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L’approccio comportamentale alla finanza aziendale

4.1 Approccio teorico alla finanza comportamentale

tipi di trappole comportamentali. – 4.2.1. Bias. – 4.2.2. Euristiche –

4.2.3. Effetti di framing – 4.3 La valutazione aziendale

comportamentale del caso IMA S.p.A.

4.1 Approccio teorico alla finanza comportamentale

La valutazione d’azienda è un processo tanto affascinante quanto ricco di insidie e i soggetti a essa preposti assumono spesso decisioni non propriamente razionali, sia nell’utilizzo dei metodi valutativi, sia nell’obiettività con cui considerano e reperiscono i dati e le informazioni. In particolare, il valutatore dovrebbe prestare attenzione ad alcune scelte, illustrate nei paragrafi successivi, che potrebbero determinare un valore d’azienda non veritiero.

Alle volte, tali valori non sono il risultato di errori involontari o di sviste, quanto piuttosto di azioni mirate, per esempio, ad incrementare il valore in vista di un’imminente cessione d’azienda o di un ramo di essa. Naturalmente, sarà più semplice riscontrare questa situazione quando il valutatore sarà interno all’impresa.

Anche i valutatori esterni, in particolare gli analisti finanziari che redigono periodicamente report e studi societari per le imprese prevalentemente quotate, tendono, tuttavia, ad assumere comportamenti non obiettivi, spesso legati ad un’eccessiva convinzione nelle proprie capacità che, come vedremo, si può tradurre in fenomeni di overconfidence, illusione di controllo, bias di conferma e ancoraggio ad un valore di riferimento.

Questi termini sono propri del lessico della finanza aziendale comportamentale, branca dell’economia che indaga le scelte ed i comportamenti degli individui posti in posizioni amministrative apicali all’interno delle imprese.

La finanza aziendale comportamentale, dunque, include anche nozioni di psicologia e mira ad individuare le potenziali trappole psicologiche, comportamentali ed emotive in cui i manager finanziari possono cadere, offrendo dei consigli su come effettuare le scelte più corrette al verificarsi di determinate situazioni.

Il presente capitolo è volto all’analisi della finanza comportamentale all’interno del contesto finanziario aziendale, con un focus sulle distorsioni comportamentali a cui possono essere soggetti gli individui preposti al processo della valutazione d’azienda, in particolare gli analisti finanziari. Nel primo capitolo si è discusso della natura del soggetto preposto alla valutazione d’azienda, che può essere interno oppure esterno. In questo elaborato, si è sempre assunto il punto di vista del valutatore esterno, poiché si ritiene che esso sia più obiettivo e imparziale nell’applicazione delle procedure valutative e che, dunque, il valore d’azienda determinato sia più veritiero.

Nei prossimi paragrafi verranno introdotti alcuni concetti chiave che sono alla base dell’economia aziendale comportamentale. Successivamente, ci si soffermerà sulle implicazioni

Infine, presenterà un approfondimento dell’applicazione della finanza aziendale comportamentale al caso IMA S.p.A., evidenziando gli errori in cui si può cadere.

L’economia classica è stata e per certi versi è tuttora alla base di molti modelli volti a spiegare il funzionamento dii fenomeni economici. Essa rappresenta la base

degli studi universitari di ogni studente di economia e fornisce nozioni utili alla comprensione e all’adozione delle scelte decisionali da percorrere per massimizzare l’utilità ed ottimizzare le risorse disponibili. Alla base della dottrina economica classica stanno alcune ipotesi fondamentali, come l’efficienza dei mercati, l’assenza di asimmetrie informative e la perfetta razionalità degli individui, i quali sono interessati a massimizzare la loro funzione di utilità attesa.

La realtà, tuttavia, non contempla queste assunzioni, in quanto gli individui non sono puramente razionali, i mercati non sono pienamente efficienti e le asimmetrie informative esistono. Infatti, sebbene negli ultimi anni molti legislatori abbiano elaborato dei sistemi e delle leggi mirate ad incrementare la trasparenza e ridurre dunque le asimmetrie informative, per i consumatori e gli investitori permangono comunque delle difficoltà a recepire e comprendere quali siano le informazioni determinanti. Questo è dovuto in parte al fatto che le informazioni più sensibili vengono tenute riservate, in parte al fatto che le informazioni non sempre vengono codificate correttamente dagli individui. Sembra paradossale, ma nell’epoca del villaggio globale, l’enorme mole di informazioni liberamente accessibili ai più, può creare disinformazione nel momento in cui vengono a mancare preparazione e coscienza critica.

La finanza comportatale offre un approccio alternativo ma non necessariamente sostitutivo ai modelli classici, contemplando una visione più ampia e aderente alla realtà economica e aziendale. Di recente nascita, questo specifico ramo dell’Economia considera l’applicazione di modelli cognitivi di decision-making in situazioni rischiose ed incerte.

I dirigenti aziendali perseguono determinate scelte al fine di allocare ottimamente le risorse ed il capitale, in modo da massimizzare il valore dell’impresa e rispondere così agli interessi degli azionisti. In questo primo contesto, si inserisce la finanza comportamentale: spesso i manager cadono in trappole comportamentali, commettendo degli errori che possono impattare negativamente sui risultati economici e dunque condizionare anche il valore aziendale.

La dottrina propone diversi metodi per stimare il valore d’azienda: il DCF, in particolare, gode di un’ottima reputazione, grazie soprattutto alla sua solidità teorica

ed alla sua diffusione. Dal momento che i flussi di cassa sono delle previsioni e non costituiscono un dato certo all’interno del procedimento, il valutatore deve implementare i valori attesi o medi. In questo scenario, il rischio è raffigurato dal tasso di sconto che viene applicato sui valori dei flussi di casa attesi elaborati dall’agente valutatore. Seguendo i principi del metodo DCF, un’azienda dovrebbe dedicarsi alla realizzazione di un progetto solo se il valore attuale dei flussi futuri attesi è superiore a quello dell’investimento iniziale.

Di seguito, verranno illustrati alcuni dei fenomeni comportamentali e psicologici alla base della finanza aziendale comportamentale.