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Il contesto territoriale: il paesaggio del comune di Ercolano

Nella pianificazione urbanistica ci sono in gioco considerazioni politiche, culturali, estetiche e di marketing; essa non è mai pie- namente scientifica. Nel paesi nord europei vi è una consolidata tradizione che integra i progetti di sviluppo del paesaggio con i con- cetti scientifici sulla vegetazione naturale potenziale (Leeuwen & Doing Kraft, 1959), intesa come la vegetazione che naturalmen- te tende a formarsi in un certo luogo quando non è presente il disturbo antropico.

In una città più sostenibile e durevole la vege- tazione potenziale può fornire indizi sull’im- magine della natura che si può sviluppare e sulle variazioni che la flora può subire nel tempo per effetto del cambiamento climatico o per la variazione della densità abitativa. Ai fini delle politiche ecologicamente orien- tate, come il trattato europeo di Natura 2000, le mappe della vegetazione potenziale sono state strumentali (Evans, 2005). Ciò non è stato mai tentato in contesti più ristretti, quali quelli urbani.

L’amministrazione comunale di Ercolano, con il progetto Urban Hercolaneum, si è sensi- bilizzata al programma di riqualificazione ur- bana con l’obiettivo di un riassetto territoriale volto tra l’altro al reinserimento di aree a ver- de laddove in precedenza le stesse erano state eliminate a vantaggio del costruito. L’auspicio in questo caso è che tali tipi di interventi ven- gano eseguiti con l’adozione di criteri scienti- fici volti all’inserimento di piante che, sia per tradizione che per mirate particolarità fun- zionali, assolvano alle molteplici potenzia- lità che sono loro richieste (riqualificazione ambientale, recupero del paesaggio, ecologia ambientale e tutte le altre funzioni che sono a loro demandate).

Ercolano è uno dei tredici Comuni ricaden- ti nell'area del Parco Nazionale del Vesuvio, situato sul complesso vulcanico Somma-Ve- suvio, che è stato inserito nel 1997 nella rete

mondiale di riserve della biosfera, nell'ambito del programma Unesco MAB (Man and Bio- sphere). Dal secondo dopoguerra le attività di punta che si sono sviluppate sul territorio sono relative al comparto tessile e, soprattut- to, al florovivaismo praticato sui terreni co- stieri adatti alla coltivazione di fiori e sementi. La città dispone di una considerevole e presti- giosa varietà di risorse naturali, culturali e ar- chitettoniche. Il suo territorio si estende dalla sommità del cono vulcanico fino al mare; in corrispondenza delle pendici del vulcano il paesaggio principale è fornito dalle distese di boschi di conifere e macchia mediterranea che è presente fino all’area basale dove comin- cia una massiccia frammentazione della ve- getazione dovuta all’azione antropica, che ha sostituito gradualmente le distese a macchia mediterranea con colture intensive e aree ur- banizzate. Questa “mosaicatura” del territorio comunale è presente soprattutto nella settore centrale, mentre l’ambito costiero è prevalen- temente urbanizzato, dove sopravvivono ri- stretti sistemi colturali protetti (serre). La città di Ercolano è cresciuta rapidamente con una qualità architettonica scadente e pri- va di una corretta organizzazione urbana; si è registrata una progressiva alterazione dell’e- quilibrio tra elementi naturali e componenti antropiche a seguito di orientamenti politici e culturali poco sensibili all’aspetto ambien- tale e alla connessione tra urbano, struttura agricola e mare. La conseguenza è stata la ri- duzione della qualità del paesaggio, non solo nel suo valore estetico ma come espressione di biodiversità di specie e di spazi (Failla et al., 2007). I recenti progetti di riqualifica- zione dell’area hanno riconsiderato il ruolo che il paesaggio naturale potrebbe svolgere nella pianificazione urbanistica della città. L’urbano e il naturale non sono due fattori diagonalmente opposti che si escludono l’un l’altro. Il problema è quello di reinterpretare i duri dati scientifici sulla natura in qualcosa che può essere di supporto per una facile vi- sone degli ideali culturali, estetici o politici del territorio (Kuiter W., 2013).

Attraverso un approccio integrato tra ricerca scientifica e politiche di pianificazione ed estetica del paesaggio viene definita la fun- zione che il verde può svolgere nelle future visioni di progettazione, pianificazione e gestione. Le piante rappresentano una com- ponente fondamentale del paesaggio e ne di- versifica l’aspetto.

Il supporto della ricerca scientifica: analisi sulla vegetazione potenziale1

L’area in esame è di difficile studio a cau- sa dell’elevata pressione antropica, per cui sopravvivono solo pochi resti dell’effettiva vegetazione naturale; inoltre la topografia cambia nelle brevi distanze delineando un fitto mosaico di habitat e possibili comunità vegetali. Dove l’intervento antropico ha mo- dificato le condizioni ecologiche di un habi- tat, le specie tipiche di quell’ambiente sono state compromesse.

L’analisi sulla distribuzione delle specie ve- getali (analisi corologica) della flora vesuvia- na pone in risalto l’elevato tasso delle specie ad ampia distribuzione (36,8%) rispetto a tutte le altre (corotipi). Questo è dovuto alla presenza di varietà vegetali fortemente lega- te agli ambienti antropizzati dove è di consi- derevole rilevanza anche l’apporto di specie aliene. Il popolamento vegetale è caratteriz- zato da un elevato numero di specie tipiche dell’area mediterranea e questo è in accordo con la vicinanza al mare e con le quote rag- giunte nel territorio, che toccano il massimo nei 1281 m del Gran Cono Vesuviano. A livello paesaggistico un accenno va fatto in merito all’espansione delle pinete. Essa è stata dovuta all’intraprendenza di alcu- ni agricoltori, che favorirono la diffusione del Pino per ottenere legname da impiegare nell’industria navale. In seguito le pratiche di utilizzazione della pianta (raccolta dei coni per l’utilizzazione dei pinoli, i tagli di ripulitura e di sfollo) hanno contribuito ad abbassare drasticamente in questi boschi il grado di naturalità dovuto all’impianto arti- ficiale. A livello delle dinamiche evolutive, è possibile ipotizzare una progressiva riduzio- ne delle Conifere, perché caratterizzate da ridotti tassi di rinnovazione, a vantaggio di latifoglie decidue e sempreverdi anche non indigene. Questi fenomeni sono peraltro già in atto in alcuni tratti dove il Leccio e la Ro- binia, spesso associati, costituiscono il piano di rinnovazione.

Anche la Genista aethnensis, è di impianto ar- tificiale e fu introdotta sul Vesuvio nel 1906 per opere di rimboschimento. Da quel mo- mento è andata sempre più diffondendosi, data l’abbondanza dei semi prodotti, fino a diventare una vera e propria invasiva che ha prodotto un danno ambientale di notevole portata; al contempo costituisce una cenosi ad elevato grado di pionierismo in grado di

stabilizzare in poco tempo i substrati più in- coerenti ed in continuo movimento. Il Rovo

(Rubus ulmifolius), in passato principale com-

ponente delle siepi utilizzate per delimitare le proprietà terriere, oggi costituisce delle cenosi in fase di espansione a causa del con- solidato fenomeno di abbandono dei coltivi. La rilevante diffusione dell’agricoltura nell’a- rea vesuviana è da imputare alle peculiarità pedoclimatiche di questo territorio ed in par- ticolare alla fertilità dei suoli vulcanici. Negli ultimi decenni tuttavia, anche a causa degli elevati tassi di urbanizzazione che interessa- no soprattutto la fascia basale del vulcano, si sta assistendo ad un progressiva perdita di suolo agricolo. Questo abbandono delle atti- vità rurali ha ovvie conseguenze sulla flora e la vegetazione spontanea.

La sospensione delle attività agricole in deter- minate aree ha consentito la ricolonizzazione della vegetazione spontanea che la cura dei campi teneva confinata ai margini degli stes- si; si tratta di cenosi estremamente variabili in relazione al tempo di abbandono ma a coper- tura sempre notevole (oltre il 60%). In linea generale all’aumentare del tempo trascorso dalla sospensione delle pratiche colturali si osserva un impoverimento di piante annuali e un conseguente incremento di erbacee pe- renni e di specie arbustive.

Dall’analisi effettuata emerge che nel fiume di cemento e asfalto dell’agglomerato urba- no che si è sviluppato negli ultimi decenni si insediano diverse fitocenosi. L’elevata va- riabilità floristica di questi sistemi artificiali è legata agli svariati microhabitat in essi ri- scontrabili e proprio la variabilità degli ele- menti microstazionali (natura del substrato, luminosità, umidità, esposizione, tempera- tura, livelli di inquinamento, ecc.), nonché l’impatto antropico (fruizione, interventi manutentivi) selezionano aspetti vegetazio- nali molto diversificati.

La pianificazione urbanistica: analisi per la ri- qualificazione del paesaggio

Il tipo di approccio proposto analizza tre differenti aspetti: gli studi sulle comunità di piante sono condotti sulla vegetazione natu- rale esistente, rinvenuta nei siti rimanenti e seminaturali; le comunità vegetali sono de- scritte come elementi rimanenti di un certo tipo di paesaggio e attraverso la correlazione di dati è possibile estrapolare la vegetazione naturale ipotetica per ogni tipo di paesaggio;

si osserva l’andamento della vegetazione in un contesto naturale più ampio e con mino- re influenza antropica, per comprendere la vegetazione potenziale all’interno del peri- metro urbano, laddove la vegetazione natu- rale è col tempo scomparsa.

Dallo studio sulla potenzialità della vegeta- zione e sulla sua evoluzione è emerso che è possibile ipotizzare e delineare il futuro paesaggio naturale del tratto di territorio vesuviano in esame. La pianificazione pae- saggistica in questo caso entra in gioco nel momento in cui occorre recuperare o dare una differente connotazione a parti di terri- torio degradate o alterate da parte dell’azione antropica.

In ambito urbano la progettazione del verde, da un piccolo parco di quartiere a un’ampia infrastruttura metropolitana, deve tener con- to, quindi, del tipo di vegetazione più adatta non solo per fini prettamente estetici, ma soprattutto per il loro ruolo ecologico, che si traduce in un miglioramento dell’ambiente urbano; una corretta pianificazione del ver- de, pertanto, può favorire la sua capacità di assorbire carbonio.

Per realizzare progetti è importante ideare siste- mi di vegetazione ampi, realizzati intercalando nella trama urbana spazi verdi vecchi e di nuo- va generazione, al fine di creare, attraverso la somma di singole parti, un sistema continuo e comunicante (del Caz Enjuto, 2013).

Se la progettazione e la realizzazione di un’a- rea verde riguarda comunità vegetali poten- ziali, un primo passo verso un paesaggio eco- logicamente sostenibile sarà stato fatto. Definire la città come un paesaggio costi- tuisce il fondamento per una più integrata pianificazione della capacità di recupero e dell’identità.

La città si accresce sul proprio substrato pe- dologico e i processi naturali e antropici che genera devono essere visti come capitale e risorsa; essi aprono maggiori possibilità per una più resistente e sostenibile vita delle cit- tà. Negando tali processi si innescano proble- matiche ambientali di più complessa e costo- sa gestione.

L’obiettivo è di migliorare la qualità dei luo- ghi e di conseguenza la qualità della vita, ri- stabilendo l’equilibrio tra fattori antropici e fattori naturali.

Fruizione che garantisca la possibilità di ac- cesso e la vivibilità del luogo, sia da un punto di vista fisico che visivo (Failla et al., 2007).

Tutelare il paesaggio significa riconoscere a tale ambito un insieme di valenze culturali, ambientali, sociali, economiche, urbanisti- che che armonicamente vanno salvaguar- date attraverso metodologie di intervento multidisciplinari che affrontino in modo coordinato ed armonico tutte le diverse pro- blematiche del territorio (Bernetti I., 2007).

1. La descrizione sulla flora del territorio è tratta dalla ricerca Flora della zona vesuviana e del parco nazionale del Vesuvio (fonte: Laboratorio per il monitoraggio della biodiversità e cartogra- fia del parco Nazionale del Vesuvio – Edito dal PNV ISBN 88-87925-26-7 - Flora e vegetazione R. Motti, Adriano Stinca, Massimo Ricciardi)

Riferimenti bibliografici

• Bernetti, I. (2007) “Strumenti metodologici per la gestione del paesaggio nella pianificazione territoriale” in XXVI Incontro di Studio Ce.S.E.T., (103-120), ISSN 1826-249X (online), Firenze Uni- versity Press.

• Del Caz Enjuto, M.R., Teodosio, A. (2013) “Natura, città e cambiamento climatico” in Città Sobria, (509-518), INU Edizioni, Roma.

• Evans, D. (2005). “Some uses of the map of the natural vegetation of Europe for Natura 2000”. In Anwendung und Auswertung der Karte der natürli- chen Vegetation Europas / Application and Analysis of the Map of the Natural Vegetation of Europe Bun- desamt für Naturschutz-Skripten, 156.

• Failla, A., Tomaselli, G., Riguccio, L., Falanga, C. (2007), “La valorizzazione del paesaggio costiero attraverso il recupero delle identità “agricolo- culturali” in XII Convegno Internazionale Interdi- sciplinare Volontà, libertà e necessità nella creazione del mosaico paesistico-culturale. Cividale del Friuli (UD).

• Kuiter., W., 2013. “The nature of urban Seoul: po- tential vegetation derived from the soil map” in International Journal of Urban Sciences, 17, (95-108). • Leeuwen, C. G., Doing Kraft, H. D., ,(1959), “Lan- dschap en beplanting in Nederland Richtlijnen voor de soortenkeuze bij beplantingen op vegeta- tiekundige grondslag(Wageningen)” in H. Veen- man & Zonen N.V. pdf 21,902187Mb

Strategie di valorizzazione