• Non ci sono risultati.

Anni Settanta: fotografia astratta a colori

II. LA FOTOGRAFIA ASTRATTA NEGLI STATI UNITI NELL’ERA

2.3. Anni Settanta: fotografia astratta a colori

Negli anni Settanta il mondo dell’arte riconosce il valore espressivo del colore nella fotografia. Questa nuova tendenza non è da collegare a un progresso in campo tecnologico, poiché già nel 1907 i fratelli Lumière avevano brevettato la tecnica a colore “Autochrome” e nel 1936 è stata lanciata sul mercato la prima Kodak con le pellicole a colori.

I fotografi d’arte e i reporter professionisti hanno disprezzato il colore per così tanti anni, poiché era legato all’immaginario della pubblicità e alla fotografia amatoriale. Robert Frank scriveva: “Black and white are the colors of photography”97, oppure Walker Evans ha affermato: “Color photography is vulgar.” 98

Nella metà degli anni Settanta, grazie all’influsso dello stile del fotografo William Eggleston, il colore si afferma nel mondo della fotografia d’arte e diventa nuovo spunto di sperimentazione99

Nonostante la fotografia astratta sia diffusa maggiormente in quegli anni, alcuni fotografi avevano cominciato a utilizzarla per i propri progetti già dalla metà degli anni Trenta.

Tra queste personalità spicca il nome di Henry Holmes Smith (1909-1986), che dal 1937 è stato docente di fotografia presso l’istituto New Bauhaus di Moholy-Nagy. 100 Nel 1952 Smith ha cominciato a produrre una serie d’immagini, che ha portato avanti fino alla sua scomparsa nel 1986, realizzata con la tecnica del cliché verre.

Questo procedimento consiste nel disegnare, dipingere o incidere una superficie trasparente, come il vetro o la pellicola e stampare l’immagine ottenuta sulla carta fotografica in camera oscura. Queste stampe venivano usate come matrici, per

97 http://www.nytimes.com/2010/08/08/nyregion/08artsnj.html (consultato il 18/06/18). 98 Ibidem.

99 Ibidem.

!

ristampare nuovamente delle immagini in diverse combinazioni di colori,101 come si può vedere nella fotografia “Pair II” del 1952 (Img 12).

Img 12- Harry Holmes Smith, “Pair II”, 1952.

Anche il fotografo Ernst Haas (1921-1986) comincia a utilizzare il colore già dagli anni Cinquanta. Di origini austriache, si trasferisce negli Stati Uniti nel 1951 e presto comincia a sperimentare con le pellicole Kodachrome. Lavora per la rivista LIFE e nel 1962 il MoMA gli dedica una retrospettiva: per la prima volta viene organizzata una mostra di fotografia d’arte a colori.102

Egli ritrae frammenti di New York, ad esempio dettagli di manifesti strappati, segnali sbiaditi sull’asfalto o resti di vernice scrostata sulla carrozzeria di un’automobile. Si può affermare che egli sia uno dei primi fotografi ad applicare il colore alla ricerca formale intrapresa da Siskind e White.

I titoli dei suoi scatti sono sia descrittivi sia evocativi, come si riscontra nella fotografia del 1968: “Torn Poster I- Wave” (Img 13). Da un lato il fotografo rivela allo spettatore il soggetto dello scatto, ossia il dettaglio di un poster rovinato e allo stesso tempo gli suggerisce che quella forma evoca il profilo di un’onda. In questo

101 A. R. L. Cayton, R. Sisson, C. Zacher, 2007 : 596. 102 http://ernst-haas.com/biography/. (consultato il 18/06/18).

!

modo lo stimola a usare la propria creatività per riconoscere altre forme in quell’immagine, quasi si stesse guardando la macchia di un test di Rorschach.

Img 13- Ernst Haas, “Torn Poster I- Wave, NYC”, 1968..

Tra i giovani fotografi che si approcciano al mondo della fotografia astratta a colori negli anni Settanta, spiccano i nomi Barbara Kasten (1936-*) e Jan Groover (1943- 2012).

Agli inizi della sua ricerca artistica, Barbara Kasten si focalizza sul processo fotografico e dalla metà degli anni Settanta comincia a sperimentare con le tecniche camera-less del fotogramma e del cianotipo. Questi procedimenti le permettevano di esplorare “the illusionist properties of photography with tangible sculptural materials and constructions.”103

Per creare le composizioni delle sue opere, la fotografa costruiva degli assemblages elaborati con specchi e forme geometriche. In seguito il focus della sua ricerca si è concentrato sulle costruzioni complesse e sul rapporto tra tridimensionalità del soggetto e registrazione fotografica bidimensionale.104 Dai primi anni Ottanta, questo interesse porta Barbara Kasten a realizzare la serie “Construct”, ispirata al Costruttivismo, al Suprematismo russo e all’estetica Bauhaus. Come si può vedere nell’immagine “Construct LB 3” (Img 14) l’artista gioca con le ombre, il colore e il

103 http://www.ideelart.com/module/csblog/post/375-1-barbara-kasten.html (consultato il 18/06/18). 104 Ibidem.

!

riflesso degli specchi per creare una composizione elaborata e fortemente influenzata dallo stile Bauhaus.

Img 14- Barbara Kasten, “Construct LB 3”, 1982.

Jan Groover si forma come pittrice presso la Ohio State University, ma alla fine degli anni Settanta abbandona definitivamente la pittura e si dedica all’emergente fotografia a colori. Comincia a realizzare still-life assemblando oggetti di uso comune come utensili da cucina, forchette o bicchieri e trasformandoli in elaborate composizioni geometriche di forme, ombre e colori,105 come nella fotografia “Untitled” del 1978 (Img 15).

Ben Lifson scrive a proposito del lavoro di Jan Groover:

“In the world that she perceives and makes in these descriptive and abstract pictures,

where rigid and pliable forms are equally vulnerable, where any member of the still life can lose its identity to the crowd, will is crucial. (…) The presence we feel, the persona we sense in the work, is willful, but visionary, too. If the dream of harmony that obsesses her characters comes to nothing in these dramas, it fulfills itself in their making, where two distinct visual languages (photography and painting) unite without frustrating or diminishing each other’s virtues, excellences, or integrity.”106

105 https://marcocrupifoto.blogspot.it/2012/01/e-morta-jan-groover-fine-art.html (consultato il 18/ 06/

18).

!

Img 15- Jan Groover, “Untitled”, 1978.

2. 4. Anni Ottanta: gli elementi concettuali e percettivi si fondono

I fotografi degli anni Ottanta dimostrano di aver interiorizzato i linguaggi delle correnti della Pop Art, del Minimalismo e dell’Arte Concettuale 107 e al tempo stesso non dimenticano l’esperienza dei pionieri della fotografia. Lo stile dei fotografi è caratterizzato da una forte sperimentazione con diverse tecniche fotografiche e dall’aperta multidisciplinarietà.

Tra questi artisti eclettici, Robert Heinecken (1931-2006) è stato certamente una figura di rilievo. Già dagli anni Sessanta e Settanta, attraverso il suo lavoro, mette in discussione l’iconografia dei mass media e del consumismo, creando collage che combinano fotografie prese dalle riviste di moda con quelle pornografiche oppure realizzando dei fotogrammi cospargendo di pezzi di ciambelle la superficie fotografica (serie Untitled del 1971).108

Nei primi anni Ottanta egli realizza una serie molto originale, intitolata ''Inaugural Excerpt Videograms''.

Queste immagini sono ottenute con la tecnica inventata da Heinecken del “videogramma”, che consiste nell’esporre un foglio di carta fotografica Cibachrome direttamente alla luce dello schermo televisivo (Img 16).

107 L. Rexer, 2013 :144.

!

L’artista ha appoggiando la carta sensibilizzata su una piccola tv a colori, durante il discorso d’insediamento del presidente Ronald Reagan e in seguito durante i telegiornali, che hanno parlato di questo fatto.109

Egli riflette su come la televisione abbia modificato il nostro modo di percepire le informazioni e come queste arrivino a noi in modo filtrato. In questi videogrammi, il presidente degli Stati Uniti diventa un insieme di forme dai profili sfocati, immagine molto diversa da quella presentata dai media o dai manifesti elettorali.

Img 16- Robert Heinecken,''Inaugural Excerpt Videograms'', 1981.

Negli anni Ottanta, negli Stati Uniti emergono degli artisti accomunati dall’idea di unire nella fotografia l’elemento percettivo a quello concettuale, tra loro citiamo James Welling (1951-*) e Jack Sal (1954-*).110 Questi artisti sono ancora oggi personalità influenti nel panorama della fotografia astratta.

James Welling, originario del Connecticut, nel 1978 si trasferisce a New York e già nel 1981 ha l’opportunità di esporre le sue fotografie astratte presso la prestigiosa galleria “Metro Pictures”.111

109 https://artblart.com/tag/inaugural-excerpt-videograms/ (consultato il 18/06/18). 110 G. Vandelli, 2014 :13.

!

Nel corso della sua carriera, Welling ha esplorato ogni tecnica della produzione fotografica, realizzando immagini a colori, in bianco e nero, senza l’uso della macchina fotografica e in formato analogico.

Inoltre è stato uno dei primi fotografi a utilizzare il digitale.112 Nonostante questa continua sperimentazione, una costante nel suo lavoro è l’interesse per i progetti seriali. Nel 1980 comincia la serie “Abstract Photographs”. Questo progetto è diviso in quattro sotto-serie: “Aluminium Foils” (1980-1981), “Drapes” (1981), “Gelatin Photographs” (1984) e “Tile Photographs” (1985).113

Egli utilizza materiali di uso comune, come fogli di alluminio stropicciati, tendaggi di velluto cosparsi di pasta sfoglia, gelatina colorata con l’inchiostro e piastrelle di plastica, per realizzare delle composizioni dove si riflette sul rapporto tra superficie “materica” del soggetto ritratto (alluminio, velluto, gelatina) e la superficie levigata e bidimensionale della fotografia (Img 17).114

Img 17- James Welling, “Gelatin Photograph 45”, 1984.

Anche Jack Sal, come Welling, dà molta importanza al processo fotografico. Il suo stile riflette sui concetti di tempo e spazio, realizzando installazioni che uniscono tra loro elementi architettonici e fotografici.

112 http://moussemagazine.it/james-welling-winterthur/ (consultato il 18/06/18). 113 G.Vandelli, 2014 :13.

!

La carta fotografica è esposta ai cambiamenti della luce e al passare del tempo. Attraverso questo procedimento, Sal vuole far riflettere lo spettatore sull’esperienza contingente dell’opera e al tempo stesso sull’arco temporale in cui l’opera è evoluta. 115 Rexer scrive a proposito del lavoro dell’artista: “For Sal, the photograph’s status as a memorial object (…) resides not in its imagery but in its ability to record changing conditions that reflect the passage of time.”116

Ad esempio nel 1989 realizza un’installazione presso il museo Kunsthalle Bielefeld, dove ricopre una parte di parete con ventuno fogli di carta fotografica su cui ha dipinto con tempera blu e rossa e ha lasciato l’opera libera di evolvere nel suo processo (Img 18).

Questi presupposti mostrano come negli anni Ottanta vi sia stata un’apertura alla sperimentazione che ulteriormente amplificata dall’avvento della fotografia digitale, come viene approfondito nel seguente capitolo.

Img 18- Jack Sal, “Das Foto als autonomes Bild”, 1989.

115 http://www.jacksal.com/js/artist/statements.html (consultato il 18/06/18). 116 L. Rexer, 2013 :146.

!

III. LA FOTOGRAFIA ASTRATTA CONTEMPORANEA NEGLI

Documenti correlati