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4 2 ARCHITETTURA SONORA: SPAZI A SENSIBILITÀ CONTROLLATA

4 IL SUONO E L’ABITARE.

4 2 ARCHITETTURA SONORA: SPAZI A SENSIBILITÀ CONTROLLATA

È doveroso a questo punto richiamare il concetto di Architecture sonore64, un termine introdotto dal contesto di ricerca francese e che da ormai dieci anni defi- nisce un approccio del progetto d’architettura sensibile al suono. Finora solo alcu- ne tipologie edilizie, per la precisione della destinazione d’uso e per la loro natura tecnica, come le sale da concerto, si sono avvalse di accorgimenti acustici per la definizione degli spazi confinati. L’ipotesi mossa dall’Architettura Sonora amplia questo concetto poiché ammette che ciascuno spazio architettonico sia capace di generare uno spazio sonoro. Lo spazio, interno ed esterno, può essere pensato e modificato con gli strumenti tradizionali del progetto, ma con un nuovo proposito, quello di migliorare la qualità sonora percepibile e di conseguire nuove valenze estetiche. L’architettura sonora viene introdotta così per integrare i saperi dell’architettura e per arricchire gli strumenti del progetto. Considerare i suoni come materiali vuol dire infoltire di nuovi parametri il processo progettuale, pa- rametri che partono dalla consapevolezza dei rapporti tra suono e forma. Il primo intento dell’Architettura Sonora è di tipo didattico, e riguarda la creazione di una cultura comune, di un linguaggio comune per i progettisti basato sulla precisazio- ne delle possibili situazioni progettuali che integrano il suono. L’attenzione alla resa sonora di uno spazio riduce le barriere tra l’architetto e il fruitore degli spazi, ponendo al centro dell’attenzione l’”uso” dello spazio e la sua componente per-

64 Il testo di riferimento che introduce le tematiche principali dell’architettura sonora è DANDREL L., DEROUBAIX B., et al., L’architecture sonore, PUCA, Paris, 2000

cettiva. La conoscenza sensibile dei volumi costruiti e in particolare di ciò che essi possono generare nella dimensione acustica sposta i termini progettuali verso una maggiore consapevolezza delle condizioni di fruizione dello spazio, periò possiamo introdurre l’Architettura Sonora come uno strumento per governare la dimensio- ne sociale dell’opera costruita. Il termine Ambiance Architecturale affianca quello di Architettura sonora descrivendo ciò che l’architettura sonora crea attraverso il progetto, ossia un’ambientazione sensibile dello spazio. L’ambiance è un insieme di qualità ambientali e sensoriali che i mezzi tradizionali dell’architettura possono governare semplicemente imponendo a monte una lettura sensibile del costruito e controllando poi gli effetti suono-forma. Uno dei campi di applicazione cui si ri- volge l’architettura sonora nella creazioni di ambiance architecturale è proprio la sfera abitativa cui si giunge dopo alcuni anni di sperimentazione applicata ai padi- glioni espositivi e alle architetture sperimentali. L’abitare, visto dal di dentro, è ancora una volta la prima tra le tipologie architettoniche a essere esplorata in chiave sonora.

A tal proposito è utile richiamare un progetto storico, presentato al Salon interna-

tional des Travaux et du Bâtiment a Saint Cloud nel 1957. Per l’occasione l’artista

eclettico Nicolas Shöffer propone un esempio sperimentale di abitazione, la Maison à Cloisons Invisibles. Il piccolo edificio è il risultato della semplice combi- nazione geometrica di un cerchio e di un trapezio che si distinguono all’esterno per un trattamento uniforme dell’involucro. All’interno il senso di uniformità è contraddetto da una netta separazione degli ambienti ricreata con componenti immateriali, temperatura, colore e suono. La parte circolare rappresenta il settore caldo dell’abitazione con una temperatura di 35° e i colori giallo, rosso e arancio del sole che rivestono le parti e che vengono proiettati dai neon. La sensazione di calore è inoltre rinforzata dalla proiezione di uno sfondo musicale continuo. Pas- sando all’ambiente racchiuso nella forma trapezoidale l’ambientazione cambia, la temperatura è tenuta a 18° dai refrigeratori e i colori dei neon sono sui toni del blu, inoltre l’ambiente sonoro è silenzioso. La separazione tra i due ambienti non si fonda su elementi materici, ma consiste nello scarto, nella differenza, tra le due ambientazioni contrastanti. Questo esempio dimostra come l’architettura possa

prescindere dalla materia65, e possa basarsi al contrario sulle componenti sensi- bili dello spazio. Questo atteggiamento che privilegia le sensazioni alle partizioni solo visuali, presuppone inoltre la presenza del fruitore, impone una condizione più umana dello spazio, è legato immancabilmente alla condizione d’uso.

Figura 39 Nicolas Schöffer, Maison à cloison invisibles, 1957. Salon international des Travaux et du Bâtiment, Saint Cloud. Pianta

65 DARO’ C., La « matière » sonore : propositions de détournement des propriétés solides de

Figura 40 Nicolas Schöffer, Maison à cloison invisibles, 1957. Immagini

Tra le diverse modalità di interazione tra il progetto della residenza e il controllo del paesaggio sonoro interno ed esterno che essa determina vi è la manipolazione elettronica dello spazio acustico. La dimensione artistica dell’installazione elet- tronica ha introdotto nuove possibilità, esplorate sin dagli anni Ottanta dall’architetto Bernard Delage con i suoi tentativi di sonorizzazione dello spazio urbano, per esempio. Il passaggio dal fenomeno artistico a quello architettonico è tuttavia ancora indistinto, solo negli ultimi anni si assiste all’introduzione di instal- lazioni elettroniche come parti stabili di un manufatto architettonico. Questo dato può rappresentare il superamento del concetto di installazione come fenomeno temporaneo che evidenza in maniera reiterata e discontinua alcune proprietà spaziali dell’architettura. Così, in sperimentazioni più recenti, il tentativo di modi- ficare lo spazio acustico urbano con mezzi elettronici si trasferisce alla dimensione domestica, più semplice da governare per le dimensioni più ridotte. Ma anche più inusuale perché, se lo spazio aperto si presta più facilmente all’interpretazione artistica, la dimensione domestica, intima per definizione, più raramente diviene sede di un’installazione d’arte.

La chiave per leggere questo fenomeno risiede nel progetto integrato della di- mensione dell’arte e dell’architettura, generate in parallelo. L’installazione elet-

tronica o il procedimento artistico non costituiscono più una dimensione sovrap- posta ed estranea al progetto architettonico, ma divengono componenti attive dello spazio costruito. Living room66, un progetto portato a realizzazione nel 2007 a Glenhausen, una cittadina tedesca contraddistinta da un clima acustico silenzio- so e monotono, registra proprio questo nuovo atteggiamento. Per il progetto gli architetti Gabi Seifert et Götz Stöckmann si sono avvalsi della collaborazione dell’artista sonoro Achim Wollscheid affinché costruisse per la casa un’estetica sonora originale. Così un impianto “invisibile” di piccole casse spot e microfoni si dispone lungo la superficie esterna dell’edificio e all’interno, proiettando suoni secondo diverse combinazioni che interessano lo spazio interno alla casa quanto quello immediatamente esterno, con le dimensioni degli ambienti che amplificano o smorzano gli effetti del sistema elettronico. Le combinazioni, regolate attraverso un pannello elettrico dai proprietari sono: In-In, In-Out, Out-In, Out-Out. In-In dif- fonde i suoni interni all’interno; In-Out trasmette il suono interno all’esterno; Out- In trasmette il suono esterno all’interno; e Out-Out diffonde suoni esterni all’esterno il tutto è regolabile nell’intensità di volume. La materia architettonica, qui espressa attraverso l’uso quotidiano della casa, diventa ambientazione sonora non solo per l’interno, ma anche per l’ambiente circostante. Qui riappare il tema della funzione sociale del suono, in questo progetto il suono è infatti un link tra lo spazio privato dell’abitazione e il quartiere silenzioso, un’interfaccia immateriale, ma forte e distintiva.

Figura 41 Seifert & Stöckmann, Living Room, Glenhausen, Germania, 2003. L’edificio ripren- de I canoni formali della casa tradizionale, proponendo un’interpretazione contemporanea estremamente flessibile.

66 LABELLE B., Unstable volumes, in Peter Grueneisen (a cura di), Soundspace: Architecture for Sound

Figura 42 Living Room rivela la presenza dell’installazione solo attraverso i piccoli inserimenti in figura.

Sono ancora i NOX a offrire un esempio significativo di sonorizzazione elettronica di uno spazio dell’abitare, anche se ancora in forma di padiglione sperimentale, con il progetto della Son-0-House. In realtà si tratta ancora una volta di un padi- glione che viene raccolto tra questi ultimi esempi perché porta nel nome l’intenzione di estendersi verso un’idea di casa. Per questo edificio, un designer sonoro ha composto il meccanismo acustico interattivo che, condizionato dalla presenza delle persone, caratterizza lo spazio curvo raccolto sotto i “petali”, gusci protettivi che racchiudono l’ambiente. In questo caso forma, installazione elettro- nica e uso degli spazi costituiscono un sistema architettonico integrato. Son-0- House è “strumento, partitura e studio di registrazione allo stesso tempo”67. La modalità progettuale è integrata in entrambi gli esempi e le diverse figure rendo- no il progetto dominio di più specialisti che collaborano tra di loro nell’elaborazione complessiva dell’opera.

Figura 43 NOX, Son-0-House, Son en Breugel, Olanda, 2004

Sebbene gli esempi siano ancora pochi, essi registrano l’attuarsi di un fenomeno. L’installazione non è più temporanea, se applicata all’abitare, ed è frutto della composizione integrata di forme e volumi. Non è dunque una dimensione che in- terviene in un momento successivo, non è una mera sovrapposizione di significati, poiché questo nuovo atteggiamento è, al contrario, il risultato di una ricerca co- mune e condivisa di nuovi significati dello spazio dell’abitare, significati estetici, valenze culturali che si riflettono nel progetto.

5_SOUND AS A