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2.2 Linguaggio maschile e linguaggio femminile nel giapponese

2.2.2 Approccio relativo

Al posto dell’approccio linguistico di una opposizione binomiale, già alcuni studiosi linguisti hanno introdotto nuovi concetti e sottodivisioni. Una possibile denominazione ci è data dalla linguista Ann Bodin (1975) per le forme descritte sotto la terminologia joseigo (女性語) e danseigo (男性語): se esse fanno riferimento a forme usate esclusivamente da un sesso o dall’altro, questa divisione può essere chiamata sex-exclusive differentiation, mentre ogni interscambio tra le due forme può essere chiamata sex-preferential differentiation (Bodin 1975).

I linguisti giapponesi Ide e Kawanari (1984) introducono i termini zettaiteki dan/joseigo (絶 対的男/女性語) “linguaggio maschile/femminile assoluto” e sōtaiteki dan/joseigo (相対的男/ 女性語) “linguaggio maschile/femminile relativo”. Secondo questa definizione, parole come i pronomi personali boku (僕) “io” (maschile) e atashi (あたし) “io” (femminile) sono linguaggio

maschile/femminile assoluto, mentre ad esempio un aggettivo come suteki (素敵) “meraviglioso” fa parte di un linguaggio femminile relativo, perché tendenzialmente usato più dalle donne. Nel parlato dunque la divisione sistematica tra maschile e femminile non comprende solo un lessico e forme grammaticali distinte in modo assoluto (Masuoka, Takubo, 1989), non sono due gruppi linguistici paralleli ma, al contrario, sono caratterizzati da una continuità tra essi grazie al vasto campo delle espressioni che intersecano gli insiemi di maschile e femminile (Suzuki, 1989). Altri linguisti si sono cimentati nella suddivisione della lingua giapponese in sottogruppi più elastici rispetto ai macrogruppi maschile e femminile sempre comunemente accettati nel mondo accademico. Il giapponese parlato potrebbe essere suddiviso nei seguenti sette gruppi, come suggerisce il linguista Honda (1995):

1. Hijōni danseiteki (非常に男性的) “estremamente maschile” 2. Kanari danseiteki (かなり男性的) “piuttosto maschile” 3. Kaya danseiteki (やや男性的) “leggermente maschile” 4. Dochira to mo ienai (どちらともいえない) “inclassificabile” 5. Yaya joseiteki (やや女性的) “leggermente femminile”

6. Kanari joseiteki (かなり女性的) “piuttosto femminile” 7. Hijōni joseiteki (非常に女性的 ) “estremamente femminile”

(Honda, 1995)

Takazaki (1996) invece propone la divisione in cinque sottocategorie:

A Josei senyō to sareru gengo keishiki hyōgen (女性専用とされる言語形式・表現) “A:

espressioni e forme linguistiche usate esclusivamente dalle donne”

B Josei ga tayō suru to sareru gengo keishiki hyōgen (女性が多用するとされる言語形

式・表現) “B: espressioni e forme linguistiche usate molto dalle donne”

N Sei ni mukankei ni shiyō sareru gengo keishiki hyōgen (性に無関係に使用される言語

C Josei ga futsū amari tsukawanai to sareru gengo keishiki hyōgen (女性が普通あまり使

わないとされる言語形式・表現) “C: espressioni e forme linguistiche non usate normalmente dalle donne”

D Josei ga hotondo tsukawanai to sareru gengo keishiki hyōgen (女性がほとんど使わな

いとされる言語形式・表現) “D: espressioni e forme linguistiche usate raramente dalle donne”.

(Takazaki, 1996)

Nakajima (1996) inserisce un gruppo ‘neutro’ tra il maschile e il femminile’: 1. Joseiteki (女性的) “femminile”

2. Chūritsuteki (中立的) “neutrale” 3. Danseiteki (男性的) “maschile”

(Nakajima, 1996)

Terada (2000) riutilizza la terminologia di “assoluto” e “relativo” nella sua classificazione: 1. Josei dake ga shiyō shi, dansei wa shiyō shinai zettai joseigo (女性だけが使用し、男性

は使用しない絶対女性語) “linguaggio femminile assoluto: usato solo dalle donne e non dagli uomini”

2. Dansei dake ga shiyō shi, josei wa shiyō shinai zettai danseigo (男性だけが使用し、女性 は使用しない絶対男性語) “linguaggio maschile assoluto: usato solo dagli uomini e non dalle donne”

3. Dansei yori mo josei ga ōku shiyō suru keikō no aru sōtai joseigo (男性よりも女性が多く 使用する傾向のある相対女性語) “linguaggio femminile relativo: con tendenza ad essere usato più dalle donne che dagli uomini”

4. Josei yori mo dansei ga ōku shiyō suru keikō no aru sōtai danseigo (女性よりも男性が多 く使用する傾向のある相対男性語) “linguaggio maschile relativo: con tendenza ad essere usato più dagli uomini che dalle donne”.

Anche il linguista In (2003) inserisce la classificazione neutra dividendo i suoi cinque sottogruppi in due macrogruppi: ‘lingua di genere’ (F e M) e ‘lingua neutra’ (FN, N e MN).

F Joseigo: dansei ga mochiiru to tsuyoi iwakan ga aru (女性語 男性が用いると強い

違和感がある) “F: Linguaggio femminile, se usato dagli uomini causa sensazione di estraneità”

FN Joseiteki chūritsugo: joseiteki da ga dansei mo tsukau (女性的中立語 女性的だ

が男性も使う) “FN: Linguaggio neutrale femminile, femminile ma usato anche dagli uomini”

N Chūritsugo: seibetsuteki denai mono, kaihiteki hyōgen (中立語 性別的でないも

の、回避的表現) “N: linguaggio neutro, espressioni elusive, non di genere”

MN Danseiteki chūritsugo: danseiteki da ga jonsei mo tsukau (男性的中立語 男性的

だが女性も使う) “MN: Linguaggio neutrale maschile, maschile ma usato anche dalle donne”

M Danseigo: jonsei ga tsukau to tsuyoi iwakan ga aru (男性語 女性が使うと強い違

和感がある) “M: Linguaggio maschile, se usato dalle donne causa sensazione di estraneità”.

(In, 2003)

In tutti questi studi linguistici troviamo dunque un tentativo di confutare l’ipotesi di opposizione binomiale nella lingua giapponese: l’essenza diagenerica del giapponese parlato risiederebbe nell’approccio con un punto di vista relativo. Tale punto di vista si basa sulla “continuità” linguistica per cui le categorie maschile e femminile sono insiemi intersecati: la continuità linguistica è la chiave per comprendere le differenze tra maschile e femminile nel giapponese parlato (Nin, 2009).