6.1 Augusta Webster
Nata nel 1837, Augusta Webster fu una scrittrice molto prolifica in ogni genere da lei affrontato, una studentessa che aveva imparato da sola le materie classiche, una critica letteraria, un'attivista politica, e un'educatrice.
La sua carriera letteraria cominciò molto presto, con la pubblicazione di due volumi di poesie, due traduzioni da Eschilo e da Euripide che ottennero buone risposte dalla critica, e un romanzo in tre volumi (Lesley's Guardians, 1864), scritto con lo pseudonimo di Cecil Home, nel momento in cui divenne un'attivista della London Suffrage Society intorno al 1860. Durante gli anni settanta Webster continuò a sostenere il suffragio femminile e il movimento femminista in generale, così come sostenne il liberalismo e l'individualismo, in una serie di saggi che scrisse per l'«Examiner», settimanale di ispirazione radicale, al quale avevano in passato collaborato personaggi come Byron, Shelly, Keats, Dickens, J.S. Mills, ecc., e successivamente pubblicati con il titolo provocatorio di A
Housewife's Opinions (1878).
Negli anni ottanta insegnò alla London School Board e dal 1884 all'anno della sua morte collaborò con l'importante rivista letteraria «Athenaeum» come poetry
reviewer65, ruolo per il quale fu molto apprezzata. In questi anni pubblicò
assiduamente poesie e drammi, così come fiabe per bambini. Si sposò ed ebbe una figlia. Ospitò salotti letterari e fu una delle più rispettate figure culturali, politiche e sociali a Londra fino alla sua prematura morte, per tumore, nel 1894. Subito dopo la sua morte, fu dimenticata e i critici hanno iniziato solo recentemente ad esplorare la ricchezza dei suoi lavori.
6.2 Portraits
Medea in Athens apre la raccolta Potraits, pubblicata nel 1870. L'opera
contiene undici componimenti spesso definiti dalla critica come “monologhi drammatici”. Come sostiene C. Sutphin però, alcuni di questi non seguono esattamente i criteri di questa forma letteraria: nel monologo drammatico, infatti, abbiamo un personaggio che rivolge le proprie parole ad uno o più interlocutori che rimangono in silenzio o che possono reagire e rispondere ma solo attraverso la voce del protagonista. Dal momento che alcuni poemi di Webster non presentano un interlocutore, potremmo riferirci ad essi come “monologhi interiori”, nonostante possa sembrare che il protagonista stia parlando a voce alta come se si rivolgesse a qualcuno66.
I componimenti poetici sono divisi in due gruppi, a seconda del genere del protagonista del monologo: le prime quattro sono donne, i restanti sette, uomini. Questa distinzione evidenzia l'interesse di Webster per quelle che erano le dinamiche di genere e per il condizionamento che esercitavano sulle vite dei protagonisti. Questa scelta costringe anche il lettore a fare i conti con la distinzione tra le protagoniste femminili e i protagonisti maschili.
Il gruppo dei poemi femminili contiene due coppie, Medea in Athens e Circe, seguiti da The Happiest Girl in the World e A Castaway. Questo gruppo giustappone personaggi antichi e figure contemporanee ed esamina l'influenza che il matrimonio svolge nelle vite delle donne; la particolare selezione, inoltre, rivela l'interesse di Webster per le figure marginali ed escluse.
Anche il gruppo successivo contiene due coppie, A Soul in Prison e Tired, seguiti da Coming Home e In an Almshouse, che esaminano differenti definizioni di lavoro e dovere per gli uomini. Letti insieme, questi primi otto componimenti rappresentano la critica femminista di Webster all'ideologia di genere dominante. I successivi due poemi più saldamente legati tra loro, An Inventor e A Dilettante,
mostrano le differenze tra i due diversi atteggiamenti verso la vocazione e l'ambizione creativa. Insieme ai quattro precedenti, possono essere considerati parte dello studio di Webster sulle vite degli uomini, o come un'unità separata all'interno del libro. La tensione tra la vocazione di un individuo e le sue responsabilità familiari è ulteriormente indagata nella storia di Sant'Alessio che conclude il volume, e che può essere considerata come riassunto e conclusione dell'intera opera, dal momento che questo componimento ritorna sulla questione del matrimonio che dà il via al libro.
Anche i diversi titoli organizzano i contenuti del volume. I primi due poemi,
Medea in Athens e Circe, e quello che chiude la raccolta, The Manuscript of Saint Alexius, hanno nel titolo il nome del protagonista del monologo. I tre titoli
con i nomi personali sono anche gli unici componimenti che citano esplicitamente una storia preesistente ambientata in un lontano passato. Tutte le altre storie sono ambientate nel periodo vittoriano e spesso commentano le pressioni e i condizionamenti ai quali sono soggetti gli uomini e le donne nell'era moderna. Come afferma Natalie M. Houston, l'accostamento di storie contemporanee e storie del passato lascia pensare che per Webster non vi siano differenze sostanziali nelle vite e nelle vicende degli individui moderni e in quelle dei protagonisti delle leggende o della letteratura classica. Anzi, queste ultime possono addirittura illuminare le problematiche del presente67.
Come suggerisce ancora Houston, la scelta di accostare due mondi temporalmente così lontani ma, per la realtà delle storie raccontate, molto vicini fa sì che la soggettività di ciascun protagonista venga inserita in una dinamica più ampia che coinvolge tutta la narrazione. L'incrocio di queste vicende e delle identità dei protagonisti ci invita a leggere i componimenti non come espressioni separate di prospettive individuali, ma come un insieme nel quale ogni storia richiama la precedente e anticipa la seguente, in un continuo riferimento alle
tematiche più importanti dell'ideologia vittoriana68.
Il quartetto di componimenti in cui è inserita Medea in Athens presenta quattro figure femminili, una moglie tragicamente insoddisfatta, una semi-dea intrappolata nell'idea di un amore romantico, una ragazza fresca di fidanzamento e una prostituta. Le parole delle quattro protagoniste, i loro lamenti e i loro dubbi, sono la chiara rappresentazione di quella che è la critica portata avanti da Webster all'ideologia del matrimonio e alla devozione verso l'uomo/marito. In ogni poema emergono la frustrazione, la delusione e i pericoli che le relazioni con gli uomini comportano. La conclusione che possiamo trarre è che il matrimonio da solo non può completare e realizzare la vita di una donna.
La coerenza tematica lega tutti e quattro i monologhi, e le emozioni e le esperienze di ogni personaggio femminile sono, in parte, rispecchiati e riflessi dagli altri personaggi. Per esempio, Medea e la giovane fidanzata di The
Happiest Girl in the World mostrano le discriminazioni subite dalle donne
all'interno dell'istituzione del matrimonio. Anche in A Castaway, dove Webster descrive le riflessioni di una prostituta, cogliamo una critica alle disuguaglianze tra uomini e donne in materia di matrimonio e diritti e alle limitate opportunità economiche ed educative per le donne.
Per quanto riguarda invece gli studi classici, l'abbinamento di Medea e Circe richiama sia il loro legame familiare (nel mito Circe è la sorella del padre di Medea) sia la loro reputazione di maghe, pericolosamente sensuali e potenzialmente assassine. Ci sono, però, altri significativi punti di convergenza tra i personaggi di Circe e Medea: entrambe godono di poteri magici al di là della conoscenza e della supremazia degli uomini, conducono relazioni sessuali con uomini infedeli e sono abbandonate dai loro amanti in favore di donne più inclini alla vita domestica tradizionale.
I ritratti di Webster mostrano donne che decidono di entrare in conflitto con uomini egoisti e manipolatori. Circe e Medea non sono solo vittime del desiderio
maschile: sono donne potenti, propositive, che rifiutano di acconsentire in modo passivo alle richieste degli uomini, e, se necessario, reagiscono contro l'aggressività sessuale dei partner. I ritratti psico-sociali di Webster non sono semplici studi di archetipi. Le sue mitiche protagoniste siedono accanto alle loro “moderne” contemporanee, suggerendo che le loro storie abbiano un interesse particolare anche per l'epoca attuale.
Le figure di Medea e Circe offrono un'interessante, anche se impegnativa, opportunità a Webster: l'autrice, forte dell'autorità culturale che le deriva dalla conoscenza della tradizione classica, esplora le cause e le circostanze che giustificano la fama delle sue eroine e le rimodella per la sua battaglia a favore delle donne.
In un saggio raccolto nel volume A Housewife's Opinions, Webster delinea il suo approccio alla riproposizione dei miti e delle leggende antiche. Questi, per l'autrice, sono materiali di base, liberamente accessibili all'immaginazione creativa, come il marmo per lo scultore: “The poet creates as the sculptor does; he need not make the stone as well as the statue. His function is not, like the novelist's, to devise new stories, but to make old stories new.”69
Webster non era intimidita dalle versioni precedenti e dalle caratterizzazioni di Medea o di Circe, né si sentiva obbligata a seguirle. Come artista, ma anche come persona politicamente e socialmente impegnata, usava liberamente i propri materiali e sviluppava autonomamente le proprie creazioni.
6.3 Medea in Athens
Il primo tema classico ad apparire nell'edizione originale di Portaits è quello di Medea. Avendo tradotto la versione della Medea di Euripide, è probabile che Webster avesse approfondito le varie versioni greche e latine del suo mito. In particolare, il III libro de Le Argonautiche di Apollonio Rodio, il VII libro de Le
Metamorfosi, la XII lettera delle Eroidi di Ovidio e la Medea di Seneca.
La revisione di Webster del famoso mito greco, volutamente e significativamente, si allontana dalla traccia euripidea, con una finalità però analoga, la critica sociale, che qui è più impegnata e militante. La scrittrice non ha interesse a commentare i crimini efferati di Medea, bensì ha intenzione di proporre un'intima visione della psicologia della protagonista, glissando sugli eventi tragici del suo passato e obbligando così il suo pubblico a riconsiderarne le vicende. Webster incoraggia i lettori a riconoscere le disparità di genere che sono alla base del comportamento del suo personaggio, il cui ritratto evidenzia efficacemente le questioni contemporanee della moralità sessuale, dell'infedeltà maritale e dei ruoli di genere.
Concentrandosi sulla situazione di Medea dopo i famosi eventi di Corinto, Webster differenzia il suo testo dalla maggioranza delle rappresentazioni contemporanee.
La traduzione di Webster della Medea di Euripide (1868), come le altre sei, di traduttori diversi, che seguirono nei dieci anni dall'approvazione del Divorce Act70, risultò essere un contributo ai dibattiti “femministi” della seconda metà del
XIX secolo, ben accolto a livello letterario. La decisione di Webster di divulgare la storia di Medea tra il pubblico inglese appare come un gesto apertamente politico. Allo stesso modo Medea in Athens, e tutta la raccolta Portraits, può essere vista come un commento e un sostegno alla nascente campagna per i diritti delle donne, e in particolare ai dibattiti circa i diritti delle mogli della classe
media.
Infatti, prima di tutto, la Medea di Webster è una moglie. Ad Atene lei è ormai la sposa di Egeo oltre che la ex moglie di Giasone, ed è da questa posizione che parla. E' da sottolineare, inoltre, come la questione dell'infanticidio compiuto da Medea emerga in maniera incisiva solo nel finale del poema. Come conseguenza, il pubblico di Webster è costretto a confrontarsi con Medea innanzitutto come donna, e non come madre assassina71. Questa strategia permette all'autrice di
introdurre una gamma di questioni pertinenti allo status sociale e psicologico del personaggio, consentendole di creare un ritratto complesso e sottile di una moglie tradita, determinata a mettere in discussione il ruolo della donna nella famiglia tradizionale.
Medea in Athens è stato variamente descritto come monologo drammatico, o
monologo interiore72 o monodramma73, o addirittura, potrebbe essere più
ampiamente inserito all'interno del fenomeno dei closet dramas, così come illustrato da S. Brown74. Queste opere, a metà tra dramma e poesia, essendo
destinate solamente alla lettura e non al palcoscenico, realizzavano la propria “messa in scena” all'interno della mente dei lettori. Come afferma ancora S. Brown, i closet dramas avevano un ampio spazio nella produzione delle scrittrici vittoriane, anche se non suscitavano l'interesse dei critici letterari del tempo che si occupavano di questo genere esclusivamente in relazione ad autori di sesso maschile. Solo recentemente gli studi accademici hanno recuperato questa parte importante della letteratura femminile vittoriana.
Proprio come Webster, molte scrittrici del tempo recuperavano personaggi di rilievo, appartenenti soprattutto alla Grecia classica, evitando che venissero travolti dal gusto del “sensazionale”, caratteristico del teatro e della letteratura popolare. Attraverso le storie di questi personaggi, le autrici veicolavano
71 Cfr. Olverson 2009: 37. 72 Cfr. Sutphin 2000: 15-16. 73 Cfr. Rigg 2009: 68. 74 Cfr. Brown 1995: 89-90.
messaggi importanti finalizzati a promuovere progetti sociali e intellettuali. Non va dimenticato poi che in quel periodo temi tratti dalla mitologia greca erano stati riproposti nell'Ulysses di Tennyson e nel Prometheus Unbound di Shelley, che intendevano dare nuovo vigore al teatro tragico.
Il Prometeo Incatenato di Eschilo aveva del resto attirato anche l'interesse di Webster che ne realizzò una traduzione.
S. Fiske asserisce che la scelta del monologo drammatico, per Webster, è funzionale a far emergere la complessità delle emozioni; l’autrice intendeva anche evitare di indulgere in un semplice appiattimento di buoni sentimenti, un difetto questo che spesso veniva rimproverato alle scrittrici del tempo75. Infatti, il
monologo drammatico permetteva all'autrice di descrivere l'interiorità di un personaggio mantenendo l'equilibrio tra l'empatia del lettore e la sua consapevolezza critica.In un articolo dell'«Examiner», pubblicato in seguito in A
Housewife's Opinions, Webster aveva scritto che i sentimenti, i pensieri e le
azioni che il poeta rappresenta attraverso i suoi personaggi dovrebbero toccare i lettori come se si trovassero nei panni degli stessi protagonisti76. Nello stesso
articolo, aveva anche affermato che la ragione del poetare consiste nel far sì che i lettori comprendano meglio se stessi e, attraverso il suo lavoro, il poeta arrivi a sentirsi parte di loro77. Pertanto, per Webster, l'opera letteraria è uno strumento
che tende a far prendere coscienza al lettore delle proprie sensibilità e a portarlo ad agire di conseguenza. Solo la poesia consente di descrivere la complessità psicologica dei personaggi e la loro evoluzione, anche a beneficio dei lettori. Secondo G. Byron, il monologo drammatico non era stata un'invenzione femminile, ma le autrici di quel tempo giocarono un ruolo primario nello scegliere e nel definire in maniera più incisiva l'utilizzo di questa forma poetica come mezzo per sviluppare la critica sociale78.
75 Cfr. Fiske 2008: 52. 76 Cfr. Webster 1879: 151. 77 Cfr. Webster 1879: 155. 78 Cfr. Byron 2003: 79-98.
Medea in Athens è ambientato qualche anno dopo che Medea ha lasciato Corinto
e descrive le sue riflessioni dopo aver appreso della morte di Giasone. Quest'ambientazione è funzionale a suscitare un nuovo interesse nel lettore per la fase della vita della protagonista successiva agli eventi drammatici del mito classico. Evidentemente, è anche una situazione ritenuta più adatta all'utilizzo del personaggio di Medea nella battaglia culturale che Webster portava avanti per l'indipendenza sociale e psicologica delle donne del suo tempo.
Il poema può essere diviso in tre sezioni principali, facendo riferimento anche a quanto proposto da T.D. Olverson79. La tripartizione sottolinea l'evoluzione
dell'atteggiamento della protagonista: dopo un iniziale momento di smarrimento e presa di distanza, la notizia della morte di Giasone suscita in Medea la visione dell'eroe che poco prima di morire riflette sulle sue disgrazie e i suoi errori (vv. 1-129); la morte del compagno rinnova in Medea l'empito amoroso (vv. 130- 177); rivolgendosi al fantasma di Giasone, Medea ripercorre la triste vicenda, ribadisce le colpe che il compagno aveva a sua volta riconosciuto e supera definitivamente il legame asimmetrico che li univa (vv. 178-269). La voce narrante di Medea tiene insieme un monologo frammentato, che riflette la dolorosa presa di coscienza della sua drammatica esperienza: pur riuscendo a fare i conti definitivamente con Giasone, non potrà mai superare il dramma provocato dalla morte dei figli. Ciononostante, la Medea di Webster si propone come ideale compagna nel percorso di tutte quelle donne che hanno vissuto o vivranno vicende simili alla sua, senza commettere i suoi errori.
Medea, signora della corte del re Egeo in Atene, lontana dai terribili eventi di Corinto ripensa, ora che è notte, a quanto accaduto a mezzogiorno, quando un ospite del palazzo reale ha portato la notizia che Giasone era morto (vv. 1-12):
Dead , is he? Yes, our stranger guest said dead--- Said it by noonday, when it seemed a thing 79 Cfr. Olverson 2009: 37.
Most natural and so indifferent As if the tale ran that a while ago
There died a man I had talked with a chance hour When he by chance was near me. If I spoke “Good news for us, but ill news for the dead, When the gods sweep a villain down to them,” 'Twas the prompt trick of words, like a pat phrase From someone other's song found on one's lips And used because 'tis there: for through all day The news seemed neither good nor ill to me.
L'autrice, fin dall'inizio del monologo, pone Medea in una posizione di sospensione del giudizio in parallelo con la sospensione del fluire della sua vita quotidiana, una vita che ora le appare vuota e pesante: l'hanno stancata i discorsi e i sorrisi inutili, gli occhi invadenti degli stolti che impotenti sbirciano nella sua vita e il decoroso mentire dei cortigiani (vv. 13-22):
And now when day, with all its useless talk And useless smiles and idiots' prying eyes That impotently peer into one's life,
When day, with all its seemly lying shows, Has gone its way and left pleased fools to sleep, While weary mummers, taking off the mask, Discern that face themselves forgot anon, And, sitting in the lap of sheltering night, Learn their own secrets from her – even now Does it seem either good or ill to me?
La notizia della morte di Giasone è l'occasione con la quale i ricordi del passato riescono a far breccia nella sua mente, anche se Medea cerca di ricacciarli
indietro affermando recisamente che a lei non importa nulla della notizia. Ma subito dopo sente che quel pensiero le sta crescendo dentro in modo sfrenato (vv. 23-24):
And this most strange of all, That I care nothing.
Nay, how wild thought grows!
A questo punto Medea, per respingere il flusso dei ricordi, pensa che la notizia sia stata un sogno, perché sente di continuare ad odiare Giasone ma, elemento nuovo nella psicologia del personaggio, introdotto dall'autrice, confessa di aver sempre temuto che, dimenticandosi del tradimento con Glauce, avrebbe conteso il compagno alla Morte, come se fosse stato ancora suo in quel momento. In questi versi Webster sviluppa in modo originale il topos dell'amore-odio: l'odio, che era stato l'ultimo sentimento che Medea aveva provato nei confronti di Giasone, in questa circostanza le serve a respingere la realtà della morte del compagno, che altrimenti le provocherebbe una sofferenza insostenibile.
Questo sentimento non basta a rassicurare Medea sul destino di Giasone, il dubbio sulla sua morte continua a tormentarla: “Can he be dead? It were so strange a world / With him not in it.” (vv. 32-33).
In questa atmosfera di incertezza e sospensione, in Medea affiora vagamente il ricordo della profezia che aveva lanciato a Giasone circa la sua morte: “Tu invece, come è giusto, miserabile, morirai miserabilmente, colpito al capo dall'albero della nave Argo,” (Euripide, Medea vv. 1386-1388). Se un dio aveva suggerito a Medea quella profezia, allora essa non poteva essere sbagliata. L'avvolgere nella vaghezza il ricordo della profezia denuncia sia la sensazione di Medea di avere una responsabilità nella realtà dell'evento che la difficoltà di sostenerla. Medea attribuisce la profezia alla dea Ecate e, come sua sacerdotessa,
si rende conto di sapere istantaneamente tutto e di saperlo da molto tempo (vv. 36-39):
Has a god come to me? Is it thou, my Hecate? How know I all? For I know all as if from long ago: And I know all, beholding instantly.
Webster rielabora il testo euripideo relativo alla profezia integrandolo nella personalità che sta disegnando autonomamente per Medea, da lei arricchita di nuove sfaccettature.