MONITORAGGIO
Il punto più problematico delle politiche di prevenzione della radicalizzazione nelle carceri europee riguarda il coordinamento inter-istituzionale: le varie agenzie addette alla sicurezza e all’intelligence, nella maggior parte dei paesi europei, non dialogano – o dialogavano – con i sistemi penitenziari, non
136 F.CASCINI, Il fenomeno del proselitismo in carcere con riferimento ai detenuti
stranieri di culto islamico, pagg. 36 ss..
137 Circolare in esito alla nota n. 216153 del 12.06.2009 del Capo del Dipartimento. 138 A. CALANDRO, L’Islam nel circuito AS2, cit., pagg. 50 ss.
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scambiandosi i dati utili ad identificare e prevenire potenziali minacce maturate nell’ambiente penitenziario.
Si è, quindi, posto il problema della tracciabilità all’esterno di ex detenuti che all’interno del carcere hanno tenuto comportamenti sintomatici sotto il profilo della sicurezza139.
In Italia si è provveduto in tal senso con l’istituzione nel 2004140,
per volere del Ministro dell’interno Beppe Pisanu, del Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo (C.A.S.A.)141, che costituisce un
tavolo permanente tra organismi di Law Enforcement e servizi di intelligence, presieduto dal Direttore Centrale della Polizia di Prevenzione e finalizzato alla condivisione ed alla contestuale valutazione delle informazioni inerenti la minaccia terroristica interna e internazionale che confluiscono presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, per poi dare corso alle misure preventive attraverso il canale delle autorità provinciali di pubblica sicurezza.
Esso opera in funzione di supporto all’Unità di Crisi del Ministero dell’Interno e la sua finalità è quella di attivare le misure ritenute più idonee al fine di prevenire eventi di natura terroristica, provvedendo alla pianificazione e al coordinamento delle stesse. Il Comitato si riunisce, con cadenza settimanale, generalmente il giovedì, salvo convocazioni straordinarie in seguito ad eventi eccezionali, per il monitoraggio costante e l’aggiornamento della minaccia terroristica.
139 È il problema principale della radicalizzazione per cui un determinato individuo
entra in carcere per reati comuni e ne esce radicale, senza che il sistema di sicurezza esterno si renda conto di cosa sia accaduto in carcere.
140 La sua costituzione e composizione è stata formalizzata il 6 maggio 2004, con il
Decreto del Ministro dell’Interno, che ha disciplinato il Piano Nazionale per la gestione di eventi di natura terroristica nonché le procedure e le modalità di funzionamento dell’Unità di crisi – ai sensi dell’art. 6 del Decreto Legge 6 maggio 2002, n.83 convertito nella legge 2 luglio 2002, n.133.
141 Nato nel 2003 subito dopo l’attacco terroristico contro il contingente italiano a
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Originariamente, detto organismo era composto da Ufficiali Superiori dell’Arma dei Carabinieri, da alti dirigenti della Polizia di Stato e da rappresentanti delle Agenzie di intelligence, ma nel corso degli anni ha subìto delle modifiche, giungendo ad accogliere anche Ufficiali della Guardia di Finanza (dopo gli attentati terroristici di Londra del 2005), nonché AISE e AISI – Agenzie di Intelligence con competenze differenti e diversificati canali informativi, nonché il DAP.
Sul fronte delle iniziative intraprese, il Comitato ha individuato come interventi di interesse strategico a livello nazionale:
- il monitoraggio della rete internet, con particolare riguardo ai siti jihadisti ed ai fori di discussione che rappresentano le più importanti fonti aperte dalle quali desumere la misura ed il grado di ricettività e di penetrazione del messaggio di Al Qaeda e delle altre organizzazioni che ad essa si ispirano;
- le attività di prevenzione mediante il controllo dei luoghi di aggregazione abitualmente frequentati da elementi radicali come call center, internet point, carceri, money transfer o, direttamente, dei soggetti contigui ad ambienti fondamentalisti.
Sotto questo profilo, il ruolo dell’Amministrazione Penitenziaria all’interno del Comitato è sempre più valorizzato, dal momento che il carcere rappresenta, incontrovertibilmente, un bacino di utenza privilegiato da cui attingere le informazioni: è stata, così, prevista la presenza del DAP all’interno di questo organismo (dall’ottobre 2008), nella persona del direttore dell’Ufficio per l’Attività Ispettiva e del Controllo e del Nucleo Investigativo Centrale (N.I.C.)142, posto alle dipendenze del suddetto Ufficio.
142 Il Nucleo Investigativo Centrale, istituito con decreto ministeriale il 14 giugno
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Attraverso tale Comitato, dunque, si realizza uno scambio reciproco di informazioni tra i vari servizi di intelligence tra cui anche quello, appunto, del Dipartimento, così da creare una organica rete di collegamento tra l’esterno e l’interno del carcere. In quest’ambito, è importante rilevare il ruolo svolto dall’Ufficio Ispettivo all’interno del C.A.S.A., che non si limita a riportare meri elementi analitici, ma fornisce al Comitato un’informazione aggregata, che raccoglie tutti i dati penitenziari riguardanti i singoli soggetti sottoposti alla sua azione di osservazione, elaborati attraverso una propria chiave di lettura143.
Grazie al sistema SIAP/AFIS144 le informazioni fornite da ogni
istituto vengono coordinate fra di loro.145
Fondamentale, poi, è la procedura di monitoraggio effettuata dal N.I.C.: il Nucleo Investigativo Centrale del Corpo di Polizia Penitenziaria convoglia, analizza ed elabora quotidianamente i dati forniti dalle articolazioni territoriali, facendoli confluire in appositi database.
Nello specifico, l’attività di analisi e studio del fenomeno del radicalismo e proselitismo condotta dal Nucleo Investigativo Centrale è articolata su tre diversi livelli di osservazione assegnati in base al grado del rischio di radicalizzazione e alla personalità del soggetto146.
penitenziario o direttamente collegati ad esso, come criminalità organizzata, terrorismo, crimini contro la P.A. e abusi interni.
143 P. SPAMPANATO, Azioni di contrasto del fanatismo islamico, cit., pagg. 119 ss. 144 Il sistema SIAP AFIS consente la gestione sul territorio nazionale di tutte le
informazioni relative alle persone in esecuzione penale. Si tratta di uno strumento di conoscenza dei soggetti affidati all'Amministrazione penitenziaria che assicura un servizio di informazione agli uffici giudiziari ed alle Forze di polizia, per esigenze processuali, investigative o di polizia giudiziaria.
145 A. CALANDRO, L’Islam nel circuito AS2, cit., pag. 50.
146 A. ZACCARIELLO, il fenomeno della radicalizzazione violenta e del proselitismo in
carcere. II parte, in Diritto Penitenziario, https://www.sicurezzaegiustizia.com/wp-
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Negli istituti in cui vi sono segnali di radicalizzazione si attiva la suddetta procedura che mira, anche, a distinguere la legittima pratica religiosa dal fanatismo estremista e si articola su tre livelli. Il primo livello, definito “monitoraggio”, identifica i soggetti per reati connessi al terrorismo internazionale e quelli di particolare interesse per atteggiamenti tendenti a forme di proselitismo, radicalizzazione e/o di reclutamento.
Il secondo livello, cosiddetto “attenzionamento”, raggruppa i detenuti che all’interno del penitenziario hanno posto in essere più atteggiamenti che fanno presupporre la loro vicinanza all’ideologia jihadista e, quindi, ad attività di proselitismo e reclutamento.
Il terzo livello, denominato “segnalazione”, individua quei
detenuti che, per la genericità delle notizie fornite dall’Istituto, richiedono un approfondimento ai fini della collocazione degli stessi.
Il N.I.C. provvede, quindi, ad analizzare – con cadenza mensile (primo livello) e con cadenza bimestrale (secondo livello) – i dati inerenti la vita intramuraria, ossia i flussi della corrispondenza epistolare, delle telefonate, dei colloqui, dei pacchi, delle somme di denaro, delle infrazioni disciplinari, delle ubicazioni nelle sezioni detentive, delle relazioni comportamentali.
I soggetti attualmente sottoposti a specifico monitoraggio sono complessivamente 165, a cui si aggiungono 76 detenuti “attenzionati” e 124 “segnalati”, per un totale di 365 individui (i ristretti per reato di terrorismo internazionale che rientrano nel novero dei monitorati sono 44).
Qualora emergano fatti di interesse investigativo e/o giudiziario le risultanze di tali attività sui monitorati, sugli attenzionati e sui segnalati sono condivise con l’Autorità Giudiziaria, con tutte le
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Forze dell’Ordine, con le Agenzie di Sicurezza interna ed esterna (AISI e AISE) all’interno del C.A.S.A.147.
Attraverso tale Comitato, si è creato un coordinamento inter- istituzionale in cui l’Amministrazione Penitenziaria, oltre a disporre di un ufficio di intelligence interno che monitora il fenomeno del radicalismo islamista nelle prigioni, collabora con i servizi di intelligence statali.
Sulla base di tutte le informazioni raccolte, dunque, il C.A.S.A. effettua una “lettura congiunta” dei dati in suo possesso: quelle che, a prima vista, possono sembrare indicazioni neutre, se coordinate con quelle delle altre forze di polizia, possono assumere una rilevanza fondamentale dal punto di vista dell’analisi.148
L’attuale ministro dell’Interno, Marco Minniti, a seguito dei tragici fatti di Barcellona del 17 agosto 2017, ha presieduto il giorno successivo al Viminale una riunione straordinaria del C.A.S.A. alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti della sicurezza di Spagna.
Nel corso del Comitato è stata espressa la più ferma condanna per l’atto terroristico compiuto ed i vertici delle Forze di polizia e dei servizi di Intelligence hanno svolto, ognuno per la parte di propria competenza, un’approfondita analisi dello scenario internazionale, con particolare riferimento anche al nostro Paese.
All’esito, anche se l’attenzione è rimasta altissima, il livello della minaccia per l’Italia non è cambiato.
Il ministro Minniti ha chiesto di tenere elevato il livello di vigilanza, rafforzando sul territorio le misure di sicurezza a protezione degli
147 Relazione del Ministero sull’Amministrazione della giustizia, cit.
148148 M. QUATTROMANI, La prevenzione dei fenomeni di radicalizzazione violenta,
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obiettivi ritenuti più a rischio, nonché verso i luoghi che registrano
particolare affluenza e aggregazione di persone.149
5. IL PROTOCOLLO D’INTESA CON L’UNIONE DELLE