• Non ci sono risultati.

Durante la messa di Capodanno dell'anno 1539 a Lipsia si teneva uno dei frequenti colloqui religiosi di quegli anni. In quell'occasione, in particolare, si confrontarono l'ex pastore evangelico Georg Witzel e Melantone sul tema della riunione dei cristiani. Witzel, esponendo la propria posizione, sosteneva la necessità di rifarsi alla dottrina dei Padri come unica via per trovare una qualche intesa. Dal canto suo, Melantone si trovava in disaccordo con questa proposta: era inaccettabile dare alla tradizione lo stesso valore delle Scritture e dei primi concili. Ogni cosa doveva essere confrontata con il messaggio evangelico prima di poter essere accettata nella Chiesa.118 Questo aneddoto rivela quello che un importante studioso di Melantone, Peter Fraenkel, aveva già evidenziato a conclusione del suo pionieristisco lavoro: la necessità di comprendere il senso della storia di Melantone per una coerente analisi del suo pensiero teologico e politico.119

Melantone dimostrò, fin dalla lezione inaugurale tenuta a Wittenberg nell'agosto del 1518, l'alta considerazione in cui teneva lo studio della storia. Lutero, in una lettera della fine del mese a Spalatino, definì il suo intervento “orationem (…) plane eruditissimam et tersissimam, tanta gratia omnium et admiratione, ut iam non tibi cogitandum sit, qua ratione nobis eum commendes.”120 In effetti Melantone, 118L'episodio è narrato in Ibid., p.126.

119 Peter Fraenkel, Testimonia Patrum. The function of the patristic argument in the theology of Philip

Melanchthon, Genève, Droz, 1961, p.361 “The description of Melanchthon's view of history (…) has

shown that for him Scrpiture and “tradition” were in fact not complementary sources of apostolic teaching, but different parts of the same line of doctrinal continuity from the original revelation down to the present.” Matthias Pohlig, Zwischen Gelehrsamkeit cit., p.175 evidenzia che “Die wichtigsten Kozeptionen und Begriffe der lutherischen Geschichtsschreibung stammen von Melanchthon.” 120 WA I, Nr.88 lettera del 31 agosto 1518.

nell'elencare quelle discipline fondamentali per i puerilia studia, al secondo posto dopo i classici, poneva proprio la storia.121 Benchè questo auspicio non trovasse nell'immediato un'applicazione pratica nei programmi dell'Università122, nelle pubblicazioni degli anni seguenti dimostrò di mettere personalmente in pratica la linea da lui proposta. In particolare nel 1532 Melantone ricevette il manoscritto di una cronaca storica inviatogli da Tubinga da Johann Carion, affinchè provvedesse a farlo stampare a Wittenberg. Melantone rielaborò il testo in modo da renderlo una storia universale e lo pubblicò nel 1532.123 Come è stato giustamente osservato, “In 1532 neither Carion nor Melanchthon could have imagined that the brief Chronicle they wrote for the Electoral Prince of Brandenburg would decisively influence the development of European historiography.”124 In che modo dunque Melantone rielaborò il testo di Carion? La storiografia si è spesso divisa su quanto effettivamente il teologo di Wittenberg abbia rimaneggiato dell'originale manoscritto.125 Sappiamo per certo di

121 “Necessaria est omnino ad hanc rem historia, cui si ausim, me hercule non invitus uni contulero, quidquid emeretur laudum universus artium orbis. (…) An nescio an minore incommodo mundus hic noster sole, animo videlicet suo cariturus sit, quam historia, civilium negotiorum ratio. Consensu maiorum nostrorum celebratum est, Musas ex memoria natas esse. Eo, ni fallor, significatum ex historia omne artium genus manare.” (De corrigendis adolescentiae studiis, 1518, Melanchthons

Werke, Band III, pp.29-42, 39).

122 Peter Fraenkel, Testimonia patrum cit., p.53; per i primi anni come docente si veda Heinz Scheible,

Melantone cit., pp.30 sgg. Melantone nel 1520 aveva proposto di istituire una cattedra di storia ma

senza successo, per il fatto che, molto probabilmente già durante le sue lezioni, egli stesso inseriva delle ore dedicate alla storia. Questa è l'opinione di Emil Clemens Scherer, Geschichte und

Kirchengeschichte an den deutschen Universitäten: ihre Anfängeim Zeitalter des Humanismus und ihre Ausbildung zu selbständige Disziplinen, Freiburg i.B., Herder, 1927, pp.27, 30-31, ripresa da

Mark A. Lovato, Wittenberg Historiography cit., p.106.

123 Matthias Pohlig, Zwischen Gelehrsamkeit cit., p.176 definisce il lavoro di Melantone “eine Übersetzung und Erweiterung der Chronik”. Le lettere inviate a Camerarius nell'estate '31 permettono di seguire il processo di revisione compiuto da Melantone: vd. Lettere del 15 giugno (MBW 1159). 124 Mark A. Lovato, Wittenberg Historiography cit., p.110. Carion e Melantone si erano conosciuti in

occasione della Dieta di Augusta del 1530. Per un profilo biografico di Carion si veda Ibid., pp.111 sgg.

125 Ibid., p.147 evidenzia come sia necessario partire da una lettera di Melantone a Corvinus di maggio/giugno 1532, missiva che gli editori del Corpus Reformatorum avevano erroneamente datato al gennaio dello stesso anno. Quarant'anni più tardi Caspar Peucer, nella prefazione alla sua continuazione del Chronicon del 1580, insisteva sul fatto che esso fosse in gran parte opera di Melantone, che dunque avrebbe provveduto ad un vera e propria riscrittura dell'opera. Lovato rileva come fosse nell'interesse di Peucer presentare il Chronicon come un testo peculiare della scuola di Wittenberg, ma per l'edizione del '32 è più affidabile basarsi sulla missiva a Corvinus, di cui si trascrive il paragrafo in questione. “Mitto tibi χρονικὸν, in quo etsi sunt mei quidam loci, tamen ipsa operis sylva non est mea. Misit enim Carion ad me farraginem quandam negligentius coacervatam, quae a me disposita est, quantum quidem in compendio fieri potuit. In fine adieci tabellam annorum mundi utilem et veram, quam spero tibi et aliis doctis placituram esse. Et si recudent opus nostri χαλκογράφοι, addam ex Ptolomaeo testimonia.” MBW 1250.2.

una visita di Carion a Wittenberg nell'inverno del '32 in occasione della quale assieme a Melantone lavorò per la pubblicazione della prima edizione126. Riferimenti astrologici e all'oroscopo erano frequenti lungo la narrazione e anche la situazione politica del momento era presa in considerazione. A questo proposito vale la pena di notare come, nell'edizione rivista di luglio, Carion decidesse di concludere la narrazione con i preparativi della campagna militare anti-ottomana del '32 da parte del principe elettore, aggiungendo una serie di profezie che presentavano l'imminente scontro come il più importante dopo la caduta dell'Impero romano.127 I due offrirono una narrazione che risentiva moltissimo dell'influenza dell'umanesimo tedesco, in un tentativo di sintetizzare i secoli passati in chiave anti-papale e a favore della missione storica dell'Impero tedesco.

Cosa spinse dunque Melantone ad una revisione del Chronicon a più di vent'anni di distanza dalla sua pubblicazione? L'edizione degli anni '30 aveva avuto una vasta diffusione ma la situazione politico-religiosa era profondamente mutata. Così nel 1558 Melantone, assieme a Caspar Peucer, iniziò a rielaborare ed espandere l'opera, senza attuare grandi cambiamenti nell'impostazione generale ma con significative modifiche per quello che riguarda l'aspetto religioso.128 Infatti al tramonto degli anni '50, il fronte protestante, negli Stati tedeschi così come altrove, era irrimediabilmente diviso e lo stesso Melantone negli ultimi anni della sua vita fu perennemente coinvolto in controversie teologiche e in colloqui religiosi che produssero soltanto un misto di

126 Nel 1532 uscirono 5 edizioni del Chronicon. L'editio princeps fu pubblicata da George Rahu nella primavera, ma già nel luglio '32 usciva une versione con variazioni principalmente tipografiche. A settembre lo stesso Rahu pubblicava un'edizione in ottavo che sarebbe rimasta la versione di

riferimento, su cui fu anche basata la traduzione latina del 1537. Lovato sottolinea inoltre che i due si resero conto che la prima edizione conteneva parecchi errori cronologici a cui cercarono dunque di porre rimedio immediatamente (Wittenberg Historiography cit., p.150 sgg.).

127 Ibid., p.159.

128 A motivo della morte di Melantone il 19 aprile 1560, fu Peucer, genero del teologo, a completare le sezioni mancanti e a pubblicare la versione definitiva nel 1572. Melantone aveva fatto in tempo a lavorare solamente sui primi due libri fra il '58 e il '60. Peucer nel '60 fu nominato nuovo rettore dell'Università di Wittenberg, divenendo fino al 1574 il principale rappresentante della

Melanchthonschule. Su Peucer si veda Heinz Scheible, Caspar Peucer, in Neue Deutsche Biographie,

Berlin, Dunker & Humbot, 2001, volume XX, p.278; Caspar Peucer (1525-1602). Wissenschaft,

Glaube und Politik im konfessionellen Zeitalter, hrsg. von H.-P. Hasse und G. Wartenberg, Leipzig,

Evangelische Verlagsanstalt, 2004 ( in particolare il bel saggio di Nicole Kuropka, “Caspar Peucer und Philipp Melanchthon. Biographische Einblicke in eine reformatorische Gelehrtenfreudschaft”, pp.237-258).

amarezza e disillusione.129 A differenza dell'edizione del '32, durante questa revisione molto più spazio ebbe proprio la tematica teologica: un nuovo approfondimento sull'eresia antitrinitaria di Paolo di Samosata era sintomo dell'aspro dibattito sulla Trinità che proprio in quegli anni, nel 1555, aveva visto un momento determinante con l'esecuzione a Ginevra di Serveto;130 inoltre è evidente la maggiore attenzione data ai conflitti della chiesa post-costantiniana.131 Melantone sentì dunque la necessità di dare una veste più propriamente ecclesiastica al Chronicon, consapevole oramai dell'importanza di prendere posizione sulla cristianità primitiva, sul valore della svolta costantiniana e di ribadire ancora una volta la necessità della pace politica per il bene della chiesa.132 Inoltre, emerse il bisogno di recuperare una visione complessiva e universale dell'azione di Dio nella storia umana, quasi che gli scontri e le divisioni rischiassero di far tramontare la fiducia in disegno divino complessivo.133 La sfera politica non fu del tutto esautorata ma anzi venne reinserita in maniera coerente in questa prospettiva marcatamente teologica così da avere “une forte intégration entre matière ecclesiastique et séculière”134, prospettiva enfatizzata poi da Peucer nella stesura delle sezioni a partire dalla caduta dell'impero romano fino alla Riforma. Quest'ultimo riprese molte delle suggestioni del suocero e maestro soprattutto in merito alla questione della Translatio Imperii e del ruolo storico rivestito da Carlo Magno, che nelle prime edizioni non era stato oggetto di particolare interesse.135 Il Chronicon, nell'edizione del 1572, offriva una narrazione storica figlia di una divisione confessionale netta e irrecuperabile, in cui al papato non veniva riconosciuta alcuna prerogativa e che si presentava al lettore come un autorevole tentativo di leggere la storia universale alla luce della complessità del presente e delle quattro monarchie enunciate nel libro

129 Heinz Scheible, Melantone cit., pp.231 sgg.

130 Mark A. Lovato, Wittenberg Historiography cit., p.219. Per una buona introduzione a Serveto si rimanda ai saggi contenuti in Michel Servet (1511-1553). Hérésie et pluralisme du XVIe au XVIIe

siècle. Actes du colloque de l'École Pratique des Hautes Études, 11-13 décembre 2003, réunis par

Valentine Zuber, Paris, Honoré Champion, 2007. 131 Irena Backus, Historical method cit., pp.336 sgg.

132 Ead., p.334 evidenzia l'ottimo giudizio che Melantone riserva a Costantino, visto come “The paradigm of a Christian ruler” e ancora “Ignoring the issue of Costantine's motives for interfering in religious affaris and not even countenancing the emperor's wish to render Christianity inoffensive by binding it to the state as closely as possible, Melanchthon insists that he was acting in conformity with divine law.” (p.335)

133 Anna M. Belgrado, L'àvènement du passé cit., pp.61-2. 134 Ead., p.63.

veterotestamentario di Daniele.136 Un banco di prova dell'effettiva efficacia di questa impostazione fu sicuramente quello della ricezione dell'opera.

Va sottolineato che, come evidenziato fino a questo momento, il Chronicon Carionis fu sottoposto a diversi rimaneggiamenti e questo influenzò non poco il suo percorso di trasmissione, diffusione e ricezione. Non è nostro interesse in questa sede approfondire questo intricato percorso137, ma preme mettere in luce come l'opera varcò presto i confini sassoni per divenire patrimonio dell'intera Europa colta. Le traduzioni in latino e nelle lingue volgari furono un formidabile vettore per la sua diffusione, in particolare nelle chiese riformate, grazie soprattutto alle traduzione di Simon Goulart del 1579.138 Le edizioni autorizzate e non furono numerose e ogni traduttore rielaborò l'opera secondo le proprie esigenze, come è riscontrabile nella ricezione inglese del

Chronicon.139 Rimanendo nel contesto tedesco però, conviene domandarsi se dietro alla decisione di rimaneggiare il Chronicon da parte di Melantone non ci fosse anche il fatto che a Magdeburgo era oramai in stato avanzato un'altra iniziativa storiografica che avrebbe avuto un ruolo non indifferente per la stessa storiografia luterana, ma non solo.

136 Su questi aspetti si vedano le riflessioni di Matthias Pohlig, Zwischen Gelehrsamkeit cit., p.187-8 il quale mette in rapporto l'aspirazione universale e la funzione identitaria del Chronicon (“So stellt sich noch einmal di Frage danach, in welcher Weise ein Werk wie das Chronicon Carionis im Rahmen des lutherischen Identitätdiskurses funktionierte”), arrivando alla conclusione che la la dottrina teologica dei due regni (sacro e profano) tipicamente luterana abbia portato ad una crescente autonomia della sfera politica, favorendo il delinearsi di Profaner Geschichte. Sarebbe questo uno dei risultati di un incipiente processo di confessionalizzazione.

137 Una valida analisi della storia della trasmissione del testo si può trovare in Mark A. Lovato,

Wittenberg Historiography cit., pp.244 sgg.

138 Ibid., pp.253-4 enumera traduzioni in basso sassone (1534), ceco (1541/1584), italiano (1543), olandese (1543/1586), francese (1546/1579), spagnolo (1549?/1553), inglese (1550), danese (1554/1595), svedese (1649), turco (1654) e islandese (1692). A mia conoscenza non ci sono studi su Goulart che abbiano preso in grande considerazione questa traduzione. Per es. Leonard Ch. Jones nel suo ancora importante lavoro Simon Goulart 1543-1628). Étude biographique et bibliographique, Paris, Honoré Champion, 1917 non ne fa menzione quando tratta delle opere storiche di Goulart. 139 In Inghilterra non fu mai stampata alcuna edizione latina del Chronicon ma solo traduzioni in lingua

inglese e, aspetto ancor più interessante, nelle due traduzioni effettuate una sola lo riconosceva come propria fonte. Infatti Thomas Cooper, futuro vescovo di Lincoln e Winchester, nel 1549 dava alle stampe An Epitome of Chronicles, concludendo il lavoro iniziato da Thomas Lanquet e omettendo alcun riferimento a Melantone. Costui nel II Libro aveva aggiunto degli inserti riguardanti episodi della storia inglese prima dell'arrivo dei romani e dunque il Chronicon melantoniano veniva ad essere una fonte fra molte altre per la costruzione della narrazione storica. Indipendentemente da questi, Walter Lynne nel 1550 pubblicò una traduzione basata sul testo latino che tuttavia, a differenza dell'edizione Lanquet-Cooper non venne ristampata. Su queste vicende si veda Mark A. Lotito,

Wittenberg Historiography cit., pp.254 sgg; più in generale Thomas Betteridge, Tudor Histories cit.,