Evoluzione del margine di interesse
Grafico 23: L’indice di rischiosità del rischio di tasso del portafoglio bancario anni 2012-
BCC DELL’ELBA BCC APUANA BCC ALTO RENO BCC MASIANO BCC CASCINA BANCASCIANO CRED.COOP. BCC PESCIA BCC PONTASSIEVE BCC AREA PRATESE BCC MAREMMA DI GROSSETO BCC ROMAGNA OCCIDENTALE BCC CENTRO EMILIA BCC CASTENASO BCC GATTEO BCC SIGNA BCC VALDICHIANA BCC CAVOLA E SASSUOLO BCC PISTOIA BCC RIMINI BCC VALDINIEVOLE BCC ROMAGNA EST BCC FORLÍ BCC MALATESTIANA BCC RAVENNATE E IMOLESE 11,00% 5,86% 8,57% 2,06% 8,44% 7,07% 7,33% 3,10% 8,69% 10,94% 1,12% 2,50% 8,09% 3,06% 6,31% 1,26% 1,16% 6,61% 13,20% 0,30% 0,06% 3,59% 4,14% 2,74% 10,68% 0,00% 9,23% 4,66% 5,98% 5,50% 2,21% 6,70% 8,21% 11,95% 15,78% 0 0 7,20% 3,27% 10,79% 0 15,69% 0 8,84% 0 9,32% 7,20% 0
Indice di rischiosità
2011 2012Il grafico 23 illustra la variazione nei due anni 2012-2011 del rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario. L’osservazione di tale set di dati ci è utile per effettuare una comparazione con gli andamenti del margine di interesse. In generale per le banche del nostro campione possiamo osservare che in media per l’anno 2011 l’indice di rischiosità è stato pari all’8,01%, mentre nell’anno 2012, pari al 5,18%, dunque nei i due anni, il rischio di tasso di interesse nel portafoglio bancario è diminuito e comportando un minore assorbimento del capitale interno a fronte del rischio di tasso nel banking book. In particolare si precisa che delle 24 BCC del campione, per 11 di queste, l’indice di rischiosità risulta diminuito rispetto al 2011. Per 6 BCC è stato registrato un aumento del rischio di tasso di interesse e per 7 banche non è stato possibile reperire il dato riferito all’indice di rischiosità del 201177. Si precisa tuttavia che per le banche con un aumento dell’indice di rischiosità, tale dato coincide con un basso rifinanziamento presso la BCE ed dunque un basso apporto di liquidità a dare sostegno alla raccolta a medio lungo termine e un elevato squilibrio dal punto di vista del rapporto impieghi raccolta a medio lungo78. Come già ribadito, tuttavia, l’aumento del margine di interesse è da imputarsi ad un intervento da parte delle Autorità monetarie a sostegno della liquidità e della raccolta bancaria, infatti, vi è modo di pensare che tale andamento senza tali interventi sarebbe risultato negativo, a fronte del repentino aumento degli interessi passivi. Tenuto conto del fatto che la situazione per il margine di interesse non sarebbe stata positiva senza tali interventi, la considerazione che se ne può ragionevolmente desumere, è che il margine sarebbe stato presumibilmente in diminuzione, pertanto l’attuale modello di computo del rischio di tasso di interesse del banking book (mediante Supervisory test) non coglie in realtà le variabili che influenzano il margine di interesse. Questa considerazione è fatta alla luce del fatto che il rischio di tasso di interesse nei due anni esaminati ha subito una diminuzione per la maggior parte delle banche del campione, dunque ha seguito una dinamica opposta rispetto al margine di interesse (considerando un andamento del margine in una situazione di assenza di aiuti da parte della BCE, e quindi il caso di una erosione del margine).
In questa sede si ripropone uno studio esposto nel corso del primo capitolo di questo elaborato, al fine di dare conferma al fatto che margine di interesse e rischio di tasso di interesse sono solo in parte collegati, tuttavia in questo caso sotto un ottica non di vigilanza bensì sotto la prospettiva dell’influenza dei guadagni a termine sull’esposizione al rischio di tasso. Infatti nello studio condotto da Memmel attraverso un set di dati sull’esposizione delle banche tedesche al rischio di
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Tale lacuna è dovuta all’assenza all’interno dei siti internet delle banche dell’informativa del 2011, poiché hanno mantenuto solo l’informativa più recente riferita al 2012.
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Un esempio è dato dalla BCC dell’Elba che presenta un indice di rischiosità in aumento rispetto al 2011, pari al 11% e con un indice IMP /RACC a ML parti a 256,70%, dovuto ad uno squilibrio interno alla banca che reperisce una raccolta obbligazionaria a medio lungo termine pari a solo un terzo della raccolta complessiva.
tasso di interesse, con riferimento il periodo settembre 2005 - dicembre 2009, ha cercato di rispondere a domande sul comportamento delle banche riguardo a tale rischio sui loro guadagni d in merito alla trasformazione delle scadenze. La prima evidenza di tale studio è data dal fatto che, il rischio di tasso si muove a seconda dei possibili guadagni derivanti dalla trasformazione delle scadenze. Tale studio riguarda da vicino il lavoro condotto in questo capitolo quarto, poiché le banche analizzate da Memmel e per cui valgono le osservazioni da questo desunte, sono banche di risparmio e cooperative. Per tali banche i guadagni derivanti dalla trasformazione a termine, rappresentano una fonte importante della quota del margine di interesse, e dunque, tempestive variazioni derivanti degli utili da trasformazione delle scadenze possono fortemente influenzare il valore del margine d’interesse. Memmel deduce tuttavia che, il margine di interesse è influenzato dall’esposizione al rischio di tasso di interesse entro un determinato limite, dunque non vi è una piena e completa dipendenza tra i due valori. Memmel applica queste considerazione in particolare per le piccole e medie banche di risparmio e del settore cooperativo, che sono impegnate nel commercial banking tradizionale e che questi risultati potrebbero essere trasferiti a banche di analoga struttura di altri paesi (Memmel, 2010a)
Ricollegandoci nuovamente alla rassegna della letteratura proposta nel primo capitolo, è possibile fornire ulteriori motivazioni ad una incongrua misurazione del rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario, con ripercussioni sull’andamento del margine di interesse dettate dalle modalità di misurazione. Infatti, nel lavoro di Curcio e Gianfrancesco79 del 2011 viene analizzato l’impatto delle modifiche in merito alla distribuzione dei depositi introdotte dalla Banca d’Italia con l’aggiornamento del 27 dicembre 2010. L’analisi evidenzia che sono le ipotesi relative alla distribuzione delle poste a vista, più che i diversi approcci matematici usati, ad avere il maggiore impatto sull’indicatore di rischio. Questo apre nuovi scenari di ricerca in merito alla corretta collocazione dei depositi a vista nelle fasce temporali al fine di una più efficace e precisa misurazione del rischio e della conseguente stima del capitale economico associato al rischio in questione.80
79 Per ulteriori approfondimenti si rimanda al capitolo primo, paragrafo 1.2.10 “ Gli studi condotti sulla robustezza del
framework delle autorità di Vigilanza”.
80 I dati e le ipotesi alla base del lavoro di Curcio e Gianfrancesco poggiano su uno studio condotto su un’ipotetica
banca determinata aggregando i dati relativi all’esposizione al rischio di tasso del banking book di un campione di 15 banche commerciali italiane di piccola e media dimensione, rientranti nelle classi 2 e 3 previste dalle Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale di Banca d’Italia. La componente delle poste a vista è stata distribuita secondo quanto previsto dalle disposizioni delle Autorità di Vigilanza prima e dopo le modifiche del dicembre 2010, al fine di analizzarne l’impatto e la stima dell’indicatore di rischio è stata effettuata non solo in corrispondenza della scadenza mediana della fascia temporale, ma anche dell’estremo inferiore e superiore della fascia stessa. Ciò, al fine di fornire una valutazione dell’effettivo scostamento della stima dell’indicatore di rischio derivante dal diverso posizionamento delle poste di bilancio all’interno delle varie fasce temporali.
Le analisi empiriche ottenute evidenziano che:
1. l’esposizione al rischio della banca è influenzata più dalle assunzioni sulla distribuzione dei depositi (entro 1 anno o entro 5 anni) che dal differente posizionamento delle poste di bilancio nelle varie fasce temporali (in corrispondenza della scadenza mediana o degli estremi della singola fascia) o dal differente coefficiente di duration utilizzato (duration approssimata o key rate duration);
2. La diversa distribuzione dei depositi modifica l’esposizione al rischio di una ipotetica banca. Infatti, nel caso di distribuzione dei depositi entro 1 anno, la banca è esposta al rischio di shift paralleli in aumento della struttura per scadenza dei tassi; viceversa, nel caso i depositi si distribuiscano entro 5 anni, la banca risulta esposta a spostamenti paralleli in diminuzione della struttura per scadenza dei tassi.
Le suddette evidenze esposte da Curcio e Gianfrancesco, sono spiegate dal fatto che nel caso di distribuzione dei depositi entro 5 anni si registrano, rispetto all’ipotesi di distribuzione entro 1 anno, gap negativi anche nelle fasce temporali che vanno da 1 anno a 5 anni e non solo in quelle da 3 mesi a 1 anno, in quanto le passività sensibili a variazioni dei tassi risultano maggiori delle attività sensibili81 (Curcio, Gianfrancesco, 2011).
Approfondiamo ulteriormente la questione anche con un’analisi grafica. L’aggiornamento del 2010 della Banca d’Italia riconosce un significativo aumento della duration di tale comparto, come rappresentato nel grafici 24-25
Grafico 24: Modello Banca d’Italia pre-aggiornamento
(Fonte: Prometeia, 2011)
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Ad esempio, nel caso della metodologia semplificata e distribuzione dei depositi entro 5 anni, a seguito di un shock positivo di 200 punti base, la riduzione del valore economico delle passività, che rappresenta un beneficio per la banca, è maggiore della riduzione del valore economico delle attività, che rappresenta, invece, una minaccia per la banca. Di conseguenza la banca registra un incremento del valore economico del patrimonio. Viceversa, nel caso di una riduzione di 200 punti base (corretta tenendo conto del vincolo di non negatività) si registra un incremento del valore economico delle passività maggiore di quello associato alle attività e una conseguente riduzione del valore economico del patrimonio.