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L’ANTICA CARTOGRAFIA CINESE E L’INTEGRAZIONE CON LA CARTOGRAFIA OCCIDENTALE

I documenti cartografi ci cinesi antichi sono, purtroppo, abbastanza rari e, oltre ai pochi giunti fi no a noi, ne abbiamo notizia attraverso le citazioni e i riferimenti della letteratura geografi ca cinese, esattamente come è avvenuto per gli antichi documenti cartografi ci greci e romani in Europa.

I più famosi cartografi cinesi di cui si hanno notizie certe furono Chang Heng (78-139 d.C.) e Pei Hsiu (224-271 d.C.).

Le loro carte sono andate perdute anche se sono spesso ricordate in citazioni bibliografi che. Anche le conoscenze geografi che fuori dalla Cina dovevano essere notevoli se da una traduzione del gesuita Visdelou, nel 1720, di parte degli annali storici cinesi risulta che nel 166 d.C. un ambasciatore dell’imperatore romano An Tun, ovvero Marco Aurelio Antonino, giunse in Cina.

Quindi i Cinesi conoscevano l’esistenza dell’impero romano che, sembra, chiamassero Ta tsin. Le prime mappe cinesi, a noi note, sono la “Hua I Thu” del 1137 d. C. e la “Yu Chi Thu” sempre del 1137 d,C,, ma incisa su lastra di pietra a Xian.

Entrambe raffi gurano l’intero territorio cinese.

La “Hua I Thu” era estremamente dettagliata per quello che riguardava la rete fl uviale, mentre era piuttosto approssimata per i contorni costieri. Alternava particolari di grande precisione, come il tracciato della grande muraglia al nord, con soluzioni cartografi che poco comprensibili, come il diffi cile riscontro della penisola dello Shandong di fronte alla Corea.

La “Yu Chi Thu” manteneva una grande precisione nella rappresentazione della rete fl uviale, se possibile anche migliorata rispetto alla carta precedente, mentre il contorno costiero rimaneva impreciso, anche se la penisola dello Shandong era meglio delineata e facilmente identifi cabile.

Le due mappe sono senz’altro molto antiche e non c’è alcun dubbio sulla loro autenticità, nonostante la curiosa coincidenza della datazione che fa sospettare un’attribuzione di comodo e approssimativa, 1137d.C. per entrambe.

A questo proposito, non trovando obiezioni valide, si ritiene di poter accettare quanto riportato dalle fonti bibliografi che.

Un problema sorge, però, su un altro aspetto di queste due mappe.

In entrambe, il tratto terminale del fi ume Hoang Ho (Fiume Giallo), nel nord della Cina, mostra la foce a nord della penisola dello Shandong nel mare di Bohai.

Dallo studio geomorfologico di Liu Cangzi e H.J. Walker, nel 1989, sulle variazioni del corso del fi ume e gli spostamenti della foce dal mare di Bohai al mar Giallo, risulta che dal 1128 al 1855, la foce del fi ume Giallo era nel mar Giallo a sud della penisola dello Shangdong, mentre solo prima del 1128 e dopo il 1855, la foce sarebbe stata a nord della penisola dello Shangdong nel mare di Bohai.

Considerata la validità dello studio di Liu Cangzi e Walker, ampiamente documentato da dati geomorfologici, aerofotogrammetrici e storici, e l’impossibilità che le due mappe siano posteriori al 1855, rimane l’unica possibilità che siano più antiche del 1137 e precedenti al 1128.

Forse la differenza di datazione consiste solo in qualche decina d’anni, ma trattandosi di documenti antichi, si ritiene corretto, e non superfl uo, cercare riscontri anche in discipline diverse, che permettano una critica costruttiva e una valutazione sull’affi dabilità dei dati forniti dalle mappe.

Anche la Cina, come Europa e mondo islamico ha avuto grandi viaggiatori come Marco Polo e Ibn Battuta, ma la loro infl uenza sulla cartografi a non sembra essere stata rilevante.

L’attenzione della cartografi a cinese sembrerebbe riservata al solo territorio nazionale.

Ma non sempre è stato così. All’inizio del 1400, la Cina sviluppò una politica di espansione con l’invio di fl otte poderose verso l’Asia meridionale, l’Oceano Indiano e l’Africa centro meridionale.

Al comando dell’ammiraglio Zheng He, un eunuco della corte imperiale dei Ming, la fl otta cinese compi’ ben sette spedizioni navali a scopo diplomatico, commerciale e militare toccando porti della Corea, del Giappone, dell’Indocina, dell’Indonesia, dell’India, dell’Arabia e della costa africana fra Somalia e Kenya con probabile arrivo anche in Madagascar.

La fl otta era volutamente imponente per mostrare la potenza della Cina : circa 300 navi con 28000 uomini di equipaggio.

Con la morte di Zheng He nel 1434 terminò la politica di espansione commerciale cinese fuori dalla Cina.

La fl otta oceanica fu smantellata, la Cina si chiuse in sé stessa e , addirittura, si tentò di cancellare anche la memoria delle imprese di Zheng He.

Fortunatamente alcuni portolani compilati durante i viaggi nell’oceano Indiano erano sfuggiti alla distruzione e furono pubblicati nel 1621 da Mao Yuan I.

Le notizie giunte fi no a noi di questa vicenda sono scarse e frammentarie e possiamo solo formulare ipotesi sugli eventi di quel tumultuoso periodo della storia cinese.

Nel 1386 una rivoluzione scacciò la dinastia Yuan, di origine mongola, instaurata in Cina dai discendenti di Gengis Khan e installò al potere la dinastia autoctona cinese dei Ming.

Sotto gli ultimi imperatori Yuan la Cina era decaduta economicamente e si sentiva minacciata dall’esterno.

Al confi ne sud occidentale Timur Leng (Tamerlano) stava ricostituendo una forte coalizione delle tribù della steppa, cosa questa che la Cina giustamente considerava una minaccia.

Inoltre, come è testimoniato anche nel Milione di Marco Polo, i commerci fra Cina e Occidente erano fi orenti, seguendo la carovaniera della via della seta e le rotte dell’oceano Indiano, ma completamente in mano a mercanti arabi e persiani che avevano, in pratica, il monopolio della navigazione nell’Oceano Indiano dalle coste africane all’India e alla Cina.

I mercanti musulmani, eredi della cartografi a e geografi a greco-romana, percorrevano il Mediterraneo, facevano incursioni in Atlantico e dominavano le comunicazioni in oceano Indiano sulla rotta delle spezie con l’India e da qui verso la Cina.

In questo contesto, in cui la Cina non gestiva direttamente i commerci con l’occidente, va probabilmente inquadrata la politica di esplorazione dell’Oceano Indiano da parte di Zheng He per cercare di togliere il monopolio commerciale ad arabi e persiani.

Questo tentativo di espansione della potenza politica e commerciale della Cina terminò con la morte di Zheng He.

Le ipotesi possibili su questo brusco cambiamento di politica fanno supporre che all’interno della classe dirigente cinese fosse in corso una lotta tra lobbies dagli interessi diversi per la conquista del potere.

Da un lato la lobby isolazionista di funzionari confuciani, tradizionalisti e contrari ad ogni novità, dall’altro lato la lobby dei mercanti alleata alla lobby militare che caldeggiavano una politica di espansione imperialista verso il mondo esterno alla Cina.

Zheng He era il protagonista che rendeva possibile il successo di questa politica, ma la sua morte fece ripiombare la Cina nel suo tradizionale isolamento.

Sempre durante la dinastia Ming, la presenza in Cina del missionario gesuita Matteo Ricci, dal 1582 alla morte nel 1610, ebbe inaspettata infl uenza sulla cartografi a cinese dell’epoca.

Matteo Ricci, forse per essere più facilmente accettato nell’ambiente cinese, adottò costumi cinesi e svolse negli ambienti di corte un’intensa collaborazione con i dotti cinesi, fornendo loro informazioni scientifi che sul mondo esterno alla Cina.

In questo ambito produsse un planisfero che mostrava la Cina inserita in mezzo agli altri paesi conosciuti.

Conobbe e collaborò con il mandarino Wang Pan , a cui viene attribuita una carta della Cina del 1594 che rientra, anche se migliorata nei dettagli della linea di costa, nella tradizione della cartografi a cinese classica.

L’infl uenza di Ricci sul mondo intellettuale cinese, tradizionalista e isolato per sua scelta dal mondo esterno, fu senz’altro importante, ma non fu il solo motivo di futuro cambiamento.

Infatti l’interesse economico-commerciale delle potenze europee abbinato all’apertura delle vie di navigazione oceanica porta ad una sempre maggior presenza europea in Cina.

La conseguenza nella cartografi a fu un graduale e inarrestabile sviluppo della cartografi a occidentale nel raffi gurare la Cina a scapito delle rappresentazioni cinesi tradizionali.

La carta della Cina del 1519, atlante di Miller, era piena di errori e molto peggiore delle vecchie carte cinesi, sconosciute in occidente, del 1371.

La carta del 1655 di J. Bleau era già una versione accettabile del territorio cinese con alcune inesattezze, dovute a mancanza di dati per quanto riguarda Giappone e Corea, non ancora entrate nell’orbita di infl uenza europea.

Un esempio di transizione fra cartografi a occidentale e cartografi a cinese è dato dalla carta che riporta la zona compresa fra la foce del Fiume Giallo a nord e la foce dello Yang Tze Kiang a sud.

Questa carta faceva parte di sette grandi tavole rappresentanti l’impero cinese; fu prodotta dal gesuita Matteo Ripa nel 1718 su incarico dell’imperatore K’ang Hsi (1662-1722).

Le diciture furono stampate in caratteri cinesi con aggiunta di diciture esplicative in italiano. E’ stato forse il primo caso di una carta con caratteristiche miste cinesi ed europee.

Nel XIX secolo si ha una rappresentazione fi nalmente esatta dell’area cinese. La data non è sempre reperibile sulla mappa, ma è sicuramente antecedente al 1855 perchè è stato solo dopo tale periodo che il Fiume Giallo (Hoang Ho) cambiò corso e invece che nel mar Giallo, come è stato glà riportato, andò a sfociare a nord della penisola dello Shandong nel mare di Bohai.

La conclusione è che anche in Cina, come nel resto del mondo, dal 1600 al 1800 la cartografi a a carattere locale scomparve gradualmente per lasciare il posto ad un tipo unico di cartografi a di impronta europea e non più riservata solo ad addetti ai lavori, ma disponibile ad essere portata a conoscenza di tutti.

CAPITOLO 2

Contributi di scienze geofi sico-ambientali

S. Giuliani, L.G. Bellucci,

S. Romano, M. Frignani.

Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze Marine; Bologna

THE STUDY OF ENVIRONMENTAL POLLUTION AT ISMAR-CNR IN BOLOGNA