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4. IL BIO-DISTRETTO DELLA VALCAMONICA. L’AGRICOLTURA BIOLOGICA PER LO SVILUPPO DELLA

4.3 Il funzionamento

Il Bio-distretto della Val Camonica è uno dei 18 bio-distretti AIAB attualmente presenti in Italia. In quanto tale, ha aderito a un disciplinare che ne governa il funzionamento e il diritto di utilizzo del marchio. I requisiti18 prevedono la presenza di un partenariato pubblico-privato, con almeno la presenza di due Comuni, l’adozione di un percorso di costituzione partecipato e la rilevanza, stabilita con criteri parametrici, del comparto biologico rispetto alla media del settore agricolo regionale o nazionale. Il bio-distretto della Valcamonica garantisce la presenza di tali requisiti. In particolare, come già anticipato, soddisfa quello della rappresentatività del comparto biologico: nonostante le dimensioni ridotte delle aziende, infatti, gli

17 Nello spirito che anima i bio-distretti, attori così diversi hanno deciso di adoperarsi per la realizzazione di un’economia non solo di beni, ma anche di relazioni, e per favorire la creazione di un sistema collettivo caratterizzato dalla diffusione di una cultura del biologico che mira all’adozione di un modello basato sui principi fondamentali dell’agricoltura biologica (Basile, 2014): benessere, ecologia, equità e precauzione.

18 È richiesta una prevalenza di produttori (60% del totale degli operatori), il ruolo guida del settore privato, l’elevata qualità ambientale dell’area e l’adesione alla rete dei bio-distretti AIAB.

54 animatori del distretto sono riusciti ad attivare una massa critica di produttori che fa sì che la percentuale di SAU biologica sia superiore alla media regionale.

Il Bio-distretto si è dotato di un proprio statuto che, oltre agli organi necessari al suo funzionamento, individua specifiche commissioni tematiche19 a supporto del Consiglio direttivo nell’attuazione e nell’elaborazione delle azioni del programma. Attualmente, il partenariato è articolato in quattro commissioni tematiche: ambiente, agricoltura, turismo ed una dedicata al progetto Coltivare paesaggi resilienti; tutte sono per lo più composte da tecnici, alcuni professionisti vicini al Bio-distretto, altri invece semplici cittadini con competenze specifiche.

Le aree prioritarie su cui fa perno il programma del Bio-distretto sono le seguenti:

• consolidamento interno e promozione,

• sensibilizzazione ed educazione,

• sostegno e coinvolgimento dei produttori,

• buone pratiche di promozione dell’ambiente e del territorio.

Le iniziative da realizzare all’interno delle singole aree sono elaborate nelle commissioni tematiche e portate in Consiglio direttivo, che si riunisce almeno tre volte all’anno, per la loro discussione e approvazione.

Le commissioni tematiche costituiscono, quindi, il luogo di confronto tra i soci del Bio-distretto per elaborare nuovi progetti e programmare iniziative culturali o di ricerca. La loro attività è gestita autonomamente dai membri.

L’unica occasione di incontro e confronto di tutto il partenariato è costituita dall’assemblea dei soci, la quale si riunisce una volta all’anno per l’approvazione del bilancio.

Il piano di azione viene realizzato in maniera partecipata da tutti i soci, anche grazie alla loro organizzazione nelle commissioni tematiche, che facilita la condivisione organica delle proposte. Tuttavia, l’operatività del Bio-distretto non è stata così incisiva nel tradurre in pratica quanto stabilito dal piano di azione: dall’annualità 2015, infatti, non sono stati prodotti aggiornamenti. Ultimamente si preferisce, infatti, concentrare il partenariato su singole azioni di valore, come la già citata Coltivare paesaggi resilienti. I rapporti con la popolazione sono invece mantenuti attraverso le iniziative culturali e di informazione20 realizzate dal Bio-distretto, iniziative che rappresentano le occasioni in cui la comunità locale viene a contatto con il distretto e ne può conoscere l’operato.

Il Bio-distretto è molto attivo sul piano culturale: organizza, infatti, diverse attività per educare ai valori del biologico e della sostenibilità ambientale con iniziative rivolte alla popolazione adulta ed in età scolare21. Assolve altresì ad un ruolo di promozione e diffusione delle esperienze innovative per valorizzare

19 La presenza di tali commissioni differenzia lo statuto del bio-distretto da quello AIAB.

20 Ad esempio, è divenuto un appuntamento tradizionale la festa del Bio-distretto attraverso la quale la popolazione viene in contatto con i produttori locali e le iniziative del distretto.

21 Nel triennio 2015-2017 sono stati organizzati 5 incontri divulgativi sulla sostenibilità, un laboratorio di cucina, la presentazione di un libro e una conferenza sulla qualità dell’aria. La collaborazione con le scuole locali e l’Azienda Socio Sanitaria ha dato vita ad iniziative quali, ad esempio, Alimentazione e futuro che ha coinvolto 6.000 studenti e le loro famiglie ed ha previsto la somministrazione, durante l’anno scolastico, di merende biologiche prodotte dai soci del bio-distretto. Il progetto Scuola della salute, invece, ha previsto un ciclo di incontri sull’alimentazione rivolti al personale sanitario.

55 le risorse naturali di un territorio reso sempre più fragile dall’abbandono, dalla cementificazione del fondovalle e da progetti di uso delle acque22 e del suolo privi del concetto di limite.

Tra le azioni intraprese dal Bio-distretto risulta centrale anche la tematica ambientale23, affrontata con interventi puntuali ma anche con azioni sistemiche che, in linea con la visione dell’agricoltura come elemento in grado di favorire lo sviluppo sostenibile della Valle, ha dato avvio a interessanti progetti di integrazione tra filiere. Tra le azioni puntuali occorre segnalare la costante opera di informazione sui rischi del diserbo chimico, che ha portato alcuni Comuni del territorio a limitarne l’utilizzo a favore di metodi più rispettosi dell’ambiente.

In collaborazione con il comune di Malegno sono stati recuperati alcuni terreni abbandonati, convertiti al biologico e successivamente affidati ad una cooperativa agricola sociale.

Il bio-distretto collabora con il Parco dell’Adamello, il Parco dello Stelvio e la Fondazione Cariplo ad un progetto di promozione territoriale per la realizzazione di una pista ciclabile in quota che collega tutte le malghe del comprensorio, un’iniziativa nata completamente in seno al bio-distretto. Il progetto ha coinvolto anche l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste, per la valorizzazione in chiave turistica delle aree Natura 2000 della Val Camonica24.

Nel 2018 ha preso avvio il progetto Coltivare paesaggi resilienti con il quale il bio-distretto, così come previsto dal suo programma, intende recuperare il territorio abbandonato riattivando le antiche filiere locali.

Il progetto si prefigge di contrastare l’avanzamento del bosco e l’abbandono delle terre coltivabili, terrazzate e non, a quote tra 500 m e 1.500 m (s.l.m.), mediante il recupero della coltivazione dei cereali montani (segale, orzo, grano saraceno) con l’uso di apposite macchine agricole. Il progetto ha coinvolto la Fondazione Cariplo come ente finanziatore, 17 agricoltori (di cui 6 biologici), il Parco dell’Adamello e la Casa Museo di Cerveno, e si propone di creare una struttura collaborativa che permetta di recuperare e chiudere localmente una filiera da tempo abbandonata, fornendo adeguata formazione e garantendo idonei sbocchi commerciali.

Sotto il profilo strutturale, la numerosità della componente privata, rappresentata soprattutto dalle aziende aderenti a Valcamonica Bio, è andata ampliandosi nel corso degli anni, anche se forse non con i ritmi sperati dai promotori. Alle 20 aziende fondatrici se ne sono aggiunte altre, portando il numero degli aderenti a 27, alcuni dei quali, anche se non certificati, perseguono un’idea di agricoltura sostenibile. L’innesto di nuove aziende ha permesso al distretto di raggiungere l’obiettivo di incrementare la diversificazione produttiva, favorita dalla forte presenza sul territorio di piccole aziende che praticano la policoltura.

Per quanto concerne la componente pubblica, rappresentata anche da 10 Comuni (in totale i Comuni della Valle sono quaranta), ha partecipato attivamente solo nella fase iniziale di costituzione del bio-distretto.

Successivamente l’interesse di alcuni enti locali è venuto meno evidenziando, talvolta, la scarsa propensione a collaborare, la non condivisione dell’organizzazione delle attività e della divisione dei compiti, presupposti basilari per lavorare in gruppo. Bisogna comunque tener presente che alcuni Comuni25 contribuiscono con le

22 Il bio-distretto è tra gli animatori di un movimento di protesta contro il proliferare incontrollato delle centraline di captazione private lungo i corsi d’acqua della valle, che ha portato ad un ridimensionamento del fenomeno.

23 Tra le diverse iniziative è possibile citare il censimento dei terreni inutilizzati, le lezioni sulla bioedilizia e la riattivazione delle

“calchere”.

24 Al momento della chiusura del presente lavoro era in fase di finalizzazione il protocollo d’intesa tra gli enti coinvolti.

25 Il Comune di Malonno, ad esempio, mette a disposizione il deposito per l’annuale giornata della raccolta della lana, mentre il comune di Malegno, nel 2015, si è avvalso della cooperazione del distretto per recuperare alcuni terreni abbandonati, affidati poi a una cooperativa agricola sociale, da destinare all’agricoltura biologica.

56 loro strutture alla buona riuscita di alcune iniziative del bio-distretto e, viceversa, si avvalgono della sua collaborazione per i propri progetti.

4.4 Il bio-distretto e lo sviluppo locale: una lettura dell’indagine di