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3. L’impairment test dell’avviamento e il ricorso alle Cash Generating Units

3.2 Avviamento: allocazione del valore

L’avviamento rientra tra le attività sottoposte al test di impairment ai fini della verifica della tenuta nel tempo del suo valore d’iscrizione.

Tale attività, infatti, come abbiamo già detto in precedenza, non viene assoggettata ad un processo di ammortamento sistematico, ma ad un test periodico, che viene disciplinato dal principio contabile internazionale IAS 36 “Impairment di Attività”.

L’avviamento non subisce una riduzione sistematica del valore nel tempo e presenta una vita utile indefinita; per quest’ultima ragione, secondo lo IAS 38, esso non deve essere sottoposto ad ammortamento.

Ad un’attività intangibile viene attribuita una vita utile indefinita quando, a seguito di un’analisi di tutti i fattori rilevanti, non è possibile prevedere un periodo circoscritto entro il quale l’impresa si può attendere flussi di cassa netti in entrata generati dall’asset stesso.

Tutte le attività che rientrano nell’ambito di applicazione dello IAS 36 devono essere sottoposte al test se sussistono indicatori che segnalano una potenziale perdita di valore. A prescindere dalla presenza o meno di tali indicatori, una maggiore esposizione dell’avviamento a rischi di impairment comporta che tale asset venga testato obbligatoriamente su base annuale, in modo da fornire una garanzia che verrà effettuata la verifica di eventuali eccessi di valore.

L’analisi preventiva degli indicatori di impairment, non necessaria per l’avviamento ai fini della redazione del bilancio annuale, in quanto comunque deve essere sottoposto al test, lo diventa in sede di predisposizione dei bilanci infrannuali. Nel caso in cui si manifestino eventi o indicatori che fanno presumere una perdita di valore dell’avviamento, si dovrebbe difatti procedere ad una sua verifica infrannuale.

Lo IAS 36 segue una logica patrimonialistica, ossia ogni anno si verifica il valore patrimoniale del bene: la finalità del principio è quello di assicurare che le attività

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siano iscritte ad un valore non superiore del valore recuperabile; un’attività è iscritta ad un valore superiore quando il suo valore contabile eccede l’importo che può essere ottenuto alternativamente dall’utilizzo ovvero dal realizzo tramite la vendita( fair value).

Il goodwill non è misurabile in via autonoma in quanto non genera risultati in modo autonomo o indipendente da altre attività o gruppi di esse; ai fini del test di impairment va perciò valutato congiuntamente con tali gruppi di attività, definibili col termine di cash-generating unit, o unità generatrici di flussi finanziari.

L’inclusione dell’avviamento in una o più unità generatrici di flussi finanziari estende all’intera unità la necessità di sviluppare il test con cadenza annuale. Una cash-generating unit, o CGU, costituisce “il più piccolo gruppo identificabile di attività, che genera flussi finanziari in entrata che sono ampiamente indipendenti dai flussi finanziari in entrata provenienti da altre attività o gruppi di attività.”47

Le CGU rappresentano una “combinazione produttiva parziale”, in cui le singole attività operano congiuntamente con altre per la generazione di un flusso finanziario unitario e relativamente indipendente da quello generato da altre attività o gruppi di esse.

In concreto, le CGU di un’impresa potrebbero essere rappresentate nei modi più vari da aree gestionali o funzionali molto diverse tra loro, come ad esempio divisioni, in qualità di combinazioni prodotti/mercati separate all’interno dell’impresa, stabilimenti produttivi, linee di business dirette alla produzione e vendita di prodotti differenti, aree geografiche che rappresentano i mercati di sbocco dell’azienda, punti vendita, segmenti di clientela, mercati di riferimento, e così via.48

La CGU costituisce:

- “il più piccolo gruppo identificabile” che comprende un’insieme di singole attività.

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IAS 36, par. 6

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Dovrebbe assumere la configurazione di un’area operativa omogenea, dotata di fattori produttivi specifici, quali beni materiali, immateriali, personale ed altre risorse, che vengono utilizzati in modo coordinato al suo interno;

- “genera flussi finanziari in entrata”. È perciò orientata alla formazione di risultati economici e finanziari, derivanti dalla produzione di un bene o di un servizio e dalla conseguente messa a disposizione dello stesso sul mercato.

- “genera flussi finanziari ampiamente indipendenti da quelli di altri gruppi di attività”. Rappresenta un’area operativa autonoma dal punto di vista gestionale, e separabile nell’informazione reddituale e finanziaria rispetto ad altri business dell’impresa.

Lo IAS 36 fornisce due linee guida, tra di loro parzialmente in contrapposizione, per individuare il grado di dettaglio a cui giungere nell’identificare le unità all’interno dell’azienda.

In primo luogo, il principio contabile fa riferimento al “più piccolo gruppo identificabile di attività” che sia capace di generare autonomamente flussi in entrata. Viene imposto un approccio analitico, ossia una “spinta verso il basso”, al fine di definire i confini delle CGU. L’esigenza di evitare compensazioni tra riduzioni di valore di alcune attività con incrementi di valore di altre, il tutto all’interno della medesima CGU, giustifica la sottolineatura che viene posta sull’identificazione di un gruppo di attività omogeneo e di dimensioni contenute. Unità generatrici di flussi finanziari di dimensioni importanti dischiudono infatti opportunità di compensazione interne tra riduzioni di valore di certi asset, per i quali è necessaria una svalutazione, con incrementi di valore di altre attività, che prudenzialmente non si presentano in bilancio. Tanto maggiore è la dimensione delle CGU tanto più è possibile “mascherare” svalutazioni con rivalutazioni implicite. Quando una CGU è molto ampia è probabile che avvenga una compensazione fra i maggiori e minori valori dei vari assets appartenenti alla stessa CGU.

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L’esigenza di analisi viene collegata ad una contrapposta necessità di sintesi, che si rinviene nella seconda linea guida, rappresentata dal fatto che le unità devono essere in grado di produrre flussi di cassa “ampiamente indipendenti” da quelli di altre unità. In particolare, l’indipendenza, che non deve essere intesa in senso assoluto ma prevalente, è richiesta per i flussi finanziari in entrata49 e per gli antecedenti ricavi legati alla cessione di beni o alla prestazione di servizi da parte del gruppo di attività. Non è invece richiesto che i flussi in uscita, connessi al sostenimento di costi di gestione, siano totalmente separabili rispetto a quelli di altre aree. I fattori produttivi spesso soddisfano simultaneamente esigenze operative di più gruppi di attività, senza che sia possibile associare a ciascuna unità una responsabilità diretta in merito all’utilizzo di tali fattori e al sostenimento dei relativi costi.

Esempio:

Singoli negozi di proprietà di una catena di negozi, ciascuno dei quali presenta separata contabilità, base di clienti sostanzialmente diversa, gestione separata dagli altri. I punti vendita così operanti possono costituire autonome CGU, anche se i costi di marketing e di pubblicità per tutti i negozi vengono gestiti dall’impresa a livello centrale.

I flussi in entrata devono o possono derivare da operatori esterni all’impresa, perciò devono essere quantificati sulla base di riferimenti estrinseci di mercato, cioè su prezzi di scambio per i prodotti o i servizi dell’unità. Un mercato attivo, dal quale sono deducibili i prezzi, deve esistere per questi prodotti o servizi; l’esistenza di un mercato attivo è infatti il fattore rilevante per poter attribuire il ruolo di cash-generating unit ad un gruppo di attività, indipendentemente dal fatto che i prodotti o servizi vengano ceduti all’esterno dell’impresa o utilizzati all’interno.50

Da questa disposizione si evince che una combinazione di attività i cui prodotti o servizi sono ceduti all’interno dell’impresa e per i quali non esiste un mercato

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IAS 36, paragrafo 69.

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attivo non rappresenta una CGU; al contrario, un’unità che sviluppa prodotti intermedi o servizi di carattere industriale che vengono usati da altre unità d’impresa, ma che potenzialmente potrebbero essere ceduti su un mercato, in quanto tale mercato esiste, possono rappresentare CGU.

Alla richiesta di un’ampia indipendenza dei flussi in entrata corrisponde l’adozione di un approccio di sintesi, ovvero di “spinta verso l’alto” per l’aggregazione di combinazioni parziali sufficientemente estese. Ciò implica che ciascuna CGU detenga un’adeguata autonomia gestionale e disponga di un flusso informativo funzionale alla programmazione e al controllo della sua attività. Più precisamente, l’unità generatrice di flussi finanziari deve controllare autonomamaente le performance economiche, disponendo di opportune informazioni al fine di determinare i ricavi, i flussi finanziari, i margini dell’area di business, e associare gli stessi a specifiche responsabilità di gestione e di controllo.

Il punto di equilibrio tra l’esigenza di analisi, cioè di spingersi ai livelli inferiori della struttura organizzativa d’impresa, e quella di sintesi, ossia di individuare gruppi di attività che generino flussi in entrata in ampia misura autonomi, deve essere trovato in relazione alla struttura e al livello di articolazione del sistema di reporting interno la configurazione delle unità generatrici di flussi finanziari dovrebbe di conseguenza riflettere tale sistema di controllo.

La relativa disponibilità di informazioni economico finanziarie, infatti, permette sia di stabilire il livello di indipendenza dei flussi prodotti da una certa unità sia di supportare le decisioni manageriali da prendere al suo interno.

La mancanza di tale database di informazioni rende impossibile la configurazione di una cash-generating unit; in tal caso si deve fare riferimento ad un livello di aggregazione più elevato, ossia ad un gruppo di CGU51.

La natura generale e indefinita dell’avviamento pone inoltre ulteriori complicazioni per l’identificazione delle CGU a cui esso deve essere allocato a fini di test di impairment.

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Il principio IAS 36 stabilisce che “l’avviamento acquisito in sede di business combination deve essere allocato, sin dalla data di acquisizione, ad ogni unità generatrice di flussi finanziari dell’acquirente, o gruppo di unità generatrici di flussi finanziari, che si prevede beneficino delle sinergie dell’aggregazione, a prescindere dal fatto che altre attività o passività dell’entità acquisita siano assegnate a tali unità o gruppi di unità.”52

Ecco che le sinergie, che rappresentano una delle componenti da considerare nel determinare l’avviamento derivato in sede di negoziazione dell’acquisizione, assumono il ruolo di “discriminante” nell’attribuzione del goodwill alle varie cash-generating unit, una volta inserite all’interno dell’impresa.

I gruppi di attività impiegati per il test delle attività identificabili non possono essere utilizzati anche per l’avviamento, dato che per quest’ultimo le unità devono essere individuate in base ad un processo autonomo, diretto ad individuare quali CGU o gruppi di esse svilupperanno sinergie a seguito dell’operazione di aggregazione.

Le sinergie sono, per definizione, benefici aggiuntivi rispetto alla pura combinazione delle diverse entità oggetto di aggregazione, e riflettono “il miglioramento atteso delle qualità attuali di un complesso aziendale avviato, in conseguenza della virtuosa contestualizzazione nel sistema e nelle strategie dell’acquirente.”53

Le sinergie possono essere suddivise in sinergie di ricavo, in termini di ricavi addizionali, in sinergie di costo e sinergie di investimento, che si traducono rispettivamente in risparmi di costi e di investimenti (es. riduzione di personale e di investimenti in macchinari), e in sinergie di capitale circolante, in termini di miglioramenti dei livelli di capitale circolante necessari per un’efficace conduzione del business (es. magazzino).

Si possono distinguere le sinergie in tre categorie:

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IAS 36, par. 80

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M. ROMANO, L’impairment test dell’avviamento nella prospettiva del full goodwill method, Rivista Dottori Commercialisti, n. 6, 2007, p. 1100

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- le sinergie “universali”, realizzabili da un generico acquirente dotato di medie competenze, derivanti per esempio dall’ottimizzazione della struttura finanziaria;

- le sinergie “endemiche”, ossia vantaggi conseguibili da operatori del medesimo settore. A seguito dell’integrazione di attività affini, infatti, possono scaturire sinergie, quali l’aumento della quota di mercato, lo sfruttamento di economie di scala su impianti produttivi similari, il miglioramento delle politiche commerciali, la realizzazione di politiche di co-branding o di utilizzo della stessa base di clientela;

- le sinergie “speciali” o uniche, ovvero opportunità specifiche del soggetto acquirente, in relazione alla particolare situazione che lo caratterizza e di conseguenza non sfruttabili da altri soggetti. Il carattere di specificità rende difficile la catalogazione delle stesse in categorie predeterminate, ma si può comunque pensare all’utilizzo di know-how dell’acquisita in attività dell’acquirente, o a benefici che giungono ad un leader di mercato a seguito dell’acquisizione del suo concorrente più diretto.

L’allocazione dell’avviamento necessita pertanto di ripercorrere il procedimento che ha portato a riconoscere il prezzo di acquisizione, selezionando così le cash- generating unit che beneficeranno delle sinergie da integrazione.54

Le unità generatrici di flussi finanziari a cui si riferiscono le altre attività solitamente non permettono di svolgere opportunamente l’impairment test per l’avviamento, perché i flussi finanziari collegati alle stesse non arrivano a spiegare l’integrale formazione del suo valore. Un processo di analisi ad hoc è pertanto necessario, e conduce alla definizione di CGU per l’avviamento ad un livello superiore della struttura organizzativa, come risultanti dall’aggregazione di più CGU di asset identificabili.

Due sono le disposizioni che lo IAS 36 fornisce per identificare le CGU per il goodwill, le cui dimensioni vengono delimitate a livello inferiore e superiore. In

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particolare, il limite inferiore è costituito dal “livello minimo all’interno dell’impresa a cui l’avviamento è monitorato per finalità gestionali interne.”55 Tale limite corrisponde al livello al quale il successo o l’insuccesso di un’operazione di aggregazione aziendale viene monitorato in impresa, attraverso il controllo dei flussi di risultato che ne derivano. Alternativamente, il livello minimo è quello che consente il recupero dell’investimento che aveva generato l’avviamento.

Il limite superiore viene riconosciuto nel “settore operativo determinato in conformità al principio IFRS 8, “Settori operativi”, prima dell’aggregazione. Il livello più alto per il test di impairment è quindi il segmento operativo individuato prima dell’aggregazione.

Secondo il principio IFRS 8, i settori operativi sono le componenti di un’entità: 1. che svolgono attività imprenditoriali generatrici di ricavi e di costi;

2. i cui risultati operativi vengono periodicamente rivisti al più alto livello decisionale operativo di impresa, affinché vengano sottoposti a valutazione e vengano prese decisioni in merito alle risorse da allocare al settore stesso;

3. che hanno a disposizione informazioni di bilancio separate.

Le informazioni necessarie per rappresentare i settori operativi sono le medesime utilizzate dal management allo scopo di decidere in merito all’allocazione di risorse ai settori ed alla valutazione delle performance conseguite; da ciò consegue che i settori operativi vengono individuati sulla base dell’effettiva struttura organizzativa interna di un’entità.

Anche l’individuazione delle unità per il test dell’avviamento richiede che venga stabilito un giusto compromesso tra la ricerca di analiticità, a cui si tende spingendosi a livelli inferiori della struttura aziendale, e la ricerca di sinteticità, fermandosi a livelli superiori dell’organizzazione d’azienda.

Un maggior livello di dettaglio nell’allocazione dell’avviamento consente di determinare in modo più preciso eventuali perdite di valore, e di contenere il

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fenomeno della compensazione tra riduzioni di valore dell’avviamento derivato ed incrementi di valore generati da altre attività o dalla formazione di avviamento interno successiva all’acquisizione. Al contrario, un’allocazione ferma ad alti livelli nella struttura aziendale, prendendo come riferimento pertanto i settori operativi, rende il procedimento di attribuzione dell’avviamento maggiormente affidabile, evitando che una ripartizione eccessivamente dettagliata conduca a suddivisioni incerte ed arbitrarie, ma sottoponendo il processo al rischio di compensazioni interne.

Un compromesso equilibrato risulta pertanto doveroso, allo scopo di massimizzare l’affidabilità del test.

Un ulteriore aspetto da considerare è dato dal fatto che le CGU individuate per la verifica di valore dell’avviamento non devono necessariamente essere formate in esclusiva da attività o da eventuali passività che originariamente appartenevano al complesso aziendale acquisito che ha portato all’emersione del valore d’avviamento. Le unità generatrici di flussi finanziari, infatti, possono anche includere beni dell’impresa acquirente o essere formate unicamente da beni dell’acquirente. La ragione di ciò si ritrova nel fatto che l’avviamento esprime sinergie di cui possono beneficiare sia i beni che in precedenza erano dell’impresa acquisita sia quelli dell’acquirente. L’allocazione dell’avviamento non avviene perciò in funzione dell’origine del business acquistato, ma in relazione alla destinazione delle sinergie nel complesso aziendale risultante a seguito dell’aggregazione.

L’identificazione delle cash-generating unit rappresenta la prima fase preliminare al test di impairment per l’avviamento e costituisce un momento critico per l’intero processo.

È caratterizzata da discrezionalità e alta complessità e visto il giudizio soggettivo da fornire al fine di delimitare i confini delle CGU.

La discrezionalità insita nel processo di allocazione dell’avviamento può essere riconducibile ai seguenti punti:

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- l’identificazione e la stima del valore dei beni intangibili specifici. Tale grandezza, infatti,incide sull’ammontare della grandezza differenziale iscritta a titolo di avviamento.

La complessità del processo allocativo dell’avviamento,invece, può comportare l’impossibilità di completare l’attribuzione iniziale entro la fine dell’esercizio in cui è avvenuta l’acquisizione.

In tal caso, lo IAS 36 prevede la contabilizzazione dell’aggregazione sulla base di valori provvisori. L’allocazione iniziale deve però essere completata, attraverso eventuali rettifiche ai valori provvisori, entro dodici mesi dalla data di acquisizione.

Qualora non fosse possibile completare tale allocazione, occorre indicare nelle note al bilancio “l’importo dell’avviamento non allocato insieme alle ragioni per cui tale importo rimane non allocato”.

All’identificazione segue l’allocazione del valore d’avviamento alle unità in precedenza individuate; le due fasi sono strettamente collegate, in quanto sia l’identificazione sia la ripartizione del valore d’avviamento tra CGU si rifanno alla medesima variabile, ossia l’attesa di benefici futuri.

L’avviamento deve essere attribuito alle unità che trarranno vantaggio dall’acquisizione, cioè beneficeranno del valore stand-alone dell’impresa acquisita e delle sinergie. L’attribuzione dell’avviamento dipende di conseguenza dalla capacità delle singole unità di sfruttare i vantaggi da integrazione. Per stimare i benefici che le unità otterranno a seguito dell’aggregazione, è possibile determinare la “capacità di assorbimento” di ciascuna unità beneficiaria e successivamente, in relazione a questa capacità, allocare in via indiretta l’avviamento. La definizione della capacità di assorbimento richiede di stimare i flussi attesi in futuro per l’unità, a seguito delle strategie adottate. La differenza tra il valore attuale dei flussi attesi ed il valore contabile delle attività identificabili facenti parte della CGU rappresenta la porzione massima di avviamento che può essere assorbita dalla CGU stessa.

Se l’iniziale allocazione dell’avviamento non può essere completata prima della fine dell’esercizio in cui è avvenuta l’operazione di aggregazione aziendale, tale

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allocazione deve essere completata entro l’esercizio successivo, considerato dalla data di acquisizione.56

Anche la seconda fase preliminare al test di impairment presenta profili di soggettività e di complessità, dato che è in gran parte assoggettata a stime interne della direzione aziendale in merito ai benefici conseguibili dall’operazione di aggregazione.

Se l’attribuzione a CGU o a gruppi di esse fosse non affidabile, il valore d’avviamento dovrebbe essere testato considerando l’impresa nella sua totalità. Questa circostanza gli farebbe assumere la natura di corporate asset.

Tra i corporate asset rientrano attività gestite a livello centrale, impiegate in servizi generali, come edifici centrali, centri di ricerca, laboratori comuni.

Se il test di impairment deve essere effettuato a livello di impresa nel suo complesso, vista l’impossibilità di individuare un valido criterio di ripartizione dell’asset, lo svolgimento dello stesso avviene in due fasi.

La prima fase prende il nome di bottom-up test (dal basso verso l’alto), in cui le varie CGU vengono sottoposte al test senza considerare i corporate asset57; la seconda fase prende il nome di top-down (dall’alto verso il basso) test dove si individua una CGU di livello superiore in cui confluisce il residuo valore del corporate asset insieme al valore di altre CGU; può essere effettuato se i corporate assets non possono essere allocati secondo un criterio ragionevole e

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