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Anduena Alushaj – CSB onlus Opportunità di apprendimento

precoce: il razionale

Il complesso delle nozioni sullo sviluppo del bambino insegna che l’apprendimento inizia già in epoca prena-tale e continua per tutta la vita, ma con un periodo di particolare intensità nei primi due-tre anni (Shonkoff e Philips, 2000; Thompson, 2001; UNESCO 2007).

In questo periodo l’ambiente di apprendimento per il bambino è principalmente quello familiare, al quale si aggiunge a volte già nei primi anni l’ambiente più este-so che comprende i servizi educativi per la prima in-fanzia e una serie di altre opportunità di apprendimen-to che le diverse comunità offrono al nucleo familiare (Melhuish, 2008). Si possono dunque definire come opportunità di apprendimento precoce tutte le situa-zioni che, in ambito familiare o extra familiare, offrono al bambino occasioni per sviluppare le potenzialità di sviluppo nelle dimensioni motorie, cognitive, sensoriali e socio-relazionali.

Così come riportato anche dalle recenti linee guida dell’OMS (WHO, 2020), le opportunità di apprendi-mento precoce sono intese come “qualsiasi opportuni-tà che il bambino ha di interagire con persone, spazi o oggetti all’interno del suo ambiente di crescita. Queste interazioni, positive, negative, o assenti, influiscono sul suo sviluppo e pongono le basi per il suo apprendi-mento”.

L’ ambiente di apprendimento familiare ed extrafamiliare

Sappiamo che lo sviluppo del bambino è multifattoria-le, dipendendo dal suo patrimonio genetico e biologi-co, ma anche da quanto accade nel suo ambiente di crescita, interno o esterno alla sfera più strettamente

genitoriale (Black, 2017) e che le esperienze dei primi anni di vita hanno ricadute sulle epoche successive.

Sappiamo anche che la diversità di opportunità offer-te nei primi anni di vita deoffer-termina itinerari di sviluppo diversi. Condizioni di vita “nutrienti” (dall’inglese “nur-turing”), che supportano e favoriscono lo sviluppo di relazioni stabili con le primarie figure di riferimento, por-tano a uno sviluppo ottimale del bambino. Al contrario, condizioni di vita sfavorevoli, mancanza di stimolazione e negligenza possono portare a disparità dal punto di vista linguistico, cognitivo e di salute. Ad esempio, si è visto che vi è uno stretto rapporto tra il numero di pa-role che i bambini ascoltano e il numero di papa-role che imparano: più parole il bambino sa, più ricco sarà il suo vocabolario.

Questa differenza nella ricchezza di vocabolario appa-re già ai 18 mesi di vita ed entro i 3 anni i bambini figli di genitori con un’istruzione superiore hanno un voca-bolario da 2 a 3 volte più ampio rispetto a quello di bambini i cui genitori hanno completato solo un ciclo di studi primario. Questi bambini partono già svantaggiati rispetto ai loro coetanei quando iniziano la scuola, a meno che non vengano coinvolti in un ambiente lingui-sticamente ricco (Hart e Risley, 1995). Arricchendo l’ambiente di apprendimento dei bambini in situazio-ni di vulnerabilità, si compensa l’ambiente di crescita sfavorevole. In sostanza, vi è una correlazione tra le opportunità offerte al bambino e i suoi outcome di svi-luppo.

E questo è vero sia per le opportunità offerte all’in-terno dell’ambiente familiare che all’inall’in-terno dei servizi educativi per la prima infanzia. Ad esempio, Del Boca e Pasqua in uno studio del 2010 evidenziano effet-ti posieffet-tivi sia sui risultaeffet-ti scolaseffet-tici che sugli outcome comportamentali derivanti dalla frequenza del nido.

Dall’analisi dei dati ISFOL e INVALSI e da questionari

che indagavano lavoro della madre e utilizzo del nido, emerge che i bambini che avevano frequentato un ser-vizio educativo di qualità mostravano migliori risultati in italiano e matematica da una parte, e migliori risultati su una serie di indicatori comportamentali (capacità di ascolto, capacità di concentrarsi nello studio, capacità di stabilire relazioni amicali, creatività nel gioco, creati-vità didattica e capacità di cooperare con i compagni) dall’altra. Lo studio sottolinea che l’effetto positivo sui risultati cognitivi si ottiene solo con la frequenza di un nido di qualità e che le capacità cognitive dei bambini dipendono non tanto dalla quantità ma soprattutto dal-la qualità del tempo che i bambini trascorrono con gli altri caregiver in sostituzione del tempo materno.

Alcune delle buone pratiche che si sono rivelate effica-ci per lo sviluppo del bambino e per la relazione con l’adulto, nonché per l’adulto stesso (es. aumento del senso di autoefficacia genitoriale), sono la lettura e il gioco.

La lettura condivisa fa ormai da tempo parte delle rac-comandazioni formulate da agenzie internazionali e da gruppi professionali sui consigli da dare ai genitori per favorire lo sviluppo precoce del bambino (Shonkoff, 2010; WHO 2012) dal punto di vista cognitivo, so-cio-relazionale e socio-emotivo. Questa buona pratica, che può essere iniziata dai primi mesi di vita del bambi-no, porta anche benefici all’interazione madre-bambi-no, e al senso di autoefficacia delle madri (i padri sono stati fino ad oggi ben poco studiati), effetti evidenti anche quando le madri sono in situazioni di difficoltà o soffrono di depressione (Albarran, 2014; Murray, 2016; Jimenez, 2016; Mendelsohn, 2018).

Anche il gioco, come ulteriore opportunità di apprendi-mento precoce, è importante ai fini dello sviluppo, dal punto di vista fisico, cognitivo e socio-emotivo, come peraltro tutelato e sottolineato da specifiche norme (es. art 31 Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza,1989). Il gioco, nelle sue varie for-me (gioco fisico, gioco creativo, gioco di movifor-mento, gioco con oggetti, gioco libero o gioco guidato ecc.)

offre diversi benefici quanto a: motricità grossolana e fine, miglioramento della forza e della resistenza, della coordinazione motoria, aumento dell’attenzione e della memoria, promozione della capacità di autoregolazio-ne, miglioramento dell’empatia ed autostima (Baum-gartner 2002, Whitebread et al, 2017). Inoltre, molti studi collegano il gioco allo sviluppo delle competenze linguistiche del bambino e nello specifico allo svilup-po dell’emergent literacy7 (Christie, 1992; Christie, 2006) e al miglioramento delle abilità matematiche (emergent numeracy8).

L’impatto delle opportunità di

apprendimento sull’insorgere precoce delle disuguaglianze

Tra i fattori che influenzano lo sviluppo di un bambino vi sono il livello occupazionale dei genitori, il loro livel-lo educativo (non strettamente inteso come il livellivel-lo di istruzione raggiunto ma come conoscenze sullo svilup-po del bambino e capacità di dare rissvilup-poste adegua-te ai suoi bisogni), la ricchezza delle inadegua-terazioni che si hanno con le principali figure di riferimento e quindi le attività svolte assieme quali lettura, gioco, musica, e la frequenza dei servizi educativi per la prima infanzia.

È noto che la frequenza a questi servizi porta alla ridu-zione delle disuguaglianze che si creano già a partire dai primi anni di vita in bambini provenienti da diversi contesti sociali (Laurin et al, 2015). Nuove evidenze sulla precoce insorgenza delle disuguaglianze e sui fat-tori che la determinano sono emerse da un’indagine effettuata in Italia su bambini di età compresa tra i 42 e i 54 mesi (Save the Children, 2019). I risultati dell’in-dagine, condotta da Save the Children in collabora-zione con il CSB, evidenziano che le disuguaglianze nello sviluppo si rendono evidenti ben prima dell’en-trata nella scuola. Tra i bambini che hanno partecipato all’indagine, quelli che hanno genitori con bassi livelli di istruzione e in stato di disoccupazione o occupazione manuale, hanno maggiori difficoltà a svolgere i compiti

7 Emergent literacy: Sviluppo delle competenze necessarie alla lettura e alla scrittura, attraverso azioni quali far finta di leggere o scrivere e inventare giochi linguistici, che fioriscono in età prescolare (Justice, 2006).

8 Emergent numeracy: comprensione di semplici concetti matematici (es. doppio/metà) in età prescolare (Nelissen, 2018).

previsti dall’indagine per valutare lo sviluppo cognitivo, socio-relazionale e motorio. Particolarmente significa-tivo è l’effetto del titolo di studio: i bambini con genitori con licenza elementare o media conoscono la metà delle lettere e dei numeri dei loro coetanei con genitori

con titolo di studio superiore o universitario, e le loro risposte sono meno soddisfacenti ai quesiti inerenti gli ambiti fisico-motorio e socio-emozionale (fig. 1)

L’indagine, tuttavia, evidenza che le disuguaglianze che appaiono già nei primissimi anni di vita non sono inevi-tabili. I bambini appartenenti a famiglie con bassi livelli educativi e occupazionali, ma che hanno frequentato un nido d’infanzia, dimostrano performance migliori in tutti gli ambiti dello sviluppo del bambino rispetto ai coetanei che non hanno frequentato alcun servizio. E maggiore è il numero di mesi frequentati, più alte le performance.

Un altro dato che emerge con chiarezza dall’indagine è l’effetto protettivo della lettura: i bambini a cui si legge hanno percentuali di risposte soddisfacenti superiori, anche escludendo l’effetto del livello educativo e

del-lo stato occupazionale dei genitori. Questo dato, che conferma le risultanze di studi internazionali, ha diverse importanti implicazioni: indica l’effetto di una pratica che può essere trasferita alle famiglie, tutte le famiglie;

indica che, così come per gli effetti del nido, i benefici di questa pratica sono maggiori per i bambini che ap-partengono a nuclei familiari svantaggiati; indica infine che le politiche e gli interventi atti a garantire l’accesso precoce a servizi educativi di qualità e quelli per fornire alle famiglie opportunità di passare con i loro bambini, fin dai primi mesi, un tempo di qualità in attività efficaci per lo sviluppo precoce delle competenze, sono siner-gici.

Fig. 1. Percentuali di bambini di età compresa tra i 42 e i 54 mesi che sono in grado di dare risposte soddisfacenti a quesiti o esercizi attinenti a diverse dimensioni dello sviluppo.

Fisico - Motorio

e medie Titolo di studio

superiore Università

Matematica e problm solving Totale idela Lettura e scrittura Socio-emozionale

Va poi ricordato che, come una metanalisi ha messo in evidenza, una buona performance nei test cognitivi in infanzia e adolescenza, attraverso un impatto positivo sulla health literacy, si associa a una riduzione del 24%

del rischio di morte in età adulta (Calvin et al., 2011), evidenziando come gli effetti benefici di questi inter-venti possano essere visibili anche nel lungo termine.

Il Nurturing Care Framework (NCF) include le oppor-tunità di apprendimento precoce tra le 5 componenti necessarie per garantire a tutti i bambini opportunità ottimali di sviluppo.

Tra le opportunità di apprendimento precoce sono menzionati da un lato i servizi educativi prescolari per l’infanzia e dall’altro una serie di modalità e di interventi che possono essere effettuati isolatamente o in combi-nazione fra loro in ambito familiare, tra i quali la lettura, dialogica e non, il racconto di storie, attività ludiche con oggetti di uso quotidiano o giochi fai-da-te.

Le sezioni che seguono riportano i risultati di revisioni sistematiche di studi riguardanti i servizi educativi pre-scolari, la pratica della lettura in famiglia e il gioco nei primi anni.