domande presentate nell‟analogo periodo del 2014. Con questo ritmo entro la fine del 2016 si dovrebbero sfiorare le 200 mila domande a fronte di un flusso normale di circa 100 mila. Sempre ne biennio 2015-2016, non dovrebbero invece discostarsi in misura significativa dai 33,3 miliardi del 2014 le uscite collegate ai trasferimenti dalla GIAS. Pertanto, nel complesso, la spesa per pensioni al lordo della Gias dovrebbe raggiungere valori prossimi ai 250,3 miliardi nel 2015 e a 252 miliardi nel 201619.

Passando alle entrate contributive, si rileva che, al netto del contributo aggiuntivo dello Stato alla gestione dei dipendenti pubblici che si dovrebbe attestare sui 10,9 miliardi nel 2015 e 11 miliardi nel 2016, esse sono complessivamente previste in 191,6 miliardi per il 2015 e 193,7 per il 2016.

Il numero totale dei contribuenti è stato di 24.172.210 nel 2014 (22.421.599 gli occupati secondo il dato Istat) e si dovrebbe assestare su circa 24.200.000 nel 2015 e 24.300 nel 2016. Senza tornare su quanto già detto nel capitolo 4 di questo Rapporto sulla discrepanza tra i dati INPS e ISTAT, va evidenziato come in ogni caso, dopo il notevole calo degli occupati causato dalla crisi economica, già a partire dal 2014 i dati riflettano i primi sintomi della ripresa e, soprattutto nel biennio 2015/2016, gli effetti del Jobs Act e delle incentivazioni introdotte in materia contributiva20

.

Il saldo previdenziale (entrate contributive meno prestazioni pensionistiche al netto GIAS) si dovrebbe attestare su -25,4 miliardi nel 2015 e -24,8 miliardi nel 2016, mentre era di -26,5

miliardi nel 2014. Nel complesso, quindi, i valori stimati per il biennio 2015-2016 sembrano indicare una tendenza ad avere tassi di incremento delle entrate maggiori rispetto a quelli delle spese, con un conseguente miglioramento dei saldi, di proporzioni modeste ma che conferma

l‟anno 2016 e per gli anni successivi si è tenuto conto delle previsioni contenute nel DEF e nelle proiezioni della RGS. I dati relativi alle Casse Privatizzate sono stati stimati sulla base degli indicatori economici e demografici. 18

Alla fine del 2014 il numero delle pensioni pagate è risultato pari a 18.064.890, mentre è previsto che tale numero si attesti a circa 18.000.000 alla fine del 2015 e a 17.950.000 a fine 2016. Stazionario dovrebbe essere anche il numero delle pensioni assistenziali.

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A questi valori, che rappresentano le voci rientranti nella serie storica osservata dal 1989 dal Nucleo di valutazione della spesa previdenziale (vedi l‟Appendice 3), può essere sommato l‟importo delle pensioni assistenziali, pari a circa 22 miliardi nel 2015 (compreso un miliardo circa relativo alla “quattordicesima” e alle “prestazioni aggiuntive”) e 22,2 nel 2016. Tenendo conto di queste componenti, l‟aggregato della spesa lorda per pensioni dovrebbe quindi ammontare a 272,3 miliardi nel 2015 e a 274 miliardi nel 2016

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come i primi segni di ripresa economica comincino ad esercitare effetti positivi anche sui conti della previdenza.

Il rapporto tra spesa pensionistica e PIL nel medio e lungo termine: Come si è già più volte

osservato in altre parti del Rapporto, la prolungata fase di recessione dal 2008 al 2014 ha causato un progressivo innalzamento del rapporto tra la spesa pensionistica e il PIL. La prima, infatti, rivela un‟inerzia dovuta a fattori strutturali, come l‟andamento demografico, e un quadro normativo che, anche se corretto, non produce effetti immediati o, comunque, coincidenti con i tempi brevi in cui si verifica il rallentamento del prodotto lordo anche se le drastiche modifiche apportate alle regole del sistema previdenziale a iniziare dal 2010 hanno tuttavia determinato un ulteriore rallentamento della spesa previdenziale. In una prospettiva di medio-lungo termine, ciò ha permesso di assorbire il prolungato impatto della recessione, eliminando completamente la “gobba” che si stava nuovamente formando nel profilo temporale del rapporto tra spesa e PIL che, a partire dal 2015, appare prima decrescente e poi stabilizzato per un arco di tempo di oltre trent‟anni su valori percentuali tra il 15 e 15,5 per cento. Le proiezioni scontano anche il fatto che gli interventi normativi più recenti determinano un sensibile innalzamento dell‟età di pensionamento e, quindi, un livello medio più alto delle future pensioni liquidate. Per questa ragione, dopo un periodo di circa trent‟anni in cui la spesa si mantiene al di sotto di quella risultante dalle proiezioni effettuate sulla base della preesistente normativa, nel periodo intercorrente tra il 2040 e il 2050 si manifesta una ripresa dell‟incidenza percentuale della spesa. Dopo tale periodo, tuttavia, con un sistema pensionistico pubblico interamente funzionante secondo le regole di calcolo dettate dal metodo contributivo, la spesa previdenziale dovrebbe definitivamente scendere su livelli che oscillano poco sotto il 14 per cento del PIL. Ricordiamo che tale percentuale incorpora una parte di prestazioni assistenziali incorporate nelle rate di pensione senza le quali tale rapporto scenderebbe di circa 2 punti percentuali. Le proiezioni più

aggiornate effettuate con il modello della Ragioneria Generale21 evidenziano in modo chiaro gli

andamenti appena richiamati (Figura 10.1).

In proposito va sottolineato che l‟ultima proiezione pubblicata nel mese di settembre del 2015, tiene conto ai fini della spesa previdenziale dell‟effetto di tutti i provvedimenti adottati per salvaguardare i cosiddetti lavoratori “esodati”, oltre che delle conseguenze derivanti dal DL 65/2015, convertito con legge n. 109/2015, che all‟articolo 1 dà attuazione ai principi della sentenza n. 70/2015 della Corte Costituzionale riguardante le misure in materia di rivalutazione automatica delle pensioni.

Figura 10.1: Spesa pubblica per pensioni in rapporto al PIL

(scenario nazionale base)

21 Nel modello di previsione della spesa sociale della RGS, la definizione di spesa pubblica per pensioni comprende l'intero sistema pubblico obbligatorio, ovvero la spesa per pensioni di invalidità, vecchiaia e superstiti, oltre che le pensioni e (dopo il 1995) gli assegni sociali erogati dall'INPS, dall'INPDAP e dagli altri fondi pensionistici non amministrati dai due istituti. I modelli di medio-lungo periodo della spesa pensionistica e sanitaria sono aggiornati annualmente e sono anche impiegati, sulla base di scenari definiti secondo criteri omogenei per i paesi dell'Unione Europea, nell‟attività di previsione effettuata dal gruppo di lavoro sull'invecchiamento presso il Comitato di politica Economica del Consiglio ECOFIN (EPC-WGA).

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Fonte: Nota di aggiornamento al Rapporto n. 16 RGS, settembre 2015.

Gli andamenti della spesa sanitaria e per LTC: in relazione al quadro demografico evidenziato

al capitolo 2, in questa sede di scenari di medio lungo termine è utile, seppur in massima sintesi, indicare anche le tendenze di medio lungo periodo della spesa sanitaria e di quella per la non autosufficienza, anch‟esse ricavate dalle proiezioni aggiornate effettuate con il modello di previsione della RGS e pubblicate nel settembre del 2015.

Figura 10.2: Spesa pubblica per sanità in rapporto al PIL*

(scenario nazionale base)

*Le previsioni scontano le ipotesi del reference scenario.

Fonte: Nota di aggiornamento al Rapporto n. 16 RGS, settembre 2015.

Secondo i dati del DEF (aggiornamento 19 settembre 2015), nel 2014 la spesa sanitaria pubblica è stata pari a 111,03 miliardi; circa 1 miliardo in più del 2013 e 600 milioni in più del 2012. Anche la spesa di tasca propria delle famiglie, la cosiddetta out of pocket (OOP), evidenziata nel precedente capitolo, è cresciuta, attestandosi secondo alcune stime attorno ai 30 miliardi di euro, comprensiva dei ticket di compartecipazione alla spesa aumentati anch‟essi a circa 3 miliardi, rispetto ai 26,2 stimati per il 2013. Tale spesa, compresa quella OOP, è destinata ad aumentare nel tempo.

Quanto all‟assistenza per la non autosufficienza, nel 2014 il numero degli invalidi Civili, degli invalidi Inps e dei percettori di prestazioni indennitarie Inail, è stato pari a 5.408.813 (erano 5.236.274 nel 2013) e ha impegnato risorse per 35,859 miliardi di euro (30,57 miliardi nel 2013); tale valore nel 2003 era pari a 21,2 miliardi di euro.

Oltre ai sostegni finanziati dalla alla spesa pubblica, occorre considerare che in Italia si stimano circa 890.000 assistenti familiari, di cui quasi il 90 per cento stranieri. Tra questi, una buona

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parte è senza un contratto di lavoro regolare e, quindi, non ha copertura previdenziale sebbene svolga un ruolo fondamentale e insostituibile nella cura degli anziani e dei non autosufficienti. Gli anziani over 65 ospiti presso strutture residenziali erano 249.923 (Istat, 2010) quelli che hanno usufruito dell‟Assistenza domiciliare integrata nel 2013 erano oltre 532mila (circa lo 0,9% della popolazione). Secondo i dati della RGS, la spesa complessiva per gli anziani che fruiscono di servizi di long term care, è attualmente pari all‟1,9% del PIL, considerando tutte le invalidità ad esclusione di Inail e più parte della spesa sanitaria, ma nel 2050 l'incidenza potrebbe arrivare al 3,2%.

Figura 10.3: Spesa pubblica per LTC in rapporto al PIL*

(scenario nazionale base)

*Le previsioni scontano le ipotesi del reference scenario.

Fonte: Nota di aggiornamento al Rapporto n. 16 RGS, settembre 2015.

11. I tassi di sostituzione per carriere continue e discontinue nei differenti scenari