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Basi monetarie e sovranitá nazionale Una analisi comparata CEE-MERCOSUR

di integrazione regionale si verifica una tensione tra ogni stato coinvolto, l’entità sovranazionale e il sistema politico-economico internazionale, provocando delle reazioni all’interno degli stati-nazione che ne determinano il successo oppure il fallimento. Nella fattispecie, l’accezione di “mercato comune” non trova una effettiva ed efficiente corresponsione nella realtà del MERCOSUR, quest’ultima legata indissolubilmente ai nazionalismi di Argentina e Brasile, i quali ne hanno sempre condizionato lo sviluppo, pregiudicandone il pieno successo. Nel quadro di analisi comparativa proposto, le traiettorie compiute dalla Comunità Economica Europea (d’ora in avanti CEE), e dal

503 José Antonio Sanahuja, Multilateralismo y regionalismo en clave suramericana: el caso de UNASUR in Los desafíos del multilateralismo en América Latina, Pensamiento Proprio n,33 enero-junio 2011, pp.148

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MERCOSUR nell’ambito dei rispettivi processi di integrazione, hanno avuto caratteristiche diverse così come diversi sono stati i risultati ottenuti504. Allo scopo di evidenziare tali risultati divergenti, di seguito si analizzeranno i processi di stampo monetario legati ai due organismi.

Il processo di integrazione europeo di cui la CEE è pietra angolare, risale al periodo dell’immediato secondo dopoguerra e fu implementato il giorno 25 marzo 1957 dal nucleo originario di stati comprendente Germania, Italia, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, allo scopo di far fronte alle problematiche sollevate dal nuovo assetto bipolare del mondo, ossia caratterizzato dall’egemonia e dalla rivalità di due potenze e due sistemi politico-economici contrapposti di cui USA e URSS si facevano promotori. Inserita in questo contesto la nascita della CEE rispose ad una logica occidentale di matrice strategico-militare legata al contrasto dell’espansione sovietica e, in secondo luogo, alla ricostruzione, attraverso il piano Marshall, degli stati nazionali gravemente danneggiati dalla guerra505.

In un contesto dell’economia mondiale basato su rapporti di cambio fissi tra le valute e sul dollaro come valuta di riferimento, gli obbiettivi della CEE erano di costruire un mercato comune come step intermedio verso la formazione di una Unione Economica da ottenersi per mezzo dell’armonizzazione delle politiche economiche dei paesi membri ed una stabilità cambiaria, ossia il mantenimento stabile dei tassi di cambio tra i vari paesi. Fu così che durante gli anni ’60 vennero fatti importanti passi in avanti verso questa direzione; videro infatti la luce accordi come la Politica Agricola Comune(PAC) nel 1964 e l’instaurazione di tariffe doganali esterne alla CEE nel 1968, completando l’Unione Doganale506.

A seguito della crisi del Sistema Monetario Internazionale basato sugli accordi di Bretton Woods e la conseguente sostituzione del “dogma” dei cambi fissi con un sistema di cambi flessibili, riprese vigore in Europa il dibattito sull’opportunità di avviare l’integrazione monetaria, ossia di dotare il blocco di una valuta comune. Tali dibattiti promossero varie politiche economiche atte a ridurre la fluttuazione delle valute della comunità varando il

504 Lincoln Bizzozero, El surgimiento del MERCOSUR y de la CEE. Un analisis comparativo, Revista de la Facultad

de Derecho (2° época), [S.l.], n. 1, 10/2005, pp. 136-137

505 Vedi: Ramón Tamames, Formación y desarrollo del Mercado Común Europeo, Iber-Amer S.A., Madrid, 1965 506 Cristian Edmundo Hernández Vásquez, El euro y el sistema monetario europeo: Análisis Descriptivo y Perspectivas, Universidad de Chile, Santiago, 2002, pp. 12-13

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cosiddetto “Serpente Monetario”, ossia un sistema monetario a cambio fisso ancorato al valore del dollaro americano il quale permetteva un margine di fluttuazione delle valute europee di ± 2,25%(snake in the tunnel). Il risultato non fu confortante, dato che tale misura fu presa in un periodo di crisi del dollaro e dell’economia europea in toto. La situazione di crisi venutasi a creare in questi anni provocò seri problemi alla bilancia dei pagamenti di vari paesi della CEE ed obbligarono gli stessi ad operare svalutazioni competitive, le quali fecero ampliare il margine di fluttuazione valutaria previste dal “Serpente Monetario” (snake in the lake) prima di farlo naufragare il nel giro di pochi anni. Come si può intuire non fu un periodo caratterizzato da avanzamenti nel processo di integrazione, anzi, si può addirittura affermare che ci fu un vero e proprio arretramento. Si vennero a creare infatti vere e proprie limitazioni alle importazioni da paesi comunitari, veri e propri ricorsi al protezionismo per combattere le svalutazioni competitive che gli stati operavano per rilanciare l’economia interna507. Nonostante ciò, proprio nel 1979 si assistì alla nascita del Sistema Monetario Europeo, il primo embrione del progetto di integrazione monetaria europea. Si procedette quindi alla costituzione della Unione Economica e Monetaria sancita con la firma del trattato di Maastricht nel 1992, avente l’obbiettivo di rilanciare il processo integrazionista europeo ed arrivare alla formazione di un Mercato Unico. Questo trattato è di fondamentale importanza, poiché si decisero i parametri di convergenza monetaria da rispettare per poter permettere all’intera area di adottare una valuta unica, cosa che avverrà dal primo gennaio 1999508.

Questa breve (e senz’altro parziale) ricostruzione del processo di integrazione europeo vuole essere un esempio positivo da contrapporre invece all’inefficacia del MERCOSUR rispetto al proprio processo integrazionista. I paradigmi dai quali sono venuti formandosi la CEE e il MERCOSUR mostrano chiaramente le differenze tra i due progetti integrazionisti. I paesi parte della CEE infatti, allo scopo di sviluppare economicamente e politicamente la regione, si impegnarono verso una cessione di alcune aree di sovranità nazionale dando luogo, attraverso gli anni, ad una reale entità sovranazionale. Per ciò che riguarda il MERCOSUR invece, esso corrisponde ad un importante processo di cooperazione interstatale, che non ha fino ad ora dato luogo ad alcuna integrazione effettiva tra gli stati membri. Dalla crisi economica dell’Area del Cono Sud accaduta nel

507 Ibidem, pp.14-15 508 Ibidem, pp.17-19

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periodo 1998-2002 si possono trarre numerose riflessioni sullo stato del blocco sudamericano, anche ripensando a ciò che successe in Europa.

Come visto precedentemente, il maggiore problema di natura strutturale che affliggeva sia il Brasile che l’Argentina nei primi anni ‘90 era l’enorme debito pubblico. Al fine di ridurre al minimo i rischi di insolvenza dei due paesi, ed evitare così la destabilizzazione finanziaria e politica di un’area in piena transizione democratica, nel biennio ‘91/’92 vennero prese delle misure atte ad una maggiore integrazione economica tra Buenos Aires e Brasilia (il MERCOSUR). A livello interno ai due paesi furono implementate ulteriori politiche che andavano in tal senso: nel caso argentino, si decise di introdurre la parità fissa tra il peso e il dollaro con ciò che fu ricordata come la Ley de convertibilidad509, nel caso brasiliano, più tardi, tra il 1993 e il 1994 fu introdotto il Plano Real, incentrato sul rispetto delle indicazioni contenute nel Consenso di Washington. Ma ad appena 7 anni dalla fondazione del MERCOSUR, i progetti e le riforme interne che avevano dato segno di creare crescita, integrazione e stabilità nel sub-continente entrarono in crisi portando alla luce tutte le divergenze tra i soci principali. I forti attacchi speculativi da parte del capitale finanziario internazionale a seguito della crisi asiatica del 1998, costrinse il Brasile a svalutare la propria moneta, destabilizzando al contempo anche l’economia argentina. Essa per effetto della parità tra il peso e il dollaro perse competitività danneggiando così il settore delle esportazioni, alzando il tasso di disoccupazione ed innalzando il debito pubblico. Iniziò così una dolorosa recessione che porterà nel 2001 l’Argentina al default, alla fine del regime monetario e ad una gravissima crisi politica510. Allo stesso tempo, nonostante le dichiarazioni di facciata sostenenti il perseguimento di ogni azione necessaria a favorire una maggiore integrazione tra i paesi del blocco, si scatenò una vera e propria tendenza al protezionismo, che assunse le vesti di una aperta guerra economica tra Argentina e Brasile esemplificata perfettamente da ciò che successe tra la primavera e l’estate del 2001, quando il Brasile bloccò le importazioni di grano e petrolio dal paese vicino a seguito dell’introduzione da parte di Buenos Aires di nuove tariffe riguardanti beni di provenienza brasiliana, scatenando le reazioni di Uruguay e Paraguay, i quali, allo stesso modo alzarono i dazi per i beni importati dall’area MERCOSUR. Il tutto assunse toni

509 Stefano Spoltore, Il processo di dollarizzazione in America Latina e la crisi del MERCOSUR, Rivista il

Federalista anno XLIII, n.2, 2001, pag.130

510 Ignacio Fernando Lara, Integrazione regionale e Investimenti Diretti Esteri. Il caso del MERCOSUR, ASERI,

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ancor più drammatici se si pensa che il Brasile in tal periodo stava attraversando una crisi energetica che portò al razionamento in tutto il paese dell’energia elettrica. Nell’area del MERCOSUR stavano venendo a galla le conseguenze dell’aver voluto perseguire obbiettivi contraddittori tra loro, come il desiderio unità continentale e il contemporaneo sostegno ad istanze di stampo nazionalista. I risultati in questi anni furono sotto gli occhi di tutti: i pur volenterosi tentativi di integrazione venivano costantemente frustrati da periodiche crisi finanziarie, le quali scaricavano tutti i loro effetti devastanti sulle fragili economie e sulle popolazioni della regione511.

A differenza di ciò che successe al processo europeo nel contesto simile degli anni ’70, ciò che più danneggiò le istanze integrazioniste del MERCOSUR, fu la mancanza di un qualsivoglia coordinamento monetario e politico. In caso di crisi, infatti, i paesi del blocco sudamericano, risposero alle condizioni economiche avverse attraverso le tradizionali politiche della svalutazione e dell’innalzamento delle barriere doganali, di fatto tradendo lo spirito alla base del mercato comune. Spoltore inoltre osserva che solo a posteriori i governi cercarono di salvare gli accordi di integrazione per mezzo di azioni politiche congiunte512.

Dato che la scelta dei regimi del tasso di cambio più adeguati costituisce un fattore fondamentale per la stabilità economica di un paese513 e, a maggior ragione, di un blocco regionale costituito da economie in via di sviluppo, la risposta a questa indubbia necessità, vista anche la maggiore vulnerabilità di tali paesi di fronte alle decisioni del mercato internazionale, avrebbe potuto essere costituita (come nel caso europeo) da una integrazione monetaria?

Sebbene l’assenza di un organo sovranazionale permanente implicasse notevoli difficoltà a far accettare agli stati membri del blocco regionale una convergenza su tematiche macroeconomiche514, l’istanza è stata discussa in molte occasioni senza mai trovare pareri favorevoli da parte degli stati del MERCOSUR. Ad esempio, nel 1997, la Banca nazionale per lo sviluppo economico del Brasile aveva realizzato uno studio in tal senso, il quale

511 Stefano Spoltore, Il processo di dollarizzazione in America Latina e la crisi del MERCOSUR, Rivista il

Federalista anno XLIII, n.2, 2001, pag.131

512 Ibidem, pp.132

513 Subdirección General de Estudios del Sector Exterior, El proceso de dolarización en América Latina, Boletín

Económico de ICE n.2680, enero-febrero 2001, pp.4

514 Hector Rubini, Dolarización y moneda única en el Mercosur,Asociación Argentina de Economía Política,

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prevedeva la nascita di una moneta unica per il 2012, senza però raccogliere molti consensi. Più volte negli anni seguenti infatti i titolari delle diverse Banche Centrali hanno ribadito la loro contrarietà all’operazione, giudicandola come una necessità non perentoria, facendo notare che la moneta del Mercosur fosse già il dollaro515, oppure più semplicemente, poiché non era in alcun modo in discussione una eventuale cessione delle rispettive sovranità monetarie ad una istituzione comune regionale.

Risulta a questo proposito utile sottolineare il fatto che, in realtà, almeno nel lasso di tempo sotto analisi (ossia compreso tra i primi anni ‘90 e il 2002), gli stati che hanno fatto ricorso come l’Argentina allo strumento della dollarizzazione516, erano ben coscienti che avrebbero perso la loro sovranità monetaria, consegnandola di fatto in mano agli Stati Uniti. Ciò però, risultò essere un problema secondario rispetto ai presunti vantaggi di breve respiro in termini di stabilità finanziaria e solvibilità, che avrebbero potuto conseguire con questo tipo di politica (anche per una sostanziale vicinanza valoriale dei governi interessati da questo fenomeno agli USA). Non risultava invece praticabile avviare un progetto di unione monetaria su base regionale appunto per le rivalità e i nazionalismi che caratterizzavano le relazioni interstatali517.

Al netto delle differenti dinamiche che hanno portato alla crisi delle due entità regionali, la cosa più importante che lascia trasparire questa analisi è che nel caso europeo l’adozione di una moneta unica è stata la tappa finale di un lungo processo di armonizzazione macroeconomica e di convergenza monetaria tra gli stati membri. Nel caso sudamericano invece, i membri del MERCOSUR, mettendo al centro i valori dell’identità e della sovranità nazionale non hanno dato il via ad una effettiva coordinazione delle rispettive politiche macroeconomiche, ossia l’elemento necessario affinché il processo integrazionista, in questo caso monetario, potesse avere un buon esito. L’esempio riportato, quindi, è perfettamente rappresentativo del paradigma enunciato da Carlos Malamud: “la difesa della sovranità nazionale vincolata ad un eccesso di nazionalismo rappresenta un vero e proprio freno all’integrazione518”.

515 Stefano Spoltore, Il processo di dollarizzazione in America Latina e la crisi del MERCOSUR, Rivista il

Federalista anno XLIII, n.2, 2001, pp.132

516 Uso del dollaro da parte degli abitanti di un paese, parallelamente alla valuta domestica.

517 Stefano Spoltore, Il processo di dollarizzazione in America Latina e la crisi del MERCOSUR, Rivista il

Federalista anno XLIII, n.2, 2001, pp.133

518 Carlos Malamud, "La Crisis De La Integracion Se Juega En Casa," Nueva Sociedad 219, Gennaio/febbraio

2009, disponibile su:<http://nuso.org/articulo/lacrisisdelaintegracionsejuegaencasa/> [data accesso: 16 febbraio 2016]

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