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Aspetti relazionali del gioco d'azzardo in una prospettiva sistemica

2 ASPETTI RELAZIONALI DELLA DIPENDENZA

2.3 Aspetti relazionali del gioco d'azzardo in una prospettiva sistemica

Per spiegare la complessità dei problemi relazionali del giocatori d'azzardo, dei loro partner e della coppia nel suo insieme si può partire da una prospettiva sistemica.

Di seguito presenteremo alcuni lavori che cercano di interpretare il Disturbo da gioco d'azzardo visto secondo un'ottica sistemica; da questo punto di vista il gioco d'azzardo patologico non viene considerato semplicemente come un fenomeno intrapsichico e individuale, ma come un fenomeno al cui sviluppo e mantenimento concorrono vari sottosistemi, tra cui quello della coppia, in interazione e influenza reciproca. Come emerge nel lavoro di Lee (2014) che esporremo in maniera approfondita successivamente, il disagio di coppia sembrerebbe essere prodotto da un processo chiamato “circolarità ridondante” che si riferisce ad una modalità di funzionamento per cui un “sistema si chiude su sé stesso in un circolo ripetitivo che si auto-rinforza”.

Per questo il gioco d'azzardo e i problemi della coppia, secondo quest'ottica, non vanno affrontati semplicemente cercando di ridurre o eliminare il sintomo, ma andando a intervenire su questo processo ricorsivo che si autoalimenta.

In un lavoro di Bertrand et al. (2008) l'autore mette in evidenza ad esempio, come in alcuni casi i partner dei giocatori d'azzardo perpetuino indirettamente il problema del proprio partner perché attraverso di esso, riescono a soddisfare dei bisogni come quello di sentire che il compagno ha bisogno di loro.

In pratica i partner dei giocatori sembrerebbero sabotare il recupero del proprio partner per preservare l'equilibrio all'interno della coppia.

È stato visto anche, che spesso ci sono delle modalità di comportamento intrinseche alla coppia che favoriscono il gioco d'azzardo o le ricadute.

Ad esempio, sempre nel lavoro di Bertrand et al. (2008) gli autori evidenziano che il controllo delle risorse economiche che il coniuge mette in atto dopo aver scoperto del problema di gioco del proprio partner funge spesso da elemento di ricaduta per il giocatore. Si innescherebbe infatti, un circolo vizioso per cui più il giocatore si sente controllato più gioca e questo non fa altro che spingere il coniuge a controllare ancora di più e così via. Questi dati sono ancora da approfondire ulteriormente ma gli studi presenti sembrerebbero suggerire l'esistenza di queste dinamiche all'interno della coppia.

Come evidenziato invece da Ledgerwood & Petry (2006) altri fattori di tipo socio-relazionale contribuirebbero alle ricadute: il supporto sociale percepito, i conflitti e l'atteggiamento di parenti e amici nei confronti del disturbo. Sembrerebbe che il partner possa avere un ruolo sia nell'ostacolare il recupero del giocatore sia nell'incoraggiarlo al cambiamento. Infatti, Bertrand et al. (2008) propongono anche i risultati di uno studio canadese dove è stato trovato che i

gamblers sono spesso molto preoccupati riguardo all'impatto che il gambling può

Le ricerche al riguardo sono purtroppo ancora molto scarse ma i dati presenti sembrerebbero indicare la necessità di approfondire il ruolo dei familiari e dei partner in particolare nel perpetuare o meno il disturbo.

Come evidenziato da Lee (2002), ci sono varie teorie che provano a spiegare l'eziologia del gioco d'azzardo da un punto di vista fisiologico, biologico psicologico e sociale, ma non esiste ancora una teoria definita che collochi i vari fattori predisponenti del gioco d'azzardo all'interno di un preciso quadro sistemico.

Sempre Lee (2014) ha provato successivamente a investigare la relazione di coppia prima e dopo l'emergere del Disturbo da Gioco d'Azzardo.

Come già accennato in precedenza l'autrice in questo articolo, attraverso una studio qualitativo su otto coppie, cerca di evidenziare il fatto che le difficoltà di coppia sono preesistenti rispetto al disturbo e vengono aumentate e amplificate da esso. In pratica, in questo lavoro viene mostrato come il disagio di coppia derivi da quel processo di ricorsività descritto in precedenza e sia rinforzato ed esacerbato dal gioco d'azzardo.

L'analisi qualitativa condotta in questo studio è consistita prima di tutto in un'osservazione clinica di ogni caso, con le relative interpretazioni seduta per seduta. Per ogni coppia venivano indagati vari domini: il problema per cui venivano in terapia, la famiglia di origine dei coniugi, l'esordio del disturbo, la qualità della relazione di coppia, interventi terapeutici ed eventuali esiti.

Le indagini riguardo al rapporto di coppia riguardavano principalmente due periodi: prima dell'esordio del disturbo e dopo l'esordio del disturbo.

Successivamente venivano indagati quattro dei cinque aspetti individuati dall'autrice come tipici delle interazioni di coppia in cui un partner gioca d'azzardo, che spiegheremo in breve di seguito.

La prima cosa che l'autrice (Lee, 2014) indaga, sono i punti deboli preesistenti all'interno della coppia prima dell'insorgenza del disturbo. Queste, infatti, sono spesso coppie in cui i partner si tollerano l'un l'altro senza mai affrontare le problematiche, finché non arrivano ad un punto di non ritorno. È stato visto, che anche molto prima dell'insorgere del disturbo, queste coppie sono caratterizzate da problemi di comunicazione, che è totalmente assente o, se presente, molto superficiale.

Tra i punti deboli troviamo anche un'eccessiva concentrazione su sé stesso o sull'altro da parte di entrambi i partner, esperienze di abusi fisici o psicologici e l'influenza di modelli appresi dalle famiglie di origine che vanno a influenzare ciò che un partner si aspetta di vedere nell'altro.

L'autrice (Lee, 2014) ha poi individuato in queste coppie, quelli che lei chiama “pressure points” ovvero tutti quei periodi critici della vita, quegli eventi particolari che precipitano la situazione e portano all'insorgenza del gambling. Tra questi ella individua ad esempio: l'adolescenza, la pensione, il diventare genitori, perdite importanti nel corso della vita, problemi sul lavoro.

In pratica, in questi momenti critici tutti quei punti deboli elencati in precedenza, già presenti all'interno della coppia vengono esacerbati. In questo caso il gioco d'azzardo diventa un modo per esprimere e sfogare delle emozioni e dei sentimenti inespressi che questi individui non riescono a condividere liberamente all'interno della coppia.

L'aspetto successivo che viene indagato dall'autrice è la crescita progressiva del disagio all'interno della coppia. Quando il problema del gioco d'azzardo viene fuori infatti, ha degli effetti catastrofici sia per il giocatore che per il partner. Tutto ciò è amplificato dal riemergere di problematiche preesistenti dovute a eventi di vita precedenti dell'uno e dell'altra. In questi casi l'autrice ha visto che si innesca spesso una modalità di comportamento per cui: il giocatore è sommerso dai sensi di colpa e di vergogna e la partner assume il controllo della gestione delle finanze familiari spesso in maniera eccessiva.

Tutto ciò non fa altro che amplificare ulteriormente la frattura tra i due coniugi ed esacerbare i punti deboli esistenti all'interno già prima dell'insorgere del disturbo. Quindi, anche quando il giocatore è in astinenza da gioco, tutte queste problematiche all'interno della coppia perdurano e causano ulteriore disagio e allontanamento che rischiano di favorire le ricadute.

In generale quello che possiamo dire di questo studio è che l'autrice (Lee, 2014) ha cercato di evidenziare la necessità di inquadrare il disturbo all'interno di un quadro relazionale più ampio che tenga conto delle dinamiche di coppia e delle influenze della famiglia di origine in quanto esse hanno un ruolo

nell'insorgenza e nel mantenimento del disturbo. Questi fattori relazionali vanno poi anche a influire sul singolo individuo provocando dei cambiamenti.

La conclusione che si trae da questo lavoro è che il sintomo debba essere considerato come l'esito di un processo di ricorsività che va a distruggere molte delle dinamiche relazionali fondamentali all'interno di un rapporto di coppia.

Secondo l'autrice è necessario che all'interno della coppia avvengano dei cambiamenti importanti per porre fine a questo processo e migliorare la relazione e la terapia di coppia sembrerebbe essere promettente al riguardo.

La medesima autrice infatti in un altro lavoro (Lee, 2015) prosegue ciò che ha iniziato nello studio precedentemente illustrato affrontando un quinto punto ovvero ciò che lei chiama: “congruence”. Su questo aspetto, si basa la

Congruence couple therapy che è un tipo di terapia mirata a migliorare il

rapporto di coppia in relazione al gioco d'azzardo e alle sue conseguenze.

Quando si parla di congruence si parla della consapevolezza, dell'attenzione e il riconoscimento di quattro dimensioni che secondo l'autrice caratterizzano un rapporto di coppia: la dimensione intrapsichica, quella interpersonale, quella intergenerazionale e universale-spirituale.

Per un approfondimento della Congruence couple therapy (CCT) rimandiamo ad un lavoro di Lee (2009), ma in breve, la possiamo spiegare come una terapia breve umanistica, sistemica e integrata che non si prefigge solo di andare ad intervenire sul problema del gioco d'azzardo, ma di agire anche sulle problematiche di coppia più in generale esistenti già prima dell'insorgenza del

disturbo. Dal punto di vista teorico è influenzata da 5 scuole di pensiero: sistemica, umanistica, esistenzialista, esperienziale e dal costruzionismo sociale.

In particolare dalla scuola sistemica prende il concetto che niente esiste isolatamente, ma tutto è correlato. All'interno di un sistema, un cambiamento in uno degli elementi incide e influenza anche tutti gli altri (Lee, 2009).

In questo lavoro (Lee, 2015) , attraverso un caso clinico, l'autrice mostra come la CCT migliori effettivamente il rapporto di coppia. Infatti, questi soggetti riferiscono innanzitutto una riduzione o astinenza dai comportamenti di gioco e inoltre un miglioramento della relazione col partner.

I risultati degli studi precedentemente presentati (Lee 2014, Lee 2015)vanno presi con le dovute cautele soprattutto per il fatto che sono condotti su campioni ristretti o comunque circoscritti ad una specifica area geografica e quindi con determinate caratteristiche.

Nonostante ciò, però, possiamo vedere che i risultati emersi sembrano essere promettenti e suggeriscono ulteriori indagini in questa direzione.

Un ultimo interessante lavoro che vale la pena di citare per capire il Disturbo da gioco d'azzardo secondo una prospettiva sistemica è quello di Cunha & Relvas (2013), che hanno condotto una review sulla letteratura esistente riguardo al

gambling e alla coppia e hanno cercato di elaborare un modello sistemico

integrato per il disturbo. Partendo da una raccolta della letteratura esistente attraverso dei database on-line, le autrici hanno condotto un excursus sul disturbo da gioco d'azzardo, riprendendo prima di tutto in considerazione le caratteristiche

cliniche del disturbo, i modelli teorici che hanno tentato di spiegarlo, le tipologie di gambler e successivamente hanno approfondito la relazione che c'è tra disturbo e famiglia e poi tra il disturbo e la coppia.

Attraverso questo lavoro Cunha & Relvas (2013), hanno elaborato un modello integrato sistemico per spiegare il Disturbo da gioco d'azzardo che partendo dalla prospettiva macro del sistema fino ad arrivare a quella micro, spiega come i vari livelli si influenzano reciprocamente.

Il primo livello analizzato dalle autrici è il contesto sociale. Il contesto va tenuto in considerazione perché, la facilità con cui un soggetto può accedere al gioco e la percezione che egli ha dell'accettazione sociale ,di sicuro aumentano la possibilità che cominci a giocare o che continui in tale comportamento.

Il secondo livello che viene preso in considerazione, è quello della famiglia di origine che può influire positivamente o negativamente sulla probabilità d'insorgenza del disturbo e direttamente o indirettamente. Per esempio, è stato visto che fattori come le credenze dei genitori riguardo al gioco d'azzardo possono influire sull'insorgenza,così come la presenza di un genitore giocatore e le credenze riguardo all'importanza dei soldi. Aldilà di questo, ci sono anche dei fattori relazionali interni alla famiglia di origine che sembrerebbero avere un ruolo: una comunicazione scarsa, ruoli familiari poco definiti, mancanza di regole, problemi di espressione delle emozioni.

Il livello successivamente analizzato in questo lavoro è quello della coppia che poi è il fulcro di questo specifico modello formulato dalle autrici.

Le problematiche all'interno della coppia sono ritenute particolarmente importanti perché comunque, la coppia, è il sottosistema che viene maggiormente intaccato dal disturbo. Come abbiamo esposto ampiamente in precedenza all'interno della coppia in cui è presente un giocatore, sono presenti numerose problematiche: emozioni negative, insoddisfazione sessuale, problemi di fiducia e problemi di comunicazione che si alimentano ripetutamente. Partendo da queste caratteristiche della coppia con un giocatore d'azzardo, le autrici provano a dare una spiegazione del sintomo partendo dal sottosistema familiare.

Esse partono dal presupposto che quello specifico comportamento, in questo caso il comportamento di gioco, ha un impatto specifico su quella specifica coppia perché il sistema stesso ha già delle difficoltà al suo interno. Quindi, assumono che il sintomo indichi la presenza di qualche problema all'interno di una delle funzioni fondamentali della coppia.

Secondo Cunha & Relvas (2013), il gioco d'azzardo permette al giocatore e anche alla partner di ritrovare un po' di controllo e potere all'interno della coppia. Il fatto che entrambi vogliano assumere il controllo porta ad una “simmetria nascosta” all'interno della coppia e questo diventa un circolo vizioso che si autoalimenta e che fa sì che il problema si perpetui nel tempo. Quindi in realtà tutte quelle caratteristiche del rapporto di coppia che si ritiene siano conseguenti al Disturbo da gioco d'azzardo in realtà potrebbero essere preesistenti e concorrere al suo esordio (Lee, 2002) anche se questo non significa che il disturbo effettivamente non le peggiori ulteriormente.

L'ultimo livello di questo modello elaborato da Cunha & Relvas (2013) è il livello individuale.

Questo livello comprende sia caratteristiche dell'individuo, che caratteristiche neurobiologiche, che eventi di vita del soggetto che possono influenzare l'insorgenza e l'andamento del disturbo e il suo effetto sulla coppia e sulla famiglia.

Tutti questi livelli sopra elencati come già accennato, interagiscono l'uno con l'altro e influenzano lo sviluppo, il decorso del disturbo, le conseguenze sulla coppia e sulla famiglia.

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