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anni 12,5 anni 8,92 anni 200 punti base 17, 84 % Da oltre 15 ann

a 20 17,5 anni 11,21 anni 200 punti base 22,43 % Oltre 20 anni 22,5 anni 13,01 anni 200 punti base 26,03 % Fonte: Banca d’Italia (2013).

Sulla base delle modifiche apportate nel dicembre 2010, i c/c attivi sono classificati nella fascia “ a vista”, mentre la somma dei c/c passivi e dei depositi liberi è da ripartire secondo le seguenti indicazioni:

 Nella fascia “a vista” per una quota fissa del 25%, che corrisponde alla c.d componente “ non core”60

;

 Per il rimanente importo (la c.d “ componente core”) nelle successive otto fasce temporali (da “fino 1 mese” a “4-5 anni) in misura proporzionale al numero di mesi in esse contenute.61

Le modifiche apportate con l’aggiornamento del 27 dicembre 2010, inoltre, stabiliscono che:

 Per quanto riguarda i c/c attivi, non devono essere classificati nella fascia “a vista” i rapporti formalmente regolati come conti correnti, ma riconducibili ad altre forme di impiego aventi uno specifico profilo temporale, come, ad esempio, gli anticipi s.b.f;

 Con riferimento alle modalità di ripartizione dei c/c passivi e dei depositi liberi, le banche di classe 1 e 2 valutano l’opportunità di affinare il criterio precedentemente illustrato relativo alla stima della quota stabile (c.d “componente core”) e alla sua, successiva, ripartizione nelle fasce fino ad un massimo di 5 anni;

60 Il criterio adottato prima delle modifiche del 2010 prevedeva, invece che i c/c passivi e i depositi liberi fossero

ripartiti nella fascia “a vista” per un ammontare pari a quello che i c/c attivi. Il rimanente importo doveva essere attribuito alle successive quattro fasce temporali (da “fino a 1 mese” a “da oltre 6 mesi a 1 anno”), su un intervallo temporale di 1 anno, in misura proporzionale al numero dei mesi in esse contenuto. Ad esempio, nella fascia “fino a 1 mese” andava inserito 1/12 dell’importo rimanente, nella fascia “da oltre 1 mese a 3 mesi” i 2/12 dell’importo rimanente, e così via. Le modifiche apportate alla distribuzione dei depositi sono in linea con le indicazioni riportate in BCBS (2004), secondo le quali le poste a vista non possono avere una scadenza superiore ai 5 anni.

61

Ad esempio, nella sfascia “fino a 1 mese” va inserito 1/60 dell’importo, in quella “da oltre 1 mese fino a 3 mesi” vanno inseriti i 2/60 dell’importo e così via.

 Inoltre, con riferimento alla facoltà di rimborso anticipato ( c.d “prepayment risk”) le banche di classe 1 e 2 valutano l’opportunità di rappresentare tale rischio secondo modalità alternative rispetto alla normativa segnaletica (“delta equivalent value”).

Per ognuna delle 14 fasce temporali viste sopra la banca determina una posizione netta compensando le posizioni attive con quelle passive. La posizione netta viene poi moltiplicata per i fattori di ponderazione, illustrati nell’ultima colonna della tabella 3, calcolati per il caso dell’applicazione dello scenario di shift parallelo della curva dei tassi di +200 basis point (Curcio, Gianfrancesco, 2011 b).

Quanto detto in corrispondenza della j-esima valuta rilevante (j=1,…k), può essere espresso in termini analitici nel modo seguente:

dove:

(1.)

PN è la stima della variazione subita dal valore economico della posizione netta relativa alla

i-esima fascia temporale;

PN è il valore economico della posizione netta relativa i-esima fascia;

DM è la duration modificata associata alla fascia i-esima;

r è la variazione del tasso di interesse ipotizzata pari a 200 punti base e uguale per tutte le fasce temporali.

La (1.) richiama la nota relazione che lega il prezzo di uno strumento finanziario a tasso fisso e scadenza determinata ad una variazione del tasso interno di rendimento a scadenza. L’unica differenza è che non compare il segno meno nel membro di destra dell’equazione. Di conseguenza un valore positivo di PN corrisponde a una riduzione di pari importo del valore economico della posizione netta i-esima e viceversa. Le posizioni del valore economico delle posizioni nette, ottenute in corrispondenza di ogni singola fascia temporale, sono successivamente sommate tra loro, al fine di ottenere una stima della variazione del valore economico del portafoglio di attività e passività finanziarie denominate in una data valuta ( VEj) a seguito dello shock di tasso ipotizzato. In termini analitici, in relazione alla j-esima valuta rilevante (j= 1,..k), si ha:

(2.)

Le variazioni del valore economico relativo alle singole valute rilevanti e all’aggregato delle valute non rilevanti sono, successivamente, sommate tra loro, se positive, al fine di ottenere un valore economico del portafoglio bancario ( VE p), a seguito dello shock di tasso ipotizzato. In simboli:

(3.) Con

Dove: rappresentano, rispettivamente, il valore assoluto della variazione del valore economico relativo alla j-esima valuta rilevante e all’aggregato delle valute non rilevanti.

Si sottolinea che ai fini del calcolo della (3.), vengono considerate le sole variazioni positive, che corrispondono, a riduzioni del valore economico del patrimonio a seguito dello shock di tasso ipotizzato. Non viene quindi ammessa la compensazione tra le diverse esposizioni nelle diverse valute. Prima delle recenti modifiche la stima delle variazioni del valore economico del portafoglio bancario era calcolata sommando i valori assoluti delle variazioni del valore economico relativo alle singole valute rilevanti. L’utilizzo dei valori assoluti era giustificato da ragioni prudenziali in quanto equivaleva ad ipotizzare che in corrispondenza di ogni valuta rilevante e dell’aggregato delle valute non rilevanti si avesse una riduzione del valore economico del portafoglio bancario, a prescindere dall’effettivo segno ottenuto. Il risultato ottenuto dal calcolo del ( VE p), è di conseguenza, in base ai criteri metodologici applicati, sempre di segno positivo, ma rappresenta, come detto, una riduzione del valore economico del portafoglio di attività e passività finanziarie detenute dalla banca. Tale valore viene, infine, rapportato al patrimonio di vigilanza ottenendo un indice di rischiosità, la cui soglia di attenzione è fissata al 20%. In termini analitici, deve essere giustificata la seguente relazione:

(4.)

Dove con si indicano, rispettivamente, le variazioni del valore economico del portafoglio bancario e l’ammontare del patrimonio di vigilanza (Curcio, Gianfrancesco, 2011 b). In particolare, tutte le banche, indipendentemente dalla classe di appartenenza, dalla metodologia utilizzata e dalle variazioni stimate/scenari prescelti per calcolare il capitale interno in condizioni ordinarie/di stress, valutano l’impatto di una variazione ipotetica dei tassi pari a +/- 200 bp sull’esposizione al rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario. Nel caso in cui si determini una riduzione del valore economico della banca superiore al 20% del patrimonio di vigilanza, la Banca d’Italia approfondisce con la banca i risultati e si riserva di adottare opportuni provvedimenti (Curcio, Gianfrancesco, 2011 b).

Capitolo 4

Analisi dell’impatto del rischio di tasso di interesse nel banking book su un campione di BCC

4.1 Premessa

Nel presente capitolo si dà seguito alla parte teorica e legislativa precedentemente trattata, procedendo ad un’analisi dei dati ricavabili dall’informativa al pubblico al 31 dicembre 2012 di un campione di BCC appartenenti alle Federazioni dell’Emilia Romagna e della Toscana. La motivazione che ha portato a far ricadere la scelta su questo campione di BCC è stata quella di voler analizzare come il rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario sia presente all’interno della realtà locale del territorio toscano, con riferimento a banche medio-piccole come le banche di credito cooperativo, analizzando inoltre, anche la “vicina” realtà delle banche di credito cooperativo selezionate tra quelle della Federazione Emilia Romagna. Congiuntamente, le due Federazioni al 31 dicembre 2012 presentavano un’operatività creditizia sul fronte degli impieghi alla clientela pari a circa il 17,76% (8,3% per la Federazione BCC Toscana, 9,46% per la Federazione BCC Emilia Romagna), rispetto alla quota degli impieghi erogata complessivamente delle BCC al livello nazionale62, e sul fronte della raccolta diretta pari a circa il 18,42% (9,8% per la Federazione Toscana, 8,62% per la Federazione Emilia Romagna) (Federcasse, 2012).

Le Banche di Credito Cooperativo sono banche:

- mutualistiche, in quanto società cooperative che erogano il credito principalmente a soci. Non perseguono scopi di profitto bensì obiettivi di utilità sociale;

- locali, poiché giocano un ruolo indispensabile nella loro funzione di sostegno alle necessità finanziarie delle famiglie e delle imprese in un ambito territoriale ristretto. Non a caso sono state definite dei "micro-giganti" per la rilevanza della loro azione anche nelle aspettative e nella percezione di soci e clienti;

- solidali, in quanto società di persone e non di capitali che promuovono l'aiuto reciproco dei soci e facilitano l'accesso al credito delle fasce più deboli. Per vocazione e tradizione sono banche vicine a chi è prossimo alla soglia della povertà e dei bisogni elementari, a chi vive in aree di emarginazione. Nella concessione del credito, tengono conto più delle capacità personali che del patrimonio;

- appartenenti ad un sistema, le BCC-CR sono inserite nel più ampio contesto di un sistema associativo ed imprenditoriale, denominato “Credito Cooperativo” che

62

La quota di impieghi erogati dal complessivo sistema delle BCC è di 138,9 miliardi di euro ( in tale dato non sono considerate le Casse di secondo livello del Credito Cooperativo), per una quota del 7,2% rispetto al complessivo sistema bancario.

consente ad ognuna di esse di ottenere servizi e prodotti in una logica di economie di scala e di una qualificata offerta alla clientela (Federcasse, 2012).

Le BCC sono supportate da un sistema associativo mediante il sistema di federazioni regionali e dalla federazione nazionale, attraverso cui vengono svolte funzioni di coordinamento, assistenza tecnica, consulenza ed erogazione di servizi a favore delle banche associate. Le federazioni locali, società cooperative con funzioni consortili senza scopo di lucro, sono gli organismi associativi delle BCC-CR (che aderiscono ad esse volontariamente) e ne rappresentano la diretta espressione sul territorio. Rappresentano, inoltre, uno strumento di governo delle strategie locali e regionali, svolgendo una serie di funzioni fondamentali: rappresentanza, tutela della qualità ed efficienza della gestione delle BCC, supporto associativo e di consulenza63 (Federcasse, 2012).

Al 31/12/2012 la situazione del Credito Cooperativo per il complessivo sistema italiano contava una rete composta da oltre 388 Banche di Credito Cooperativo -Casse Rurali (Casse Raiffeisen in Alto Adige), pari a circa il 55% del totale delle banche operanti in Italia. Capillarmente diffuse nel nostro Paese, da 130 anni svolgono il loro ruolo di banche del territorio, assolvendo a una funzione specifica, quella di promuovere sviluppo e di rispondere alle necessità economiche e sociali delle comunità locali. Complessivamente le BCC al livello nazionale contano oltre 1.161.000 soci, con 4.445 sportelli nel territorio italiano, pari a circa il 13% dell’intero sistema nazionale (Federcasse, 2012).

Dunque, come precisato all’inizio, questo capitolo poggerà la propria analisi sulle due Federazioni regionali, della Toscana e dell’Emilia. Queste, complessivamente considerate contano 49 banche aderenti, rispettivamente 2764 banche per la Toscana, e 22 banche per l’Emilia Romagna.

Per la conduzione dell’analisi ci si è avvalsi dei dati espositi ai fini del Pillar III, ovvero dell’Informativa al pubblico65

prevista dalla vigilanza secondo le disposizioni contenute, prima, nella Circolare 263/2006 e, allo stato attuale, dalla più recente Circolare 285/2013 riguardante le nuove disposizioni resesi necessarie a fronte del recepimento di Basilea 3, ma che ricalca per il rischio di tasso di interesse nel portafoglio bancario, quanto già previsto nelle precedenti disposizioni a fronte di Basilea 2.

63

L’operatività si articola su diverse fasi: rappresentanza e promozione; assistenza e consulenza; verifica e revisione; attività di tipo informatico ed economico utili ai fini consortili.

64

Dal 5 maggio 2014 a seguito dell’acquisizione della Banca della Versilia e Lunigiana di Banca Apuana, le banche della Federazione Toscana sono passate a 26.

65

Le disposizioni prudenziali concernenti il cosiddetto “terzo pilastro” impongono specifici obblighi di informativa al pubblico – diretti a rafforzare la disciplina di mercato – che riguardano i profili di adeguatezza patrimoniale e di esposizione ai rischi nonché le caratteristiche dei sistemi interni preposti all’identificazione, alla misurazione ed alla gestione dei rischi stessi. Le informazioni da pubblicare riferite al 31.12.2012, di carattere sia quantitativo sia qualitativo, sono organizzate in appositi quadri sinottici (Tavole) disegnati dalla stessa normativa, che permettono di soddisfare le esigenza di omogeneità, di comparabilità e di trasparenza dei dati.

Inoltre sono stati utilizzati i dati di bilancio riferiti agli esercizi 2012-2011-2010 disponibili sul sito di ogni banca.

Ai fini del presente lavoro, la scelta è ricaduta solo su alcune di queste BCC; infatti si è inteso costruire un campione omogeneo in termini di numero tra le due Federazioni, facendo ricadere la scelta su quelle BCC che hanno permesso una migliore raccolta dei dati e omogeneità di rappresentazione, necessari ai fini del lavoro. In particolare sono state prese in considerazione 13 BCC per la Federazione Toscana e 11 BCC per la Federazione Emilia Romagna, elencate nella Tabella 1 che segue:

Tabella 1: Elenco delle BCC che costituiscono il campione

13 BBC Federazione Toscana 11 BCC Federazione Emilia Romagna

BCC Apuana66 BCC Malatestiana BCC dell’Elba BCC Rimini Bancasciano Cred. Coop. BCC Gatteo

BCC Area Pratese BCC Romagna Est BCC Masiano BCC Romagna Occidentale BCC Pontassieve BCC Ravennate e Imolese

BCC Signa BCC Alto Reno BCC Valdichiana BCC Castenaso

BCC Cascina BCC Cavola e Sassuolo67 BCC Valdinievole BCC Forlì

BCC Pescia BCC Centro Emilia BCC della Maremma di Grosseto

BCC Pistoia

Inizialmente il numero del campione prescelto era superiore, pari a 26 BCC, ma nel corso della conduzione dell’analisi ci si è resi conto di alcune lacune nelle informazioni che venivano rese all’interno dei documenti di bilancio, pertanto, si è preferito ridurre il numero del campione a 24 BCC, e favorire una completezza informativa dei dati resi dalle banche.

Ciascuna delle BCC sopracitate ai fini della misurazione e quantificazione del rischio di tasso di interesse del banking book, fa riferimento all’algoritmo semplificato di Banca d’Italia ovvero, secondo quanto previsto nell’Allegato C Titolo III Capitolo 1 della Circolare 285/2013, per la

66

La Banca Apuana di credito cooperativo a partire dal 5 maggio 2014 è entrata a far parte della Banca Versilia Lunigiana e Garfagnana a seguito dell’acquisizione da parte di quest’ultima. Pertanto si precisa che da tale data le banche appartenenti alla Federazione Toscana sono 26 e non più 27 come per l’anno 2012.

67 Si precisa che la banca di credito cooperativo di Cavola e Sassuolo nel settembre 2013 ha sottoscritto un atto di

determinazione del valore economico del portafoglio bancario, metodo che viene riproposto anche all’interno dell’informativa qualitativa in ciascuna sezione dedicata al rischio in esame. Nessuna delle banche analizzate ha sviluppato modelli interni per il calcolo dell’esposizione al rischio di tasso di interesse del banking book, così come per nessuno degli altri rischi per cui è prevista tale possibilità68, infatti, tutte le banche della Federazione Toscana ed Emilia Romagna sono considerate banche di “Classe 3” ai fini ICCAP, ossia non sviluppano modelli interni per il calcolo dei requisiti regolamentari e presentano un attivo pari o inferiore a 3,5 miliardi di euro. Attraverso l’algoritmo semplificato della Banca d’Italia viene valutato l’impatto di una variazione ipotetica dei tassi sull’esposizione al rischio di tasso di interesse relativo al portafoglio bancario69

. A tal fine le attività e le passività vengono preventivamente classificate in fasce temporale in base alla loro vita residua ed aggregate per “valute rilevanti” ( le valute il cui peso è inferiore al 5% sono aggregate fra loro come se fossero un’unica valuta). Per ogni aggregato di posizioni viene quindi calcolata, all’interno di ciascuna fascia, la posizione netta, come compensazione tra posizioni attive e posizioni passive. La posizione netta di ciascuna fascia è moltiplicata per fattori di ponderazione, ottenuti come prodotto tra una variazione ipotetica dei tassi e un’approssimazione della duration modificata relativa alle singole fasce. Le esposizioni ponderate delle diverse fasce sono sommate tra loro. L’esposizione ponderata netta ottenuta in questo modo approssima la variazione del valore attuale delle poste denominate in una certa valuta nell’eventualità dello shock ipotizzato. Le esposizioni positive relative alle singole “valute rilevanti” e all’aggregato delle “valute non rilevanti” sono sommate tra loro. In questo modo si ottiene un valore che rappresenta la variazione di valore economico aziendale a fronte dell’ipotizzato scenario sui tassi di interesse. Ai fini della quantificazione del capitale interno in condizioni ordinarie le banche prendono a riferimento uno

shift parallelo della curva dei tassi pari a +/- 200 bp (con il vincolo di non negatività dei tassi) in

analogia allo scenario contemplato dall’Organo di vigilanza per la conduzione del “Supervisory

test” (Banca d’Italia, 2013).

Il presente lavoro sarà così strutturato:

 In primo luogo, si procede nella rappresentazione del livello di esposizione al rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario, il patrimonio di vigilanza, la dimensione degli impieghi alla clientela, per le BCC della Federazione Toscana e per la Federazione Emilia;

68

Fanno parte oltre al rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario dei rischi quantificabili anche rischio di credito e controparte, rischio di mercato, rischio operativo, rischio di concentrazione, per cui la Banca d’Italia predispone al fine del calcolo dei requisiti patrimoniali metodologie e algoritmi, ciascuna banca poi, potrà decidere se affinare tali metodologie attraverso lo sviluppo di modelli interni.

69 La normativa di vigilanza prevede che la determinazione del capitale interno a fronte del rischio di tasso del

 Al fine di ottenere tre cluster in funzione della dimensione si procede a suddividere le banche del campione in funzione della dimensione degli impieghi ala clientela;

 Il livello dell’indice di rischiosità distinto tra le due regioni e le relative considerazioni e rappresentazioni;

 L’esposizione dei dati di bilancio in merito al processo della raccolta e degli impieghi e considerazioni comparate al livello di rischio, nei tre cluster dimensionali;

 Il ricorso al rifinanziamento presso la BCE ed il ricorso al canale interbancario;

 L’andamento del margine di interesse e la variazioni degli interessi: gli impatti e le problematiche correlate al livello di rischiosità.

4.2 Analisi del rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario per il campione di Bcc della Federazione Toscana e dell’Emilia Romagna

Tabella 2: Esposizione al rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario al 31 dicembre 2012 per le BCC della Federazione Toscana

(Valori in migliaia di euro)

RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE (SHIFT +/-200 b.p) AL 31/12/2012

Assorbimento patrimoniale a fronte del rischio di tasso

Patrimonio di vigilanza Indice di rischiosità Impieghi alla clientela BCC Apuana 506,302 8.631,403 5,886% 69.350 BCC dell’Elba 763,834 6.943,997 11,00% 55.281 Bancasciano CRED.COOP 1.880,991 26.615,5 7,07% 248.856 BCC Area Pratese 3.438,149 39.553,334 8,69% 291.518 BCC Masiano 777 37.722 2,06% 225.462 BCC Pontassieve 1.136,076 36.551,277 3,10% 288.535 BCC Signa 3.862,548 61.133,249 6,31% 424.281 BCC Valdichiana 821,843 62.209,425 1,26% 473.202 BCC Cascina 2.543,407 30.023,988 8,44% 225.810 BCC Valdinievole 190,014 64.552,905 0,3% 634.268 BCC Pescia 2,782 37,95 7,33% 275.216 BCC della Maremma di Grosseto 5.428,222 49,6 10,94% 338.743 BCC Pistoia 3.703,583 56.064,295 6,61% 527.541

Tabella 3: Esposizione al rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario al 31 dicembre 2012 per le BCC della Federazione Emilia Romagna

(Valori in migliaia di euro)

RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE (SHIFT +/-200 b.p) AL 31/12/2012

Assorbimento patrimoniale a fronte del rischio di tasso

Patrimonio di vigilanza Indice di rischiosità Impieghi alla clientela BCC Malatestiana 8.689,16 209.732 4,14% 922.000 BCC Rimini 13.363,36 101,247 13,20% 567.124 BCC Gatteo 4,80 54,023 3,06% 420.470 BCC Romagna Est 67,84 115,504 0,06% 727.541 BCC Romagna Occidentale 477 42,673 1,12% 353.929 BCC Ravennate e Imolese 262,1 280,485 2,74% 1.953.020 BCC Alto Reno 2.538,125 29.618,11 8,57% 133.650 BCC Castenaso 3.813 47,159 8,09% 397.166 BCC Cavola e Sassuolo 654,543 56.620,869 1,16% 507.110 BCC Forlì 3,595 100,212 3,59% 858.597 BCC Centro Emilia 19,792 43,583 2,50% 391,259

Come si può notare dalle Tabelle 2 e 3, tutte le banche presentano un indice di rischiosità al rischio di tasso di interesse del banking book ben sotto la soglia di Vigilanza. L’esposizione ponderata complessiva nelle diverse valute rappresenta la somma tra le voci del passivo e dell’attivo in diverse valute, suddivise per vita residua secondo date di riprezzamento, tale voce rappresenta l’assorbimento patrimoniale a fronte del rischio di tasso del portafoglio bancario, ovvero il capitale interno a fronte di questo singolo rischio70.

A fronte di quanto appreso all’interno dell’informativa al pubblico delle banche analizzate, si rileva per la gran maggioranza dei casi un rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario dovuto da un’esposizione del tipo liability sensitive. In questo caso la banca è caratterizzata da passività con durata inferiore rispetto alle attività, quindi è esposta ad un rischio di aumento dei tassi, in quanto gli interessi passivi che la banca dovrà corrispondere verranno riprezzati più velocemente rispetto alle attività. Al contrario, una posizione “asset sensitive” sta ad indicare la presenza di attività di

70 Per capitale interno si intende il capitale a rischio, ovvero il fabbisogno di capitale relativo ad un determinato rischio

che la Banca ritiene necessario per coprire le perdite eccedenti un dato livello atteso; per capitale interno complessivo si intende il capitale interno riferito a tutti i rischi rilevanti assunti dalla Banca, incluse le eventuali esigenze di capitale interno dovute a considerazioni di carattere strategico. Il processo è articolato in specifiche fasi, delle quali sono