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DEL PROGETTO

DEGLI SPAZI

DI PROSSIMITA’.

VERIFICHE

Si pone ora una nuova questione: come un metodo di lettura dell’impiego del suono nel progetto si può tradurre in termini operativi? Evidenziando gli atteg- giamenti ricorrenti, comunicando queste caratteristiche incorporee dell’architettura e chiarendo come esse possono essere sviluppate nel progetto, si fornisce uno strumento, non solo per l’interpretazione del dato sonoro in chiave estetica, per la ricostruzione di un catalogo di situazioni riproducibili, un vocabola- rio di riferimenti possibili. Tuttavia se si vuole restringere il campo ad azioni speci- fiche, mirate a integrare il suono come codice progettuale, si deve partire dall’architettura, dalle caratteristiche dello spazio, per definire le possibili implica- zioni sonore. Il fenomeno sonoro di riferimento, l’effetto sonoro, è ormai svelato e reso noto attraverso la lettura di casi progettuali, così si può ora partire dallo spazio per arrivare al suono risultante, dalla caratteristica architettonica per sco- prire il corrispondente effetto sonoro. Ossia il passaggio successivo che qui si pro- pone è individuare una categoria spaziale, assegnarle delle definizioni semplici che ne sintetizzano le caratteristiche morfologiche e materiche per rintracciare poi la resa sonora di ciascuna caratteristica. Come ipotesi originale e problema “aperto” si propone di rovesciare il sistema semplice delle “etichette” precedentemente descritte, che si avvalevano di un caso-emblema per descrivere l’effetto sonoro correlato, e applicarlo a una specifica categoria dello spazio, rivelando poi la sono- rità predominante ad esso associata. È evidente che si tratta di una discretizzazio- ne di fenomeni, lo spazio sonoro è un campo più complesso risultato di molte a- zioni e forme dello spazio. Semplificando e isolando rispettivamente una caratteri-

stica morfologica o materica dell’architettura e un effetto sonoro si permette di creare associazioni su dati elementari dello spazio. Tutto nell’ottica di un processo di scomposizione dei fenomeni spaziali e sonori.

6.1

LA PROSSIMITA’. VERSO UN CONTESTO DI SPERIMENTAZIONE

L’ipotesi di metodo di lettura sintetica, adoperata precedentemente, degli atteg- giamenti progettuali nei confronti del suono, permette di evidenziare forme pos- sibili dell’impiego del suono, mettendo a fuoco le potenzialità dei diversi progetti per costruire un quadro generale di fenomeni. Questo processo di astrazione e sintesi è finalizzato alla formazione di un linguaggio, è orientato all’integrazione di un sapere che così può diventare comune nelle discipline del progetto. Il suono è un parametro “difficile”, governato da molti fenomeni al contorno e descritto da molte discipline. Ciò che si vuole evidenziare è dunque una capacità dello spazio progettato di creare effetti sonori, fornendo una chiave di lettura, non più del solo suono, ma soprattutto dello spazio. Le “etichette” e le “mappe” prodotte hanno lo scopo di far risaltare atteggiamenti progettuali, che in quanto ricorrenti si possono fare “codice” di atteggiamenti e situazioni per l’architettura. Questo procedimen- to si pone al centro tra due approcci, quello meramente analitico, che tende a de- finire strumenti operativi per manipolare lo spazio sonoro, e quello progettuale, che perviene al suono attraverso la poetica del progetto e l’esercizio individuale dell’autore. Una volta messo a fuoco un metodo che evidenzi sinteticamente l’impiego del parametro suono nel progetto, si può pensare di ribaltare i termini della questione chiedendosi cosa succede se partiamo da una categoria dello spa- zio architettonico piuttosto che dall’effetto sonoro. Ossia cosa succede se inver- tiamo il metodo di lettura dei casi?

Nell’ipotesi di una siffatta applicazione è evidentemente necessario un riferimen- to a una condizione spaziale precisa, circoscritta e appositamente circoscritta. La categoria spaziale presa qui a riferimento è dunque la prossimità, intesa come spazio di transizione e di confine tra interno ed esterno di un edificio in campo ur- bano. Questa particolare condizione viene scelta poiché è negli spazi di interfaccia tra edificio e spazio aperto urbano che si creano le condizioni d’ascolto più carat-

terizzanti. Passando da un esterno a un interno infatti si verificano la maggior par- te degli effetti sonori già descritti come quelli maggiormente legati alle caratteri- stiche architettoniche: risonanza, riverberazione, bordone, mascheramento, fil-

traggio, ubiquità, frattura e permanenza. La prossimità è dunque uno spazio-

campione che permette di evidenziare, più di altre categorie, le potenzialità so- nore di uno spazio. Solo negli ultimi anni stanno prendendo forma una serie di studi che tendono a evidenziare i fenomeni percettivi legati alla micro - mobilità urbana68 e la prossimità diventa anche in questo caso una condizione-campione. Si analizza lo stato percettivo indotto nell’attraversare le vicinanze di una facciata urbana, e i cambiamenti di sensazione che derivano dalla variazione delle caratte- ristiche della facciata stessa per esempio. È questo un modo per leggere il rappor- to tra l’architettura, come edificio, e il rapporto che essa crea con il suo immedia- to contorno. Il manufatto architettonico fa scaturire delle trasformazioni alla sua interfaccia ed è interessante capire anche le possibili mutazioni sonore che esso genera nello spazio ad esso prossimo. Questo dato si ritiene una questione attua- le, estremamente contemporanea, avvalorata da pochi, ma significativi esempi. Tuttavia, come spesso accade, gli esempi progettuali o sperimentali hanno neces- sità di una visione critica completa e matura della questione. Forse non è ancora possibile allo stato attuale definire le capacità sonore degli spazi di prossimità senza aver introdotto il suono come un codice consolidato del progetto d’architettura. Perciò questa ultima trattazione che si apre al tema della prossimi- tà non arriva a rispondere in termini approfonditi a quest’ultima questione, ma piuttosto vuole aprire un orientamento per ricerche future che muovano dagli as- sunti espressi in questa sede sulle capacità estetiche e generative del suono in ar- chitettura.

I due esempi, molto recenti, che si riportano come riferimenti per un possibile progetto sonoro della prossimità sono il prototipo di Grenoble e un’installazione sonora permanente recentemente applicata alle facciate urbane del centro di

68 WUNDERLICH F. P., Walking and rhithmicity: sensing urban space, in «Journal of urban design» (vol. 13, num. 1, Febr), p.125-145, 2008

THOMAS R., La mobilité urbaine des personnes aveugles et malvoyantes. État des lieux, questionne-

Berlino. I due esempi, tra loro molto diversi, l’uno fondato sulla modificazione del- la forma e l’altro che ricorre alla registrazione e alla proiezione elettronica, evi- denziano appunto questo nuovo fenomeno di progetto sonoro della prossimità. L’intervento sonoro all’interfaccia è rivelato da approcci contrastanti, quello anali- tico e quello progettuale, per l’introduzione di nuove frontiere del progetto archi- tettonico in chiave sonora.