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Riduzione: perché prevenire la produzione dei rifiuti

2.3 Normativa regionale

3.1.1 Riduzione: perché prevenire la produzione dei rifiuti

La nuova sensibilità e l'evoluzione normativa maturate a livello europeo e nazionale stanno ponendo in grande rilievo le politiche di prevenzione e minimizzazione della produzione dei rifiuti sia presso le pubbliche amministrazioni sia in diversi settori dell’industria e del commercio.

La gestione dei rifiuti, la cui produzione è costantemente in crescita, è sempre più un costo in termini ambientali ed economici. L’obiettivo è da un lato il necessario disallineamento tra crescita economica e aumento degli scarti da consumi e produzione e dall’altro l’ottimizzazione dei sistemi di gestione ai fini della massimizzazione del recupero di materiali dagli residui prodotti. Tutto questo nel rispetto dell’ambiente e della salute umana.

Tutto ciò è reso sempre più impellente dagli aumenti dei costi di gestione del ciclo ed in particolare della fase di smaltimento dei rifiuti: l’applicazione del decreto legislativo 36/03 di recepimento della direttiva europea 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti renderà un ricordo del passato la possibilità di smaltire in discarica un chilo di rifiuto a pochi centesimi di euro. Anche il decreto legislativo 133/05 di recepimento della direttiva europea 2000/76/CE sugli inceneritori è destinato ad incidere, anche se in misura decisamente inferiore, sui costi di gestione per via di più stringenti requisiti di tutela ambientale riguardanti le emissioni degli impianti. Le nuove norme sulle discariche e sugli inceneritori risultano pertanto incentivanti per le politiche di gestione dei prodotti e dei servizi che minimizzano la produzione e la pericolosità dei rifiuti (prevenzione) e di quelle di gestione dei rifiuti che massimizzano il loro recupero come materia (minimizzazione). All’aumentare dei costi di smaltimento dei rifiuti, produttori e gestori dei rifiuti avranno sempre maggiore interesse economico a sviluppare dette politiche di prevenzione e minimizzazione.

Laddove il produttore ha tutto l’interesse nel contenimento dei propri rifiuti, oltre che per motivi economici perché il mercato seleziona sempre di più i competitori sulla base della qualità ambientale dell’offerta, per chi gestisce i rifiuti, in particolare quelli derivanti principalmente dalle attività di consumo (Comuni e imprese di igiene urbana), prevenirne e minimizzarne la produzione rappresenta oggi la nuova sfida nell’ottica dell’efficienza, efficacia ed economicità del servizio ai cittadini nonché per il raggiungimento della sostenibilità ambientale nella gestione del ciclo, soprattutto nel momento in cui il settore si avvia verso la competizione di mercato.

La nozione di prevenzione non è univocamente definita nella normativa europea, se non per quanto riguarda gli imballaggi. E’ possibile fare riferimento ad una definizione di prevenzione dell'OECD(Organisation for Economic Co-operation and Development) che comprende tutte le azioni che contribuiscono ad allungare la durata di vita dei beni e a ridurre le quantità di rifiuto che si determinano. Le azioni che riducono la quantità di rifiuto destinato a incenerimento o smaltimento in discarica attraverso un più spinto e mirato recupero di materia non vengono considerate azioni di

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prevenzione bensì definite come azioni di minimizzazione (o massimizzazione del recupero).

Nella Tabella 8 sono illustrate sinteticamente quali sono le azioni di prevenzione possibili nelle varie fasi del ciclo di vita di un bene/servizio a partire dalla fase di progettazione e produzione sino alla fase di dismissione.

Tabella 8: Azioni di prevenzione nel ciclo di vita di un bene/servizio

Fase di progettazione

produzione, distribuzione Fase di uso Fase post uso Produzione eco sostenibile di

beni e servizi

- Progettazione eco sostenibile (quantitativa e qualitativa) -smaterializzazione (informatizzazione;

produzione di beni e servizi da usare in condivisione)

A) Consumo sostenibile di beni e servizi:

- in condivisione - informatici

- prodotti “verdi” (da eco- design, locali, biologici, “sociali”)

- beni durevoli (non mono uso, di vita lunga, riparabili)

- beni/parti di beni usati

B) Manutenzione e riparazione C) Rimandare la dismissione B) Manutenzione e riparazione C) Rimandare la dismissione Destino all’abbandono del bene

- Creazione del rifiuto - Gestione:

minimizzazione - Gestione: smaltimento

Trasporto, distribuzione e movimentazione eco sostenibile di beni e servizi

- logistica eco sostenibile (quantitativa e qualitativa) - smaterializzazione (informatizzazione;

produzione di beni e servizi da usare in condivisione)

In quest’ottica risultano centrali le cosiddette politiche di prodotto, che applicano il concetto di responsabilità del produttore integrando, sin dalla fase della progettazione, il principio dell’internalizzazione dei costi ed in generale delle esternalità derivanti dalla gestione del bene post-consumo. Anche gli altri attori che intervengono nel ciclo bene/rifiuto, dalla fase di distribuzione a quella di consumo hanno comunque degli oneri che dovrebbero essere opportunamente evidenziati nell’ottica di una gestione integrata e sostenibile (principio della responsabilità condivisa).

Alla fine del ciclo di vita, i beni dismessi diventano rifiuti, e rientrano nella fase in cui sono possibili solo azioni di minimizzazione (massimizzazione del recupero di materia e minimizzazione dell’avvio a smaltimento).

Nelle fasi di progettazione, produzione e commercializzazione di un bene o servizio è già possibile intervenire per ridurre gli impatti anche in fase di consumo e di post-uso; le possibili azioni di prevenzione sono in generale:

52 a) la progettazione eco-compatibile; b) la smaterializzazione;

c) la logistica eco-compatibile.

a) Con “progettazione eco-compatibile” si vuole intendere tutta una serie di interventi che, sin dalla fase di progettazione di beni o servizi, permettano:

• la riduzione quantitativa di risorse, in particolare non rinnovabili, impiegate per la produzione;

• il miglioramento qualitativo delle risorse e dei materiali/sostanze impiegati per la produzione, ad esempio:

- materiali durevoli;

- materiali biologici e naturali;

- sostanze non pericolose/dannose per l’ambiente e la salute umana;

- materiali biodegradabili; - materiali riciclati;

- sostanze e materiali innovativi dal punto di vista ecologico. • l’innovazione nella progettazione e nella concezione dei prodotti, favorendone:

- la riusabilità; - la smontabilità; - la recuperabilità; - la riciclabilità;

- l'identificabilità dei componenti (per agevolarne la gestione a fine vita). b) Con il termine “smaterializzazione” si vuole invece far riferimento:

• da una parte al processo di “digitalizzazione” dell’economia dovuto all’evoluzione dei sistemi informatici e delle telecomunicazioni che hanno permesso la fornitura di prodotti e servizi a ridotto o assente supporto fisico;

• dall’altra la produzione di beni e l’erogazione di servizi da usare in “condivisione” quali ad esempio l’uso di erogatori alla spina di bevande e detergenti oppure le pratiche di car-sharing.

Anche nelle fasi di trasporto, distribuzione e commercializzazione di un bene o servizio l’attenzione va posta su tutte quelle pratiche che permettano la riduzione della produzione di scarti, quali ad esempio minimizzare l’impiego di imballaggi secondari e terziari.

Nella fase dell’uso di prodotti e servizi i consumatori possono orientare la loro domanda verso beni e servizi telematici ovvero a basso contenuto di materia (ad esempio il tele lavoro o l’utilizzo di servizi pubblici on-line per pratiche burocratiche). E’ altresì possibile l’utilizzo di beni e servizi materiali in modo condiviso (come nel

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caso dell’uso di acqua da bere della rete idrica pubblica al posto delle acque minerali in bottiglia, del car-sharing o dei prodotti alla spina ).

Inoltre nell’utilizzo di beni durevoli, il consumatore può decidere di ritardarne il momento della dismissione, ponendo attenzione in fase di acquisto alla caratteristiche di efficienza e durata, e curandone la manutenzione in fase d’uso. In quest’ultimo caso risulta importante la disponibilità tecnici e/o centri esperti nelle riparazioni delle specifiche tipologie di beni nonché l’esistenza di reti di scambio di oggetti usati quali ad esempio mercatini e/o reti di solidarietà.

Infine il consumo di prodotti e servizi “verdi” (basati su principi di eco-design, a contenuto sociale, biologici, prodotti con materiali riciclati, che determinano un risparmio energetico ed emissioni meno inquinanti) consente lo sviluppo di un mercato basato sull’impiego di minore quantità di risorse e migliore qualità dei materiali, senza perdita in prestazioni e favorendo il recupero a fine vita. Si ricorda al riguardo l’importante prassi dei cosiddetti “Acquisti Verdi” (Green Procurement). In particolare nel caso della pubblica amministrazione (Green Public Procurement), grazie ai notevoli volumi d’acquisto di beni o servizi, lo sviluppo di una domanda “verde”, spesso stimolata da requisiti normativi, può avere un notevole impatto sull’offerta inducendo produttori e fornitori a porre maggiore attenzione alle tematiche ambientali.

Infine, prima di dismetterlo, il consumatore/utente può decidere di riutilizzare il bene per l’identica funzione o per altri usi (ad esempio il riutilizzo di imballaggi).

Nelle fase di post uso, al termine del ciclo di vita, il bene viene definitivamente destinato all’abbandono e diviene così rifiuto.

Le azioni che attraverso una più spinta raccolta differenziata portano al recupero dei rifiuti come materia riducendone la quantità destinata allo smaltimento vengono definite azioni di minimizzazione del rifiuto.

Per riassumere, una gestione sostenibile del ciclo beni/rifiuti si articola nelle seguenti tre fasi, alle quali la normativa europea assegna un ordine gerarchico di preferibilità:

1) prevenzione della formazione di rifiuto, con interventi in fase di progettazione/produzione/distribuzione e in fase d’uso, che permettono di ottimizzare l’uso di beni e servizi e di ritardarne la trasformazione in rifiuti; 2) minimizzazione del rifiuto, che riduce la destinazione a smaltimento dei

massimizzandone il recupero di materia;

3) smaltimento (con tutte le garanzie per la salute e per l’ambiente) dei rifiuti residui non ulteriormente recuperabili.