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2 Lo stato della ricerca

70 B ETTIOL 1997-1998 71 V ACILOTTO 2009-2010.

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3 - Considerazioni conclusive: verso la carta del noto

Come è stato possibile constatare, sia dal punto di vista della pratica sia dal punto di vista della ricerca non si può ancora parlare dello sviluppo per Treviso di un’archeologia urbana preventiva, situazione sostanzialmente diffusa in quasi tutta l’Italia, per problemi legati al quadro normativo nazionale72. L’esistenza di alcuni progetti di studio che si muovono sul solco delle esperienze europee, la cui utilità ed efficacia anche a livello di gestione del patrimonio archeologico sono ormai comprovate73, dimostrano tuttavia la bontà del metodo e la necessità di diffondere una disciplina che, più di molte altre, ha la facoltà di portare ad un effettiva maturazione teorica e fattuale dell’Archeologia nel nostro paese. Questa trattazione si pone perciò come primo consapevole passo verso uno studio più approfondito e articolato del potenziale archeologico di Treviso, impostandosi sul solco tracciato dagli esempi virtuosi realizzati in passato o tuttora in fase di avanzamento e presentandosi come un lavoro il più possibile aggiornato ma implementabile in futuro: si spera in questo modo di poter contribuire, anche se in parte, non solo alla ricostruzione della città antica, ma anche e soprattutto alla creazione di un metodo di ricerca che possa diventare punto di incontro e di dialogo costruttivo tra gli Enti di tutela e di ricerca, le Amministrazioni, i Legislatori e, di sicuro non per ultima, la comunità.

Il principio di un simile lavoro consiste perciò nella raccolta dei dati, che devono essere innanzitutto organizzati e visualizzati in una Carta del Noto informatica di facile lettura, argomento del capitolo seguente74.

72 Vd. supra, Cap. I.

73 In particolare i progetti realizzati per Cesena e per Pisa, per cui vd. supra, Cap. I. 74 Vd. infra, Cap. III.

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CAPITOLO III

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1 - Introduzione

È già stata sottolineata in precedenza l’importanza, per la valutazione del potenziale urbano, di un censimento ragionato relativo a tutte le informazioni provenienti dagli interventi archeologici avvenuti nella città75. La creazione della carta del noto, in cui vengono ubicati e visualizzati i diversi rinvenimenti, costituisce infatti la premessa su cui impostare lo studio dei depositi e non dovrebbe mai essere considerata come un’operazione semplice o banale: innanzitutto perché raccogliere e ordinare i dati a disposizione non significa solamente riproporli in modo automatico bensì produrre nuova conoscenza critica basata su una metodologia che deve essere esplicitata, in modo tale da conferire una maggior solidità scientifica al lavoro76; in secondo luogo perché questo procedimento porta alla definizione di supporti utili non solo per l’archiviazione dei dati ma anche, e soprattutto, per un ulteriore approfondimento dell’analisi degli stessi grazie ai GIS-AIS77; la creazione della carta del noto permette infine di avanzare importanti considerazioni sullo stato della ricerca e della pratica archeologica: spesso si hanno a disposizione informazioni insufficienti even for a preliminary

statement78 in merito alla consistenza del pacco antropico, ma solo procedendo in questa direzione è possibile mettere in rilievo le potenzialità e i limiti della situazione attuale; ciò permette quindi di proporre quelle contromisure atte a superare in particolare i problemi legati alla casualità degli interventi archeologici, individuando le linee guida di un progetto di valutazione che possa contare su basi conoscitive più solide79.

Per quanto riguarda le città a continuità di vita, generalmente ci si scontra da un lato con la corposa messe di dati dovuta all’importanza che da lungo tempo questi siti hanno acquisito: il loro carattere accentratore ha fatto sì che si sia sviluppata una lunga tradizione di indagini nel sottosuolo a partire dal Tardo Medioevo80, generando una consistente produzione di documenti81, non sempre pubblicati e a volte marginalmente utili per la valutazione dei depositi, ma utilizzati in tutti i lavori sul potenziale urbano come base informativa su cui

75 Vd. supra, Cap. I, par. 2.3 e bibliografia relativa.

76 Vd. GELICHI 2008, p. 9; per un approfondimento di questi argomenti vd. infra, par. 2.1. 77 Sulle questioni riguardanti le potenzialità degli strumenti informatici vd. infra, par. 3. 78 CARVER 1983a, p. 358.

79 Per un approfondimento di questi argomenti vd. infra, par. 4. 80 Vd. supra, Cap. I, par. 1 e bibliografia relativa.

81 Vd. supra, par. 2.3 e bibliografia relativa, in particolareGELICHI 1999b, pp. 23-24 e BROGIOLO 2000a, pp.

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impostare l’intera ricerca82. Seguendo questi esempi, si è deciso perciò di compiere i primi passi verso la valutazione del potenziale creando una carta del noto informatizzata a partire da un censimento critico di tutte le informazioni disponibili sui rinvenimenti effettuati nel centro storico di Treviso, superando un approccio puramente catastale e creando invece un supporto per l’analisi dei depositi secondo i canoni dell’archeologia urbana preventiva83.

In questo capitolo si darà perciò conto delle operazioni di raccolta e di archiviazione preliminare dei dati, provenienti per la quasi totalità dall’edito: per motivi di natura logistica non è stato infatti possibile consultare gli archivi della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, in cui sono conservate le relazioni di scavo di tutte le indagini eseguite in città. Pur nella consapevolezza di quanto la mancanza delle preziosissime indicazioni in esse contenute possa limitare, a livello informativo, questa ricerca, chi scrive è fermamente convinto che il metodo seguito, basato sulla sostanziale implementabilità dell’archivio e quindi delle analisi su di esso impostate, non sia inficiato da questa mancanza, che costituisce invece lo stimolo più grande ad approfondire la ricerca verso una raccolta più completa e ragionata dei dati84.