2. Studi Empirici sulla Metafora
2.3 Astrazione e Usi Metaforici dei Verbi
Lisa A. Torreano, Cristina Cacciari e Sam Glucksberg (2005), indagano
l’utilizzo del livello di astrattezza del verbo in quanto veicolo metaforico (source)
come indizio che l’espressione è intesa metaforicamente e non letteralmente.
Sappiamo che per quanto riguarda i nomi questa ipotesi è da ritenersi valida
(Glucksberg & Keysar, 1990), ma vale lo stesso anche per i verbi? In altre parole,
gli autori si chiedono se il livello di astrattezza di un referente verbale fornisca
indicazione della sua metaforicità. Per accertarlo, variano il livello di astrattezza
dell’uso verbale, ottenendo giudizi di metaforicità in funzione di tale livello.
I verbi, specialmente quelli d’azione, possono essere interpretati secondo
diversi livelli di astrazione. Più il livello di astrazione è alto, meno sono
preservate le proprietà dell’uso letterale. Ad esempio, nella frase “The rumor
flew through the office”
17(Torreano, Cacciari e Glucksberg, 2005: 261) il verbo “to
fly” (volare) non prende un argomento usuale in posizione di soggetto (cioè
un’entità in grado di volare fisicamente: un insetto, un uccello, un aereo ecc.),
necessario all’uso di default, ma un sostantivo astratto che dirotta
l’interpretazione dell’espressione verso un uso metaforico molto comune del
verbo volare: “muoversi velocemente”.
Torreano, Cacciari e Glucksberg credono quindi che il contesto guidi la
comprensione metaforica o meno del verbo: se il contesto induce a
un’interpretazione a un livello più astratto del normale, si propende per un
significato non letterale del verbo. Se diciamo che “un cane volò attraverso il
cortile”, il contesto rende poco probabile l’utilizzo del verbo “volare” nel suo
significato usuale; il referente del sostantivo “cane”, non possiede le proprietà
fisiche che lo rendono adatto al volo
18. La spiegazione più plausibile sarà
dunque quella dell’attivazione di un significato più generico, astratto e quindi
metaforico del verbo. In “The rumor flew through the office”, il verbo può essere
considerato ancora più metaforico, in quanto utilizzato ad un livello più alto di
astrazione: il rumor (pettegolezzo, diceria) viaggia velocemente, ma non è più
nemmeno un’entità fisica. Negli esempi visti, un componente semantico del
verbo “volare” che fa riferimento alla velocità viene astratto e impiegato per
indicare un qualsiasi genere di spostamento veloce.
La nozione di livello di astrazione può variare secondo i vari inquadramenti
teorici. Da un punto di vista linguistico, violare le strutture argomentali
preferite di un verbo rende meno specifici i referenti di tale verbo. Nel caso
sopra esemplificato del “pettegolezzo che vola”, sono violate almeno due
restrizioni: i pettegolezzi non sono entità fisiche e non volano. Secondo la dual
reference di Glucksberg e Keysar (1990, 1993)
19, i nomi usati in senso metaforico
possono riferirsi a diversi livelli di astrazione. Ad esempio, nella frase “il mio
avvocato è uno squalo” (my lawyer is a shark), il termine “squalo” può riferirsi
all’animale marino oppure a una categoria di creature predatorie e aggressive
che lo squalo esemplifica. Questo esemplare prototipico viene utilizzato per
denominare la categoria stessa, che non ha un nome suo (Brown, 1958;
Glucksberg, 2001). Anche i verbi, come per l’appunto “volare”, possono essere
usati in questo modo. In termini operazionali, quando il soggetto o l’oggetto di
un verbo sono incapaci di prendere uno degli argomenti di default del verbo,
questo è usato a un livello di astrazione più alto (a tale proposito si veda anche
Wilks, 1975).
Nell’esperimento gli autori verificano l’ipotesi che, all’incremento
dell’astrattezza del contesto al quale si riferisce il verbo, aumenti in proporzione
anche la sua metaforicità.
18 Cfr. Sperber e Wilson (1986/1995). 19 Si veda quanto scritto nel paragrafo 2.2.
Ai sessanta partecipanti sono stati presentati cinquantaquattro set da sei
frasi ciascuno. In ogni set vi sono due verbi, uno più astratto dell’altro, in
quanto uno iperonimo dell’altro: ad esempio “travel” (viaggiare) e “fly”
(volare)
20. In ogni contesto, il più specifico dei due verbi avrà meno probabilità
di essere pragmaticamente plausibile se inteso letteralmente. In ogni coppia, il
verbo più specifico è scelto perché a giudizio degli autori incarna un particolare
modo di azione, mentre il verbo più generico della coppia viene scelto in modo
da non incarnare alcuna specifica modalità d’azione. Ad ogni coppia di verbi è
abbinata una triade di nomi, con cui ogni verbo forma tre frasi, classificabili
secondo tre livelli diversi:
Tabella 1: tipi di materiali usati da Torreano et al. a differenti livelli di astrazione
L0=Livello Zero Nomi concreti + Verbi specifici
Nomi concreti + Verbi generici Frasi letterali L1=Livello Uno Nomi concreti + Verbi specifici
Nomi astratti + Verbi generici
Candidate
all’interpretazione metaforica
L2=Livello Due Nomi astratti + Verbi specifici
Candidate
all’interpretazione metaforica
Nei tre livelli cambiano i livelli di astrazione a cui i verbi si riferiscono. Nel
Livello Zero nessuna delle proprietà letterali viene astratta, nel Livello Uno
viene astratta una delle proprietà letterali e nel Livello Due vengono astratte
due proprietà letterali. I tre nomi sono scelti in modo che, per ogni coppia di
verbi, il verbo più specifico formi con essi una frase per ogni livello e il verbo
più generico formi invece con i tre nomi due frasi di Livello Zero e una di
Livello Uno. Inoltre, allo scopo di ottenere dei risultati più generalizzabili, metà
dei set propongono come candidato all’interpretazione metaforica il sintagma
nominale soggetto, per l’altra metà dei set di frasi il candidato
all’interpretazione metaforica è un sintagma nominale complemento oggetto.
20 L’iperonimo è più astratto e generico per definizione: l’iponimo comprende in sé le
caratteristiche dell’iperonimo, ma al contempo contiene dei tratti di maggiore specificità. Così, “volare” può essere un modo di “viaggiare”, ma non viceversa (anche se, a seconda del contesto il verbo “viaggiare” potrebbe acquisire le proprietà specifiche proprie di “volare”).
Questa variabile non dovrebbe, per gli autori, avere ripercussioni sui risultati
dell’esperimento, in quanto non ci sono ragioni teoriche per cui oggetto e
soggetto debbano differire nella metaforicità.
Vediamo uno schema esemplificativo (le frasi originali sono ovviamente in
inglese, preferiamo mostrarne alcune tali e quali, per dare un’idea più veritiera
dei set sperimentali):
Tabella 2: esempi di set di frasi utilizzati negli esperimenti
Infine, ad ogni frase vengono abbinate tre scale di valutazione a 7 punti su:
facilità di comprensione, grado di metaforicità e grado di appropriatezza (la
frase esprime bene o male il suo significato?)
21.
Veniamo dunque ai risultati dell’esperimento. Le frasi risultano tutte ben
comprensibili, quelle letterali poco più di quelle metaforiche (M=6,43 vs
M=5,74), con una differenza trascurabile tra frasi con focus sul soggetto e frasi
con focus sull’oggetto (M=6,24 vs M=5,92). I materiali erano quindi
sufficientemente comprensibili per valutare se il livello di astrazione del verbo
influenza il grado di metaforicità.
Ma quali frasi sono state giudicate metaforiche? Vediamo uno schema
riassuntivo delle medie delle valutazioni di metaforicità (riportiamo qui solo i
valori delle medie che ci paiono sufficientemente significativi, per approfondire
21 I dati sull’appropriatezza non sono riportati né utilizzati in Torreano, Cacciari e
Glucksberg (2005), in quanto raccolti per un altro studio.
Frasi centrate sul soggetto Frasi centrate sull'oggetto Verbo specific
L0 The bird grabbed the worm and flew
across town. L0 He garnished the meal.
L1 The boy jumped on his bike and flew
across town. L1 He garnished the war hero.
L2 The idea flew across town. L2 He garnished the truth. Verbo generic
L0 The bird grabbed the worm and traveled
across town. L0 He decorated the meal.
L0 The boy jumped on his bike and
traveled across town. L0 He decorated the war hero. L1 The idea traveled across town. L1 He decorated the truth.
la discussione sulle misurazioni statistiche si veda l’articolo originale a pag. 265
e seguenti):
Tabella 3:medie dei punteggi di metaforicità come funzioni del tipo di oggetto
Verbo generico
(es.viaggiare) Verbo specifico (es. volare)
Nome M M
L0 (es. uccello)
2,37
2,11
L0/L1 (es. ragazzo)
2,58
5,2
L1/L2 (es. idea)
4,99
5,83
Come atteso, gli elementi con un livello di astrazione di ordine superiore
sono considerati più metaforici rispetto agli elementi di livello base, con una
notevole differenza di punteggio tra L0 e L1/L2.
Per ciò che concerne un eventuale effetto dovuto al grado del livello di
astrazione, si devono confrontare il Livello 1 e il Livello 2, cioè il livello in cui
una sola proprietà metaforica viene astratta e quello in cui ne vengono astratte
due. Possiamo osservare che in effetti le frasi L2 sono giudicate come più
metaforiche rispetto alle frasi L1. Inoltre, se compariamo le frasi composte con il
terzo nome, che crea due diversi gradi di astrazione tra i verbi di ogni coppia,
vediamo che le proposizioni contenenti il verbo specifico sono valutate come
più metaforiche di quelle costruite con il verbo generico.
In conclusione, i dati confermano le predizioni degli autori. I verbi
pragmaticamente improbabili se interpretati letteralmente, tendono ad essere
classificati come metaforici, e la metaforicità aumenta con il grado di astrazione.
Queste scoperte suggeriscono l’impiego del livello di astrazione come
indicazione di metaforicità sia per le metafore nominali che per quelle
predicative.
Riteniamo questo studio molto significativo nel panorama della ricerca
sulle metafore predicative dal punto di vista psicolinguistico (nonché, ad oggi,
uno dei pochi). La critica che sentiamo di dover muovere riguarda l’utilizzo di
materiali artificiosi e creati ad hoc per lo scopo. Le frasi sono infatti spesso
forzate e non naturali, anche se ritenute di facile comprensione. Risultati più
veritieri si sarebbero potuti ottenere adottando proposizioni (o porzioni di esse)
estratte da corpora della lingua scritta o parlata.
II Parte
Un esperimento sull’uso metaforico
dei verbi
3. Il Test: costruzione e risultati
In questa seconda parte dell’elaborato entriamo nel vivo della questione e
nella parte originale e sperimentale della tesi.
La massima ispirazione per la costruzione del test ci giunge
dall’esperimento di Torreano, Cacciari e Glucksberg (2005)
22. Per prima cosa
vogliamo verificare i risultati ottenuti dai tre ricercatori sul nostro set di frasi in
italiano. Nel nostro esperimento non manteniamo la richiesta di un giudizio di
aptness, il confronto tra frasi incentrate sull’oggetto e frasi incentrate sul
soggetto (le nostre indagano soltanto le combinazioni verbo/oggetto)
23e la
comparazione tra verbi specifici e verbi generici. Aggiungiamo invece la
richiesta di una parafrasi per ogni frase e il raffronto tra frasi attestate in un
corpus del web italiano e le frasi non attestate nello stesso. La parafrasi può
servirci a spiegare alcuni meccanismi di comprensione ed elaborazione delle
varie combinazioni, tuttavia accenneremo soltanto a questa analisi qualitativa
dei dati, in quanto per affrontarla in modo completo occorrerebbe uno studio a
parte. Tutte le parafrasi prodotte dai soggetti sono comunque consultabili
nell’Appendice II.
I quesiti che ci poniamo e cerchiamo di indagare sono i seguenti: è
possibile comprendere metafore nuove, alla stregua di quelle conosciute? In
questo senso, c’è differenza tra i livelli di astrazione possibili? Come varia la
comprensione di espressioni metaforiche nuove e vecchie? C’è correlazione tra
questa e il livello di metaforicità percepito?
Queste e altre domande guideranno il nostro percorso, speriamo di
riuscire almeno parzialmente a far luce sulle risposte.
22 Si veda il paragrafo 2.3.
23 Anche perché i risultati di Torreano e al. mostrano che la differenza tra le une e le altre