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Elogi e critiche da Sarpi a Casaubon.

VI.II Baronio: una presenza costante e ingombrante.

É fatto noto che Cesare Baronio intervenne durante la contesa dell'Interdetto. La sua

Paraenesis ad Rempublicam Venetam rappresentò una violenta stigmatizzazione della

politica veneziana, colpevole di non volersi sottomettere alla disciplina della Chiesa. Ma questo breve opuscolo fu solo il simbolo di un conflitto ben più complesso.400 Baronio al momento dello scoppio dell'Interdetto era un uomo oramai provato dalle fatiche di una vita di studi e di impegno ai vertici della curia da più di dieci anni. Partecipò al concistoro del 17 aprile che si doveva esprimere sulla questione veneziana e il suo voto favorevole al mantenimento della linea intransigente fino a quel momento promossa da Paolo V ebbe larga circolazione.401 Nel narrare questi eventi, Sarpi evidenziò come i cardinali Baronio e Du Perron avessero cercato di far desistere il pontefice dal rompere subito con i veneziani, perché almeno “si valesse del benefizio del tempo per venir al

399 Gaetano Cozzi, Paolo Sarpi tra Venezia e l'Europa cit., p.263 continua scrivendo che “sarà una storiografia che si allontanerà nettamente da quella di tipo tradizionale, condotta in base ai canoni ciceroniano-aristotelici e ad imitazione dei modelli dell'antichità. La sua sarà una storiografa dai fini apparentemente più modesti, scritta in volgare in modo da poter descrivere e narrare con la massima scioltezza ed efficacia, scevra da ogni orpello retorico e vivacizzata da quelle punte di ironia, o di sarcasmo, che l'uso di una lingua familiare consente, una storiografia che mira a farsi leggere, e ben capire, dai contemporanei prima e meglio che dai posteri, e che non vuole compiacere uomini di lettere, ma informare, e ne modo più pieno ed esauriente, una vasta gamma di lettori.”

400 Stefano Andretta,“Cesare Baronio e Venezia”, in Baronio tra santità e scrittura storica cit., pp.249- 279, 249 evidenzia che “Il rapporto fra la Repubblica di Venezia e Cesare Baronio fu intenso, conflittuale e talvolta ambivalente se non addirittura ambiguo. Certo non indifferente, anzi perfettamente inserito all'interno di vivaci e aspri dibattiti che contrassegnarono una stagione di lunghi fermenti intellettuali, di costruzione di grandi architetture politico-giuridiche, di conflitti confessionali in cui una fitta discussione sulle connessioni tra temporalità e spiritualità delle autorità religiose era evidentemente all'ordine del giorno.”

suo fine, e non mettesse tutto in pericolo con la celerità. Ma nissuna cosa poté rimuovere la Santità sua dalla esecuzione preparata.”402 Ora che la contesa era aperta si doveva perseguire una netta condanna e ribadire la superiorità della posizione ufficiale romana. Nella Paraenesis Baronio condensò l'esperienza di tutta una vita trascorsa con profonda passione a combattere tutte le posizioni al ribasso sul tema centrale dell'autorità della Chiese e del papa.403 Il testo è prevedibilmente innervato da numerosi

exempla storici e prove scritturali per far “ponderare la grevezza del loro delitto,

avendosi usurpato autorità che loro non compete senza invertire l'ordine gerarchico a Dio stabilito”404 Sarpi fu in prima linea nel criticare l'opera dell'oratoriano, ma non fu certamente l'unico a deprecarne le argomentazioni: da Antonio Querini a Nicolò Crasso, da Marcantonio de Dominis a Giovanni Marsilio, in molti pubblicarono libelli antibaroniani.405 Ad essere attaccato non fu solo il severo tono utilizzato da Baronio nella Paraenesis, ma anche, e forse soprattutto, i suoi Annales: quasi contemporaneamente alla vicenda della ricezione spagnola, l'occasione della contesa tra Roma e Venezia fu il primo contesto nel quale i tomi baroniani furono sottoposti a dure critiche, le quali circolarono anche oltralpe, contribuendo al consolidamento dell'immagine di un Baronio storico parziale che così tanta fortuna avrebbe avuto nel mondo riformato e luterano. L'ex gesuita Giovanni Marsilio, rispondendo a Bellarmino

402 Istoria dell'Interdetto, in Istoria dell'Interdetto e altri scritti editi e inediti, a cura di Giovanni Gambarin e Mario D. Busnelli, Bari, Laterza, 1940, p.18.

403 William J. Bouwsma, Venezia e la difesa della libertà repubblicana. I valori del Rinascimento

nell'età della Controriforma, Il Mulino, Bologna, 1977 (originale inglese Venice and the Defense of Republican Liberty. Renaissance Values in the Age of the Counter Reformation, Berkeley and Los

Angeles, California University Press, 1968), pp.250-1 evidenzia, forse in maniera eccessiva, il fatto che Baronio “nel suo opuscolo invoca in molti passi l'ira divina, ardenti fornaci, minacce o previsioni di sventure per l'empia Venezia”; è più corretto inserire il tono baroniano nel contesto del “confronto teologico e politico contemporaneo, una vera e propria cifra distintiva dell'epoca.” (Stefano Andretta,

Cesare Baronio e Venezia cit., p.251.). Rimane invece condivisibile ed interessante l'osservazione di

Bouwsma (p.251) che ritiene che gli Annales avessero contribuito alle posizioni romane ben più dell'opuscolo: infatti “mentre questo riuscì solo a suscitare numerose risposte ugualmente violente, gli

Annales furono utilizzati da altri scrittori di parte pontificia come un vasto arsenale di argomenti

contro Venezia.”

404 G. Calenzio, La vita cit., p.753. Per una più approfondita e acuta analisi dell'opuscolo baroniano si vd. Stefano Andretta, Cesare Baronio e Venezia cit., pp.250-262.

405William J. Bouwsma, Venezia e la difesa della libertà cit., p.266-7. Sarpi si premurò di prendere posizione in Considerazioni sopra le censure cit., in Paolo Sarpi, Opere cit., pp.153-217. Anche dalla Francia arrivarono violente critiche all'opuscolo baroniano; si veda Nicholas Vignier, De venetorum

excommunicatione adversus Caesarem Baronium Ecclesiae Romanae cardinalem dissertatio. In qua vera excommunicationis ratio tum ex Sacra Scriptura tum ex antiquis Ecclesiae Christianae monumentis breviter et dilucide demonstratur, Francoforte, Wofgang Richter, 1607.

in relazione alla deposizione di Giovanni XII, scriveva che

del signore cardinale Baronio non dirò altro, se non ch'è un historico che ancora vive, le cui opere sono sospette, come si parla dell'immunità, anzi, come non può dir altro, nega tutti li antichi historici, e se però ne ammette alcuno, piglia le parole, che son per se, e quelle che sono contra di se, dice che sono inserite in quell'historico, come appunto fa in quella historia, nella quale nega l'auttorità di Liutprando, approbata nella Chiesa per lo spatio di 700 anni, e di altri scrittori di quei tempi; si che essendo nel mondo li suoi

annati non in quella consideratione, che si pensava, e dovendo uscire presto un libro in

luce, intitulato Errores cardinalis Baronii, dove in particolare si dimostra più di 20 errori che egli ha fatto in negar questa Historia antichissima di papa Giovanni, non accade per la sua auttorità.406

Accenni sparsi che però informano su un clima assai ostile ai volumi baroniani. Non sappiamo a cosa si stesse riferendo Marsilio quando nominava la raccolta di errori di Baronio,407 visto che non risulta poi pubblicato alcun testo con questo titolo e relativi contenuti. Tuttavia è un riferimento che testimonia di una polemica che si opponeva con forza alla retorica celebrativa dei teologi romani e che permette di inserire le annotazioni della Marciana in un più ampio tentativo di minare l'autorità baroniana. Il 21 aprile 1607 si chiudeva ufficialmente la contesa dell'Interdetto ma il nome di Baronio a Venezia sarebbe per sempre rimasto legato a quell'episodio e, in particolare, sarebbe rimasto per Sarpi un riferimento da cui non si poteva prescindere. Scorrendo l'epistolario del servita, che negli anni a venire si arricchì di interlocutori francesi (gallicani e ugonotti), inglesi e tedeschi, il nome del cardinale ricorre in maniera costante. Ugualmente le celebri opere storiche sarpiane, dal Trattato delle materie

beneficiarie fino alla Historia del concilio tridentino, pubblicate molti anni dopo

l'Interdetto e in contingenze politico-religiose differenti, rappresentarono la più matura espressione del suo essere storico e della funzione che la conoscenza del passato poteva

406 Giovanni Marsilio, Difesa a favore della risposta dell'otto propositioni contro la quale ha scritto

l'illustrissimo et reverendissimo sig. cardinal Bellarmino, Venetia, 1606, p.262 citato in Ibid., pp.357-

8. (corsivo mio)

407 Come si è avuto modo di constatare fino a questo momento non esiste ad oggi uno studio sistematico che faccia luce sulla ricezione degli Annales a Venezia e sul loro uso come auctoritas da parte dei teologi romani durante i mesi dell'Interdetto.

avere sulla situazione presente.408 Facendo riferimento alle parole di Peter Burke citate all'inizio del capitolo precedente, per avviare un proficuo confronto sullo storico Paolo Sarpi i giudizi storiografici di riferimento rimangono ancora quelli di Gaetano Cozzi e William J. Bouwsma. La nostra ricerca sulle annotazioni a Baronio ha rivelato come il percorso di formazione del servita fu tutt'altro che lineare e come necessiti una riconsiderazione complessiva di esso, che non si accontenti di prendere in considerazione il Sarpi della Historia come il Sarpi tout court. Bouwsma, trattando di quest'opera, nel capitolo forse più riuscito del suo pur datato volume,409 scriveva che

Dovrebbe essere evidente che il Sarpi concepisce la storia della Chiesa in modo antitetico a quello degli Annales ecclesiastici del Baronio, e forse il Sarpi pensava alla sua opera storica come a una confutazione del Baronio. (…) Gran parte delle sue ricerche storiche consiste nell'attendere a Baronio.410

Il ripercorrere le vicende del Concilio, esaminarne i temi di dibattito ed evidenziare l'ingerenza papale divenivano per Sarpi un efficacissimo strumento per contrastare quella egemonia culturale predicata nella Roma degli anni ottanta e novanta e che sperimentò personalmente. Erano inoltre un modo per attaccare la grandiosa narrazione baroniana sul terreno delle premesse ideologiche, evidenziando come queste condizionassero una visione obiettiva del passato. Ma occorre anche considerare l'altro versante, meno evidente ma altrettanto decisivo: quello di un Sarpi che, suo malgrado, da Baronio dovette apprendere molto. A questo proposito le annotazioni da noi esaminate confermano l'intuizione di Gaetano Cozzi che, partendo dalla controversia sulla sovranità su Ceneda, concludeva così:

Il Baronio, con quel suo lavoro diuturno, faticoso, minuzioso, di ricercatore e di editore di documenti, con la sua tecnica grezza ma efficacissima, espressione di una concezione della storia affine a quella di un Pasquier e di un Bodin, condizionava tutta la ricerca storica che si conduceva sul corso dei primi dodici secoli di vita della cristianità. Si

408 In particolare, per quello che riguardò la storia del Tridentino, è noto come Sarpi e Micanzio volessero che l'opera fosse pubblicata prima dell'inizio del Sinodo di Dordrecht. A causa di ritardi nella preparazione del testo per la stampa questo non avvenne e la Historia vide la luce solo quando il Sinodo si avviava alla conclusione.

409 William J. Bouwsma, Venezia e la difesa della libertà cit., cap. IX “La libertà rinascimentale e l'importanza del passato: la Istoria del Concilio Tridentino del Sarpi” (pp.433-509.) Dello stesso avviso è Cesare Vasoli nell'introduzione all'edizione italiana (p.19).

poteva eccepire sui suoi scopi, sulle conclusioni che traeva, sulla correttezza di certe sue interpretazioni: ma lo stesso Sarpi sentiva che se un fatto era narrato dal Baronio, non era facile confutarlo. (…) Per questo suo [Sarpi] aprirsi alla ricerca storico-filologica, egli lo doveva a un uomo cui volentieri l'avrebbe rifiutato, Cesare Baronio.411

A questo punto va constatata la necessità riconsiderare il Sarpi storico non solo seguendo le prospettive aperte dal recente 'linguistic turn', ma anche considerando i profondi conflitti che alimentarono la storiografia sarpiana. La naturale conseguenza di tale via è quella di auspicare, ancora una volta, un'edizione critica della storia del Tridentino, che si interroghi seriamente sulle fonti utilizzate da Sarpi, soprattutto in quei frequenti excursus storici costruiti minuziosa erudizione e mirabile ironia. Per quello che riguarda il problema della ricezione degli Annales, fu evidente la loro influenzaessi ebbero senza dubbio un'importanza cruciale per il percorso dello stesso Sarpi e nella più generale contesa dell'Interdetto. Sarpi optò per una ben precisa strategia di risposta che, come vedremo, si riverberò nel confronto con Casaubon e con il suo Anti-Baronius.

Capitolo VII.