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2. Situazione politica tra XIX e XX secolo

5.2. La leggenda del culebrón

Lo studio della morfologia della fiaba quindi ci aiuta a capire quali applicazione avvengono nella vita reale, di elementi noti nella fiaba, e che possono essere rintracciati storicamente. Durante la mia ricerca mi accorgevo che spesso all’interno di conversazioni avvenute in occasioni diverse e con persone diverse, mi ritrovavo ad ascoltare sprazzi di leggende che riguardavano la città o qualche storia particolare di persone vissute a Valparaíso o Casablanca. Dopo aver parlato con Carolina e Teresa di questo argomento, mi informano che Don Alfonso, uno storico che vive a Casablanca è ben informato sull’argomento proprio perché fu il nonno a mettere per iscritto per la prima volta storie e leggende che riguardano la cittadina e paesini limitrofi.

Don Alfonso viene contattato da Karla Montt che mi organizza un tour con lui della città di Casablanca e mentre percorriamo le vecchie viuzze della città gli chiedo di raccontarmi delle leggende che fanno parte di questo peublo e così inizia con la storia del Culebrón144:

DA : la verdad es que la leyenda es en todo Chile, muchas ciudades tienen esta história, se cuenta de una manera, de otra, yo creo que ha lleggado con los conquistadores. Alguien dijera que cerca del cementerio había visto una culebra

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muy grande, que tenía cara de ser umano, y eso produjo gran conmoción en el pueblo. Hay muchas historias respecto a ese animal. A algunas personas les había hablado, otros preseguido... se cuenta que era cosa del Diablo. Al atardecer casi nadie se atrevía ya a caminar cerca del cementerio solo. Una tarde, una niña llamada Rosita fué sola al cementerio a visitar a sus abuelos; el camino era muy solitario, había mucha vegetación y no existían casas. De improviso sintió una especie de rugido parecido al maullido del gato o al rugir de un león, se asustó y miró a su alrededor y vió un serpente con cara casi humana, con ojos achinados y largos mostachos que colgaban a los lados. Le habló a la niña, pero ella se dió vuelta y corrió con todas sus fuerzas hacia el camino, ella avisó la ciudad. La noticia se esparció rápidamente por la población y un sentimiento de terror se apoderó de los habitantes de Casablanca. Algunos, los más valientes fueron al lugar donde se había visto el monstruo. Los habitantes de las casas más cercanas al cementerio tenian mucho miedo. El cura del pueblo, antes llamó a una Novena a la Virgen de lo Vásquez, para pedirle los librara del monstruo. El Culebrón se volvió cada día más osado, y así fué que una noche se le vio en el patio de una de las casas más cercanas al cementerio, esta noticia produjo mucho terror entre los habitantes de Casablanca que con más urgencia exigían que las autoridades se hicieran cargo de proteger la vida y la tranquilidad de ellos. Pero fué el cura que se hizo cargo de la situación haciendo un exorcismo, porqué para el no había duda de que lo que pasaba era obra del Diablo, entonces se hizo una preparación previa al acto de exorcismo. La preparación consistía en una Novena a la Virgen, confesiones de la población y comuniones, pero el

Culebrón se volvió más peligroso, no aparecía solo al tardecer, sino a cualquier hora del día. El cura, levantó en el cerro que está detrás del cementerio una gran cruz, aquel cerro, como protección de la ciudad, entonces de esa manera el Culebrón nunca podría entrar en el futuro. Según lo que cuentaban, el Culebrón dormía en el interior del cementerio, en una vieja tumba. El cura llegó cerca del lugar donde estaba al monstruo y se lo llevó hasta el cierro que está allá, se llama “Cerro de la Cruz”. La cruz era visible desde cualquier punto de la ciudad del Valle, era el límite para el Culebrón. A las nueve de la mañana del día siguente las campanas de la iglesia sonaron llamando al pueblo a asistir a la misa, había tanta gente en la plaza de la ciudad porqué la iglesia era demasiado chica. La misa fué muy hermosa y seguida con mucho recogimiento y curiosidad. Terimanda la misa se inició una procesión desde calle Portales de donde veníamos, acompañada da canciones religiosas. Cuando llegaron al cementerio el cura hizo el exorcismo con agua bendita y el Culebrón inició una especie de retirada hacia el cerro y se cuenta que todavía hoy se encuentra allá. E: y la cruz donde está?

A: la cruz no está, desapareció, parece que la movieron cuando construyeron la carretera, así que el culevrón puede volver en cualquier momento a Casablanca. Esta es la história.

La leggenda del Culebrón fa capire il carattere societario della comunità. Nonostante sia una leggenda presente in tutto il Cile, viene resa unica per ogni zona da elementi distintivi che fanno

- 117 - parte del paesaggio, per esempio il cerro de la Cruz, il quale si trova esattamente dietro al cimitero della città. Lo studioso Peter Burk (1980) infatti nei suoi studi aveva identificato che: qundo i racconti popolari passavano da una regione all’altra, venivano facilmente modificati per acquistare più significato con l’introduzione di riferimenti alle occupazioni locali.

Il fatto che la vicenda si svolga quando il cimitero è stato trasferito ai margini della città negli anni’50, in una zona isolata e poco battuta dalla gente che vive nel centro, piuttosto che quando si trovava vicino alla chiesa, non è sicuramente un caso. Il cambiamento deve aver scardinato non poco le abitudini degli abitanti che fino a qualche giorno prima erano abituati a porre visita ai propri defunti nel centro della città dove di svolgeva ogni atto della loro vita. Il rapporto con l’ambiente naturale può essere più difficile vista la desolazione che si frappone tra campagna e città, la fiaba quindi racconta le problematiche che emergono da questo, ma rassicura allo stesso tempo, poiché sempre vi sarà un lieto fine. L’eroe in questione lo si può identificare con il prete, il quale si fa carico della situazione, e che attraverso un esorcismo, e quindi tramite aiuto divino, riesce a

riportare la serenità alla comunità di Casablanca. È proprio grazie a questa figura che si può vedere rimpolpata la fede nei cittadini nel momento in cui viene meno a causa della creatura diabolica con la quale vengono in contatto. La creatura inoltre, dalle sembianze di serpente, rimanda sicuramente alle creature di accezione negativa che si è abituati a ricondurre nella fede cristiano-cattolica e non a caso dopo l’esorcismo, sarà una croce posta sulla collina a demarcare la fine del territorio della città e ad impedire che il mostro faccia il suo ritorno.

Non sono note le origini di questa fiaba, Don Alfonso ipotizza che derivi dal periodo coloniale, e quindi che la provenienza sia da asserire ai colonizzatori spagnoli i quali si sono mossi in territori differenti e per questo motivo si ritroverebbe la storia del Culebrón in tutto il sudamerica.

Ipotizzo che a seguito della rivoluzione agraria che ha interessato il paese in generale, le principali città e poli economici abbiano portato ad un processo di rinnovamento sociale che si è distaccato

- 118 - dalla realtà contadina. Nelle campagne e soprattutto nelle regioni periferiche o che hanno visto un isolamento come Casablanca, lo stesso processo non prese piede. Per queste motivazioni alcune leggende che mi sono state raccontate si sono mantenute più vivide nelle zone marginali che in città. Inoltre, nelle comunità di villaggio, dove la stessa casa ospitava più generazioni, veniva portata avanti la trazione orale, anche se poi veniva modificata nel momento stesso in cui veniva trasmessa.

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