Per una maggiore comprensione del tema, presentiamo innanzitutto il verbo fare (d’ora in poi F) in tutte le sue principali funzioni. La rassegna dei lavori dedicati a F, in prospettiva diacronica e sincronica155, ci ha permesso di identificare tre funzioni principali e altre funzioni secondarie, i cui tratti e confini rimangono ancora non del tutto definiti. In tutti questi casi, come accennato, F si distanzia dal suo significato ipsivalente.
Grazie al corpus è stato possibile attingere a numerosi esempi per ogni categoria.
La ricerca degli esempi sul CP ha avuto un duplice scopo: identificare le funzioni più frequenti e, grazie alle traduzioni allineate, confrontare il comportamento del russo e dell’italiano in ciascuno dei casi. La scelta di concentrarsi proprio sulla costruzione
155 Cfr. Bertinetto (1991: 147), La Fauci (2009), La Fauci, Mirto (2003), Mirto (2003) e Salvi (1988: 81-82) per un approfondimento generale sul verbo F; Brambilla Ageno (1964: 468-472), Cerbasi (1998), Consales (2006), Pelo, Consales (2003), Robustelli (1993, 1994, 1995), Simone, Cerbasi (2001) per la diacronia e, più in particolare per lo studio diacronico di F causativo; Benigni, Cotta Ramusino (2011) per F come verbo di supporto. Inoltre, cfr. Bajric (2008), Gross (1968), Ponchon (1994) per degli studi sul francese faire, applicabili all’analogo F italiano.
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causativa è dipesa non solo dalla rilevanza del tema, ma anche dal suo elevatissimo riscontro negli esempi raccolti.
Durante questa prima fase di ricerca sono state estratte 3007 occorrenze del verbo F, che dopo l'eliminazione manuale della sinonimia e delle forme non pertinenti si sono ridotte a 2576. Oltre a casi di omonimia [“fa” nel senso di “prima di questo momento”
come nell’espressione “sei anni fa” (25 occorrenze); “faccia” come sostantivo femminile sinonimo di “viso” (139 occorrenze); “fatto” come sostantivo maschile, sinonimo di
“avvenimento” (65 occorrenze)], non sono state prese in considerazione la forma riflessiva “farsi” (184 occorrenze) e le forme pronominali “farcela” (9 occorrenze) e
“farsene” (9 occorrenze), poiché usate esclusivamente in locuzioni fisse con significati particolari. Inoltre, data la mole dei dati, sono stati analizzati non più di 50 esempi per ogni estratto. In totale, questa prima analisi ha coinvolto 630 occorrenze di F in tutte le restanti forme.
Passiamo quindi ad una breve descrizione delle funzioni di F (ad eccezione del causativo, ripreso in seguito), seguite dai relativi esempi tratti dal corpus.
А) F vicario156: F sostituisce un verbo già espresso in precedenza nel co-testo [si parla in questo caso di “vicario anaforico” (1a)], oppure un verbo che seguirà [“vicario cataforico”
(2а)]. Talvolta la sostituzione non interessa un singolo verbo, ma un intero avvenimento o una serie di azioni (3а):
(1а) Le ho slacciato la scarpa da ginnastica e l’ho sfilata con molta attenzione. Come avrebbe fatto un dottore. (Ammaniti)
(2b) Я расшнуровал ей башмак, осторожно извлек ногу. Как это сделал бы врач.
(2а) E voi, dottor Martora, che cosa fate, dormite? (Buzzati, Eppure battono alla porta) (2b) Доктор Мартора, вы что, спите?
(3а) – Abbiamo fatto di tutto, generale, per ritrovare il corpo del tuo ragazzo. (Manfredi) (3b) – Мы сделали все, чтобы отыскать тело твоего сына.
156 A volte definito come «pro-verbo», per analogia con il termine «pronome» [Pelo, Consales 2003: 46].
Per un approfondimento su F vicario cfr. (Pelo, Consales 2003: 45-50, Ponchon 1994: 251-341).
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Più della metà delle volte (il 67,2% dei casi) F vicario è tradotto in russo con l’analogo
“delat’/sdelat’” (fare). Quando ciò non avviene, i motivi sono prevalentemente due: il verbo viene omesso, come in (2b), oppure il traduttore opta per una variante più specifica.
Anche in russo, dunque, “delat’/sdelat’” svolge la funzione di vicario, sebbene con minor frequenza.
B) F come verbo di supporto: le costruzioni con verbo di supporto (CVS) sono frequenti non solo in italiano. Ciò che però distingue l’italiano dalle altre lingue è che esse vengono realizzate prevalentemente con il verbo F (Cantarini 2004: 68). Seppure largamente studiate, i linguisti non hanno ancora raggiunto un accordo sul loro trattamento. Oltre alle discussioni di carattere terminologico157, sembra mancare una chiara descrizione delle loro caratteristiche: spesso è difficile distinguere tra costruzioni con verbo di supporto vere e proprie e locuzioni apparentemente analoghe, ma non riconducibili a questo gruppo.
Le CVS sono formate dal verbo, totalmente o parzialmente desemantizzato, e dal suo complemento diretto, che funge da predicato e da centro semantico della frase (Benigni, Cotta Ramusino 2011: 9-15). A differenza di alcune scuole (cfr. Cantarini 2004:
111), Benigni e Cotta Ramusino includono nel gruppo delle CVS anche espressioni fisse o idiomatiche. Queste ultime spesso non sono considerate CVS in quanto non ammettono variazioni sull’asse sintagmatico (per esempio, la sostituzione del complemento con un pronome o il rinvio anaforico per mezzo di pronome relativo)158. Le CVS andrebbero distinte anche da costruzioni sintatticamente analoghe, ma in cui F mantiene in qualche misura il suo significato primario e, pertanto, non può essere considerato di supporto159. Qui abbiamo tuttavia assunto la definizione più restrittiva di CVS, in quanto il suo
157 La terminologia legata ai verbi di supporto non è omogenea, come notano Benigni e Cotta-Ramusino (2011: 8). Cantarini (2004: 67), ad esempio, parla anche di “verbi funzionali”, termine che richiama le funzioni lessicali di Mel’čuk (1999). In italianistica prevale la denominazione da noi adottata “verbo supporto” (ingl. support verb). In russistica, invece, nel corso degli anni sono state proposte varie definizioni: glagoly podderžki (verbi di supporto), funkcional’nye glagoly (verbi funzionali), poluspomogatel’nye glagoly (verbi semi-ausiliari), glagoly-operatory (verbi operatori) (Benigni, Cotta Ramusino 2011: 8).
158 Allo stesso modo, Benigni e Cotta Ramusino adducono ragioni per considerare CVS anche gli esempi del gruppo “F-lavoro”, nonostante vi siano delle differenze sintattiche tra questi due tipi di costruzioni (prima fra tutte l’intransitività di F nelle costruzioni F-lavoro).
159 Benigni e Cotta Ramusino (2011) propongono alcuni criteri per il riconoscimento dei diversi casi (rimandiamo pertanto al saggio citato). Inoltre, per ulteriori approfondimenti sul tema dei verbi di supporto, si raccomandano (Cantarini 2004 e D’Agostino, Guglielmo 2012).
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ampliamento ci obbligherebbe ad accettare forme che sono ancora oggetto di discussione e statisticamente non rilevanti rispetto al nostro corpus.
Nel nostro sotto-corpus sono state trovate 170 CVS. Gli esempi sono così eterogenei, che è impossibile in poche righe fornire un quadro esaustivo. Pertanto presenteremo solo alcuni esempi, sottolineando che molto raramente il russo traduce F con l’analogo “delat’”. Più spesso il senso di una CVS italiana viene reso in russo tramite un singolo verbo, come in (4b); la variante sintetica è generalmente preferita nella lingua russa.
(4а) […] e quando lо guardo, mi fa un sorriso con gli occhi socchiusi come per dirmi: - Ebbene, Enrico, siamo amici? (De Amicis)
(4b) Когда я смотрю на него, он улыбается мне и щурится так, как будто хочет скзать: «Ведь мы с тобой друзья, Энрико, правда?».
Talvolta anche il russo presenta una CVS, realizzata però con un verbo differente da delat':
(5а) Fatemi il santo piacere di lasciarla dormire. (Buzzati, Eppure battono alla porta) (5b) Окажите мне такую любезность, дайте ей поспать.
Benigni e Cotta Ramusino (2011) mostrano come anche “delat’” possa avere una funzione di supporto, sebbene i casi coincidano raramente con l’uso di F italiano. Nel corpus principale del NKRJa (che conta al momento 265.401.717 parole) l’espressione
“delat’ ulybku” (fare un sorriso) occorre solamente 7 volte. Nel CP italiano-russo, dove le parole in lingua italiana sono circa 2 milioni, lo stesso sintagma, nei testi italiani, occorre 21 volte. Normalizzando i dati160, si ottiene che nel corpus generale di lingua
160 Vi è una differenza tra frequenza assoluta e frequenza normalizzata (relativa). Infatti, se basta la frequenza assoluta (ossia il mero conteggio) lavorando con un solo corpus, al contrario è indispensabile una normalizzazione dei dati in caso di confronto tra due o più corpora. Si ottiene la frequenza normalizzata moltiplicando il valore assoluto dei risultati ottenuti per un totale di parole, da stabilire in base alle dimensioni dei corpora considerati (per corpora molto grandi in genere si moltiplica per un milione il valore assoluto, mentre per corpora più ridotti è accettabile moltiplicare per mille), e dividendo per il numero di parole del corpus. A livelli più avanzati, e già nel processo di formulazione di una teoria, un concetto importante è il livello di significatività statistica, che dovrebbe essere tale da rendere la teoria accettabile. I test statistici possibili, in questi casi, sono innumerevoli. Il più usato in LC, come spiegano McEnery et al., è il chi-square test, anche se gli autori stessi prediligono il log-likelihood test (LLT) (McEnery et al., 2006:
52-55). Al sito http://corpora.lancs.ac.uk/clmtp/2-stat.php l’Università di Lancaster (UK), offre un programma per effettuare un LLT e calcolare quindi la significatività statistica di un dato osservato. Calcoli
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russa l’espressione si ritrova 0,02 volte per milione, mentre nel CP ita-ru le occorrenze ammontano a 10,5 volte per milione.
Insieme ai causativi, le funzioni di vicario e verbo supporto costituiscono gli usi più diffusi del verbo F. Le funzioni che presentiamo di seguito sono invece statisticamente secondarie.
C) F-lavoro (7 esempi): si tratta di una categoria molto circoscritta e linguospecifica, poiché, a differenza degli altri casi, non è riscontrabile nelle lingue romanze diverse dall'italiano. Nonostante la possibile confusione tra questo uso di fare e le costruzioni con F come verbo di supporto, La Fauci e Mirto (La Fauci, Mirto 2003: 61-75, Mirto 2003), mettono in evidenza le caratteristiche sintattiche che regolano le costruzioni con F-lavoro e le distinguono in maniera sostanziale dalle CVS, prima fra tutte la non transitività di tali costruzioni rispetto a F-supporto, che al contrario è da considerarsi inequivocabilmente transitivo161. Nemmeno in russo le costruzioni indicanti la professione di un soggetto sono transitive:
(6а) “Aggiungiamo martedì”, disse Sam Stull, che faceva il cameriere. (Baricco) (6b) «Добавим вторник», – сказал Сэм Сталл, служивший официантом.
D) F-inciso (56 esempi)162: il verbo F può essere usato nel registro colloquiale con il significato di “dire” o di qualsiasi verbum dicendi. In tutti questi casi, il traduttore russo deve scegliere tra numerose varianti sull’asse paradigmatico: dal più neutro
matematici più complessi (es: ARF - average reduced frequency) possono essere poi impiegati, ad esempio, nei casi in cui una parola sia particolarmente frequente per via dell’argomento dei testi inseriti. Durante un workshop dedicato al funzionamento di Sketch Engine (“Lexicom 2016”. Cfr.
http://www.lexmasterclass.com/), è stato presentato l’esempio della parola inglese dream, le cui occorrenze erano particolarmente concentrate in uno dei testi di un corpus. Visualizzando i metadati, si notava infatti che il testo in questione era intitolato “sleeping and dreaming”. Il modo più immediato e semplice (che non implichi dunque l’uso di calcoli complessi) per evitare incidenti di questo tipo durante l’analisi, è conoscere il proprio corpus. Ciò è possibile, lo ribadiamo, avendo a disposizione le informazioni extralinguistiche fondamentali relative ai testi che lo compongono.
161 La Fauci e Mirto ritengono imprecisa la dicitura “verbo transitivo” o “intransitivo” proprio perché uno stesso verbo può essere impiegato allo stesso tempo transitivamente o meno. È per questo che la costruzione, e non il verbo, dovrebbe essere definita transitiva o intransitiva (La Fauci, Mirto 2003: 71).
162 Questa categoria non è trattata in modo esaustivo dai linguisti italiani. Per approfondimenti proponiamo uno studio di Ponchon su faire francese, usato analogamente all’italiano in questo senso (Ponchon 1994:
343-381).
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“govorit'/skazat’” (dire) (7b) a interpretazioni più inusuali quali “burknut’” (grugnire) (8b):
(7а) Così se qualcuno ci salirà, capirà che siamo arrivati prima noi”, ho fatto io.
(Ammaniti)
(7b) Чтобы каждый, кто туда заберется, знал, что раньше его там были мы, - сказал я.
(8а) — Come dici? ― fece lui, che continuava a restarci male ogni volta. (Calvino) (8b) — О чем? — буркнул Козимо, совсем растерявшись.
E) Uso impersonale di F (6 esempi): F è spesso impiegato in espressioni impersonali quali «fa caldo», «fa freddo»:
(9а) Là sotto faceva più caldo. (Bassani) (9b) Там было гораздо жарче.
Il corpus ha reso possibile identificare ulteriori usi poco ricorrenti, che possono esser raggruppati a loro volta in sotto-gruppi funzionali. Esempi di questo tipo sono talvolta menzionati negli studi su F, ma per le difficoltà di interpretazione e, dunque, di classificazione, non viene attribuita loro un’etichetta specifica e, soprattutto, univoca.
Menzioniamo, ad esempio, locuzioni come “fare il matto”, “fare il medico”, “fare l’avvocato” con il significato di “comportarsi come un matto, un medico o un avvocato”, o ancora l’uso definito da La Fauci e Mirto (2003) “Fare-ruolo”, dove F significa
“interpretare”, “recitare la parte di”, solitamente in uno spettacolo o in un film. Tutti questi usi testimoniamo ulteriormente la polivalenza di F, descritta la quale possiamo ora concentrarci sulla funzione principale, quella di F causativo.
Si parla F causativo quando questo verbo, indipendentemente dalla forma che assume, è seguito da un infinito e assume il valore di – citiamo il dizionario Battaglia -
“cercare, procurare, ottenere, conseguire un determinato risultato; ordinare, comandare, ingiungere; aiutare, rendere possibile o agevole; permettere, concedere, tollerare; essere causa, motivo, pretesto”. Cfr.: “Vuol aver la bontà di farlo venire un momento qui, che gli ho da dire una parola?” (De Amicis).
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