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Il movimento migratorio armeno tra il XVII e il XVIII secolo

Ogni nuova dominazione risulta inevitabilmente seguita da movimenti migratori, ma in questo paragrafo si inizierà con il parlare del movimento migratorio che seguì l’ascesa al potere dell’impero ottomano, dopo aver sconfitto i persiani. Nel 1585, infatti, l’Impero ottomano riuscì ad annettere la parte orientale dell’Armenia fino al Caucaso, influenzando così la decisione dello Shah di Persia Abbas I a fare emigrare gli armeni della città di Giulfa, situata sulle rive dell’Araxes, e delle

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Cfr. Hewsen H. R. e Khosdegian G., Lo sfaldamento dell’unità nazionale e la diaspora(dalle origini al secolo XVIII), in Dédéyan G., Storia degli armeni, cit., p. 304-316

100Ferrari A., Gli armeni: dinamiche interculturali e identità polivalente, cit., p. 1 101

Zekiyan, B.L., L’Armenia e gli armeni- polis lacerata e patria spirituale: la sfida di una nuova

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zone limitrofe in Ispahan. Questa sua decisione fu dettata dalla necessità di spostare il commercio, minacciato dalla presenza ottomana, e fece creare la città di Nuova Giulfa, centro commerciale e culturale di grande rilievo per tutto il XVII secolo. La situazione di rivalità tra persiani e ottomani nella madrepatria causò una tale situazione di negatività che i movimenti migratori furono all’ordine del giorno. Le mete principali della migrazione armena di questo periodo furono, ad eccezione di Nuova Giulfa, il Caucaso settentrionale, le coste settentrionali del Mar Nero, la Polonia, i Paesi Baltici e l’Anatolia occidentale.102 Tratto saliente di questo periodo è il maggior consolidamento dei rapporti tra le diverse colonie, caratterizzato dallo sviluppo di relazioni di vario genere, dal commercio, ai viaggi, ai contatti in generale, tutti elementi che trassero vantaggio dal fatto che non esistesse più uno Stato d’Armenia. Fu sempre in questo periodo che si formarono un numero consistente di centri di gravità in tutto il mondo, ed i principali si possono vedere in Italia (Roma, Genova, Venezia, Livorno), in Spagna (Barcellona e Cadice), in Olanda (Amsterdam), in Francia (Marsiglia e Parigi), in Polonia (Leopoli), in India (Calcutta e Madras), in Persia (Nuova Giulfa) e nell’Impero ottomano, i quali intensificarono le attività economiche e culturali armene.103 Si noti, inoltre, il fatto che gli armeni scelsero come tappe della loro migrazione quei paesi che, o avevano uno sbocco sul mare, o erano importanti da un punto di vista commerciale. Fu proprio grazie a queste accortezze del popolo armeno che si poté affermare la sua abilità nel settore commerciale, nonostante il suo paese non avesse sbocchi sul mare. Sempre osservando i principali luoghi di insediamento armeno in questo periodo, si può notare come in essi fosse presente una tipografia di notevole livello, la quale permetteva non solo la pubblicazione di testi armeni, ma anche la stampa di riviste e giornali che permettevano non solo la circolazione di informazioni e notizie di vario genere tra i poli diasporici e la madrepatria, ma anche lo sviluppo della cultura. Si noti infatti come le colonie, dal momento in cui abbandonavano il proprio paese povero di stimoli culturali a causa delle continue dominazioni, furono le promotrici dello sviluppo della

102Ibidem, cit., p. 28 103

Cfr. Hewsen H. R. e Khosdegian G., Lo sfaldamento dell’unità nazionale e la diaspora (dalle

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cultura armena moderna.104 Si può ricordare come fu proprio Venezia il luogo in cui venne stampato il primo libro armeno ad opera di Hakob Meghapart nel 1512,105di cui si parlerà in maniera approfondita nel terzo capitolo, e la creazione in India de primo periodico, intitolato Azdarar, ovvero Il monitore, tra il 1794 e il 1796.106 Si è già studiato nel primo capitolo come la scrittura sia importante per un popolo in fuga dalla madrepatria, in quanto essa serve sia per mantenere la comunicazione con il proprio popolo diffuso, magari, in tutto il mondo, sia per mantenere viva la propria etnia e cultura.107 Le colonie armene, però, non furono importanti solamente da un punto di vista culturale, ma anche commerciale, industriale e medico, e queste caratteristiche non tardarono a far considerare il popolo armeno, come si legge in numerosi documenti veneziani, “una benemerita e prediletta Nazione”.108

Per fornire alcuni esempi sull’importanza degli armeni nei vari settori si può fare riferimento alla famiglia Shehrimanian proveniente da Nuova Giulfa, considerata la rappresentante del commercio a livello europeo, avendo così il vantaggio di essere vista di buon occhio dal sultano ottomano, il quale cercò di facilitare la loro attività in tutti i modi possibili; si nomini poi Antonio Surian di Venezia per la vittoria navale di Lepanto del 1571 sugli ottomani, grazie alla creazione di galeazze dalle dimensioni enormi, in cui si poteva installare una artiglieria pesante; si ricordi anche Giorgio Baglivi, orfano armeno adottato da una famiglia italiana, considerato il maestro dei medici italiani ed infine non ci si dimentichi dell’attività culturale promossa dall’abate Mechitar a Venezia con la costruzione della congregazione mechitarista a San Lazzaro. Con questo breve excursus sulle attività promosse dal popolo armeno con l’arrivo nel paese di accoglienza, si è potuto vedere come non solo il popolo armeno cercasse vantaggi e situazioni favorevoli nei paesi in cui emigrava, ma anche come esso stesso contribuiva a un miglioramento della situazione nel paese di

104

Cfr. Ferrari A., Dimensioni diasporiche della cultura armena, cit., p. 65

105

Zekiyan, B.L., L’Armenia e gli armeni- polis lacerata e patria spirituale: la sfida di una nuova

sopravvivenza, cit., p. 113

106 Cfr. Hewsen H.R. e Khosdegian G., Lo sfaldamento dell’unità nazionale e la diaspora (dalle

origini al XVIII secolo), cit., p. 317

107

Si faccia riferimento al caso ebraico e alla propria fede nella Bibbia come terra promessa. Si veda p. 3

108

Ferrari A., Gli armeni in Italia: commercio, religione e cultura, in B. L. Zekiyan, A. Arslan, A. Ferrari, Dal Caucaso al Veneto. Gli Armeni fra storia e memoria, Adle Edizioni, Padova 2003cit., p. 64

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accoglienza, che si rifletteva poi nella madrepatria. Inoltre, si è potuto constatare come il popolo armeno sia riuscito ad adattarsi ai contesti più diversi, e come il modello dell’integrità differenziata abbia contribuito alla formazione di “identità polivalenti” nei vari soggetti, ovvero della compresenza di più culture in un medesimo individuo, o società.109