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AUTORITÀ ED EROI DI GUERRA

LA PROPAGANDA IN GIAPPONE

AUTORITÀ ED EROI DI GUERRA

Il film del 1925 Orochi (雄呂血, Il serpente, di Buntarō Futagawa), interpretato da Bandō Tsumasaburō, mostra il rōnin del film agire secondo le proprie regole, non in accordo con i tempi,

17 KUROSAWA, Something Like an Autobiography, op. cit. p. 118. 18 RICHIE, A Hundred Years of Japanese Film, op. cit. p.94. 19 NOVIELLI, Storia del cinema giapponese, op. cit. p.88.

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creando il discostamento con chi veniva considerato come cittadino moderno. Solo l’intervento della polizia, quindi delle autorità, può allontanare la confusione e ripristinare la normalità. In altre parole, la polizia “impose the new social values and morality upon the body of the dispossed samurai, the

rōnin.”20

Fig. 1) Il protagonista Bandō Tsumasaburō viene circondato dalle autorità in Orochi. L’ordine è così ripristinato.

Il film del 1929 di Mizoguchi, Tokai kōkyōgaku (都会交響楽, Sinfonia metropolitana), che trattava del proletariato, è solo uno dei numerosi casi in cui si nota la paura che la polizia instillava. Il film venne girato a Fukugawa, un’area di Tōkyō, e, come lo stesso Mizoguchi disse in seguito, “it was so dangerous that cast and crew alike smeared their faces with dirt and dressed like laborers”21.

La paura era dovuta alla possibilità di essere scoperti dalla polizia che era in cerca di dissidenti. Sempre Mizoguchi è stato vittima di un altro episodio durante le riprese di Shikamo karera wa yuku nel 1931. In questo caso oltre a dover sfuggire alle ricerche della polizia, la troupe venne minacciata anche da criminali.

20 STANDISH, A New History of Japanese Cinema, op. cit. p. 85. 21 RICHIE, A Hundred Years of Japanese Film, op. cit. p.79.

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Tra le produzioni che vennero commissionate dall’esercito alle case giornalistiche, in questo caso il Mainichi, ci furono: Mamore Manshū (守れ満州, Difendiamo la Manciuria) e il film educativo

Hijōji Nippon (非常時日本, Il Giappone in tempo di crisi). Rilasciato nell’agosto 1933, quest’ultimo è protagonista di un fatto particolare: la sua struttura è stata giudicata talmente propagandistica che venne utilizzato come prova a carico degli imputati nel processo di Tōkyō nel 1945.22 Il film, in un mix di documentari, animazione e parti recitate, esaltava la sacra missione delle truppe giapponesi che si battevano per diffondere la “via imperiale” e riportare la pace in Asia, il tutto con il ministro della Guerra Araki Sadao che condannava l’“occidentalizzazione” simboleggiata dai “giovani degenerati”.23 Data la situazione di crisi che stava affrontando il Giappone secondo il ministro della

Guerra Araki, che tiene un discorso nnella prima parte del film, era il momento giusto per dedicarsi anima e corpo alla nazione, allo stesso modo dei soldati impegnati sul fronte cinese nella divina missione della “razza Yamato” di diventare protettrice dell’Asia.

Tra le varie produzioni che esaltavano i soldati impegnati al fronte non mancavano quelle che si basarono su fatti di cronaca. Uno di questi avvenne nella notte del 22 febbraio 1932: durante l’assalto delle truppe giapponesi all’esercito cinese stanziato a nord di Shanghai, due truppe di artificieri penetrarono nella terra di nessuno con l’obiettivo di demolire i reticolati nemici con degli esplosivi. Entrambe le pattuglie eseguirono la missione, ma una di esse venne coinvolta nella detonazione. I giornali sfruttarono la notizia creando una “storia edificante”24 che esplose fino a diventare un fenomeno mediatico e propagandistico. Già dal giorno seguente vennero pubblicati sui giornali le foto dei tre soldati deceduti, accompagnando il tutto da titoli simili a "Gli ultimi istanti di vita dei nostri eroici tre proiettili umani”.25 Come se tutto ciò non bastasse il ministero della Guerra arrivò a dichiarare i tre soldati come “divinità guerriere” concedendoli le massime onorificenze militari. La "storia edificante dei tre proiettili umani" ispirò la produzione di diverse rappresentazioni teatrali, monologhi rakugo, drammi radiofonici, fu romanzata da più autori e trasformata in sceneggiatura di cinque film e diversi documentari. L’Asahi Shinbun fu il primo che si rese conto della possibile portata di una trasposizione cinematografica della vicenda: “These deaths have a grandeur hitherto witnessed only on the silver screen and which is virtually unknown in the everyday world”.26 Il 25 febbraio, lo stesso giorno in cui vennero diffusi i nomi dei tre soldati, la Tōkatsu

annunciò il film Chūretsu nikudan sanyūshi (忠烈肉弾三勇士, Gloria valorosa! I tre eroici proiettili

22DEL BENE, Mass Media e Consenso nel Giappone prebellico, op. cit. p.127. 23DEL BENE, Mass Media e Consenso nel Giappone prebellico, op. cit. p. 127.

24 Indicate come bidan, narravano gesta ritenute particolarmente eroiche con lo scopo di accendere sentimenti patriottici

nella popolazione.

25 Peter B. HIGH, Teikoku no ginmaku, p. 23, cit. in del Bene, 2008, p.129.

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umani) già pronto con la sceneggiatura e con la troupe diretta in Kyūshū per girare. Il primo film a raggiungere le sale fu però Chūkon nikudan sanyūshi (忠魂肉弾三勇士, Lo spirito leale dei tre eroici proiettili umani) della casa di produzione Kawai, che venne rilasciato il 3 marzo 1932, a meno di un mese dall’avvenimento. La vicenda, però, non sembra che fosse avvenuta esattamente come era stata diffusa dai media. Molto probabilmente i tre soldati furono coinvolti nell’esplosione a causa di un errore tecnico o un incidente e non si sacrificarono volontariamente. Ciononostante negli anni successivi il ricordo dei tre soldati si mantenne vivo tanto da venire citato in alcune pellicole, come in Kaeru sanyūshi (蛙三勇士, Le tre rane coraggiose) del 1933 di Ōfuji Noburō. Il corto animato vede per protagonista una rana soldato che tenta di salvare un’altra rana dal rapimento di quello che sembra essere un polpo. Solo con l’intervento degli altri commilitoni accorsi in aiuto riescono a sconfiggere il nemico. La citazione al fatto storico appare proprio alla fine del film: tre rane coraggiose imbracciano un palo esplosivo e si gettano contro il nemico. L’unica differenza risiede nel fatto che le tre rane non periranno nell’impresa.

Fig. 2) Le tre rane coraggiose partono all’attacco accompagnate dalla scritta a schermo che recita: “imbracciate il palo esplosivo e andate verso la morte”

I soldati, inoltre, erano rappresentati come fedeli alla patria anche nel momento della morte che, quando stava per sopraggiungere, li spingeva ad urlare “lunga vita all’imperatore!”. Ovviamente

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c’erano dei casi simili, ma in realtà sembra che le ultime parole della maggior parte dei soldati fossero

okachan o okasan (madre). 27