L’assetto geomorfologico del territorio comunale di Rocca San Giovanni è caratterizzato, in generale, da una serie di valli profonde e aree di cresta sub-pianeggianti, che si attenuano con l’avvicinarsi della linea di costa; in particolare, è stato possibile effettuare una ripartizione del territorio in aree che presentano caratteristiche morfologiche simili:
• aree pianeggianti: comprendono tutte le aree sommitali e alle quote più elevate del territorio comunale (massima quota 210 m s.l.m.), che costituiscono ampi ripiani a sviluppo tabulare allungate secondo direzioni preferenziali NE-SW, delimitate dalle diverse incisioni, e la porzione terminale delle valli del fosso Valle Cupa, del fosso Valle Carburo e del Torrente Fontanelli. Queste zone si distinguono per le basse pendenze. Anche il centro abitato del capoluogo è
collocato su uno stretto ripiano tabulare, a quota circa 155 m s.l.m., delimitato a Sud dal F.sso Valle Cupa e a Nord dal F.sso Rocca San Giovanni;
• aree di impluvio: caratterizzate dalla presenza di torrenti e fossi che incidono profondamente i rilievi sommitali e comprendono le valli generate dai corsi d’acqua, a diverso grado di evoluzione, ed i versanti che li contraddistinguono, con pendenze e scarpate medio-alte, lungo le quali si sono instaurati i principali processi geomorfologici;
• area costiera: comprende tutta la porzione di territorio che si identifica come la fascia costiera recente; infatti, è compresa tutta l’area che va dalle falesie poste a monte della S.S. Adriatica fino alla linea di costa.
Nella porzione più interna del territorio comunale, l’elemento geomorfologico predominante è la scarpata, distinta tra scarpate di frana e scarpate di erosione fluviale, per lo più ad alto angolo, le quali delimitano le principali incisioni torrentizie e le aree di cresta pressoché sub-pianeggianti e si riscontrano, quindi, lungo la parte alta delle valli generate dai corsi d’acqua che incidono le litologie prevalentemente argilloso-sabbiose.
L’erosione di tipo lineare costituisce, infatti, uno dei processi geomorfologici più attivi nel territorio comunale; a tale processo si associa l’evoluzione degli argini che, spesso, presentano angoli elevati (>60°-70°), pertanto vengono rilevati locali processi gravitativi che interessano limitate porzioni collocate in prossimità del ciglio o lunghi i fronti delle scarpate ad alto angolo; ciò determina l’evoluzione laterale del fosso e rappresenta una potenziale situazione di pericolo delle aree pianeggianti limitrofe.
Sono assenti veri e propri corsi d’acqua, in quanto il reticolo idrografico è contraddistinto da fossi e torrenti, con incisione più o meno evoluta che, frequentemente, costituiscono delle vie di drenaggio in cui vengono convogliate le acque piovane provenienti dalle aree di cresta; il deflusso è tipicamente stagionale, con presenze idriche limitate a periodi distinti da particolare piovosità.
Tra i principali corsi d’acqua si menzionano a partire da nord: Fosso S. Tommaso, Torrente Fontanelli, Fosso Valle Carburo, Fosso Valle Cupa e il Fosso S. Biagio, al limite comunale sud.
All’interno del territorio comunale si individuano n.2 bacini idrografici principali, che confluiscono in un’unica ampia valle in prossimità della foce:
• a nord il bacino Valle Grande, che comprende dall'interno F.sso Fontanelli, il F.sso Scarafaglie, il F.sso Novella, e numerose ramificazioni di limitata lunghezza; punto di vista dell'evoluzione geomorfologica dell'area, la franosità rappresenta indubbiamente l'aspetto più importante perché i movimenti di versante sono numerosi, distinguibili in attuali o vecchi (paleofrane), presenti sia lungo i versanti prospicienti i corsi d'acqua, che, soprattutto, lungo la fascia costiera.
Sono spesso il risultato dell'erosione delle sabbie e delle ghiaie sommitali, i cui prodotti formano lungo i versanti una copertura detritica che tende ad obliterare i depositi pelitici basali e localmente è soggetta a lenti movimenti verso il basso. Tale copertura risulta facilmente imbevuta di acqua con conseguente scadimento delle caratteristiche fisico-meccaniche, che la conducono ad uno stato precario, poco resistente agli effetti di eventuali opere ed interventi antropici.
Gli aspetti morfologici di tali movimenti sono (Cancelli et alii, 1984), in prevalenza, i seguenti: le zone in frana mostrano una notevole estensione laterale, spesso risultante dalla coalescenza di più frane singole; le scarpate principali si presentano arcuate con pareti sub-verticali nelle sabbie e nelle ghiaie; le zone di accumulo si estendono fino al mare o invadono il letto dei corsi d'acqua.
Gli aspetti cinematici generali di queste frane variano in base all'ubicazione delle stesse; lungo le incisioni dei fossi, infatti, il movimento è brusco perché connesso a repentini crolli a causa dell'erosione dei corsi d'acqua. I dissesti che si riscontrano lungo la fascia costiera, invece, sembrano dovuti ad un primo movimento che interessa le peliti basali, successivamente si vengono a sviluppare verso monte rotture progressive che provocano spostamenti anche nelle parti alte dei versanti; questi fenomeni causano lo scivolamento verso il basso di una parte dei ripiani sommitali delle colline, con formazione di strutture a graben, mentre la parete originaria si continua a muovere in maniera prevalentemente orizzontale; durante gli scivolamenti, il movimento del detrito
lungo il pendio causa instabilità e l'estendersi della rottura progressiva, determinando l'arretramento della parete e l'allargamento del graben (Chiocchini et alii, 2006).
In merito alle problematiche relative ai movimenti franosi presenti sul territorio comunale, l'analisi viene intrapresa a partire dagli inquadramenti riportati sulle cartografie del Progetto IFFI (ISPRA-Regione Abruzzo) (Fig. 3.5) e su quelle del vigente Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico dei bacini regionali abruzzesi (P.A.I.) (Fig.
3.6).
Nello specifico, i dissesti più estesi ed importanti si concentrano, come già indicato, lungo gli impluvi principali (Valle Grande), ma soprattutto lungo i versanti prospicienti la fascia costiera (Località Vallevò e zona di Punta Cavalluccio).
Nella cartografia del progetto IFFI (Fig. 3.5) si osserva che quasi tutti i dissesti riscontrati sul territorio comunale, sia sulla costa che all'interno, sono classificati come scivolamenti rotazionali/traslativi; a Punta Cavalluccio si riporta, diversamente, un'ampia area soggetta a crolli e ribaltamenti. Nella carta geomorfologica P.A.I. (Fig. 3.6) gli
Fig. 3.5: stralcio territorio in studio Progetto IFFI (ISPRA, Regione Abruzzo).
stessi dissesti, con perimetri leggermente diversi, sono classificati in varie tipologie di frana, da scorrimenti rotazionali o traslativi a versanti interessati da deformazioni superficiali lente o a frane complesse; lo stato di attività riportato è in prevalenza quiescente.
Fig. 3.6: stralcio Carta Geomorfologica P.A.I.- Fogli 362-o e 362-e (Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico dei bacini di rilievo regionale abruzzesi).
La zona di Punta Cavalluccio è caratterizzata dalla presenza di molte scarpate sia di frana che morfologiche, con pareti sub-verticali, caratterizzate da conglomerati e sabbie-arenarie, che possono dar luogo a fenomeni da crollo; ma sono anche presenti fenomeni di scorrimenti a valle delle stesse scarpate. Questa, così come le altre forme di instabilità geomorfologica di natura gravitativa presenti nel territorio comunale saranno descritte al Cap. 8.2 e sono le seguenti:
• frane di scorrimento rotazionale (in stato quiescente, non attivo);
• deformazioni superficiali lente (in stato attivo);
• frane complesse (in stato quiescente, in stato attivo).
Un maggiore approfondimento viene invece affrontato per quanto riguarda il movimento franoso o più esattamente i vari movimenti gravitativi di versante in atto lungo la costa in Località Vallevò. L'area in dissesto si colloca a valle del Piano dei Marchi, un esteso terrazzo marino, a luoghi profondamente inciso da corsi d'acqua a regime per lo più torrentizio, caratterizzato a livello stratigrafico da depositi ghiaiosi-conglomeratici sommitali poggianti su depositi sabbioso-arenacei; nella zona di valle il versante si presenta meno acclive e con morfologia più irregolare.
L'area di Vallevò è interessata ed è stata interessata anche in tempi non recenti da vasti movimenti che hanno comportato vari problemi non solo al centro abitato presente lungo la costa ma anche alle strade principali e alla linea ferroviaria; alla luce dei rischi presenti nella zona è stato effettuato nel febbraio 2011 un sopralluogo da parte del CNR-IRPI, dal quale è derivata una relazione tecnica comprensiva di indagine foto-geologica e di una carta inventario degli elementi di dissesto riscontrati in quella fase (Fig. 3.7). L'indagine effettuata ha evidenziato l'esistenza di tre classi di frane, distinte sulla base della loro dimensione ed età relativa: frane presumibilmente molto antiche, frane presumibilmente antiche, frane attive e/o in evoluzione nel 1954.
L'analisi della carta inventario (Fig. 3.7) permise di riscontrare l'esistenza in località Vallevò Prima, di un'estesa area in frana, con scarpate associate spesso a trincee e contropendenze, caratterizzata da uno scivolamento profondo di tipo rotazionale. Questo esteso movimento era interessato da un successivo scivolamento rotazionale retrogressivo il cui piede raggiungeva la S. S. n. 16 Adriatica. Sia nell'area di scarpata che nell'area di accumulo, il tratto di versante era interessato da frane superficiali di tipo colata o da scivolamenti superficiali in evoluzione nel 1954.
Fra le località Vallevò Prima, a SE, e Vallevò,a NO, era stata individuata un'estesa area di frana molto antica che è stata interessata successivamente da scivolamenti rotazionali retrogressivi; alla base della cornice sommitale conglomeratica sono state mappate due frane in evoluzione nel 1954 del tipo scivolamento - colata e scivolamento superficiale. Inoltre lungo il tratto di versante sul quale si sviluppa l'abitato di Vallevò sono state identificate frane di tipo scivolamento, di varie dimensioni. Nella parte alta del versante è presente un impluvio impostato in una trincea, riconducibile al graben e alla scarpata di una frana molto antica. Verso valle sono state evidenziate scarpate e trincee meno pronunciate che corrispondono ad un'area in frana di tipo scivolamento multiplo (Relazione tecnica CNR-IRPI).
In sintesi, l'area di Vallevò è stata sottoposta a successive fasi nell'ambito dell'evoluzione geomorfologica del versante; l'orlo del terrazzo su cui sorge località Piano dei Marchi è bordata da una profonda trincea che drena verso il mare le acque
Fig. 3.7: carta inventario di Loc. Vallevò - Allegato 2 alla Relazione tecnica del CNR-IRPI - febbraio 2011 (realizzata attraverso l'interpretazione visiva di fotografie aeree stereoscopiche riprese nel 1954).
provenienti dalla superficie del terrazzo; a valle di questa trincea sono presenti più generazioni di scarpate concave verso valle, a dimostrazione di un unico movimento pregresso nel tempo; inoltre si sono sviluppati in tempi più recenti movimenti franosi più superficiali di dimensioni ridotte e di vario tipo, come colate, scivolamenti traslativi o rotazionali, presenti più a valle e che lambiscono in alcuni casi la S.S. 16 Adriatica.
Sono stati proposti negli anni vari tipi di interventi mirati a ridurre le condizioni di pericolosità locali e a mitigare il rischio da frana in C.da Vallevò, in considerazione del fatto che nell'area sono presenti edifici destinati a civile abitazione e a servizi, come ristoranti e trattorie, oltre ad arterie viarie importanti, come la nuova linea ferroviaria e la S.S. 16 Adriatica. Sono state previste e, solo in parte realizzate, opere di sostegno, quali palificate, finalizzate ad aumentare la resistenza locale al franamento, e varie tipologie di opere idrauliche per la regimazione delle acque superficiali, al fine di migliorare e controllare il deflusso e limitare lo sviluppo o la riattivazione di fenomeni erosivi locali.