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Long Term Refinancing Operation – LTRO

GNA OCCIDENTALE BCC MAREM

MA DI GROSSE TO 20.816 19.417 +7,20 -8.954 -7.518 +19,00 BCC AREA PRATESE 16.281 13.688 +18,69 -5.607 -4.774 +17,45 BCC PONTAS SIEVE 16.143 13.759 +17,33 -6.094 -3.992 +52,66 BCC PESCIA 17.086,766 14.508,756 +17,76 -6.135,605 .4.791,453 +28,05 BANCASCIA NO CRED.COOP. 17.543 14.928 +17,52 -7.314 5.910 +23,76 BCC CASCINA 11.863 11.032 +7,53 -5.049 -4.272 +18,18 BCC MASIANO 15.010,754 13.478,702 +11,3 -6.344,319 -1.330,175 +26,5 BCC ALTO RENO 6.531 6.165 +5,94 -2.545 -1898 +34,11 BCC APUANA 5.375,876 4.633,092 +16,03 -2.172,096 -1.846.581 +17,63 BCC DELL’ ELBA 3.565 3.486 +2,27 -1.376 -10.220 +34,90

La tabella 10 riporta l’importo e la variazione percentuale dei tassi di interesse attivi e passivi nel bimestre 2011-2012 del campione delle BCC analizzate. Tali dati, ci permettono di cogliere le criticità derivanti dalla difficile situazione di reperibilità della raccolta per le banche a fronte della maggiore concorrenza e dunque dell’instaurarsi di un maggior costo. Infatti per le nostre 24 BCC del campione si è attestato in media un aumento dei tassi di interesse attivi del 13, 34% ed un aumento del 29,66% per gli interessi passivi, tra gli anni presi in esame. Questo confronto ci permette di capire come gli interessi passivi siano aumentati più del doppio rispetto agli interessi attivi, e di come queste due voci, che vanno a comporre l’attività tradizionale della banca, nel corso di questi ultimi anni abbiano risentito dell’influenza della Crisi. Come noto, interessi attivi e passivi vanno a comporre il primo risultato dell’operatività caratteristica dell’attività bancaria, ovvero il margine di interesse. Il margine di interesse, infatti, rappresenta la principale ed immediata fonte di redditività per una banca. Esso è peraltro oggetto dello stess stest, previsto dalla disciplina prudenziale. Infatti ciascuna banca deve provvedere a condurre sia sul margine di interesse che sul valore del patrimonio netto e sul risultato d’esercizio, degli stess test effettuando ipotesi di shock dei tassi in condizioni non ordinarie ma plausibili. Consiste nella simulazione di uno scenario che esuli dalle normali variazioni dei tassi, e dunque di prevedere un’oscillazione dei tassi oltre a quella già calcolata con il Supervisory test. In questa sede non abbiamo approfondito la metodologia e la conduzione degli stress test presso le banche scelte per il nostro campione. Per completezza comunque si precisa che alcune delle nostre BCC all’intero della propria Informativa al pubblico

(Tabella 14), precisava di effettuare degli stress test mediante la metodologia semplificata proposta dalla stessa Autorità di Vigilanza, in cui si prevede uno shock dei tassi di +/-100 basis point rispetto alle condizioni ordinarie; tuttavia, per altre banche (in particolare è stato rilevato per le banche della Federazione Toscana) lo senario di stress era già ricompreso nel calcolo sella scossa standard di +/- 200 basis point.

Tabella 11: Dati riferiti al margine di interesse nel trimestre 2010-2012 (Valori in migliaia di euro)

Margine di interesse 2012 Var % Margine di interesse 2011 Var % Margine di interesse 2010 BCC RAVENNATE E IMOLESE 61.209,627 +5,94 57.777,490 +5,70 54.657,593 BCC MALATESTIANA 29.300 -9,8% 32.500 +10,40 29.435,887 BCC FORLÍ 27.220 +20,12% 22.661 -1,59 23.028,793 BCC ROMAGNA EST 28.933 +24,14% 23.306 +9,06 21.369 BCC VALDINIEVOLE 20.536,055 +7,00% 19.192,156 +7,14 17.911,893 BCC RIMINI 19.561 -8,22% 21.313 +316,19 5.121 BCC PISTOIA 16.570 +8,72 15.240 +7,72 14.147 BCC CAVOLA E SASSUOLO 13.600,380 -9,61 15.047,445 +15,96 12.975,751 BCC VALDICHIANA 16.282,613 -2,46 16.693,960 +8,65 15.364,722 BCC SIGNA 12.699,989 +3,56 12.263,236 +1,58 12.072,034 BCC GATTEO 13.199 +8,53% 12.161 +7,77 10.417 BCC CASTENASO 12.521 +6,75% 11.728 +12,58 10.417 BCC CENTRO EMILIA 11.552,155 +26,32 9.144,894 +22,42 7.469,809 BCC ROMAGNA OCCIDENTALE 10.103,897 +8,45 9.316,490 +13,12 8.235,792 BCC MAREMMA DI GROSSETO 11.681,801 -0,31 11.890,503 +4,24 11.415,478 BCC AREA PRATESE 10.675 +19,76% 8.914 +23,59 7.212 BCC PONTASSIEVE 10.049 +2,88 9.767 +11,92 8.726,820 BCC PESCIA 10.951.161 +12,69 9.717.303 +2,39 9.498 BANCASCIANO CRED.COOP. 10.229 +13,34% 9.018 +7,98 8.351,255 BCC CASCINA 6.815 -0,80% 6.760 +24,8 5.416 BCC MASIANO 8.666,435 +2,4% 8.464,558 -4,37 8.851,807 BCC ALTO RENO 3.986 -6,59% 4.267 +5,25 4.054 BCC APUANA 3.203,780 +14,97% 2.786,512 +24,92% 2.230,484

BCC DELL’ELBA 2.189 -11,23% 2.466 +19,89% 2.057

L’andamento del margine di interesse beneficia di un considerevole incremento rispetto al 31/12/2011, la gran parte delle banche del campione (Tabella 11), in virtù dell’apporto della componente finanziaria, resa possibile dal rifinanziamento a medio temine fornito dalla Banca Centrale mediante operazioni di LTRO con scadenza a tre anni. Il contributo degli impieghi finanziari alla formazione dell’aggregato degli interessi attivi risulta molto rilevante, e ciò a permesso di mantenere comunque un buon livello del margine di interesse. Infatti, senza il supporto della BCE, per effetto della forte riduzione dei tassi di riferimento, prevalentemente utilizzati per l’indicizzazione dei crediti a medio e lungo termine (Euribor) e del contemporaneo incremento dei costi di raccolta, l’andamento del margine di interesse sarebbe risultato fortemente negativo. Gli effetti negativi provocati dalla recrudescenza della crisi economica e le criticità emerse all’interno dell’Eurozona hanno contribuito a determinare una situazione finanziaria molto complessa e connotata da profili di assoluta eccezionalità, con tassi interbancari e tassi free risk ai minimi storici e livelli di spread sul rischio sovrano molto elevati e inimmaginabili fino a poco tempo fa. Entrambi questi fattori incidono in modo pesante sul profilo reddituale delle Banche, penalizzando oltremodo il margine di interesse: essi infatti condizionano la dinamica sia delle poste dell’attivo (la cui struttura è composta da impieghi creditizi con durata media elevata ed, in molti casi, sprovvisti di un tasso minimo di remunerazione) sia di quelle del passivo (causando un aumento del costo della raccolta, che è concentrata soprattutto sulle scadenze a breve/medio termine e riflette perciò il rischio Paese in fase di rinegoziazione). Per compensare, almeno in parte, questi effetti gravemente negativi, molte banche hanno impostato la propria strategia utilizzando in maniera coerente e conseguente gli strumenti che le Autorità Monetarie, in considerazione della eccezionalità del momento, hanno appositamente messo a disposizione del sistema bancario: operazioni straordinarie di finanziamento promosse per iniziativa della BCE con la finalità di contrastare i diffusi fenomeni di “credit crunch”, rifinanziare i portafogli titoli e supportare, mediante l’intervento delle banche, i mercati nazionali dei titoli di stato; ed un regime straordinario riservato al trattamento prudenziale dei titoli di stato dei Paesi UE per minimizzare gli indebiti effetti economici e patrimoniali negativi dovuti ad una volatilità giudicata eccessiva. La consistenza media del portafoglio titoli di proprietà nel corso del 2012 si è incrementata in modo progressivo e costante, sviluppandosi in parallelo al ricorso ai canali istituzionali di finanziamento per ottenere benefici sul margine di interesse in termini di differenziale tassi, fermi restando il presidio e la salvaguardia del profilo di liquidità, posti in essere attraverso la scelta di titoli eventualmente liquidabili e il mantenimento di sufficienti margini non utilizzati sulle linee di credito ricevute. Con riferimento agli investimenti in titoli di proprietà, molte delle banche analizzate hanno definito precisi obiettivi di rischio-rendimento

adottando apposite Linee Guida molto dettagliate riguardo alla composizione del portafoglio per tasso (fisso, variabile, indicizzato all’inflazione) e per durata (breve, medio, medio-lunga, lunga). Sono stati inoltre individuati obiettivi di volume fissati indirettamente in funzione della linea di credito richiesta ad Iccrea per l’operatività di rifinanziamento in pooling, cercando di perseguire un equilibrio tra un ampio utilizzo della linea stessa ed il mantenimento di un prudente profilo di liquidità. Entro tali coordinate la gestione del portafoglio titoli è stata indirizzata in via prioritaria a perseguire la crescita equilibrata dei volumi (in particolare dei titoli di stato) e quindi il miglioramento prospettico del margine di interesse. Nel corso dell’esercizio 2012 i parametri ufficiali dei mercati finanziari ai quali si ricollegano le modalità di riprezzamento dei finanziamenti erogati dalle banche alla propria clientela, hanno accusato una nuova, repentina parabola discendente. Un fenomeno questo che si era manifestato nell’anno 2009 e che si è ripetuto nel 2012 nonostante gli indici di mercato fossero già molto compressi. A fine esercizio la media dell’Euribor a tre mesi (/360) si attestava su livelli prossimi allo zero è passato dall’1,457% di fine dicembre 2011 allo 0,186% di dicembre 2012 provocando un ulteriore ed ancora più preoccupante drenaggio del margine di interesse nell’ambito della gestione caratteristica delle Banche. Gli effetti negativi prodotti dal progressivo precipitare dei parametri finanziari del mercato interbancario sono stati amplificati dalla modalità di riprezzamento delle forme tecniche che costituiscono le componenti più rilevanti in termini di volumi, da un lato, degli impieghi economici (ossia i mutui) e, dall’altro, della raccolta onerosa da clientela (ossia i prestiti obbligazionari). Ciò ha prodotto una sfasatura temporale in quanto, se per i mutui la revisione dei tassi opera, di norma, con periodicità mensile, nel caso delle obbligazioni gli interessi sono soggetti a revisione con cadenza, perlopiù, semestrale. Il divario tra tassi attivi e passivi è ulteriormente aggravato dal fatto che, per diversi rapporti di finanziamento non sono state previste al momento del loro perfezionamento, clausole contrattuali che contemplano l’opzione del tasso minimo (tasso floor). Tale circostanza, se da un lato agevola la clientela rendendo meno gravoso il pagamento delle rate sui mutui, dall’altro impedisce di arginare gli effetti negativi provocati dalla caduta libera dei parametri di indicizzazione garantendo una soglia minima di remunerazione. Gli interessi passivi pagati sulla raccolta risentono di un sensibile aumento, conseguenza della significativa espansione dei volumi per effetto della maggiore concorrenza esercitata sia dal sistema bancario sul mercato retail che dai titoli di Stato italiani che si è registrata nel corso dell’esercizio ma anche dei preoccupanti fenomeni in atto da alcuni anni che, a causa della crisi di liquidità sui mercati finanziari, hanno innescato una frenetica corsa al rialzo dei tassi passivi di remunerazione che ha stravolto ogni equilibrio ed ogni correlazione esistente con l’andamento dei tassi degli impieghi creditizi. Nel Grafico 22 si mostra l’andamento nei tre anni presi in esame del margine di interesse. La considerazione di un triennio di dati riferiti al margine di

interesse ci permette di coglierne i cambiamenti in un arco temporale congruo seppur minimo, idoneo a verificare laddove vi siano in corso determinate dinamiche legate all’andamento del margine.

Grafico 22: Andamento del margine di interesse nel trimestre 2010-2012