94 P RONTERA 2005, 32-38 95 G UZZO 2005, 41.
3.4 Attività economiche
Messina possedeva un territorio coltivabile abbastanza ridotto e basava la propria ricchezza essenzialmente sulle attività commerciali marittime106 o ancora sulla pesca e relativa industria. Il porto era dunque l’emblema commerciale, ma anche militare, della città; esso rappresentava punto di approdo a livello locale o passaggio pressoché inevitabile nelle grandi rotte commerciali del Mediterraneo: qui giungevano le navi dirette verso Roma o l’Occidente provenienti dall’Oriente107. Quanto detto sottintende la presenza di strutture commerciali apposite e ancora di mercanti stranieri in
loco: Italici, Romani, Egiziani e mercanti orientali108. Il ritrovamento di ceppi d’ancora di piombo in area messinese, in uso durante l’età ellenistica e romana, mette in evidenza il transito di imbarcazioni nelle coste prospicienti la città di Messina109. Inoltre la presenza di testimonianze epigrafiche contenenti i nomi di commercianti di origine orientale testimonierebbe le relazioni tra il Mediterraneo orientale e la città di Messina110. Riguardo l’attività agricola si può ricordare essenzialmente il pregiato vino Mamertino111, per lo più destinato al commercio privato112. Attraverso l’analisi delle anfore Keay LII, prodotte nelle città prospicienti lo Stretto113, ampiamente diffuse nell’area calabra e sicula ed esportate a Roma e nel Mediterraneo, si comprende la vitalità della produzione agricola e, in particolare, vinaria di questa zona della Sicilia114. Oltretutto bisogna tener presente che il grano, in età repubblicana, veniva venduto dalla città proprio alla caput mundi115. Famosi per la pesca del pesce spada, per le anguille e per la lampreda116, gli zanclei di Messina si specializzarono poi nella salatura del pesce e nella lavorazione del tonno. La ricerca di Ollà nel territorio di Milazzo, oggi comune della metropoli messinese, ha evidenziato la presenza di uno stabilimento di epoca imperiale specializzato nella salatura del tonno costituto da almeno sei bacini e da un deposito di 106 PINZONE 2002, 111-125. 107 DE SALVO 2002, 365-378 . 108 PINZONE 2005, 95. 109 GIANFROTTA 2005, 147 . 110 COLUMBA 1906,293. 111 STRABO, Geogr., 6, 2, 3. 112 PANELLA 1981, 55-80. 113 BASILE 1994, 25. 114 DE SALVO 2003, 272. 115PINZONE 2005, 95. 116 NENCI-VALLET 1992, 10.
33
anfore Dressel 21 e 22117. La pesca del pesce spada avveniva presumibilmente per mezzo di piccole imbarcazioni, fino a poco tempo fa utilizzate e chiamate luntri, derivante dal nome antico lintres118.
Resti di fornaci ritrovate nel corso di campagne di scavo realizzate nella città di Messina hanno permesso la formulazione di ipotesi di diffusione delle attività artigianali e di presenza di fabbriche di ceramica e mattoni119. Nello specifico, da scavi in corrispondenza dell’attuale Via dei Mille e della Casa dello Studente, sono stati ritrovati resti di fornaci e discariche che dimostrano l’esistenza di una produzione di ceramica a vernice nera, di ceramica ‘rossa interna’ e di ceramica da cucina databile tra il III secolo a.C. e il II secolo d.C.120 Inoltre è attestato il rinvenimento, prevalentemente in contesti funerari, di ceramica sovra dipinta dello “stile Gnathia” di produzione eolinana. L’insieme di tutte queste produzioni sarebbe ascrivibile alle cosiddette “officine dello Stretto” attive in età ellenistico repubblicana tra Reggio e Messina121. Nel 1993 la Soprintendenza di Messina affidò alla Cooperativa Poseidon una campagna di scavi nell’insenatura della Cala dei Liparoti sulla costa del territorio di Milazzo: sono stati ritrovati frammenti di anfore romane che trasportavano vino, olio, zolfo e allume. Tali contenitori sono ascrivibili a differenti tipologie databili tra il I secolo a.C. e il V secolo d.C.122 (Figg. 16-17).
117 OLLÀ 2009, 253-270. 118 GIANFROTTA 2005, 156. 119TIGANO 1999-2001, 177-183. 120 DE SALVO 2005, 177. 121 SPIGO 2002, 65-69. 122 DE SALVO 2005, 172-173.
Figura 17 Milazzo. Frammento di anfora da Cala dei Liparoti IV- V secolo d.C. (da TIGANO 1997)
Figura 16 Milazzo. Anfora da Cala dei Liparoti I secolo d.C. (da TIGANO 1997)
34
L’importanza di Messina e dello Stretto come luoghi atti al commercio è testimoniata quindi dai relitti ritrovati sui fondali in maniera sporadica e casuale o più scientifica e programmata. Esempio di quest’ultimo approccio fu la sfortunata spedizione dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, negli anni ’70, volta al rinvenimento di un relitto presso Secca di Capistello, nella costa orientale di Lipari; durante le operazioni di recupero dei resti due archeologi tedeschi persero la vita e i lavori passarono in mano all’Institute of Nautical Archaeology.
Il carico fu datato tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. e constava di più di un centinaio di anfore greco-italiche con nomi greci impressi sulle anse e indicanti la fabbricazione123 (Fig. 18)
Figura 18 Anfore greco-italiche del relitto di Capistello (Museo Archeologico Luigi Bernabò Brea di Lipari)
Un recente studio che combina le conoscenze petrografiche e archeologiche ha messo in luce la probabile presenza di officine ceramiche nel territorio messinese, soprattutto nell’area dello stretto; le anfore qui prodotte presentavano un impasto contenente derivati di rocce metamorfiche acide e\o sabbia quarzitica e derivati del quarzo correlati con il Flysch
35
(formazione sedimentaria sin-orogenetica) numidico che si estende nella Sicilia settentrionale. Molteplici sono le tipologie all’interno di questo gruppo di anfore, i più conosciuti sono probabilmente il tipo Keay LII e il tipo Crypta Balbi 2. Nell’area dello Stretto di Messina sono stati rinvenuti 12 frammenti di anfore che hanno permesso di elaborare l’ipotesi della presenza, soprattutto dall’età romana in poi, di numerose officine specializzate nella produzione di questa tipologia di contenitori124.
Tra le produzioni del territorio messinese si annovera quella di tegole e mattoni recanti il bollo ΜΑΜΕΡΤΙΝΟΥΜ in grafia greca ma lingua osca prodotti dalla civitas Mamertina a partire dalla metà del III secolo a.C.125 (Fig. 19).
Figura 19 Messina. Museo Regionale. Bollo su mattone, da Messina, provenienza ignota (da BITTO 2001)
Circa un decennio fa alcuni studi hanno messo in evidenza la realtà del commercio di lucerne con l’Africa da parte della città di Messina; tale dato è motivato dalla scoperta di un bollo di lucerna : C(ai) Iuni(i) Drac(o---), appartenente ad una fabbrica individuata in Tunisia126.
Il trasporto marittimo del marmo, soprattutto per la presenza dello Stretto, acquisì una grande importanza nel passato della città di Messina. Numerose furono le navi che non portarono a termine il loro percorso dal Mediterraneo orientale alla penisola italica naufragando nei pressi dello
124 FRANCO-CAPELLI 2014, 345-348. 125 BITTO 2005, 109.
36
Stretto. Datati ad età imperiali sono i carichi di due imbarcazioni ritrovate rispettivamente al largo di Giardini Naxos, contenente marmi asiatici, e di Capo Taormina, con un carico composto, tra le altre merci, da colonne e blocchi di pietra127.
Tra i rinvenimenti sporadici si annoverano alcuni ceppi di piombo, in uso durante l’età ellenistica e romana, recanti iscrizioni in latino o greco che davano informazioni sull’armatore della nave oppure erano menzioni alla divinità protettrice della navigazione. Un grande ceppo di piombo recante su uno dei bracci l’iscrizione latina VESTA, è stato rinvenuto a Capo Vaticano; si tratta presumibilmente di una nave da guerra romana della flotta militare di Miseno128 (Fig. 20).
127 GIANFROTTA 2005, 153.
128 GIANFROTTA 2005, 148.
37 3.4.2 Monetazione
La città di Zancle cominciò a coniare monete alla fine del VI secolo a.C. utilizzando i tradizionali tipi del delfino e della falce.
A partire dal III secolo a.C., con la presenza dei Mamertini, furono battuti nominali sui quali predomina il tipo della testa di Ares con il toro cozzante, poi con l’aquila su fulmine e con la Nike stante. La caratteristica di queste emissioni fu la presenza del nome della divinità sulla moneta e la loro composizione prettamente bronzea129. Dal 241 al 216 a.C. furono coniate monete più leggere con i tipo della testa di Apollo e Artemide e\o con la testa di Eralce e l’aquila su fulmine.
Alla fine del III secolo a.C. le monete presentano tutte i segni di valore facendo riferimento ad un’unità prima sestantale poi semionciale. I tipi più comuni, in questo caso, sono quelli di Ares\Atena, Zeus\guerriero
promachos, Apollo\Nike130.
L’ultima fase delle emissioni mamertine va dal 200 a.C. al 35 a.C. e consta di sette serie realizzate con piedi ponderali differenti: uno più pesante nella prima serie, un altro vicino allo standard onciale romano e uno assimilabile a quello della riduzione semionciale del sistema romano131.
Roma iniziò a battere moneta in Sicilia a partire dal III secolo a.C. (Figg. 21- 22). Dalla zecca siceliota furono prodotti quadranti fusi con la prora di nave a rovescio datati al 216 a.C. (Fig. 23). Tra il 214 e il 212 a.C. furono coniate frazioni di bronzo con il tipo della prora o di un toro che schiaccia un serpente e il quadrinato d’argento (Fig. 24). Dal 211 a.C. in poi furono emessi bronzi, denarii e frazioni di monete d’oro. Il simbolo della spiga che identifica la Sicilia si ritrova in ciascuna di queste emissioni132 (Figg. 22-24). Il parere di Breglia sulla politica monetaria di Roma nei confronti della Sicilia era di “non intervento”, cioè Roma non imponeva il proprio sistema ma rendeva possibile la circolazione locale della moneta romana accanto alle monete della città. Solo successivamente al II secolo a.C. la moneta romana sostituì il nominale locale133.
129 POLOSA 2005, 130. 130 HILL 1903, 184. 131 POLOSA 2005, 132. 132 POLOSA 2005, 135-137. 133 BREGLIA 1949-1950,24-25.
38
Figura 21 Roma, Repubblica, zecca di Messana, AE, litra, testa di Minerva a s. ROMANO; / aquila retrospiciente a d. (da CRAWFORD 1974)
Figura 22 Roma, Repubblica, zecca di Sicilia, AR, denario, testa elmata di Roma a d.; dietro, segno del valore X / Dioscuri a cavallo a d.; sotto, spiga e ROMA (da CRAWFORD
1974)
Figura 23 Roma, Repubblica, zecca di Sicilia, AE, semiasse, testa di Saturno a d.; dietro, segno del valore s / prora di nave a d.; sopra, spiga e ROMA; sotto, segno del valore S (da CRAWFORD 1974)
Figura 24 Roma, Repubblica, zecca di Sicilia, AE, quadrante, testa di Eracle a c.; dietro, segno del valore / toro che schiaccia un serprente a d.; in esergo, ROMA; sopra, spiga e segno del valore ( da CRAWFORD 1974)
39