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2. Situazione politica tra XIX e XX secolo

2.2. Azione antropica e mutamento dello stile di vita

L’inurbamento indica un fenomeno che ha luogo quando si presenta l’impossibilità di vivere o sopravvivere nelle zone rurali e vi è una forte attrazione verso la città. Lo sradicamento, le rilocazioni di intere popolazioni a causa di guerre, disastri o per una volontà altrui rispetto a chi si sta spostando, conduce ad una ad un riambientamento, ad una incorporazione nuova del mondo e della cultura che ci si porta appresso. Il tessuto del vissuto, che si forma con il susseguirsi delle generazioni, di osservazioni, di convivenza con un determinato clima ed elementi naturali, si trova a dover mutare a causa delle trasformazioni che avvengono nell’ambiente. Non tutti sono artefici di questi cambiamenti, spesso, per la maggior parte delle persone che vivono un paesaggio vedono il cambiamento che fa il suo corso davanti ai loro occhi, con la sola possibilità di dover accettare quello che sta accadendo,

La città, il paese, il territorio diventano indifferenti per il cittadino medio, quello che non ha il potere di mettere le mani sulla città e di mutare il volto dell’ambiente in cui vive. Gli viene consentito di usarne, di fare al suo interno la propria nicchia. Ma la sua attività di abitare non è attività di creazione di luoghi. Egli è

solo un utente. ( La Cecla, 2000).

La mente locale definisce lo spazio che ha intorno, traccia su di esso le proprie intenzioni e percezioni, ed usando questo spazio rappresenta se stesso e le sue funzioni. L’uomo raccoglie le informazioni dall’ambiente grazie all’uso che fa dei suoi organi di percezione, egli poi le classifica,

- 48 - le immagazzina, le confronta e le valuta per infine utilizzarle: ogni esperienza percettiva si lega strettamente alle conoscenze pregresse, ai ricordi e alle credenze sul mondo. (Ferrari, Pezzi, 2013). Ogni ambiente ha il proprio “paesaggio sonoro” ed il proprio “paesaggio osservato” che lo determina e da questi nasce il paesaggio culturale, il quale racchiude in sé la storia naturale e la storia umana dei luoghi. Il paesaggio può quindi essere visto come lo scenario di una data cultura in cui agiscono gli individui i quali creano un patrimonio ereditario, lo riorganizzano in risposta al cambiamento delle necessità della società. Lo spazio è una condizione necessaria alla costruzione della nostra identità, e tanto più ci allontaniamo da questo, tanto più la nostra identità si perde, e perde interesse per quello che siamo. I colori, gli odori, le storie e le memorie costruiscono quello che siamo, il nostro modo di stare al mondo, il quale non può esistere senza un paesaggio con una risonanza per noi.

I posti raccontano una storia o è la storia a raccontare un posto?

La costante relazione tra uomo e paesaggio è resa visibile dalle tante tracce che l’uomo ha lasciato durante il suo passaggio, ed in questo modo è possibile leggerlo attraverso i segni che si sono depositati nel tempo (Ligi, 2016:204). La modificazione del suolo che avviene ad opera dell’uomo spesso a fini edificativi o a causa dell’introduzione di nuove tecniche di coltivazione, hanno sempre avuto come scopo e allo stesso tempo la conseguenza di forzare o reindirizzare lo sviluppo del paesaggio naturale, in modo tale da renderlo consono alle necessità di un preciso momento della storia umana. L’imporsi di nuovi modi di produzione, dismissioni e riutilizzi hanno portato alla modificazione degli spazi e delle strutture territoriali con conseguenti trasformazioni per il paesaggio. L’intensità dei cambiamenti sono dipese da costrizioni sociali, dalle possibilità offerte dalla tecnologia e dalle disponibilità finanziarie, a questi aspetti bisogna poi aggiungere i fattori culturali, cambiamenti demografici e storici.

- 49 - Antropocene77 è il periodo attuale della storia della Terra caratterizzata dalle trasformazioni finora esposte; questo termine racchiude nel suo significato le problematiche indotte dall’uomo che riguardano: cambiamenti climatici, inquinamento di terra, acqua e aria, perdita di biodiversità. Il paesaggio rurale ad esempio racchiude le forme impresse dall’uomo nel corso del tempo ai fini dell’agricoltura e questa attività ha portato ad estesi fenomeni di deforestazione, e i disboscamenti che sono realizzati per far posto alla coltivazione rimuovono il manto vegetativo per un intero anno, lasciando il terreno spoglio ed esposto per mesi agli agenti atmosferici. La foresta quindi lascia posto all’aridità del suolo ed alla desertificazione, la riduzione delle aree forestate è considerata la principale causa di perdita di biodiversità, la quale è causata dall’alterazione climatica legata all’aumento dell’anidride carbonica. Le aree forestali, se lasciate libere di fare il loro normale corso di vita, sarebbero in grado di regolare il flusso di carbonio nell’atmosfera e quindi di permetterci di avere un riciclo di aria pulita che salvaguarderebbe in primis l’uomo.

Come si è visto, l’uomo vive il paesaggio, lo fruisce, e per questo sarebbe impossibile non lo modificasse. Lo modella in base alla sua disposizione condizionandone l’evoluzione e determinando anche la qualità di queste trasformazioni.

Non è sempre immediato distinguere tra le perdite naturali dell’ambiente, e quelle invece che vengono indotte dall’uomo, le pratiche agricole sono state però connesse al degrado del suolo determinandone l’erosione. Coperti invece dalla vegetazione naturale – erbacea o arborea – i suoli sono meglio protetti dall’azione erosiva di acqua e vento; la coltivazione continua dello stesso luogo diminuisce enormemente i nutrienti necessari ad una buona crescita delle piante. L’erosione può avvenire in maniera molto più rapida sui pendii collinari, cosa che rende le aziende agricole più vulnerabili ai problemi di erosione rispetto a quelle delle aree pianeggianti (Ferrari, Pezzi, 2013).

- 50 - Senza un buon drenaggio, soprattutto nelle regioni più secche, l’azione di tecniche tecnologiche di irrigazione non sempre ha degli aspetti positivi, con la tendenza invece a provocare allagamenti e salinizzazione del terreno.78 Bisogna porre l’attenzione anche sul processo di insediamento, il quale ha delle ovvie conseguenze sul paesaggio carico di stress da inquinamento, che di conseguenza porta ad un progressivo degrado territoriale e ad una fragilità del sistema ambientale. Le città possono essere definite delle “isole di calore” (Ferrari, Pezzi, 2013), con delle temperature che superano le aree circostanti, dovute soprattutto al cemento, ai materiali edilizi ed ai veicoli a motore. Il continuo inurbamento e spazio tolto alle zone rurali causa una maggiore impermeabilizzazione del suolo, il quale provoca un aumento della velocità di scorrimento delle acque con conseguente incremento dell’erosione e annullamento dell’effetto filtro nei confronti degli agenti inquinanti.

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