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Azioni intraprese dall’ILO per la tutela dei diritti delle lavoratrici nelle EPZ

Nel documento Il lavoro delle donne nelle Zone Franche (pagine 120-127)

3. Strumenti e sistema di tutela dei diritti dei lavoratori nelle EPZ

3.4 Azioni intraprese dall’ILO per la tutela dei diritti delle lavoratrici nelle EPZ

La politica dell’ILO sull’uguaglianza tra uomini e donne, espressa nella Circolare 564 (1999) del Direttore Generale, richiama ad azioni che si rinforzano reciprocamente per la promozione dell’equità nella formazione, nella sostanza e nella struttura. Quest’obiettivo viene raggiunto attraverso il perseguimento dell’uguaglianza in tutti gli aspetti dei lavori dell’ILO. Il Bureau for Gender Equality fornisce supporto totale a questo processo. La promozione dell’eguaglianza di genere si riflette nel programma ILO e nei budget per i quali l’intera organizzazione condivide le responsabilità. La strategia globale è l’intensificazione dell’uguaglianza di genere in tutti i programmi ILO, compresi i programmi dei Paesi per il decent work e le

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politiche e le strategie di riduzione della povertà nazionale. L’ILO supporta questi processi attraverso la collaborazione degli operatori che si occupano delle questioni di genere. L’approccio dell’ILO al gender mainstreaming è duale e basato su un’analisi che considera gli specifici e spesso diversi bisogni ed interessi delle donne e degli uomini nel mondo del lavoro. Da un lato la consapevolezza di questi interessi e bisogni differenti è parte integrante di tutte le politiche; i programmi; i progetti; le strutture e le procedure istituzionali. Dall’altro, specialmente dove le disuguaglianze sono estreme o profondamente radicate, si adottano misure specifiche che coinvolgano donne e uomini, contemporaneamente o separatamente, oppure misure esplicitamente concepite per superare le disparità. Il mainstreaming può includere azioni ad hoc legate al genere.

L’organizzazione ha sviluppato un Action Plan for Gender Equality 2010-2015 unitario ed onnicomprensivo, che rende operativa la politica dell’ILO del 1999. Questo piano facilita una risposta efficace all’Agenda per il Decent Work. Gli Uffici Regionali, quelli sub-regionali e quelli nazionali hanno sviluppato le proprie politiche e strategie legate al genere, adattandole al contesto regionale o nazionale, per facilitare la promozione dell’uguaglianza di genere.

La Decent Work Agenda comprende molti settori e viene quindi messa in atto attraverso politiche integrate e coordinate e interventi istituzionali, includendo diversi obiettivi strategici: promozione dei diritti fondamentali, creazione di posti di lavoro, protezione sociale e dialogo sociale. Un approccio integrato a garanzia dell’eguaglianza di genere è parte integrante di questo metodo: migliorare la qualità delle opportunità di lavoro, anche attraverso misure che incoraggino l’accesso delle donne all’istruzione scolastica e alla formazione professionale; considerare in maniera adeguata il ruolo delle donne nell’economia CARE, attraverso misure di tassazione favorevoli e incentivi a livello aziendale per provvedere alla cura dei figli e per il congedo parentale.

L’ILO considera le pari opportunità tra uomo e donna un fattore cruciale per raggiugere i suoi quattro obiettivi strategici: i principi e i diritti fondamentali nel lavoro e le norme interazionali del lavoro; le opportunità di occupazione e remunerazione; la protezione e la sicurezza sociale; il dialogo sociale e il tripartitismo. Gli obiettivi elencati sono validi per ogni lavoratore: uomo o donna; nell’economia formale o in quella informale; del settore primario, secondario o terziario; impiegato o lavoratore in proprio. Questo impegno è ribadito in molte Convenzioni e risoluzioni dell’ILO, come espressione dei Governi, dei lavoratori e degli imprenditori, attori attivi dell’organizzazione tripartita.

Per quanto concerne le Risoluzioni: la più recente è quella sull’uguaglianza di genere al centro del decent work (2009); nel 2004 è stata adottata la Risoluzione per la promozione dell’uguaglianza di genere, parità di salario e protezione della maternità. In tutti gli aspetti della cooperazione tecnica dell’ILO è sollecitata l’attenzione sull’uguaglianza di genere. Il mandato dell’ILO per l’equità è inserito in diversi strumenti

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internazionali che auspicano l’uguaglianza tra uomo e donna: la Carta delle Nazioni Unite; numerose Risoluzioni dell’Assemblea Generale; le Conclusioni riguardo al genere del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC); la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW); la Piattaforma d’Azione di Pechino del 1995, e le successive; i Millennium Development Goal.

Nelle conclusioni del meeting tripartito del 1998, l’ILO era invitato ad assistere i Paesi nei quali vi sono EPZ attraverso servizi consultivi e assistenza tecnica, in modo particolare per rendere migliori le condizioni di lavoro e sociali nelle EPZ e per rispettare i diritti fondamentali. Inoltre l’ILO doveva espandere le proprie attività di ricerca nelle politiche di relazioni industriali e nelle pratiche delle imprese transnazionali. Alcune iniziative dell’ILO sono state intraprese.

Diverse unità hanno svolto attività, spesso in collaborazione con altri uffici: il South Asia Multidisciplinary Advisory Team (SAAT) ha supportato una serie di seminari nazionali e sub regionali riguardo alla promozione del dialogo sociale e la libertà di associazione nelle EPZ in Asia meridionale, con l’assistenza degli uffici dell’ILO di Colombo, Dhaka e Nuova Delhi, con il Regional Office for Asia and the Pacific (ROAP), NORMES/LIBSYND, IFP/DIALOGUE and DECLARATION. In collaborazione con l’ILO Turin Centre e ACTRAV, il LIBSYND nell’ottobre 2002 ha proposto un seminario per i lavoratori di El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico e Nicaragua, come precursore di un progetto tripartito sulla promozione del rispetto della libertà di associazione nelle EPZ.

Nonostante sia ancora presto per verificare l' impatto concreto di tali iniziative, ci sono alcuni sviluppi positivi da segnalare: grazie all’impegno del Governo dello Sri Lanka, il Board of Investment ha pubblicato un manuale sulle norme del lavoro e le relazioni con i dipendenti (ottobre 2002), invitando le imprese delle EPZ a rispettare pienamente la libertà di associazione e il diritto alla contrattazione collettiva, di istituire meccanismi di consultazione e cooperazione e di impostare un procedimento di reclamo. Inoltre, a seguito di un seminario luglio 2001 sulla libertà di associazione nelle EPZ nella Repubblica Dominicana, organizzato da LIBSYND in collaborazione con l’Ufficio dell’area San Jose, l’organizzazione dei datori di lavoro (ADOZONA) e dei lavoratori (FUTRAZONAS e FENATRAZONAS), hanno raggiunto un accordo con lo scopo di garantire il rispetto della libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva nelle EPZ. Infine, le conclusioni e la relazione del 1998 della riunione tripartita dell'ILO sono state ampiamente citate in articoli giornalistici, mostrando quindi l’impatto dell'ILO sul dibattito sulle EPZ.

Una serie di iniziative dell'ILO ha avuto luogo dopo la riunione del 1998121; la Tabella 11 ne riporta alcune.

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Tabella 11: Esempi di alcune attività dell’ILO in merito alle EPZ

OBIETTIVI STRATEGICI

COOPERAZIONE TECNICA E SERVIZI INFO E RICERCA

Principi e diritti BANGLADESH. DICHIARAZIONE / SAAT / ILO SAAT. “Labour issues in export processing zones

Dhaka Office Project, 2003-04. in South Asia: Role of social dialogue” (New Delhi,

L'attuazione delle leggi sul lavoro, l'introduzione di comitati sul ILO, 2001)

lavoro, capacity building.

REPUBBLICA DOMINICANA. LIBSYND / San José Area SAAT. “Garment industry in South Asia, rags or

Office, Luglio 2001. riches” (New Delhi, ILO, 2002)

Seminario tripartito sulla libertà di associazione.

MESSICO. LIBSYND / Torino / ACTRAV, Ottobre 2002

Seminario sulla libertà di associazione dei lavoratori nelle EPZ

di El Salvador, Honduras, Guatemala, Messico e Nicaragua

ASIA DEL SUD. SAAT / DICHIARAZIONE, Novembre 2001

Seminario sub regionale sulla promozione del dialogo sociale

e la libertà di associazione in EPZ in Asia meridionale…

SRI LANKA. SAAT / LIBSYND, Gennaio 2001 e Maggio 2002.

Seminari tripartiti sull'applicazione delle

Convenzioni / libertà di associazione.

TOGO. DICHIARAZIONE / ILO Abidjan Office Project.

Contributo al superamento degli ostacoli all'applicazione di

principi e diritti fondamentali sul lavoro

Occupazione CINA. ILO PECHINO Area Office/IFP/SEED/MCC/Torino/Swiss Project GENPROM. Studies on role of women in EPZs

Sviluppo e preparazione del programma di formazione per

dirigenti di impresa in EPZ.

SRI LANKA. IFP-DECLARATION/MCC/U.S.DOL / GENPROM. “Resource kit for trade unions”,

Local Development Project Management. section on EPZs in several countries

Formazione per i manager locali.

ASIA DEL SUD. DIALOGO IFP / GENPROM

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Protezione GUATEMALA. ACT/EMP Progetto sulla salute e la sicurezza IFP/SES - ricerca sul meccanismo per la sicurezza socio-economica per tutti Sociale

HAITI. CONDIT/U.S. DoL / ACT/EMP/ San José Office Project.

Attività sulle condizioni di lavoro nelle EPZ, specialmente nel

settore dell'abbigliamento per l'esportazione.

SAN JOSE Area Office Project: miglioramento delle condizioni di

lavoro e di vita delle lavoratrici nelle EPZ.

Programmi di formazione, materiale educativo, studi e ricerche.

Dialogo sociale AFRICA. ICFTU / Danish Trade Union for International ACTRAV. Study on “La Maquila ‘asiática’ en

Development Cooperation Council Project. América Latina y el Caribe”, May 2001

Assistenza tecnica ai sindacati africani che operano SECTOR. “Export processing zones: Another form

nelle EPZ di diversi Paesi. of flexibility”, in Impact of flexible labour market

BANGLADESH. IFP DIALOGUE. Seminari. Input sulle relazioni arrangements in the machinery, electrical and

industriali nelle EPZ (settore tessile). electronic industries (Geneva, ILO, 1998)

BELIZE. ACTRAV/ILO Trinidad Office/San José Area Office SECTOR. “Labour practices in EPZs: Towards Seminario sulle EPZ, Ottobre 1998 sui sindacati e sulle EPZ improved social dialogue?” in Labour practices in

CINA. ACTRAV Seminario, Aprile 2000. the footwear, leather, textiles and clothing

Formazione per i lavoratori sulla contrattazione collettiva nelle EPZ. industries (Geneva, ILO, 2000)

AFRICA ORIENTALE. SLAREA (Strengthening Labour SECTOR. “The maquiladora industry in Mexico” in Relations in East Africa) Progetto di DICHIARAZIONE/IFP The social and labour impact of globalization in the

DIALOGUE/ACTRAV/ILO Dar-es Salam. manufacture of transport equipment (Geneva, ILO,

Iniziative per promuovere la capacità dei partner sociali e il 2000)

quadro regolativo globale nelle EPZ (Kenya: revisione delle leggi

per assicurare la salute e la sicurezza nelle EPZ; Repubblica della

Tanzania: Formazione dei sindacalisti sulle questioni delle EPZ).

HONDURAS e REPUBBLICA DOMINICANA. ACT/EMP-DANIDA Progetto.

2001. Diverse attività in differenti industrie

GIORDANIA. IFP DIALOGUE/ACTRAV/ACTEMP/ILOBeirut Office/

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Nella 101° sessione della Conferenza Internazionale del Lavoro, tenutasi a Ginevra, nel 2012, viene delineato il quadro d’azione per il rispetto, la promozione e la realizzazione effettiva ed universale dei principi e dei diritti fondamentali del lavoro per il 2012-2016122. Seguono alcune parti, indirizzate in maniera più o meno esplicita alle Zone Franche:

“Anche se sono stati fatti importanti progressi dal 1998 verso l’applicazione universale dei principi e dei diritti fondamentali del lavoro, tra cui la ratifica universale delle otto Convenzioni fondamentali, permangono notevoli carenze. Dovrebbero essere intrapresi dei passi per accelerare il ritmo della realizzazione effettiva ed universale dei principi e diritti fondamentali del lavoro, anche attraverso la ratifica e l’applicazione delle Convenzioni fondamentali.

In termini di priorità generale, l’ILO dovrebbe, attivamente, e per una questione d’urgenza:

(a) lanciare una vasta campagna di informazione e di sensibilizzazione su tutti i principi e i diritti fondamentali del lavoro e assistere, in questo contesto, gli Stati membri nei loro sforzi tesi ad aumentare la consapevolezza a livello nazionale dell’importanza e dei vantaggi derivanti da una piena attuazione dei principi e dei diritti fondamentali del lavoro; (b) valutare i progressi realizzati in merito all’applicazione dei principi e dei diritti fondamentali del lavoro attraverso la raccolta, il consolidamento e la fornitura di informazioni sistematiche, accurate, aggiornate, trasparenti e di facile utilizzo; (c) dare un nuovo impulso attraverso la cooperazione tecnica e altri strumenti alla campagna per la ratifica universale delle otto Convenzioni fondamentali, in considerazione dei bassi livelli di ratifica della Convenzione sulla libertà sindacale e la tutela del diritto sindacale del 1948 (n° 87), e della Convenzione sul diritto di organizzazione e di contrattazione collettiva del 1949 (n° 98); e (d) fornire assistenza tecnica agli Stati membri che hanno ratificato le Convenzioni e a quelli che non le hanno ancora ratificate in base ad un’analisi delle difficoltà esistenti nel progredire verso la ratifica delle Convenzioni fondamentali e/o la loro effettiva attuazione, anche attraverso programmi nazionali per il lavoro dignitoso.

Sono necessari sforzi per garantire che i diritti di tutti i lavoratori siano adeguatamente tutelati dalle legislazioni nazionali, che i lavoratori abbiano accesso ai meccanismi per una rapida applicazione equa e imparziale; che possano effettivamente esercitare la libertà sindacale e la contrattazione collettiva. Sono, inoltre, richiesti sforzi per sostenere l’organizzazione dei gruppi e delle categorie riferite qui di seguito e la creazione di processi di contrattazione collettiva e di dialogo sociale dove possono essere ascoltate le loro voci. Anche se le violazioni dei principi e dei diritti fondamentali del lavoro non sono limitate ad alcun settore economico specifico, la maggior parte colpisce adulti e bambini dell’economia informale.

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Inoltre, in molti paesi, alcuni gruppi di popolazioni, come i lavoratori migranti, le minoranze etniche, i popoli indigeni e tribali, e altri gruppi che subiscono l’esclusione sociale, le categorie di lavoratori come i lavoratori rurali e agricoli, i lavoratori domestici e i lavoratori delle zone franche, sono maggiormente esposti alle violazioni dei principi e dei diritti fondamentali del lavoro rispetto ad altri.

Inoltre, l’aumento di forme di lavoro non standard, nel caso in cui la legislazione nazionale non le regoli in modo adeguato, solleva questioni riguardanti il pieno esercizio dei principi e dei diritti fondamentali del lavoro. In questo contesto, i giovani lavoratori e le lavoratrici sono particolarmente colpiti.

Per quanto riguarda i suddetti gruppi e categorie di lavoratori, l’ILO dovrebbe:

(a) rafforzare l’attenzione su di loro nella cooperazione tecnica e nell’attività di ricerca in materia di principi e diritti fondamentali del lavoro; (b) organizzare un incontro di esperti, condurre ricerche e sostenere studi nazionali in merito ai possibili impatti positivi e negativi delle forme di lavoro non standard sui principi e diritti fondamentali del lavoro, identificare e condividere le buone pratiche per una loro regolamentazione; (c) organizzare un incontro di esperti, condurre ricerche e studi nazionali in merito alla promozione dei principi e dei diritti fondamentali del lavoro nell’economia informale; e (d) garantire un approccio integrato e coerente tra l’azione in materia di principi e diritti fondamentali del lavoro e le attività di cooperazione tecnica relativa agli altri tre obiettivi strategici: occupazione, protezione sociale e dialogo”.

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Nel documento Il lavoro delle donne nelle Zone Franche (pagine 120-127)