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Come gli autori italiani si rapportano con il popolo armeno

Sebbene la presenza armena in Italia avesse origini antiche, si è visto come fu soprattutto il XX secolo a consolidare la loro presenza nel territorio anche da un punto di vista istituzionale ed editoriale. Bisogna affermare, infatti, come prima degli anni Sessanta del XX secolo vi sono pochi testi in italiano sull’argomento. Per chi voleva approfondire le proprie conoscenze sulla storia e sulla cultura di questo popolo si potevano trovare alcune informazioni risalenti agli anni del genocidio o agli anni Quaranta grazie alle pubblicazioni della casa editrice HIM.206 Un fatto non trascurabile della prima metà del XX secolo è la presenza nell’ Enciclopedia Treccani di ben 35 pagine dedicate alle voci “Armenia”, “Armeni” e “Chiesa armena”, i cui lavori sono stati affidati a un piccolo gruppo di studiosi composto da professori universitari di varie discipline. Tra i collaboratori dell’ Enciclopedia Treccani si possono ricordare Pietro Romanelli dell’Università di Roma, che nel 1918 aveva pronunciato un discorso sull’Armenia ad un incontro organizzato dell’Unione degli studenti di Roma, Ubaldo Faldati, che conosce la lingua e si è dedicato alla traduzione di un testo armeno di carattere religioso e Cirillo Korolevskij che, sebbene fosse un sacerdote di rito bizantino francese, era molto interessato alla presenza armena nella laguna veneta. Nonostante nell’ Enciclopedia Treccani non vi fosse un vasto approfondimento circa il genocidio del 1915, negli anni Trenta del XX secolo uscirono in Italia le traduzioni di due opere. Il primo libro è del francese Henry Barby, pubblicato inizialmente a Parigi nel 1917 ma che uscì in Italia nel 1934. Nel suo testo egli parla della prima fase del processo di distruzione del popolo armeno e le informazioni che raccoglie provengono o dallo stato maggiore russo o dalle delegazioni diplomatiche russe e italiane o sono frutto di sue osservazioni personali, in quanti fu l’unico giornalista occidentale ad essere presente sul luogo in quel periodo. Il secondo libro ad essere pubblicato è la traduzione de I quaranta

giorni del Mussa Dagh dell’austriaco Franz Werfel, pubblicato in lingua originale

nel 1933 ed uscito in italiano nel 1935. Un altro capolavoro sul genocidio armeno, che riscosse molto successo negli Stati Uniti, luogo in cui venne pubblicato nel

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Per un approfondimento della storia e delle attività della casa editrice HIM si può fare riferimento a Manoukian A., Presenza armena in Italia 1915-2000, cit., p. 79-90

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1945, è Chiedo a voi signori e signore di Leon Surmelian, pubblicato poi in traduzione italiana nel 1947. Il libro racconta l’esperienza personale dell’autore che, nato nel 1909 a Trebisonda, riuscì a raggiungere gli Stati Uniti e a salvarsi. Nei decenni successivi, ovviamente, questo filone narrativo si arricchì sempre di più, fino ad arrivare agli anni 2000 con La masseria delle allodole di Antonia Arslan. L’ambiente letterario italiano però non si ferma solamente alla traduzione di romanzi, infatti possiamo vedere come negli Sessanta, Settanta e Ottanta vengono fatte conoscere non solo le poesie di alcuni poeti armeni, tra cui Nahabed Kuciag e Eghishé Ciarenz, ma anche vengono pubblicati libri contenenti le miniature che si possono trovare nei manoscritti medievali, uno dei quali venne pubblicato dalla tipografia di San Lazzaro e riguarda proprio i manoscritti situati nell’isola. Altre opere contenenti immagini del mondo armeno sono le raccolte delle immagini dei vari edifici religiosi medievali che si trovano in varie città italiane abitate dagli armeni e il cui lavoro di ricerca e documentazione è svolto da gruppi di ricercatori italiani, ad esempio dagli studiosi dell’ Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Roma, i quali hanno compiuto anche missioni in Armenia. Sotto la guida di Adriano Alpago Novello, invece, un gruppo di ricercatori del Politecnico di Milano avviano un iniziativa editoriale composta di ventitré volumi e finalizzata a presentare e fare conoscere l’architettura armena. Negli anni Ottanta, poi, si arriva a presentare anche il cinema armeno, non solo con una rassegna cinematografica, tenutasi tra l’altro a Venezia, ma anche con la pubblicazione, sempre a Venezia, nel 1983 da parte della Tipolitografia Armena di

Tra passato e presente: cinema dell’Armenia, in cui viene descritta la storia e la

filosofia della filmologia armena. Bisogna però affermare che, sebbene da un lato si sia aperta la diffusione di testi che permettono di entrare a conoscenza con il mondo armeno, vi sono ancora molti tasselli da ricostruire. Un personaggio che cercò in qualche modo di fornire una sintesi dell’Armenia e del suo popolo, descrivendone la lingua, la razza, l’economia, la religione, la cultura e la storia, è Lauro Mainardi, responsabile della casa editrice HIM, con la monografia

L’Armenia, incrocio di tre mondi e due continenti (1959). L’ultimo decennio del

XX secolo, invece, è caratterizzato dal tema del rapporto tra popolo armeno e popolo italiano, un legame che dura da secoli. Tra i testi più significativi si

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possono ricordare Gli armeni in Italia di Boghos Levon Zekiyan, pubblicato nel 1990 in concomitanza dell’omonima mostra realizzata a Venezia e a Padova, La

Venezia degli armeni di Paola Cogni Ratti, gli Atti del Convegno Gli armeni e Venezia, organizzato dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, il testo scritto

da Boghos Levon Zekiyan, Antonia Arslan e Aldo Ferrari, intitolato Dal Caucaso

al Veneto, il catalogo della mostra Roma-Armenia, tenutasi in Vaticano nel 1999 e

molti altri. Oltre a questi testi generali sulla storia e sulla cultura armena, dagli anni Novanta si possono trovare con testi in italiano che raccontano l’episodio del genocidio del 1915, il cui crescente interesse è legato alla nascita della Repubblica d’Armenia, agli avvenimenti nel Karabagh e all’eventualità di un ingresso della Turchia in Europa, e va di pari passo con la mobilitazione per il riconoscimento del genocidio. La prima opera che apre questo nuovo filone è la traduzione, nel 1995, del libro Metz Yeghérn dello studioso armeno attivo in Francia Claude Mutafian.207 Bisogna riconoscere come, per quanto riguarda la scelta dei libri stranieri da tradurre, la diaspora armena italiana sia molto attiva nel promuovere la vendita e la distribuzione delle opere, facendo notare anche in questo settore l’elemento della solidarietà non solo tra armeni e armeni della diaspora, ma anche tra diaspora e ambiente di accoglienza. Una volta compiuto questo percorso attraverso il mondo letterario italiano sugli armeni, si vuole sottolineare l’esordio nelle università italiane della lingua e della letteratura armena, argomento che ha contribuito, e contribuisce ancora, alla nascita di personalità italiane che dedicano la loro vita allo studio di questo popolo.