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d.C. nell'antico Credo romano l'affermazione della fede in Cristo Gesù si ampliava con un riferimento alla sua

nascita dalla Vergine Maria al fine di contrapporsi

al

docetismo e allo gnosticismo che mettevano i n dubbio

la

realtà dell'umanità di Gesù.41 Verso la fine del sec.

40 Il nuovo canone IV della Messa ha ripreso la formula di fede nella stessa prospettiva come indica il corsivo: «Egli fu con·

cepito per opera dello Spirito santo e nacque dalla vergine Maria

- uomo come noi in tutto fuorché nel peccato». :B degno di. nota il fatto che il credo parli di nascita verginale e non di conce­

zione verginale. Già ho precisato (vedi n. 3 1 supra) che in questo libro preferisco usare il termine «concezione verginale» al fine di evitare ogni confusione tra virginitas ante partum e virginitas in partu. Ma c'è una seconda e ancor più importante ragione per la mia preferenza. Parlando di concezione verginale posso precisare il problema della verginità corporea di Maria in un modo che non sarebbe possibile se ripiegassi sulle formule di fede che riguar­

dano la nascita verginale (e che pure si riferiscono all'ante partum e non all'in partu) proprio perché queste ultime sono quasi esclusivamente cristologiche. Come eccezione si pqtrebbe considerare la formula lunga del credo di Epifanio ( DBS 44; 374 ca. d.C.) che è più specifica: «Non nacque da seme maschile e non fu in un uomo».

41 ].N-D. KELLY, Early Christian Creeds, London 196ol, 144-JI

Iv, l'affermazione del Credo niceno a proposito dell'in­

carnazione fu specificata, nella versione costantinopoli­

tana, in termini di incarnazione dalla Vergine Maria, in­

serzione probabilmente diretta contro gli apollinaristi che non ammettevano l'integrità dell'umanità di Gesù.42 Per­

tanto, se giudichiamo le professioni di fede da quello che esse intendevano confutare, ci si può chiedere se, par!ando della nascita verginale, esse intendessero defini­

re precisamente come materia di fede la concezione ver­

ginale nel senso in cui io ho usato questo termine, anche se certamente la presupponevano. Tanto per servirsi dei termini tecnici della teologia cattolica, ci si può chiedere se la verginità corporea di Maria nel concepimento di Gesù sia mai stata infallibilmente definita dal magistero straordinario della chiesa esplicitatosi attraverso le pro­

fessioni di fede e i concili ecumenici.43

145. Kelly richiamo l'attenzione sull'«insistenza di questa sezione del credo sulla realtà delle esperienze umane del Cristo - la sua nascita, le sue sofferenze fisiche, la sua morte e la sua sepol­

tura>>. Evidentemente, i vari credo confessano la nascita non solo dalla vergine Maria, ma anche dallo Spirito santo, e in verità

�ttono lo Spirito santo al primo posto per sottolineare l'ele­

mento divino nell'incarnazione di Gesù. Ma il centro del mio interesse qui sta nel 'perché' della menzione della vergine Maria.

l docetisti potrebbero ammettere che un Cristo preesistente venne nel mondo attraverso (per) Maria, ma non che fu di o da (ex, de) lei - carne della sua carne. f. chiaro che non fu soltanto l'in­

tento antidocetista a determinare l'inserzione nelle formule di fe­

de dei riferimenti alla carriera terrena di Cristo, perché c'era interesse anche per la sua vita.

42 lbid., JJ2·JJ8. La prospettiva anti-apollinarista non è certa.

43 Esistono delle dichiarazioni ufficiali della chiesa a proposito della verginità corporea di Maria, ma nessuna ài esse �mbra riu­

nire tutti i requisiti per un esercizio de fide del magistero stra­

ordinario. Per esempio: a) nel 449 d. C. la lettera di pPpa Leone I al vescovo Flaviano (DBS 291 ) parla di Maria che concepl man­

tenendo intatta la propria verginità ( salva virginitate concepii) e senza piacere carnale. b) nel 649 d. C. il concilio Lateranense

'2 l RE. Brown, Concezione verginale di Gesù

Ma non abbiamo ancora esaminato l'intero quadro, perché l'ambito dell'autorità della chiesa non può esse­

re limitato alle rare dichiarazioni del magistero straor­

dinario.

C'è

un settore estremamente vasto di materia di rivelazione divina non definito da professioni di fede o da concili ecumenici, ma proposto uniformemente e universalmente con tale forza che

è

stato unanimemen­

te accettato nella fede dai cristiani - I'ubique, semper, ab omnibus di Vincenzo di Lerino, o quello che nel cat­

tolicesimo si chiamerebbe esercizio del magistero ordi­

nario della chiesa. E anche se il 'modo' della concezione verginale non fu l'obiettivo delle professioni di fede, lo sviluppo della mariologia finì per focalizzare l'attenzio­

ne del credente cristiano sulla verginità corporea di Ma­

ria, la sempre vergine.44 Mi pare di poter affermare che per circa I 6oo anni di cristianesimo (dal 200 al I So o) la concezione verginale di Gesù, intesa in senso biologi­

co, fu universalmente creduta dai cristiani. E, anche se io gradirei che vi fosse apportata una modifica dal punto

(DBS 503) condannava chiunque non confessasse che la sante immacolata e sempre vergine Maria aveva concepito per opera del­

lo Spirito santo senza seme (absque semine; asporos) e aveva generato senza compromettere la propria verginità. c) nel 675 d.

C. l'undicesirno concilio di Toledo (DBS 533) parlava dell'intat­

ta verginità di Maria che non ebbe rapporti con uomini (intacta uirginitas et virilem coitum nescivit). d) nel 1555 d. C. una bolla di papa Paolo IV contro gli antitrinitariani e i sociniani (DBS r 88o) condannava coloro che pensavano che nostro Signore non fosse stato concepito nel seno della beata sempre vergine Maria per opera dello Spirito santo, ma piuttosto dal seme di Giusep­

pe nel modo in cui sono concepiti gli altri uomini ( sicut ceteros homines ex sm:ine ]oseph ). e ) cf. supra n. 24.

44 Le citazioni della nota precedente sono un'eloquente prova di questo. Le variazioni degli obiettivi sui quali si focalizzava l'attenzione è ben documentata da H. VON C.I\MPENHAUSEN, The Virgin Birth in the Theology of the Ancient Church, London

19li4.

.H

di vista teologico, credo tuttavia che, secondo

i

normali