La Confederazione Elvetica ha sviluppato un consolidato sistema tariffario PAYT (Pay as you throw, ovvero Paghi quanto butti) che ha generato, dagli anni 1992/1993, una diminuzione nella produzione di spazzatura del 15 percento a fronte d’un aumento di popolazione pari al 3,9 percento. Decine di chilometri più a sud, a Milano, seconda capitale d’Italia, tutto o quasi è rimasto fermo invece al sistema TARSU (tassa sui rifiuti solidi urbani), che si impone usando come solo parametro di calcolo la superficie dei locali d’abitazione o d’attività dove possono aver origine i rifiuti. Col decreto Ronchi, anno 1997, anche l’Italia accoglieva una direttiva UE mirata a sostituire dal primo gennaio 1999 la TARSU con la tariffa di igiene ambientale (TIA, suddivisa in parte fissa e variabile, quest’ultima o puntuale, la più precisa ma complessa), con l’obiettivo di far pagare agli utenti esattamente per quanto usufruivano del servizio.
Il circolo virtuoso messo in moto dall’applicazione di tariffe puntuali, al sacco, è cosa sicura, almeno per i vicini svizzeri: in Svizzera la percentuale dei rifiuti riciclati, soprattutto vetro, alluminio, carta, metallo e certi imballaggi in plastica è cresciuta notevolmente in seguito all’introduzione di questo sistema di tariffazione. Non solo: il sistema PAYT ha portato ad una responsabilizzazione dei cittadini sul fronte riciclo e al sorgere di pressioni ai fornitori stessi perché riducessero al minimo imballaggi e prodotti usa e getta. In Svizzera oggi i tubetti di dentifricio, ad esempio, sono venduti senza scatola.
E’la legge del consumo critico, il commercio ha cambiato da un lato imballaggi e contenitori perché le persone lasciavano nei negozi scatole ed extra imballaggi e, dall’altro, ha iniziato ad utilizzare contenitori multiuso in plastica per la distribuzione ai
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negozi di frutta, verdura, latte, eccetera, che possono essere usati per tanti giri logistici diventando elemento di marketing verde. Meccanismo virtuoso, che trova esempi anche in altri Paesi e città del vecchio continente.
Il regolamento TARSU milanese ad esempio specifica che l’importo che ogni utente deve pagare dipende da quanto l’AMSA (l’azienda di servizi ambientali locale) spende per raccolta e smaltimento rifiuti: ma pochissimo si fa per spiegarlo alla cittadinanza.
Col sicuro placet popolare: l’88% degli intervistati residenti in comuni nei quali viene applicata la tassa PAYT - sono dati ottenuti da uno studio commissionato dalla conferenza svizzera dei direttori delle pubbliche costruzioni, della pianificazione del territorio e della protezione dell’ambiente (DTAP) - ritiene tale principio equo e l’87% giudica i costi ragionevoli.
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4 L’OTTIMIZZAZIONE DELLA GESTIONE INTEGRATA DEI
RIFIUTI NELLA LETTERATURA TECNICA
Il problema della gestione integrata dei rifiuti ha assunto già da alcuni anni, a livello internazionale, una rilevanza notevole fra le problematiche di salvaguardia ambientale e sviluppo sostenibile. La stessa comunità europea ha da tempo ribadito una strategia che stabilisce un ordine di priorità per lo smaltimento dei rifiuti con particolare attenzione alla prevenzione, seguita dalla promozione del riciclaggio e della riutilizzazione, dalla valorizzazione e infine dall’ottimizzazione dei metodi di smaltimento finale per i rifiuti che non possono essere riutilizzati.
La raccolta dei rifiuti solidi urbani ha un impatto significativo sul traffico delle aree urbane. Una crescente consapevolezza tra i cittadini e una maggiore attenzione da parte delle amministrazioni comunali e gli enti gestori viene rivolta sugli effetti che la raccolta e il trasporto dei rifiuti urbani hanno sulla congestione del traffico, inquinamento atmosferico ed acustico, ed effetto serra.
Nonostante questa chiarezza di intenti, in alcune aree del paese il problema dei rifiuti, dal punto di vista operativo, è stato totalmente trascurato o gestito con interventi sporadici e casuali, con un ritardo nella percezione e soprattutto nella gestione del problema le cui conseguenze negative si stanno oggi scontando in modo assai grave. È opportuno ricordare che secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA, 2012) in Italia, circa il 70% dei rifiuti solidi urbani complessivamente prodotti viene ancora smaltito in discarica.
Nella maggior parte dei comuni ubicati in Sicilia (e più in generale nelle regioni dell’Italia meridionale), il problema è aggravato da un tasso sempre crescente della produzione di rifiuti, per la mancanza di impianti di trattamento e smaltimento in prossimità delle aree urbane e da un comportamento inadeguato della maggior parte dei loro cittadini.
Al fine di ottenere una corretta pianificazione nella gestione dei rifiuti è indispensabile ottimizzare il sistema di raccolta differenziata e recupero dei materiali, attraverso la quantificazione dei rifiuti presenti in ogni punto di raccolta, l’identificazione delle diverse tipologie di frazioni componenti i rifiuti raccolti, il numero e la capacità dei mezzi adibiti alla raccolta e le caratteristiche della rete stradale. A monte di quanto detto si deve procedere alla scelta di idonei siti atti ad ospitare gli impianti di trattamento e smaltimento, con l’obiettivo primario di ridurre al minimo essenziale l’utilizzo delle discariche, che rappresenta la soluzione più facile, ma con più elevato impatto ambientale.
Un piano di gestione integrata dei rifiuti è costituito da più variabili e quindi, se si vogliono migliorare l’efficienza e l’impatto ambientale di un piano, i punti d’intervento sono diversi, tra questi quello del trasporto e dell’impatto del trasporto.
Le fasi di raccolta e trasporto sono il punto di contatto tra i produttori di rifiuti (stabilimenti residenziali, commerciali e industriali) e il sistema di gestione, e questo rapporto deve essere gestito con attenzione per garantire un sistema efficace (Karadimas et al., 2007).
Al riguardo, nel seguito, verranno esaminate alcune metodologie che sono state adottate in diversi studi condotti in Italia, in Europa e nel mondo, i quali hanno reso possibile un miglioramento di una o più delle componenti che formano il piano di
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gestione integrata dei rifiuti. Ovviamente il miglioramento di una o più componenti non fa che migliorare la sostenibilità dell’intero piano.
L’obiettivo di tale capitolo è quello di presentare una sintesi dei contenuti dei diversi studi e delle diverse pubblicazioni scientifiche in materia, in riferimento alle diverse tipologie di rifiuto, ma soprattutto alle differenze e analogie tra sistemi di gestione simili, ma applicati a contesti territoriali differenti.
. In questo caso l’obiettivo è di illustrare i contenuti degli studi condotti, i diversi ambiti di applicazione, i differenti scenari presi in considerazione e confrontati, la natura e l’origine dei dati utilizzati.
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