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Il bio-distretto e lo sviluppo locale: una lettura dell’indagine di campo

4. IL BIO-DISTRETTO DELLA VALCAMONICA. L’AGRICOLTURA BIOLOGICA PER LO SVILUPPO DELLA

4.4 Il bio-distretto e lo sviluppo locale: una lettura dell’indagine di campo

Le dieci aziende agricole biologiche intervistate26 rispecchiano la struttura media dell’azienda del fondovalle camuno (1,55 ettari in media, al 2017) così come gli ordinamenti produttivi. In particolare, le aziende oggetto dell’indagine coltivano vite, ortive, zafferano e cereali minori. Si tratta, quindi, di piccole realtà a conduzione familiare, con l’eccezione di un solo caso, in cui il capo azienda svolge la principale attività lavorativa al di fuori dell’azienda agricola.

Preme sottolineare che l’83% delle aziende intervistate adotta anche tecniche agro-ecologiche, come ad esempio la lotta biologica, il sovescio, l’uso di colture da copertura, e quindi, approcci che riducono l’utilizzo di input chimici per riuscire a rispondere all’esigenza di coniugare l’attività economica con integrità e perpetuità delle risorse naturali (Barberi et al., 2017).

Particolarmente attivi sul tema della sostenibilità ambientale sono gli agricoltori del bio-distretto. Il totale del campione intervistato ha affermato di essere coinvolto in iniziative (corsi, visite guidate, ecc.) finalizzate a diffondere i valori dell’agricoltura sostenibile (fig. 4.3).

Figura 4.3 - Iniziative di divulgazione sull’agricoltura sostenibile

Note: Domanda a risposta multipla

Fonte: elaborazioni CREA PB su dati da indagine diretta

26 Durante la visita al Bio-distretto sono state intervistate 5 aziende: Apicoltura Lares, Azienda Sempreverde Biogermogli, Azienda Agricola “La Muraca”, Azienda Agricola Antonio Ligabue, la cooperativa “Via del campo”. Sono inoltre stati intervistati il Presidente del Bio-distretto, Gianni Tosana; i rappresentanti dell’associazione “Coda di Lana” e la colegata azienda agricola “Coda di Lupo” e i Sindaci del Comune di Cerveno e Malegno. Successivamente i risultati delle interviste sono stati integrati tramite un breve questionario somministrato a: Az. Agr. Comazera; Az. Agr. Fabbrica del Gusto; Azienda Agricola Luna Piena; Azienda Agricola Shanty Maè.

Visite guidate in azienda

50%

Corsi di agricoltura per

hobbisti 19%

Altro 31%

57 Le aziende27 intervistate, in particolare, riconoscono al Bio-distretto il duplice ruolo di promotore dei prodotti biologici e di catalizzatore delle relazioni. Il 78% degli intervistati ha affermato, infatti, che il Bio-distretto svolge una reale funzione di indirizzo e di promozione favorendo, ad esempio, la valorizzazione dei prodotti locali attraverso iniziative commerciali (fiere e mercati di rilevanza nazionale); le numerose occasioni di incontro, inoltre, garantirebbero lo scambio di informazioni e l’intreccio di nuove relazioni sia di tipo commerciale, sia professionale.

Dopo la fase iniziale di partecipazione, risulta piuttosto modesta la collaborazione tra Bio-distretto e le numerose associazioni professionali della zona. Dalla lettura dei risultati dell’indagine non emergono particolari collegamenti tra il Bio-distretto e le cooperative agricole, i consorzi o le altre associazioni di agricoltori che insistono sul territorio, anche se le aziende aderenti ne fanno parte singolarmente e accedono ai diversi servizi messi a loro disposizione. Come evidenziato graficamente (fig. 4.4), risulta maggioritario il collegamento con le altre aziende aderenti al Bio-distretto (80%).

27 L’83% delle aziende ha indicato di avere dei progetti per il futuro, in collaborazione con altri operatori della filiera, per la realizzazione di: i) attività di educazione sul biologico; ii) recupero di terreni abbandonati a fini sociali; iii) vendita diretta; iv) recupero di antichi cereali.

58 Figura 4.4 - Soggetti con cui interagiscono maggiormente le aziende del bio-distretto (valori in %)

Note: Domanda a risposta multipla, il totale può essere superiore a 100 Fonte: elaborazioni CREA PB su dati da indagine diretta

In conseguenza della limitata realizzazione delle attività previste dal piano di azione, il quadro relativo al sostegno ai produttori non risulta particolarmente performante. Ad oggi, ad esempio, il Bio-distretto risulta direttamente impegnato in due azioni di recupero di filiere locali. La prima iniziativa riguarda la segale e il grano saraceno abbandonati, soprattutto, per ragioni di ordine economico (Comunità montana della Val Camonica, 2011). Il progetto, che si avvale della collaborazione del parco dell’Adamello e delle aziende agricole del Bio-distretto ha portato alla semina, in via sperimentale, di 5 ettari su terreni recuperati all’abbandono, ma l’obiettivo è di favorire la diffusione della coltura mediante l’acquisto di una mietitrebbia idonea al lavoro sui terreni terrazzati della Val Camonica. La seconda, vede la collaborazione del Bio-distretto con l’associazione Coda di lana, sua socia, nella raccolta annuale della lana dagli allevamenti presenti sul territorio, soprattutto organizzando i punti di conferimento con la collaborazione dei Comuni. L’associazione raccoglie la lana che i pastori camuni sono costretti a considerare e a trattare come un rifiuto per farne materia prima per creazioni artigianali; inoltre, in forza di uno specifico accordo, parte della lana viene trasformata da un’azienda del bergamasco. In questo modo un prodotto destinato a uno smaltimento oneroso viene pagato 15 €/kg.

In base ai rispondenti, le attività volte alla valorizzazione dei prodotti biologici locali attraverso canali distributivi alternativi (fig. 4.5) hanno riscosso un discreto successo: nel 41% dei casi le aziende hanno partecipato a fiere locali e, in misura minore, a visite aziendali e farmers’ market (per entrambe 14%), incontri informativi e scambi aziendali (per entrambe 9%), study visit (5%). Molti dei produttori intervistati preferiscono far riferimento ai propri canali di vendita in quanto già consolidati. A livello locale non esiste, inoltre, una domanda strutturata per i prodotti biologici. Solo di recente sono stati realizzati due punti vendita presso delle botteghe del mondo del commercio equo e solidale, ma solo una piccola parte del prodotto viene esitata attraverso questo canale.

30 30 30

60

80

0 20 40 60 80 100

Organizzazioni professionali Altri operatori della filiera Operatori sociali Istituzioni Aziende

59 Figura 4.5 - Partecipazione ad eventi organizzati dal distretto negli ultimi tre anni (valori in %)

Note: Domanda a risposta multipla, il totale può essere superiore a 100 Fonte: elaborazioni CREA PB su dati da indagine diretta

Gli intervistati unanimemente riconoscono al Bio-distretto il tentativo di mettere assieme le aziende del territorio (fig. 4.6). Il 60% afferma che la sua istituzione ha contribuito a creare nuove relazioni professionali, e nel 50% dei casi sono state intraprese nuove opportunità commerciali; è condiviso il parere positivo sull’utilità degli interventi di promozione che favoriscono maggiore visibilità ai prodotti (50%), anche se ne criticano il carattere una tantum.

Figura 4.6 - Percezione degli intervistati sull’istituzione del distretto (valori in %)

Note: Domanda a risposta multipla, il totale può essere superiore a 100 Fonte: elaborazioni CREA PB su dati da indagine diretta

Il Bio-distretto non offre servizi di supporto tecnico, ma garantisce un sistema di consulenza aziendale attraverso il costante contatto con i tecnici per promuovere corsi di formazione e laboratori (sull’agricoltura biologica, sull’apicoltura di montagna, sulla frutticoltura biologica, ecc.). In tal senso, è risultato fondamentale il sistematico scambio di informazioni, esperienze e conoscenze tra i produttori per favorire i processi di perfezionamento continuo. Sono altresì sorte iniziative spontanee e autogestite di acquisti collettivi di mezzi di produzione. ... i prodotti del territorio godono di maggiore visibilità

… è aumentato il turismo sul territorio ... ho allacciato nuove relazioni commerciali ... ho modo di partecipare a molte iniziative promozionali ... ho allacciato nuove relazioni professionali utili per l’azienda ... ho iniziato a esportare/sono aumentate le esportazioni ... mi ha aiutato ad aumentare la produzione commercializzata ... mi permette l’accesso a informazioni utili per la mia professione ... mi ha aiutato a introdurre innovazioni in azienda (di tipo agronomico,

manageriale, ecc.)

60 È bene evidenziare, comunque, che all’interno di Val Camonica Bio sono state realizzate iniziative formative, rivolte soprattutto agli agricoltori che desideravano convertirsi al biologico; si sono anche portati avanti corsi specifici rivolti a settori minoritari, ma localmente in crescita, come l’apicoltura, il recupero dei cerali montani e, ultimamente, un corso di agricoltura rigenerativa rivolto a professionisti ed hobbisti, nell’ambito del progetto Coltivare paesaggi resilienti.

Nonostante le ridotte dimensioni, tutte le aziende del campione, eccetto una, trasformano o confezionano i loro prodotti, che esitano direttamente attraverso canali commerciali alternativi (ristoranti, mercati di zona, GAS e, in piccola parte, vendita diretta). Si tratta, quindi, di aziende ancora poco orientate ai mercati, che si avvantaggiano molto dell’associazionismo e pertanto hanno accolto favorevolmente la costituzione dell’associazione Valcamonica Bio, anche in considerazione del fatto che la richiesta di certificazione biologica non ha comportato adeguamenti rilevanti dei processi produttivi attuati, già improntati alla sostenibilità.

L’approccio sistemico, però, non riguarda la propensione all’innovazione, che continua ad essere perseguita in maniera autonoma senza nessun tipo di supporto, nemmeno formativo, da parte del Bio-distretto, questo perché le decisioni che riguardano i processi produttivi sono dettate da considerazioni di ordine tecnico o commerciale, portate avanti autonomamente, soprattutto per quelle aziende orientate al mercato, come quelle vitivinicole28. In tal senso, gli agricoltori hanno affermato che le decisioni che riguardano i processi produttivi sono slegate dall’appartenenza al Bio-distretto. La propensione all’innovazione risulta comunque elevata, ed è sostenuta dalla grande capacità di autofinanziamento29 degli agricoltori non professionali, la maggioranza nella Valcamonica. L’84% dei soggetti ha dichiarato, infatti, la volontà di realizzare investimenti nei prossimi tre anni, autofinanziandosi nella maggioranza dei casi (67%).

Tale capacità si manifesta in modo diverso a seconda degli ordinamenti produttivi.