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L’ ufficio per l’attività ispettiva e del controllo (sezione III

CONTROLLO (SEZIONE III ANALISI E

MONITORAGGI).

La sezione III – Analisi e Monitoraggi – rappresenta

un’articolazione interna dell’Ufficio per l’Attività Ispettiva e del Controllo, istituito nell’ambito dell’Ufficio del Capo del Dipartimento.

Essa si occupa delle attività di analisi e di monitoraggio dei detenuti ristretti per fatti di terrorismo interno ed internazionale e, attualmente, circa l’80% della sua attività riguarda lo studio del fenomeno del terrorismo internazionale, in primis di matrice islamica.

Per la propria attività di analisi l’Ufficio Ispettivo attinge ai dati relativi ai normali aspetti della vita quotidiana131 dei soggetti

ristretti prevalentemente per i reati di cui all’art. 270bis c.p.132 o

ad esso collegati.

Esso provvede, altresì, al monitoraggio costante di tutti i locali adibiti a luoghi di culto (moschee) negli istituti penitenziari, dei soggetti che si fanno promotori di attività specifiche, degli imam (anche autorizzati all’accesso dall’esterno), nonché di tutto ciò che avviene durante gli incontri di preghiera tra i ristretti.

Il sistema di analisi delle informazioni provenienti dal contesto penitenziario è basato sull’ “osservazione”, non sullo “spionaggio”: da qui la differenza tra “registrare ciò che si vede” e “osservare ciò che non si vede”.

Si tratta di un’attività fondata sulla conoscenza, alla quale si addiviene attingendo informazioni legittimamente detenute

131 Informazioni desunte dalle relazioni di servizio, così come quelle relative a

colloqui, telefonate, corrispondenza, invio e ricezione pacchi e somme di denaro, partecipazione alla socialità e frequentazioni durante la stessa.

132 Associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione

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dall’Amministrazione che, se debitamente aggregate, possono essere utilizzate al fine di svolgere una puntuale opera di prevenzione, la quale può essere di stimolo alle attività d’investigazione coordinate dalle Procure.133

Nel periodo giugno-settembre 2004 l’Ufficio ha effettuato un primo monitoraggio teso a verificare le possibilità offerte e le modalità d’incontro, sia di natura generica (rientranti nella normale vita di istituto), sia specificamente deputate alla professione della fede religiosa, costituzionalmente garantita, da cui è emerso che il carcere rispecchia fedelmente la realtà geografica strutturale esterna: le regioni con una maggiore concentrazione di ristretti musulmani sono risultate essere quelle del Nord nonché la Campania ed altre località che all’esterno registrano una forte presenza della comunità islamica evidenziata dall’elevato numero di centri islamici e Moschee. I dati acquisiti nel monitoraggio sono stati anche propedeutici all’effettuazione di un’ulteriore attività ricognitiva, anch’essa effettuata su scala nazione, dalla quale si è riscontrato che, tra la popolazione detenuta di fede islamica, esistono soggetti con ruoli ben precisi e definiti, caratterizzabili come segue:

- detenuti leader e/o conduttori di preghiera, figure carismatiche che arrivano a proclamarsi Imam e i cui modi e gesta sfociano, talvolta, in vere e proprie manifestazioni di fanatismo religioso;

- detenuti promotori nei confronti delle direzioni degli istituti, per la creazione di locali al fine di favorire gli incontri tra detenuti di fede islamica;

133 M. QUATTROMANI, La prevenzione dei fenomeni di radicalizzazione violenta, cit.,

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- detenuti partecipanti agli incontri in parola, relativamente ai quali non è ben chiaro se partecipino perché obbligati o perché credenti praticanti.

Nella fase successiva si è proceduto a focalizzare l’attenzione sui singoli soggetti, creando un database contenente i nominativi di tutti i detenuti ristretti nel territorio nazionale ritenuti d’interesse, non solo per la tipologia del reato, ma anche sulla base del comportamento adottato in carcere, identificando a quale tipo di figura fossero riconducibili.

Grazie a tutta questa attività ed attraverso dei parametri di valutazione, è stato ideato un “indice di attenzionabilità” che, determinando una classificazione dei soggetti detenuti, ha evidenziato quali siano i soggetti di maggior spessore.

Attraverso lo studio delle Ordinanze di Custodia Cautelare, la maggior parte di questi è risultata appartenere ai seguenti gruppi terroristici:

- GSPC (Gruppo Salafita per la Predicazione ed il Combattimento);

- Ansar Al Islam ;

- GICM (Gruppo Islamico Combattente Marocchino)134;

- Al Qaeda; - Hamas.

I restanti detenuti sono stati definiti come “non associabili”, poiché non riconducibili ad alcun gruppo ma, comunque, d’interesse sulla base dei parametri anzidetti.

Di tali soggetti è iniziato, nel dicembre 2005, un più approfondito monitoraggio teso ad individuare nel dettaglio la vita detentiva degli stessi, nonché gli eventuali rapporti con il mondo esterno

134 GICM, gruppo terroristico maghrebino che ha partecipato a diversi attacchi

terroristici tra cui quelli dell’11 settembre 2004 a Madrid e gli attacchi di Casablanca del 2003 e 2007. Si sarebbe sciolto nel 2007.

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utilizzando un programma di raccolta dati, installato in tutti gli Istituti Penitenziari interessati.

Detto studio, oltre che costituire un vero e proprio “elaborato di analisi conoscitiva”, ha avuto quale scopo il verificare l’eventuale esistenza ed operatività di un sistema di comunicazione intra ed extramuraria dei citati detenuti, al fine di garantire l’ordine e la sicurezza sia all’interno degli Istituti di Pena e che all’esterno. In effetti, l’analisi dei singoli profili ha evidenziato l’esistenza di una rete di collegamento, sia intra che extramoenia, per quanto riguarda, in particolare, le somme di denaro che gli stessi potevano ricevere dall’esterno, ed è apparso significativo che, pur non essendo state le stesse di rilievo, fossero comunque al di sopra della norma, considerata la tipologia dei soggetti interessati, vale a dire extracomunitari che non ricevevano solitamente denaro e versavano spesso in condizioni d’indigenza.

I risultati sono stati rassegnati al Ministero dell’Interno che, ritenendoli di estremo interesse, ha ritenuto opportuno invitare l’Amministrazione Penitenziaria a continuare l’attività de qua instaurando con essa un rapporto di collaborazione di tipo continuativo.

È così che, nei primi mesi del 2008, l’Ufficio ha iniziato a partecipare alle riunioni del Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo135, dove sono stati individuati 57 detenuti di fede

islamica relativamente ai quali è iniziata nell’aprile dello stesso anno una raccolta dati ancora in corso inerente i normali aspetti di vita penitenziaria quali: flussi di corrispondenza epistolare, colloqui visivi e telefonici, somme di denaro in entrata ed in uscita, pacchi, rapporti disciplinari, ubicazione nelle stanze detentive, frequentazioni e relazioni comportamentali.

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Dall’analisi dei dati, riferiti al periodo aprile – dicembre 2008, è emerso che i monitorati, prevalentemente ristretti per il reato di cui all’art. 270 bis c.p., risultano ubicati in sezioni Alta Sicurezza o Elevato Indice di Vigilanza.136

L’amministrazione è poi intervenuta, nel giugno 2009, con la circolare n. 0229083 del 23.06.2009137, nella quale prescrive

un’ulteriore attività di rilevazione e comunicazione dati in relazione ai detenuti di fede islamica.

Da ultimo, l’Ufficio per l’Attività Ispettiva e del Controllo, incaricato di eseguire una mappatura dei locali adibiti a luoghi di culto negli istituti penitenziari, nonché dei soggetti interni o esterni (cioè coloro che accedono agli istituti ai sensi degli artt. 17 e 18 O.P. ed i mediatori culturali previsti dall’art. 35 R.E.) che durante la preghiera si propongono come Imàm, investiva i Provveditorati Regionali del compito di raccogliere i relativi dati138.

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