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Il cinema nacque nel 1895 con la proiezione della prima opera cinematografica dei fratelli Lumière, a Parigi. Questa era un’opera (ovviamente) muta, come lo sono state tutte le produzioni successive fino al 1927, quando uscì “The jazz singer” negli Stati Uniti, il primo film sonoro della storia del cinema. Ma i sottotitoli non sono nati con il cinema sonoro: i loro precursori, gli intertitoli, o didascalie, venivano usati nel cinema muto per descrivere un’azione o addirittura riportare dei dialoghi dopo che questi erano stati mimati dagli attori. Gli intertitoli, comparsi in Europa nel 1903 e negli Stati Uniti nel 1908 (De Linde, 1996, p. 173; Díaz-Cintas, 2001, p. 54), erano facili da sostituire, in quanto bastava togliere i fotogrammi contenenti le parti scritte e metterne fisicamente di nuovi, stavolta con le scritte tradotte.

Con l’avvento del cinema sonoro, tuttavia, gli intertitoli sparirono, per lasciare gradualmente spazio ai sottotitoli, tra il 1917 e il 1927 (Perego, 2005, p. 35). Inizialmente, i grandi film di Hollywood, e di altri ricchi studi cinematografici, venivano trasposti in altre lingue facendo fare una nuova versione dello stesso film, all’interno dello stesso set, da registi e attori diversi. Ovviamente questa tecnica richiedeva lunghi tempi e alti costi per la loro produzione, e venne ben presto abbandonata in favore dei sottotitoli e del doppiaggio. Il plurilinguismo europeo pose fin da subito dei problemi alla distribuzione dei prodotti americani, che per praticità venivano solitamente sottotitolati in tre lingue (Francese, Spagnolo e Tedesco), dando per scontato che le altre comunità linguistiche avrebbero potuto fruire in ugual modo dei sottotitoli nella lingua più affine alla loro. Chiaramente fu

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una strategia fallimentare, che portò i singoli paesi a produrre sottotitoli o doppiaggi di loro iniziativa, facilitandone oltretutto la censura in alcuni paesi.

In seguito, l’invenzione della televisione e la nascita dei programmi televisivi, died alla luce un nuovo tipo di sottotitolazione per questo specifico media e le sue necessità: uno schermo più piccolo, dialoghi non strutturati, un pubblico più variegato e con necessità diverse (come i non udenti) ecc. Col passare del tempo, e con l’evolversi della tecnologia, si è arrivati ad ottenere tecniche e strumenti di sottotitolazione sempre più precisi, rapidi ed economici. Inoltre, la recente introduzione della sottotitolazione nei Translation Studies come forma di traduzione-adattamento a sé stante, ha dato nuovo rilievo a questa attività, che fino alla fine del secolo scorso non poteva contare su una bibliografia tanto estesa quanto quella esistente oggi, né su una quantità di ricercatori dediti al suo continuo miglioramento.

1.3.1 – IN ITALIA

La prima trasmissione nazionale italiana a disporre dei sottotitoli ufficiali è stato il film di Alfred Hitchcock “La finestra sul cortile”, andato in onda il 5 maggio 1986 e fornito di sottotitoli intralinguistici per non udenti grazie al neonato strumento del Televideo8.

Tuttavia, per quanto riguarda la sottotitolazione interlinguistica, essa è sempre stata considerata una tecnica di traduzione audiovisiva “minore” in Italia, poiché si è fin da subito preferito adattare i film e gli altri prodotti audio-filmici tramite la tecnica del doppiaggio. Questa scelta è stata il frutto di una tradizione linguistico-culturale tanto forte quanto frammentata, di una identità nazionale ancora in formazione, e certamente anche delle spinte nazionaliste se non autarchiche del regime fascista. Non bisogna scordare, infatti, che il cinema nacqe alla fine del 19° secolo, e che dopo meno di trent’anni dalla sua nascita, in Italia si instaurò la dittatura, proprio quando l’industria cinematografica e i prodotti audiovisivi stranieri si stavano diffondendo in tutto il continente, incluso il Bel Paese. A Cinecittà, in quegli anni, in particolare nel 1924, nasceva per volontà di Benito Mussolini l’istituto Luce, con l’obiettivo di diffondere materiale audiovisivo mirato all’educazione delle masse

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analfabete e alla propaganda di partito. Il Luce, insieme alle politiche protezioniste circa tutto il materiale filmico straniero, portarono a una chiusura verso i sottotitoli e a un’apertura verso il doppiaggio, come forma di “difesa” culturale e promozione della “italianità”. Tale difesa fu promossa a tal punto che non era raro sentire e leggere i nomi degli attori stranieri nelle loro versioni italianizzate, come una forma estrema di adattamento. Le uniche eccezioni a questa regola sul doppiaggio potevano essere rappresentate da dei sottotitoli intralinguistici, sia per prodotti originali italiani che per prodotti stranieri doppiati, con lo scopo di insegnare a leggere, o per aiutare i non udenti.

A partire dal secondo dopoguerra, i sottotitoli interlinguistici iniziarono ad essere usati progressivamente sempre di più, per quanto il doppiaggio sia sempre rimasto la tecnica prediletta per la trasposizione dei film stranieri. Tutt’oggi sono pochissimi i film che vengono distribuiti nelle sale in lingua originale con sottotitoli in italiano. Per un maggior utilizzo della sottotitolazione interlinguistica dobbiamo, infatti, aspettare la nascita dei film a noleggio con la funzione multilingue per audio e sottotitoli, seguiti dalla televisione via cavo, i primi film disponibili su internet e infine le piattaforme di streaming.

1.4 – CONCLUSIONI

In questo primo capitolo, dedicato agli aspetti teorici della traduzione audiovisiva in generale, e della sottotitolazione in particolare, siamo giunti ad alcune conclusioni.

Prima di tutto, abbiamo stabilito che non esiste una regola o un insieme di regole universali per la sottotitolazione, ma piuttosto esiste una serie di convenzioni legate alla tradizione della traduzione, da cui possiamo dedurre alcune norme di buonsenso e alcune strategie traduttive (che analizzeremo in seguito). Queste norme generali sono state prese in considerazione durante la creazione dei sottotitoli per “Les bracelets rouges”, come vedremo nel capitolo dedicato all’analisi.

In seguito, siamo giunti alla conclusione secondo cui esistono diversi tipi di sottotitoli, legati ai mezzi di diffusione, al pubblico e allo scopo dei sottotitoli stessi. Ai fini dell’analisi, sono stati prodotti e saranno analizzati dei sottotitoli di tipo

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interlinguistico a scopo descrittivo. A lato di questa analisi principale ci saranno dei commenti circa eventuali somiglianze o differenze con dei sottotitoli di tipo interlinguistico a scopo didattico, e occasionalmente anche considerazioni tecniche su sottotitoli di altra natura (ad esempio sottotitoli intralinguistici).

Nel prossimo capitolo procederemo con una descrizione del genere testuale delle serie TV, in quanto esso presenta una serie di peculiarità rispetto al cinema e altri prodotti audiovisivi, tali da dover essere presi in considerazione durante la creazione di sottotitoli.

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CAPITOLO 2 – LE SERIE TELEVISIVE, STRATEGIE