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2 Lo stato della ricerca

63 B ERTI , B OCCAZZI 1956.

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Il primo esempio di carta del noto o carta archeologica della città consiste invece in un lavoro curato dal Gruppo Archeologico Trevigiano e dato alle stampe nel 197964, che si basa non solo sui dati del precedente lavoro, ma anche sulla raccolta delle più recenti osservazioni dei membri del Gruppo e dell’Ispettore Onorario Mario Botter, compresi i dati provenienti dal recupero di materiale da Piazza dei Signori e dallo scavo stratigrafico di S. Andrea, in cui il gruppo di volontari aveva avuto un ruolo importante. Il risultato è una mappa dei rinvenimenti di materiale archeologico del centro storico, ubicati con buona precisione, sinteticamente descritti in un elenco che presenta i riferimenti alle fonti informative e con un accenno all’inquadramento geomorfologico e storico della città. Essa costituirà il punto di partenza per i seguenti studi sull’archeologia della città, ma soffre ormai di alcune grosse limitazioni: innanzitutto risulta datata, non comprendendo gli scavi stratigrafici eseguiti negli ultimi trentacinque anni dalla sua pubblicazione; in secondo luogo si basa soprattutto su rinvenimenti casuali e spesso decontestualizzati; non comprende infine le fasi postclassiche, su cui al tempo non esistevano dati certi.

Tra la fine degli anni ’80 e ’90 del secolo scorso vengono poi realizzati i quattro volumi della Carta Archeologica del Veneto, uno dei primi esempi in Italia di moderna catalogazione del patrimonio sepolto su scala regionale, di cui due prendono in esame il territorio di Treviso65. Il lavoro si pone essenzialmente come uno studio di topografia antica, in cui vengono visualizzati su una cartografia a 100.000 e con una schedatura analitica di facile lettura tutti i rinvenimenti noti da documenti editi e non editi, prendendo come base i precedenti fogli della Carta Archeologica realizzata dall’Istituto Geografico Militare tra il 1959 e i 1982. Nelle intenzioni dei curatori questo si configura come un tentativo preliminare ed aggiornabile di fornire una visione di insieme diacronica e tipologica, creando uno strumento sia di conoscenza che di pianificazione territoriale66. Tuttavia essa, pur ancora estremamente utile per condurre studi preliminari sul paesaggio, è ormai superata sotto molti aspetti: innanzitutto risulta approssimativa a causa della natura delle fonti, spesso datate e poco precise (soprattutto per le altimetrie e le datazioni), non è stata informatizzata e quindi risulta difficilmente aggiornabile e divulgabile, si basa su un sistema di tutela basato fondamentalmente sul regime del vincolo, è cronologicamente selettiva (comprende le evidenze preistoriche, protostoriche e romane) e ignora, volutamente, i centri urbani; questi avrebbero dovuto essere oggetto di monografie specifiche, che a tutto il 2013 non sono ancora

64 G.A.T. 1979.

65 Si tratta del primo e del quarto: CAPUIS et alii 1988a e CAPUIS et alii 1994a. 66 Vd. POSOCCO 1988, passim e CAPUIS et alii 1988b, passim.

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state pubblicate. L’utilità di questo lavoro per la nostra trattazione si limita perciò ad alcune indicazioni relative a rinvenimenti avvenuti nell’area periurbana di Treviso, ma che può essere sicuramente più efficace per impostare uno studio, tuttora non esistente, di archeologia del territorio.

Uno studio certamente più prezioso è costituito dal catalogo della mostra organizzata nel 2004 al Museo Civico di S. Caterina sulle origini dell’insediamento, prima e unica edizione di sintesi relativa ai risultati degli scavi stratigrafici degli ultimi quaranta anni che avessero restituito evidenze di epoca preromana67. Il lavoro, sostanzialmente multidisciplinare (presenta contributi sulla cultura materiale, sul paleoambiente, sulle fonti epigrafiche e documentarie), fornisce una ricostruzione accurata dell’evoluzione dell’abitato dall’epoca del Bronzo Recente fino all’età di romanizzazione, supportata da una cartografia del noto divisa per fasi temporali, per tipologia di contesto e per natura del rinvenimento. Nonostante questi notevoli pregi, si tratta di una pubblicazione di carattere essenzialmente divulgativo, in cui vengono perciò tralasciate molte informazioni sulla stratigrafia che sono di vitale importanza per uno studio predittivo; inoltre il taglio cronologicamente molto specifico, pur contribuendo ad arricchire notevolmente le nostre conoscenze sulle origini del sito e sull’evoluzione nei suoi primi millecinquecento anni di vita, risulta ancora una volta limitato per uno studio di archeologia urbana, che ha un approccio fortemente multiperiodale68.

Tra il 2008 e il 2013 viene infine sviluppato il progetto ArcheoVeneto, mirante alla valorizzazione della risorsa sepolta tramite un sito web in cui sono censite le più importanti realtà archeologiche della regione69. Pur partendo da idee all’avanguardia per quanto riguarda la concezione del potere divulgativo dell’edizione on line, relativo in particolare alle ricadute positive sia sul dialogo tra specialisti, amministrazioni e comunità, sia sui costi della disciplina, questo lavoro presenta delle forti limitazioni: in primo luogo persegue finalità sostanzialmente turistiche, puntando alla diffusione di informazioni sintetiche relative solo ai siti visitabili al pubblico e dei contatti delle sedi museali, in entrambi i casi di scarso interesse per uno studio approfondito sui contesti urbani; inoltre è selettivo cronologicamente (ancora una volta le fasi postclassiche non trovano spazio) e non costruito per essere un supporto valido per ricerche di tipo predittivo, pensate invece per una migliore tutela del patrimonio archeologico.

67 BIANCHIN CITTON 2004a.

68 Sulle caratteristiche della disciplina vd. supra, Cap. I.

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2.2 Due Tesi di Laurea, sintesi preziose

Due accurate Tesi di Laurea, basate su alcuni dei contributi supra citati e su molte altre fonti (edite e non) si sono invece dimostrate ben più utili come basi conoscitive per il noto archeologico, e quindi come base di partenza per l’intera trattazione.

La più datata, realizzata per l’anno accademico 1997-1998, consiste in uno studio condotto da Michele Bettiol sui rinvenimenti del centro storico di Treviso di età romana70. Si tratta del primo ordinato e approfondito lavoro di sintesi su tutte informazioni ricavabili dal dato sepolto venuto alla luce in città, finalizzato ad uno studio attento e preciso dei materiali: ai reperti sono infatti associati i relativi siti di provenienza, descritti tramite una scheda che precisa ubicazione e fonti.

Il lavoro più recente, scritto da Alice Vacilotto tra il 2009 e il 2010, si fonda in parte sulle indicazioni fornite dal Bettiol, arricchendole con i dati ricavati da un’ulteriore e pregevole operazione di ricerca, per avanzare infine alcune interessanti considerazioni sulla topografia antica di Tarvisium romana basate su una rianalisi della risorsa sepolta e su un accorto studio della cartografia storica71. Le informazioni riguardanti il dato materiale sono raggruppate per tipologia di contesto e organizzate per siti in una tabella di facile lettura che presenta una breve descrizione del rinvenimento e delle sue caratteristiche, nonché precisi riferimenti bibliografici e documentari e che trovano infine visualizzazione in carte tematiche distinte secondo la natura dell’evidenza.

Nell’ottica di un approccio predittivo entrambi questi elaborati risultano perciò estremamente selettivi da un punto di vista cronologico, configurandosi come carte di fase (il noto di epoca romana) e tipologiche (il noto di una determinata epoca a seconda delle destinazioni d’uso). Pur con questi limiti derivanti dal perseguimento di precise finalità di studio diverse rispetto ad un’analisi predittiva, esse si sono dimostrate strumenti preziosissimi da un punto di vista informativo sotto tutti gli aspetti, sia per quanto riguarda in generale la conoscenza dei contesti del centro storico di Treviso, sia per le precise indicazioni topografiche, sia, infine, come fonti eccezionali per tutti i riferimenti alla bibliografia pregressa e ai documenti d’archivio.

70 BETTIOL 1997-1998.