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2.4 – PRINCIPALI STRATEGIE PER L’ADATTAMENTO LINGUISTICO TESTUALE

I sottotitoli rappresentano un prodotto unico nel campo della TAV, presentando caratteristiche che impongono scelte traduttive e di adattamento diverse da qualsiasi altra attività di traduzione, e condivise solo in parte da altre forme di TAV. Infatti, oltre a dover rispondere all’esigenza primaria di qualsiasi forma di trasposizione semiotica, ovvero la traduzione del messaggio contenuto nel testo originale nel testo d’arrivo, il più fedelmente possibile (cfr. par. 1.1.1), l’adattamento di dialoghi per sottotitoli deve anche rispondere alle esigenze intrinseche di questo genere testuale (cfr. par. 1.2.3).

Per raggiungere il suo obiettivo, il traduttore-adattatore ha a disposizione alcuni strumenti, che lo aiuteranno a risolvere problemi sia di natura tecnica che linguistico-testuale o culturale. Alcuni studiosi del settore si sono cimentati nella redazione di elenchi delle principali tecniche da utilizzare durante questa peculiare attività, derivate da quelle della traduzione letteraria descritte nel paragrafo precedente e atte alla risoluzione di tutti i vincoli alla sottotitolazione (cfr. par. 1.2.2).

Vedremo di seguito alcuni esempi di metodi per la risoluzione dei vincoli tecnici e linguistico-testuali, mentre nel prossimo paragrafo ne analizzeremo altri, rivolti alla risoluzione dei problemi culturali.

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• Espansione: aggiunte nel testo di arrivo rispetto a quello di partenza, per spiegazioni o necessità linguistiche

• Parafrasi: cambiamenti morfosintattici legati alle necessità della lingua di arrivo

• Trasferimento: traduzione letterale

• Imitazione: riproduzione di certi tratti della lingua di partenza

• Trascrizione: legato soprattutto alle onomatopee e a certi suoni insoliti per la lingua di partenza e di arrivo

• Slittamento: uso di diversi mezzi linguistici per mantenere lo stesso effetto

• Restrizione: riassunto senza perdita di significato

• Riduzione: eliminazione di parte del testo originale senza perdita di significato

• Cancellazione: eliminazione di parte del testo originale con perdita di significato

• Rinuncia: traduzione inappropriata, inadatta alle esigenze linguistiche e semantiche dei due testi

L’elenco redatto da Karamitroglou (1998), e ripreso da Gambier (2006), è invece più ridotto:

• Segmentazione: divisione del testo in due o più righe, in due o più sottotitoli separati, per non impegnare il pubblico nella lettura di un sottotitolo troppo denso.

• Riduzione: taglio applicato al testo di arrivo per renderlo meno denso senza dover ricorrere alla segmentazione e cercando di non perdere unità semantiche.

• Semplificazione: uso di forme verbali e morfosintattiche più semplici per ridurre il numero di caratteri da leggere, e alleggerire il carico cognitivo del pubblico. Spesso Riduzione e Semplificazione sono considerate parte della stessa tecnica, come vedremo meglio nel prossimo paragrafo. • Espansione: allungamento del testo di arrivare tramite spiegazioni o

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testo di arrivo e incomprensioni da parte del pubblico. Potrebbe causare problemi di lunghezza o di velocità del sottotitolo.

Una classificazione simile è ripresa anche da Díaz-Cintas e Remael (2007), i quali, tuttavia, escludono l’espansione dalle tecniche adottabili nella sottotitolazione:

• Condensation and reformulation (at word/sentence level) • Omissions (at word/sentence level)

• Segmentation and line breaks

In ognuna di queste tecniche si pone sempre lo stesso dilemma: come si può stabilire se è possibile ridurre o ampliare il testo dei sottotitoli? Cosa può essere sacrificato e perché? Vale la pena allungare e appesantire un sottotitolo per spiegare un elemento linguistico o culturale?

Nel tentativo di rispondere a queste domande, Georgakopoulou (2009) propone una classificazione dei principi, in ordine discendente di priorità, di cui un sottotitolatore deve tenere conto durante il suo operato (cfr. par. 1.2.2.3):

• La funzione all’interno della trama di una data informazione • La connotazione, o informazione implicita, il non detto

• Il tipo di pubblico, con le sue conoscenze e il suo bagaglio culturale • Il mezzo di diffusione e il dispositivo di riproduzione del prodotto

audiovisivo

Nei paragrafi seguenti analizzeremo più da vicino ciascuna delle strategie elencate, facendo riferimento all’elenco di Karamitroglou e Gambier, in quanto è plausibilmente ritenibile il più completo ma al tempo stesso sintetico ed affidabile, ma facendo riferimento anche alle definizioni date da Díaz-Cintas e Remael. Tuttavia, questa divisione sarà usata solo in questa sede per facilitare l’esposizione dei concetti a livello teorico. Durante l’analisi nel capitolo 3, invece, vedremo come e perché è risultato più comodo avvalersi della classificazione di Díaz-Cintas e Remael.

Le seguenti pagine sono state redatte tenendo sempre conto del fatto che, ad ogni buon conto, una vera e propria “Bibbia” del sottotitolatore non esiste:

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In fact, subtitling “tricks” do not really exist: subtitlers come up with solutions whenever they are confronted with a challenging dialogue or scene and some of the challenges appear to recur. (Díaz-Cintas e Remael, 2007, p. 150).

2.4.1 – LA SEGMENTAZIONE

Si tratta di una pratica spesso obbligatoria, imposta dai vincoli tecnici di spazio, più che di una vera e propria strategia.

Segmentare un sottotitolo significa dividerlo in unità logiche tramite l’uso della punteggiatura o andando a capo nelle altre righe a disponizione. Particolarmente cara a Karamitroglou (1998), la segmentazione segue il principio della sottotitolazione sintatticamente lineare, e perciò mira a far coincidere le unità sintattiche con unità concettuali. Uno studio del Caption Media Program del 2006 ha dato come risultato una serie di consigli per applicare correttamente questa strategia:

- non separare un modificatore dalla parola che esso modifica - non interrompere (tagliare) una frase preposizionale

- non tagliare i nomi propri, o i titoli dai nomi propri cui si riferiscono - non andare a capo o tagliare la frase subito dopo una congiunzione - non separare gli ausiliari dai verbi che essi modificano

- non terminare mai una frase e cominciarne un’altra sulla stessa riga, a meno che non si tratti di frasi brevi legate tra loro dal significato.

2.4.2 – LA RIDUZIONE E SEMPLIFICAZIONE

La Semplificazione è di gran lunga la strategia più utilizzata per risolvere problemi legati ai vincoli tecnici dei sottotitoli. Seguendo le indicazioni di Díaz-Cintas e Remael (2007), sarà qui presentata insieme alla Riduzione in quanto coincidono sotto molti aspetti, o almeno possiamo affermare che per raggiungere l’obiettivo di un sottotitolo ridotto sarà sempre necessario ricorrere, in tutto o in parte, a strategie di semplificazione.

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La Riduzione è, quindi, una delle attività principali del sottotitolatore, e include numerose sotto-strategie che puntano ad ottenere dei sottotitoli più brevi senza sostanziali perdite di significato.

Da un punto di vista quantitativo, è difficile stabilire quanto i sottotitoli siano più brevi rispetto alla trascrizione completa dei dialoghi (Perego, 2005, p. 76). Qualcuno sostiene si tratti di una riduzione compresa tra il 40% e il 70%, altri del 25%, 30% o tra il 30% e il 50% (ibidem), ma ancora pochi sono gli studi puntuali condotti sull’argomento13, e bisogna sempre ricordare che molti fattori concorrono

a una maggiore o minore riduzione testuale quali: lingua di partenza e lingua di arrivo, mezzo di proiezione dei sottotitoli, quantità di materiale discorsivo non indispensabile o non traducibile in forma scritta, obiettivo e tipologia dei sottotitoli eccetera.

Gambier (2006) descrive la Riduzione come l’attività di compressione o eliminazione di parti del sottotitolo al fine di renderlo più breve. Díaz-Cintas e Remael (2007) si sono cimentati in un elenco più dettagliato (pp. 150-161), aggiungendo il concetto di “riformulazione”, che Gambier include implicitamente nella strategia di Semplificazione. Sebbene sia stato concepito per sottotitoli in lingua inglese, l’elenco di Díaz-Cintas e Remael contiene principi e consigli validi in realtà per sottotitoli in qualsiasi lingua, e che possono essere applicati in misura maggiore o minore a seconda dei casi:

• Compressione (o condensazione) e riformulazione a livello lessicale (Condensation and reformulation at word level)

o Semplificazione delle frasi verbali

o Generalizzazione degli elenchi ed enumerazioni o Uso di sinonimi o espressioni equivalenti

o Uso di tempi verbali semplici piuttosto che tempi verbali composti o Cambio di classe delle parole (ad esempio da sostantivo ad

aggettivo/verbo o viceversa)

o Forme ridotte e contrazioni (della amica -> dell’amica)

• Compressione (o condensazione) e riformulazione a livello sintattico (Condensation and reformulation at clause/sentence level)

13 cfr. paragrafo 1.2.3.1

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o Cambio delle frasi negative o interrogative in affermative e viceversa, domande indirette in domande dirette e viceversa ecc... o Semplificazione degli indicatori modali (se la cosa vi è gradita -

> se volete)

o Cambio del discorso diretto in discorso indiretto, che consente anche di eliminare i verbi presentativi, comuni in inglese ma non in altre lingue (p. 156)

o Inversione di soggetto e uno dei complementi

o Inversione di tema e rema (tutto questo l’ho fatto io -> io ho fatto tutto questo)

o Semplificazione di frasi complesse e/o lunghe o Inversione di frasi passive in attive e viceversa

o Uso di pronomi al posto di nomi (sono un meccanico. So solo riparare auto -> Sono un meccanico. So fare solo quello)

o Fusione di una o più frasi in un’unica frase

Nello stesso paragrafo in cui troviamo questo elenco, il paragrafo cioè sulla riduzione testuale, possiamo trovare anche la strategia dell’Omissione, considerata da Díaz-Cintas e Remael come una forma estrema di riduzione, che prevede di non riportare intere parole o frasi (o meglio, unità sintattiche o semantiche) in caso di grande necessità spaziale o temporale. Anche in questo caso, la distinzione da farsi è tra omissioni a livello lessicale e omissioni a livello sintattico, cioè tra l’eliminazione di singole parole o di intere frasi o parti di frasi (Omissions at word level e Omissions at clause/sentence level).

Ovviamente, l’uso più o meno intenso della riduzione testuale non dipende dai soli vincoli tecnici, ma anche da alcuni vincoli linguistici, come dimostrano le testimonianze contrapposte di Vitkus (1995, p. 319) e Alcandre (2001, p. 132-134). Il primo afferma, infatti, che tradurre dialoghi per sottotitoli dall’inglese al lettone comporti una riduzione netta e sostanziale, e di conseguenza spesso si verifica una perdita di significato. La causa di questo fenomeno è da indentificarsi nelle caratteristiche morfosintattiche del lettone, che lo rendono per forza di cose più lungo dell’inglese. Il secondo studio riporta l’esperienza esattamente opposta, per quanto riguarda la traduzione dal tedesco verso il francese: in questo caso il francese scritto sembra essere più facilmente “condensabile” rispetto al tedesco parlato, e di

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conseguenza i sottotitoli risulteranno meno carenti di significato rispetto a quelli prodotti dall’inglese verso il lettone.

In generale, è bene ricordare che ogni tipo di riduzione, e in particolare l’omissione, comportano dei rischi se non sono applicate con giudizio e cautela. Prima di rimuovere una parola (o addirittura una frase) da un sottotitolo, è buona norma assicurarsi che questo non comprometta o non affatichi la lettura e la comprensione del sottotitolo (cfr. elenco di Kovačič nel par. 1.2.2.3, e di Gambier nel par. 2.3).

2.4.3 – L’ESPANSIONE

L’espansione del testo, nei sottotitoli, riguarda tutto ciò che nel testo di partenza non esiste e viene aggiunto, oppure spiegato, esplicitato per ragioni di coerenza o coesione oppure, più comunemente, per questioni culturali (come vedremo meglio nel paragrafo 2.4.2).

Comunemente, i sottotitoli sono espansi tramite l’esplicitazione, la perifrasi, il prestito diretto e l’equivalenza dinamica (di cui abbiamo già parlato nel par. 1.1.1). Tuttavia, a causa dei numerosi vincoli della sottotitolazione, specialmente dei vincoli tecnici spaziali e temporali, è raro che si presenti la possibilità di espandere in senso quantitativo il testo dei sottotitoli. È più facile, invece, che il testo sia espanso in senso qualitativo, come nel caso dell’equivalenza dinamica, ovvero tramite l’uso di sostantivi o (brevi) parafrasi che non aumentano il numero di caratteri in modo significativo, ma che riescono comunque a esplicitare informazioni che altrimenti resterebbero implicite e quindi potenzialmente oscure al pubblico della lingua d’arrivo.

2.5 – PRINCIPALI STRATEGIE PER L’ADATTAMENTO LINGUISTICO-